Catene di Sant'Antonio catechesi superstizione peccato - Cristiani Cattolici: Pentecostali Apologetica Cattolica Studi biblici

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Catene di Sant'Antonio catechesi superstizione peccato

Catechesi Sesta Parte
Attenzione alle Catene di Sant'Antonio

Le richieste di preghiera a catena sono un atto di superstizione e quindi peccato grave, il vero cristiano non manda 10 richieste di preghiera per ricevere una grazia perchè magari ha ricevuto una simile richiesta da un conoscente, amico o parente, oggi spesso si ricevono queste richieste via Whatsapp o social. Le preghiere ovviamente si possono chiedere, anche via social, ma una volta anche in gruppi diversi, senza la fissa di seguire alla lettera il numero indicato dalla catena di Sant'Antonio.
Il vero cristiano prega, legge la Bibbia, confida in Dio, ma non si mette a contare a quante persone ha mandato la richiesta di preghiera. "Se mandi questa richiesta di preghiera a 10 persone, riceverai la grazia che ti sta tanto a cuore"  oppure oggi vanno assai di moda le richieste di "MI PIACE" e certi post su Facebook o social vari, dove si legge ad esempio "Se metti mi piace a questo post oggi riceverai una grazia speciale, o grandi benedizioni", post e frasi del genere sono pura superstizione, quindi peccato grave, perchè la superstizione non piace a Dio, i cristiani non sono e non devono essere superstiziosi, mi capita spesso di verderle in giro sui social richieste simili: "se metti mi piace qui, oggi riceverai la grazia che tanto ti sta a cuore".


Perchè viene chiamata Catena di Sant’Antonio
Il primo a citarla fu Alfredo Panzini nel Dizionario Moderno (edizione del 1935), descrivendo l’usanza allora molto in voga di spedire a più persone una lettera anonima che invitava perentoriamente a recitare una serie di preghiere che sarebbero servite a”salvare il mondo” , ma avvisando che avrebbero avuto successo solo se il destinatario avesse poi a sua volta inviato la stessa lettera a un tot numero di persone, le quali a loro volta avrebbero dovuto seguire tutta la trafila: il tutto sotto minaccia di sventure tremende che sarebbero accadute a chi avesse interrotto la”catena“.
Unica cosa certa riguarda il Sant’Antonio citato: non è quello da Padova, ma San’Antonio Abate (250-356 dC)  eremita che, secondo la leggenda, un giorno scrisse al duca di Egitto, tal Ballachio, una lettera in cui cordialmente lo avvisava che se avesse continuato a perseguitare i Cristiani, Dio lo avrebbe punito uccidendolo; infine lo esortava a spedire quella stessa lettera a tutti gli altri notabili della zona che si comportavano come lui. Ballachio ne sghignazzò e distrusse la missiva; ma pochi giorni dopo il suo mansuetissimo cavallo lo disarcionò, uccidendolo. La combinazione degli eventi battezzò così la bieca usanza delle catene. (cfr www.lodeate.it)

Perchè non bisogna condividerle, quali sono gli errori
  1. Un primo errore è avvalersi di una presunta necessità altrui a beneficio personale.
  2. Un altro errore di queste catene è che  sono ricette o formule per ottenere risultati a scapito della fede. La  magia pretende di ottenere qualcosa attraverso formule che devono essere  seguite alla lettera per ottenere il risultato desiderato, e si  abbandona il cammino della fede per addentrarsi in quello della magia.
  3. Queste catene di preghiera sono un grave  errore perché “si attribuisce un’importanza in qualche misura magica a  certe pratiche, peraltro legittime o necessarie” (Catechismo, n. 2111).
  4. Un altro problema è la questione della  minaccia per la mancata realizzazione di una pratica, il che è  inaccettabile. Questo suggerisce anche di avere una paura infondata nei  confronti di Dio per richieste rivolte da uomini che pretendono di  parlare in suo nome.
  5. Un altro errore di queste catene di  preghiera è la diffusione di preghiere e immagini che contengono errori  teologici. È una cosa seria, perché le persone che non possiedono una  fede molto solida e ben radicata possono cadere in errore, a scapito di  una sana preghiera e di un rapporto corretto con Dio.
  6. Un sesto problema che deriva dal fatto di  ricorrere a queste pratiche e riporvi fiducia è l’abbandono di Dio a  scapito della nostra salvezza. Quando ci rendiamo conto che Dio non  risponde quando agitiamo la nostra bacchetta magica, quando vediamo che  Dio non fa ciò che chiediamo, arrivano il disincanto e la frustrazione.
  7. Un settimo errore risiede nel fatto di  voler “motivare” gli altri a diffondere una catena per ottenere ciò che  si desidera in modo facile, rapido ed efficace, anche indipendentemente  dal compimento della volontà di Dio, volontà che il buon seguace di  Cristo deve concretizzare, anche se con sforzo, nella sua vita  quotidiana.
  8. Un ultimo problema, seppur non meno  importante e che non va escluso anche se non è di carattere religioso, è  che queste catene, quando vengono inviate per e-mail, sono spesso usate  per cercare informazioni, diffondere virus informatici…" (cfr www.lodeate.it)


"Nel momento in cui accediamo a un social siamo tutti chiamati ad una sorta di responsabilità sociale».
Le cosiddette “catene di sant’Antonio”, risultano, quindi, «fuori luogo» per tre motivi.

1) Il bene non si realizza con i “like”
«Non  sono “pratiche social”, ovvero non tendono a quei principi della  comunicazione digitale: la partecipazione, la condivisione, la relazione  – azioni che costruiscono la società – ma imitano quelle “logiche  commerciali” (che si servono dei social solo per i propri interessi  economici) perché in fin dei conti hanno come unico scopo quello di  raggiungere un elevato numero di like e visualizzazioni. Il bene non si  realizza con mille like o con tre mila visualizzazioni».

2) Messaggi manipolatori e illusivi
«Riflettono  un’intenzione distorta e priva di significati perché inquinano la rete  con messaggi manipolatori illudendo gli utenti che l’azione giusta da  compiere sia quella di condividere quel determinato post, il più delle  volte, ideato con immagini che per una questione di rispetto non  dovrebbero essere postate. Rivoltella, in “Le virtù del digitale. Per  un’etica dei media”, ci ricorda che il lasciare like, il condividere o  il commentare post del genere esprime una forma di partecipazione a “bassa definizione”, un’azione che resta solo “inibita nella meta” senza produrre nulla di positivo».
3) Non sono forme cristiane di comunicazione
Un  altro motivo per dire “no” alle catene di Sant’Antonio su Facebook o  altri social è questo: «Tutte le catene sono sporche di motivi non  autenticamente cristiani perché fanno leva alla sola emozione e non alla  ragione, tendono alla minaccia augurando sventure a chi  (intelligentemente) sceglie di non condividerle. Non possiamo definirle  forme cristiane di comunicazione perché non c’è piena comunicazione  quando manca la ragionevolezza e non c’è nulla di buono e di evangelico  nei messaggi che intimano la sciagura. La comunicazione  cristiana è, invece, portatrice di speranza, non si serve di nessuna  catena manipolatoria ma si diffonde grazie alla forza del suo Messaggio.  Pertanto, quando accediamo alla Rete, non perdiamoci nella ruggine di  queste catene, ma facciamoci prossimi mettendoci in ascolto dei dolori e  delle gioie delle tante persone che ogni giorno incontriamo lungo le  nostre strade digitali».
“Non  temere, perché sono con te (Is 43,5). Comunicare la speranza e la  fiducia nel nostro tempo”, è questo il tema per la prossima Giornata  mondiale per le comunicazioni: «come cristiani, dunque – chiosa Don  Alessandro – siamo chiamati ad abitare i social network diffondendo  azioni comunicative che costruiscano la catena della speranza e  fiducia!»." (cfr Aleteia.org)

Oggi più che mai, grazie a Internet, è aumentata la diffusione di  catene di preghiera che per ottenere fini determinati minacciano con una  punizione chi non le segue o cercano di imporre qualcosa.
La Chiesa non accetta che si strumentalizzi la preghiera, togliendole valore e importanza, per fini non santi.
In questo senso, le catene di preghiera sono censurabili, per due motivi:
   
1. In primo luogo, garantiscono disgrazia a chi non le segue, o le  interrompe a livello temporaneo o definitivo, oppure non le reinvia, e  sostengono questa minaccia citando ovviamente falsi esempi e false  testimonianze. Chi dice queste cose in nome di Dio è un falso profeta e  pecca in modo grave. Nessuno può minacciare in nome di Dio.

2. In  secondo luogo, queste catene ingannano perché obbligano la gente a fare  un cattivo uso della preghiera, fuorviandola o banalizzandola. È questo  il vero obiettivo di questo tipo di catene di preghiera. E questo  obiettivo si raggiunge con la presunta “esca” del beneficio personale se  si partecipa; in questo senso le catene di preghiera sono  superstizione.
Collegare disgrazia, condanna o premio a una catena di  preghiera non è conforme agli insegnamenti della Chiesa; il premio e la  condanna, inoltre, non derivano dalla partecipazione o meno a queste  catene.

In 1 Re 18:20-39, Elia dimostrò la stoltezza delle credenze  superstiziose. Lui sfidò i sacerdoti di Baal a un confronto: il loro dio  contro il Dio di Israele. Quando il loro dio inesistente non agì, Elia  si beffò di loro: “A mezzogiorno, Elia cominciò a beffarsi di loro  dicendo: «Gridate forte; poich’egli è dio, ma sta meditando, oppure è  indaffarato, o è in viaggio; può anche darsi che si è addormentato, e si  risveglierà» (1 Re 18:27). Dio agì (1 Re 18:38), mostrando agli  Israeliti quanto fossero fessi per le loro credenze superstiziose.

Anche se chiedono preghiere per qualche caso pietoso. Prega tranquillamente facendolo per tutti e la Madonna o i santi, e soprattutto Gesù, sanno dove mandare le tue preghiere e anche suscitarle.

-3. Spesso fanno profezie menzognere: “se mandi questo messaggio entro 9 minuti ti succederà una cosa bella”, o cose del genere. Mai Gesù nella Scrittura ha fatto promesse così, e neppure i santi hanno fatto promesse di questo tipo AUTOMATICHE E A GRANDE SCALA. Eccezionalmente Gesù o i santi hanno potuto annunciare in modo diretto a persone singole, avvenimenti che si sarebbero realizzati per loro. Le promesse profetiche hanno quindi altre caratteristiche.

-4. Spesso questi messaggi propongono preghiere che assomigliano più a formule magiche e superstiziose che a preghiere di figli di Dio formati sulla Bibbia: “dici 5 volte questa preghiera a intervallo di tre minuti ogni volta…” ecc. Questo modo di pregare, purtroppo sembra spesso accettabile ai nostri fedeli non formati, ma assomiglia troppo ai riti che fanno fare i cartomanti e gli stregoni. Le preghiere della Chiesa non sono così.

-5. Il lato più odioso di queste CATENE è che troppo spesso fanno uso di minacce. “Se tu non diffondi questo messaggio sappi che IO ho detto: chi si vergognerà di Me davanti agli uomini, il Figlio dell’Uomo si vergognerà di Lui all’ultimo giorno davanti agli angeli e al Padre suo”. Tranquilli, Gesù ha detto ben altre cose, ha usato un ben diverso approccio con noi uomini. A me non è mai successo nulla e chi sa quante di queste catene ho letto in vita mia senza mai dare seguito. Non pensarle nemmeno. Basta con queste catene tra i fedeli di san Castrese.
Gesù è il maestro, il didaskalon, cioè il suo insegnamento ha un contenuto. Bisogna lasciarsi formare per avere una fede sempre più conforme all’insegnamento di Gesù. È vero che nessuno di noi è perfetto. È vero che il Signore, oltre alla sua bontà che ci previene e supplisce ai nostri mancamenti, vede la nostra buona volontà anche quando il nostro comportamento non è perfetto. Questo però non deve essere un pretesto per non lasciarci formare e non convertirci dai nostri usi o modi di fare sbagliati..

MA SE QUALCUNO MI CHIEDE DI DIFFONDERE UN MESSAGGIO DEVO SEMPRE RIFIUTARE?

È diverso il caso di una richiesta di adesione a un messaggio e la proposta di diffonderlo, e una catena cosiddetta di Sant’Antonio. Io stesso vi ho proposto di firmare petizioni quando mi sembravano giuste e utili. Finora il caso più bello di riuscita di una tale petizione che raccoglieva firme è che, finalmente in Italia, da questo anno, gli ex parlamentari condannati in via definitiva per truffa, associazione a delinquere, ecc. non ricevono più il vitalizio. Era ora.
Le richieste di preghiera per gli ammalati si possono condividere, ma senza vincoli di numero,
si può mettere una richiesta di preghiera in un gruppo, ad esempio, ma senza cadere nella superstizione che bisogna metterla di n.10 gruppi altrimenti non funziona, o bisogna mandarla a 9 persone altrimenti non funziona.
La preghiera cristiana funziona sempre, solo che spessissimo noi non siamo sufficientemente santi, oppure non conosciamo i disegni di Dio, la volontà di Dio per quella determinata persona. Limitiamoci dunque a pregare con fede, il resto lo farà Dio secondo la sua volontà.

Come distinguere una richiesta di adesione e diffusione di un messaggio, di una preghiera, a queste CATENE DI SANT’ANTONIO?

Ecco i criteri:
1 Sono firmate.
2 hanno una data.
3 non indicano il numero di persone alle quali ritrasmettere il messaggio.
4 non fanno promesse dal cielo a meno che il messaggio stesso contenga promesse scritte nel Vangelo o provenendo da apparizioni approvate dalla Chiesa.
5 soprattutto non paventano nessuna minaccia o castigo a chi non vuole aderire, diffondere, ecc..

Le richieste di preghiera sono lecite e quindi si possono fare, ma non con il metodo della catena di sant'Antonio, ma chiedendole ai nostri conoscenti, amici, parenti, o anche nei gruppi social cristiani, ma fatte con delicatezza e fede.
Preghare gli uni per gli altri fa parte della COMUNIONE DEI SANTI,
"pregate gli uni per gli altri per essere guariti." (Giacomo 5,14-16)
è sempre cosa buona e giusta pregare per i bisognosi, per gli ammalati, e per chiunque ce lo chiede in modo cristiano, non sicuramente tramite le catene di sant'Antonio che di cristiano non hanno nulla, e come abbiamo visto fanno cadere nel peccato di superstizioni tanti cristiani che le fanno in buona fede.
Leggete la Bibbia spesso, meglio giornalmente, pregate tramite i Salmi come faceva Gesù.

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