Codice da Vinci una sfilza di bugie
Questioni Storiche
Una sfilza di bugie
Scritto da Massimo INTROVIGNE La ricostruzione storica di Dan Brown, autore del romanzo Il Codice Da Vinci, si fonda su documenti sicuramente falsi. Gli autori della contraffazione hanno confessato.
A partire dalla sesta ristampa italiana la pagina Informazioni storiche – pagina 9 dell’edizione Mondadori – era sparita, sostituita da una pagina 9 interamente bianca: ma naturalmente rimaneva nell’edizione inglese, e nelle prime sei tirature italiane. Dopo le proteste di Dan Brown, che ha più volte dichiarato che si tratta della pagina più importante dell’intero libro, questa pagina è «miracolosamente» ricomparsa anche in Italia, ma senza titolo, così che il lettore può pensare che si tratti di un espediente letterario, mentre per Dan Brown è fondamentale che chi si accosta a Il Codice da Vinci possa distinguere «il fatto» – che farebbe del libro ben più di un semplice romanzo, la rivelazione di segreti in cui Brown afferma di credere fermamente – dalla parte che è invece fiction. Dunque, su pagina 9 sta o cade non Il Codice da Vinci come opera letteraria, ma la pretesa di Dan Brown che il libro sveli segreti cruciali sulla storia del mondo.
Ed è dunque di pagina 9 che gli storici e i sociologi – che non sono, evidentemente, critici letterari – hanno il diritto e forse il dovere di occuparsi.
Tuttavia, presso la Bibliothèque Nationale di Parigi sono stati non «scoperti» ma depositati (nel 1967, non nel 1975), Les Dossiers secrets de Henri Lobineau. Non si tratta di pergamene, ma di testi che parlano del modo di interpretare certe pergamene, le quali non erano allora né sono adesso alla Biblioteca Nazionale di Parigi, ma erano state consegnate da Pierre Plantard (1920-2000), insieme a un suo manoscritto, a un autore di libri popolari, Gérard de Sède (1921-2004), che poi rielaborò e pubblicò il manoscritto come L’Or de Rennes (Julliard, Parigi 1967). Oggi le pergamene sono in una collezione privata, mentre Les Dossiers secrets si trovano ancora alla Biblioteca Nazionale di Parigi.
È assolutamente certo che sia Les Dossiers secrets sia le pergamene sono documenti falsi compilati nello stesso anno 1967, e tutte le persone coinvolte nella falsificazione lo hanno ammesso, sia pure dopo qualche anno. Gérard de Sède, in un’opera pubblicata vent’anni dopo, li definiva «apocrifi», ispirati da un «sensazionalismo mercantile» (G. de Sède, Rennes-le-Château, Robert Laffont, Parigi 1988, p. 107), e sosteneva perfino di avere disseminato ne L’Or de Rennes sufficienti indizi perché un lettore attento potesse leggere tra le righe che si trattava di falsi (ibid., p. 108). Secondo Gérard de Sède le pergamene erano state fabbricate da Philippe de Chérisey (1925-1985), un marchese attore di sceneggiati televisivi e appassionato di enigmistica.
Secondo Les Dossiers secrets de Henri Lobineau (tra parentesi, anche «Henri Lobineau» è un nome inventato) i legittimi pretendenti al trono di Francia sono tuttora i Merovingi, detronizzati nel 751 dai Carolingi. E, contrariamente a quanto si crede, i Merovingi non sono estinti ma hanno discendenti ancora viventi, l’ultimo dei quali era, nel 1967, Pierre Plantard, che dunque era l’unico vero pretendente al ruolo di re di Francia (s’intende, in caso di un’improbabile restaurazione monarchica).
Per proteggere dai Carolingi e poi da altri nemici i discendenti dei Merovingi sarebbe nata una società segreta, il Priorato di Sion, che – sempre secondo i documenti falsi depositati alla Biblioteca Nazionale di Parigi negli anni 1960 – avrebbe avuto come Gran Maestri alchimisti ed esoteristi, tra cui Nicolas Flamel e Isaac Newton (1642-1727), fino a che, oggi, l’ultimo Gran Maestro sarebbe Plantard stesso. Per puro caso la verità sul Priorato di Sion e le famose pergamene sarebbero state scoperte nel 1895 da un parroco francese, Berenger Saunière (1852-1917), che grazie alla conoscenza del segreto sarebbe entrato in relazione con gli ambienti esoterici e politici dell’epoca e sarebbe diventato favolosamente ricco.
In realtà, come attesta il processo canonico che gli intentò il suo vescovo, Saunière aveva acquistato qualche ricchezza (non favolosa) con il «traffico di messe», la raccolta sistematica tramite annunci su giornali di onorari per messe che poi non celebrava, e il Priorato di Sion è stato fondato nel 1956 dallo stesso Plantard, più volte arrestato ogni volta che tentava di vendere agli ingenui iniziazioni nel Priorato, presentandolo come una società antica e potente.
Nel Codice da Vinci il punto essenziale è che i Merovingi, protetti dal Priorato di Sion, non sono solo i legittimi pretendenti al trono di Francia, ma sono i discendenti dei figli nati dal matrimonio fra Gesù Cristo e Maria Maddalena. Ma di questo Les Dossiers secrets non parlano affatto. La parte della storia relativa a Gesù Cristo e a Maria Maddalena nasce tra il 1969 e il 1970, quando della vicenda del Priorato di Sion comincia a interessarsi un attore inglese, poi diventato regista di documentari su temi esoterici con il nome di Henry Lincoln.
Questo attore e documentarista inglese entra in contatto con il trio de Chérisey - Plantard - de Sède e decide di riscrivere la storia de L’Or de Rennes in una forma più adatta al pubblico di lingua inglese, presentandola prima in tre documentari trasmessi dalla BBC tra il 1972 e il 1979 e poi in un libro pubblicato nel 1982 con l’aiuto di Michael Baigent e Richard Leigh The Holy Blood and the Holy Grail (tradotto in italiano nello stesso anno come Il Santo Graal, Mondadori, Milano). Lincoln si rende conto che a chi spetti il titolo di pretendente al trono di Francia è di scarso interesse per il pubblico inglese. Nello stesso tempo ha conosciuto Robert Ambelain (1907-1997), che nel 1970 ha pubblicato Jésus ou Le mortel secret des templiers (Robert Laffont, Parigi), dove sostiene che Gesù Cristo aveva una compagna, e identifica questa «concubina» nella danzatrice Salomé. Lincoln mette insieme la storia del matrimonio di Gesù, che ricava da Ambelain, con quella dei Merovingi di Plantard e «rivela» che i Merovingi protetti dal Priorato di Sion sono importanti, ben al di là della rivendicazione del trono di Francia, perché discendono da Gesù Cristo e dalla Maddalena.
Il punto debole de Il Santo Graal era però che troppe persone conoscevano l’origine spuria dei documenti su cui si fondava e le attività di piccolo truffatore di Plantard. Così nel 1986 Lincoln e soci procedono brutalmente alla «bonifica» o «deplantardizzazione » del Priorato di Sion con The Messianic Legacy (in italiano L’eredità messianica, Tropea, Milano 1996).
Presentano come grande scoperta quello che in un certo ambiente francese tutti sanno: Plantard è un mistificatore, ma comunque esistono discendenti del matrimonio fra Gesù Cristo e la Maddalena, lo sono stati i Merovingi, e c’è un «vero» Priorato di Sion che sta dietro a molte vicende contemporanee. La prova è il potere acquisito dall’Opus Dei, che secondo L’eredità messianica, è entrata in possesso dei Dossiers secrets e ricatta il Vaticano (un’ipotesi – aggiungo tra parentesi – ridicola, perché nel 1986 i Dossiers secrets si potevano comprare in qualunque libreria esoterica).
Come si vede, dunque, Il Codice da Vinci deriva da Il Santo Graal e da L’eredità messianica, tanto direttamente che due degli autori di quei libri, Baigent e Leigh – offesi anche perché Brown, a loro dire, avrebbe aggiunto le beffe al danno chiamando il cattivo della storia Leigh di nome e Teabing (un’anagramma di Baigent) di cognome – hanno avviato nell’ottobre 2004 un’azione legale contro Dan Brown accusandolo di avere nella sostanza copiato il loro libro. Il 6 aprile 2006 Brown ha vinto il caso per una ragione tecnica: in base alla legge inglese è lecito utilizzare per un romanzo materiale tratto da un’opera «storica», non importa se di pessima qualità, e Baigent, Leigh e Lincoln hanno sempre sostenuto che il loro era un saggio «storico» e non un’opera di fiction. Peraltro la sentenza ha confermato sia che Il Codice da Vinci si è ampiamente ispirato a Il Santo Graal, sia che quest’ultimo si basa su quella che il giudice definisce la «complessa mistificazione» di Plantard. Dan Brown recupera dunque qualcosa che giaceva da anni nelle pattumiere della storia.
RICORDA
«Se volete un’informazione aggiornata [circa il Codice] su tutti gli articoli in materia, andate al sito dell’Opus Dei. Vi potete fidare, anche se siete atei. […] quando da parte cattolica vi si spiega che tutte le notizie che contiene sono false, fidatevi. Per smontare la presunta storicità del “Codice” basterebbe un articolo abbastanza breve […] che dica due cose: la prima è che tutta la vicenda di Gesù che sposa la Maddalena, del suo viaggio in Francia, della fondazione della dinastia merovingia e del Priorato di Sion è paccottiglia che circolava da decenni in una pletora di libri e libretti per i devoti di scienze occulte […]. Ora che tutto questo materiale contenesse sequele di panzane è stato detto e dimostrato da tempo. […] La seconda cosa è che Brown dissemina il suo libro di numerosi errori storici, come quello di andare a cercare informazioni su Gesù (che la Chiesa avrebbe censurato) nei manoscritti del Mar Morto – i quali non parlano affatto di Gesù, bensì di faccende ebraiche come gli Esseni. È che Brown confonde i manoscritti del Mar Morto con quelli di Nag Hammadi».
(Umberto Eco, Il Codice colpisce ogni giorno, in L’espresso, 30.07.2005).
BIBLIOGRAFIA
Massimo Introvigne, Gli Illuminati e il Priorato di Sion. La verità sulle società segrete del Codice da Vinci e di Angeli e Demoni, Piemme, 2005. www.cesnur.org.
José Antonio Ullate Fabo, Contro il Codice da Vinci, Sperling & Kupfer, 2005.
Andrea Tornielli, Inchiesta sulla Resurrezione, Gribaudi, 2006.
Una vasta documentazione in italiano sul Codice da Vinci si può trovare sul sito dell’Opus Dei www.opusdei.it/search.php?search=codice+da+vinci.
Marco Fasol, Il Codice svelato. Le fantasie del Codice da Vinci e la realtà storica, Fede & Ragione, 2006.
Dossier: Le falsità del Codice da Vinci
IL TIMONE – N. 53 - ANNO VIII - Maggio 2006 - pag. 36 - 38
Eppure, c’è chi spaccia questa spazzatura anticattolica per storia vera.
Il Codice da Vinci – si dice spesso – è solo un romanzo: perché criticarlo come se fosse un’opera storica? Chi pone questa domanda di solito non ha letto la pagina de Il Codice da Vinci intitolata Fact («Il fatto») in inglese e Informazioni storiche in italiano, dove l’autore Dan Brown afferma che «tutte le descrizioni [...] di documenti e rituali segreti contenute in questo romanzo rispecchiano la realtà» e si fondano in particolare sul fatto che «nel 1975, presso la Bibliothèque Nationale di Parigi, sono state scoperte alcune pergamene, note come Les Dossiers Secrets» con la storia del Priorato di Sion.
Il Codice da Vinci – si dice spesso – è solo un romanzo: perché criticarlo come se fosse un’opera storica? Chi pone questa domanda di solito non ha letto la pagina de Il Codice da Vinci intitolata Fact («Il fatto») in inglese e Informazioni storiche in italiano, dove l’autore Dan Brown afferma che «tutte le descrizioni [...] di documenti e rituali segreti contenute in questo romanzo rispecchiano la realtà» e si fondano in particolare sul fatto che «nel 1975, presso la Bibliothèque Nationale di Parigi, sono state scoperte alcune pergamene, note come Les Dossiers Secrets» con la storia del Priorato di Sion.
A partire dalla sesta ristampa italiana la pagina Informazioni storiche – pagina 9 dell’edizione Mondadori – era sparita, sostituita da una pagina 9 interamente bianca: ma naturalmente rimaneva nell’edizione inglese, e nelle prime sei tirature italiane. Dopo le proteste di Dan Brown, che ha più volte dichiarato che si tratta della pagina più importante dell’intero libro, questa pagina è «miracolosamente» ricomparsa anche in Italia, ma senza titolo, così che il lettore può pensare che si tratti di un espediente letterario, mentre per Dan Brown è fondamentale che chi si accosta a Il Codice da Vinci possa distinguere «il fatto» – che farebbe del libro ben più di un semplice romanzo, la rivelazione di segreti in cui Brown afferma di credere fermamente – dalla parte che è invece fiction. Dunque, su pagina 9 sta o cade non Il Codice da Vinci come opera letteraria, ma la pretesa di Dan Brown che il libro sveli segreti cruciali sulla storia del mondo.
Ed è dunque di pagina 9 che gli storici e i sociologi – che non sono, evidentemente, critici letterari – hanno il diritto e forse il dovere di occuparsi.
Tuttavia, presso la Bibliothèque Nationale di Parigi sono stati non «scoperti» ma depositati (nel 1967, non nel 1975), Les Dossiers secrets de Henri Lobineau. Non si tratta di pergamene, ma di testi che parlano del modo di interpretare certe pergamene, le quali non erano allora né sono adesso alla Biblioteca Nazionale di Parigi, ma erano state consegnate da Pierre Plantard (1920-2000), insieme a un suo manoscritto, a un autore di libri popolari, Gérard de Sède (1921-2004), che poi rielaborò e pubblicò il manoscritto come L’Or de Rennes (Julliard, Parigi 1967). Oggi le pergamene sono in una collezione privata, mentre Les Dossiers secrets si trovano ancora alla Biblioteca Nazionale di Parigi.
È assolutamente certo che sia Les Dossiers secrets sia le pergamene sono documenti falsi compilati nello stesso anno 1967, e tutte le persone coinvolte nella falsificazione lo hanno ammesso, sia pure dopo qualche anno. Gérard de Sède, in un’opera pubblicata vent’anni dopo, li definiva «apocrifi», ispirati da un «sensazionalismo mercantile» (G. de Sède, Rennes-le-Château, Robert Laffont, Parigi 1988, p. 107), e sosteneva perfino di avere disseminato ne L’Or de Rennes sufficienti indizi perché un lettore attento potesse leggere tra le righe che si trattava di falsi (ibid., p. 108). Secondo Gérard de Sède le pergamene erano state fabbricate da Philippe de Chérisey (1925-1985), un marchese attore di sceneggiati televisivi e appassionato di enigmistica.
In effetti, de Chérisey non solo ha ripetutamente ammesso di avere confezionato queste pergamene, sia in lettere sia in testi pubblicati a stampa, ma, a partire già dall’8 ottobre 1967 si è mosso per vie legali – sostanzialmente senza ottenere soddisfazione fino alla morte – perché gli venisse riconosciuto il compenso pattuito e mai pagato da Pierre Plantard e dallo stesso de Sède. Infine, anche il terzo dei tre moschettieri coinvolti nella mistificazione, Pierre Plantard, ha ammesso che i documenti sono falsi. Nell’aprile 1989 Plantard si fa intervistare dalla sua rivista Vaincre e dichiara che Les Dossier secrets sono documenti falsi fabbricati da Philippe de Chérisey e da Philippe Toscan du Plantier, che sarebbe stato un suo giovane discepolo che agiva però sotto l’influsso dell’LSD (Noël Pinot, L’Interview de M. Pierre Plantard de Saint-Clair, Vaincre [2a serie], n. 1, aprile 1989, pp. 5-6). È possibile che in realtà non esistesse nessun «Philippe Toscan du Plantier» e che co-autore dei falsi con de Chérisey sia Plantard stesso. Ma l’essenziale è che tutti e tre gli autori dei Dossier secrets abbiano ammesso la loro natura di falsi, pubblicamente e per iscritto.
Secondo Les Dossiers secrets de Henri Lobineau (tra parentesi, anche «Henri Lobineau» è un nome inventato) i legittimi pretendenti al trono di Francia sono tuttora i Merovingi, detronizzati nel 751 dai Carolingi. E, contrariamente a quanto si crede, i Merovingi non sono estinti ma hanno discendenti ancora viventi, l’ultimo dei quali era, nel 1967, Pierre Plantard, che dunque era l’unico vero pretendente al ruolo di re di Francia (s’intende, in caso di un’improbabile restaurazione monarchica).
Per proteggere dai Carolingi e poi da altri nemici i discendenti dei Merovingi sarebbe nata una società segreta, il Priorato di Sion, che – sempre secondo i documenti falsi depositati alla Biblioteca Nazionale di Parigi negli anni 1960 – avrebbe avuto come Gran Maestri alchimisti ed esoteristi, tra cui Nicolas Flamel e Isaac Newton (1642-1727), fino a che, oggi, l’ultimo Gran Maestro sarebbe Plantard stesso. Per puro caso la verità sul Priorato di Sion e le famose pergamene sarebbero state scoperte nel 1895 da un parroco francese, Berenger Saunière (1852-1917), che grazie alla conoscenza del segreto sarebbe entrato in relazione con gli ambienti esoterici e politici dell’epoca e sarebbe diventato favolosamente ricco.
In realtà, come attesta il processo canonico che gli intentò il suo vescovo, Saunière aveva acquistato qualche ricchezza (non favolosa) con il «traffico di messe», la raccolta sistematica tramite annunci su giornali di onorari per messe che poi non celebrava, e il Priorato di Sion è stato fondato nel 1956 dallo stesso Plantard, più volte arrestato ogni volta che tentava di vendere agli ingenui iniziazioni nel Priorato, presentandolo come una società antica e potente.
Nel Codice da Vinci il punto essenziale è che i Merovingi, protetti dal Priorato di Sion, non sono solo i legittimi pretendenti al trono di Francia, ma sono i discendenti dei figli nati dal matrimonio fra Gesù Cristo e Maria Maddalena. Ma di questo Les Dossiers secrets non parlano affatto. La parte della storia relativa a Gesù Cristo e a Maria Maddalena nasce tra il 1969 e il 1970, quando della vicenda del Priorato di Sion comincia a interessarsi un attore inglese, poi diventato regista di documentari su temi esoterici con il nome di Henry Lincoln.
Questo attore e documentarista inglese entra in contatto con il trio de Chérisey - Plantard - de Sède e decide di riscrivere la storia de L’Or de Rennes in una forma più adatta al pubblico di lingua inglese, presentandola prima in tre documentari trasmessi dalla BBC tra il 1972 e il 1979 e poi in un libro pubblicato nel 1982 con l’aiuto di Michael Baigent e Richard Leigh The Holy Blood and the Holy Grail (tradotto in italiano nello stesso anno come Il Santo Graal, Mondadori, Milano). Lincoln si rende conto che a chi spetti il titolo di pretendente al trono di Francia è di scarso interesse per il pubblico inglese. Nello stesso tempo ha conosciuto Robert Ambelain (1907-1997), che nel 1970 ha pubblicato Jésus ou Le mortel secret des templiers (Robert Laffont, Parigi), dove sostiene che Gesù Cristo aveva una compagna, e identifica questa «concubina» nella danzatrice Salomé. Lincoln mette insieme la storia del matrimonio di Gesù, che ricava da Ambelain, con quella dei Merovingi di Plantard e «rivela» che i Merovingi protetti dal Priorato di Sion sono importanti, ben al di là della rivendicazione del trono di Francia, perché discendono da Gesù Cristo e dalla Maddalena.
Il punto debole de Il Santo Graal era però che troppe persone conoscevano l’origine spuria dei documenti su cui si fondava e le attività di piccolo truffatore di Plantard. Così nel 1986 Lincoln e soci procedono brutalmente alla «bonifica» o «deplantardizzazione » del Priorato di Sion con The Messianic Legacy (in italiano L’eredità messianica, Tropea, Milano 1996).
Presentano come grande scoperta quello che in un certo ambiente francese tutti sanno: Plantard è un mistificatore, ma comunque esistono discendenti del matrimonio fra Gesù Cristo e la Maddalena, lo sono stati i Merovingi, e c’è un «vero» Priorato di Sion che sta dietro a molte vicende contemporanee. La prova è il potere acquisito dall’Opus Dei, che secondo L’eredità messianica, è entrata in possesso dei Dossiers secrets e ricatta il Vaticano (un’ipotesi – aggiungo tra parentesi – ridicola, perché nel 1986 i Dossiers secrets si potevano comprare in qualunque libreria esoterica).
Come si vede, dunque, Il Codice da Vinci deriva da Il Santo Graal e da L’eredità messianica, tanto direttamente che due degli autori di quei libri, Baigent e Leigh – offesi anche perché Brown, a loro dire, avrebbe aggiunto le beffe al danno chiamando il cattivo della storia Leigh di nome e Teabing (un’anagramma di Baigent) di cognome – hanno avviato nell’ottobre 2004 un’azione legale contro Dan Brown accusandolo di avere nella sostanza copiato il loro libro. Il 6 aprile 2006 Brown ha vinto il caso per una ragione tecnica: in base alla legge inglese è lecito utilizzare per un romanzo materiale tratto da un’opera «storica», non importa se di pessima qualità, e Baigent, Leigh e Lincoln hanno sempre sostenuto che il loro era un saggio «storico» e non un’opera di fiction. Peraltro la sentenza ha confermato sia che Il Codice da Vinci si è ampiamente ispirato a Il Santo Graal, sia che quest’ultimo si basa su quella che il giudice definisce la «complessa mistificazione» di Plantard. Dan Brown recupera dunque qualcosa che giaceva da anni nelle pattumiere della storia.
RICORDA
«Se volete un’informazione aggiornata [circa il Codice] su tutti gli articoli in materia, andate al sito dell’Opus Dei. Vi potete fidare, anche se siete atei. […] quando da parte cattolica vi si spiega che tutte le notizie che contiene sono false, fidatevi. Per smontare la presunta storicità del “Codice” basterebbe un articolo abbastanza breve […] che dica due cose: la prima è che tutta la vicenda di Gesù che sposa la Maddalena, del suo viaggio in Francia, della fondazione della dinastia merovingia e del Priorato di Sion è paccottiglia che circolava da decenni in una pletora di libri e libretti per i devoti di scienze occulte […]. Ora che tutto questo materiale contenesse sequele di panzane è stato detto e dimostrato da tempo. […] La seconda cosa è che Brown dissemina il suo libro di numerosi errori storici, come quello di andare a cercare informazioni su Gesù (che la Chiesa avrebbe censurato) nei manoscritti del Mar Morto – i quali non parlano affatto di Gesù, bensì di faccende ebraiche come gli Esseni. È che Brown confonde i manoscritti del Mar Morto con quelli di Nag Hammadi».
(Umberto Eco, Il Codice colpisce ogni giorno, in L’espresso, 30.07.2005).
BIBLIOGRAFIA
Massimo Introvigne, Gli Illuminati e il Priorato di Sion. La verità sulle società segrete del Codice da Vinci e di Angeli e Demoni, Piemme, 2005. www.cesnur.org.
José Antonio Ullate Fabo, Contro il Codice da Vinci, Sperling & Kupfer, 2005.
Andrea Tornielli, Inchiesta sulla Resurrezione, Gribaudi, 2006.
Una vasta documentazione in italiano sul Codice da Vinci si può trovare sul sito dell’Opus Dei www.opusdei.it/search.php?search=codice+da+vinci.
Marco Fasol, Il Codice svelato. Le fantasie del Codice da Vinci e la realtà storica, Fede & Ragione, 2006.
Dossier: Le falsità del Codice da Vinci
IL TIMONE – N. 53 - ANNO VIII - Maggio 2006 - pag. 36 - 38