Cristiano Magdi Allam conversione
Cristiano, il convertito
di suor Maria Gloria Riva
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Una suora di clausura racconta le tappe della conversione al cattolicesimo di Magdi Allam. Una serie di incontri, un’amicizia condivisa con altri cristiani. Fino al Battesimo impartito dal Papa nella notte di Pasqua.
[Da «il Timone», n. 73, Maggio 2008]
Era un giorno di gennaio pieno di sole, senza vento. Immersa nella campagna romana mi pareva d’esser già a primavera e invece, in pieno inverno, mi stavo avvicinando all’abitazione di Magdi Allam, vice direttore ad personam del Corriere della sera.
Era l’incontro atteso con un amico che già al telefono aveva suscitato nella mia anima viva simpatia. Non avevo letto molto di suo, se non articoli del Corriere che i miei fratelli, ammirati, avevano fatto scivolare attraverso la grata o altro materiale inviatomi dagli amici di CulturaCattolica.it o di samizdatonline.it. Don Gabriele Mangiarotti mi fece notare la vettura del carabinieri presso l’ingresso principale. Lo chiamammo al telefono e Magdi ci venne incontro sorridente aprendoci un altro ingresso.
Seguì un abbraccio generoso e caldo come quello di chi è stato separato a lungo e viene ricongiunto da un destino fattosi improvvisamente benevolo. Parlammo a lungo e fin subito mi si rivelò la determinazione di questo egiziano, innamorato dell’Italia più di me, la sua dirittura morale e la sua calda umanità. Lo ascoltavo e pensavo alle dicerie sul suo conto sciorinate da innumerevoli quotidiani: guerrafondaio, opportunista, fondamentalmente “arabo” nel senso comune di poco affidabile. Niente mi pareva più lontano dall’uomo che mi stava davanti, granitico nella lucidità del suo pensiero, ma fanciullesco nell’approccio alla realtà e negli affetti. Quando vidi Valentina, sua moglie, capii che non mi sarei mai più separata loro: ero a casa. E così fu.
La lettura di «Io amo l’Italia» confermò queste impressioni iniziali e mi fornì la base per addentrarmi in punta di piedi nella vita e nell’anima di Magdi.
Fortunate occasioni ci consentirono ripetuti incontri, così da raccogliere preziose confidenze che operarono in don Gabriele e in me una profonda trasformazione. La riflessione sull’Islam fu spesso al centro dei nostri discorsi. Ebbi la fortuna in Monastero di dedicarmi per un certo tempo all’approfondimento della tradizione coranica, cosa che mi convinse della profonda differenza fra le due fedi. Magdi mostrò sempre il suo attaccamento alla tradizione in cui è nato, ma qua e là affiorava il disagio per quelle contraddizioni forti che non sapeva spiegare, per le continue condanne a morte piovute su di lui. Per il Jihad by Court che rende arduo il suo impegno giornalistico. Di fronte a ciò, l’appello accorato dell’Islam moderato del 2003 pareva irrimediabilmente lontano e inadeguato a offrire risposte consolidanti. Questo ed altro ancora, legato certamente al rapporto luminoso con Valentina, lo portarono a revisionare il suo rapporto con a fede dei suoi padri.
Benedetto XVI, soprattutto nel suo discorso all’università di Regensburg, lo illuminò. Magdi ci disse che considerava l’evento di Ratisbona ancora più epocale di quello delle torri gemelle. Il Papa lo aveva introdotto da intellettuale nel mistero dell’Incarnazione del Verbo che salva l’uomo dal di dentro, ma soprattutto dall’idolo più subdolo di ogni tempo: l’ideologia. Definendo il fondamentalismo islamico l’ultimo colpo di coda del relativismo assoluto che permea le filosofie moderne, Papa Ratzinger aveva aperto un nuovo orizzonte dentro la sua ricerca di pensiero.
Il nesso tra fede e ragione che conduce l’uomo a un rapporto con Dio libero e liberante fu la nota dominante del percorso spirituale di Magdi Allam. Si comprende, dunque, come mai, accanto a papa Benedetto XVI, gli scritti di don Giussani contribuirono enormemente allo sviluppo positivo della sua ricerca.
Fra gli aderenti al movimento di CL, Magdi si è sentito a casa e ha certamente trovato un popolo che lo ha compreso, senza l’invisibile schermo del pregiudizio politico che ha ottenebrato lo sguardo di tanti giornalisti cattolici. Nel vescovo Mons Luigi Negri, Magdi trovò un interlocutore intelligente e preparato, capace di fornirgli risposte adeguate alle sue aspettative.
Quando nacque Davide, suo figlio, don Gabriele ed io fummo avvisati in tempo reale. Avevamo partecipato con intensa preghiera allo sviluppo della gravidanza di Valentina che come migliaia di gravidanze aveva conosciuto momenti delicati. È nato un bimbo straordinario per robustezza, bellezza e simpatia. Un bimbo che, come afferma Magdi, è la vita, il cui nome, Davide, riassume simbolicamente molte delle riflessioni che hanno accompagnato Magdi nel corso del 2007. Tali riflessioni, presenti nel suo libro «Viva Israele», dicono non solo l’acutezza della sua indagine, ma anche la pedagogia divina.
Un dato fondamentale per l’approdo alla fede cattolica fu certamente per Magdi l’amicizia e il sostegno di molti ebrei praticanti, penso all’amico comune Guido Guastalla, ma se ne potrebbero citare molti altri. Conoscere dal di dentro la tradizione ebraica vivente ha offerto a Magdi un modo di sentire la fede e la Parola di Dio che gli ha giovato nella scelta di farsi cattolico.
Nell’estate del 2007 vivemmo un altro momento di grande intensità spirituale. Don Gabriele ed io trovammo Valentina in soggiorno, aveva in braccio il piccolo Davide ed era bellissima. Avevo deciso di regalarle un camicino per il Battesimo, fatto dalle monache del mio Monastero di Monza. Sul bianco della tela spiccava a lettere d’oro il nome Davide. Magdi sopraggiunse in quel momento, vide l’oggetto, lo prese tra le mani e con un largo sorriso disse: «Se c’è un camicino ora è necessario il Battesimo!». Calò nella stanza un silenzio profondo, tutti fummo presi da grande commozione. Io abbracciai Magdi: ero senza parole. Fu questa la prima volta che affrontammo in modo indiretto l’aspetto confessionale della fede.
Magdi non avrebbe mai fatto battezzare Davide senza riconoscere per il piccolo un bene evidente. Il desiderio per il figlio esprimeva già in nuce quello che era il suo desiderio. I nostri dialoghi sulla fede si intensificarono. Magdi trovò un grande aiuto spirituale in S. Ecc. mons. Rino Fisichella, che per primo conobbe il desiderio di farsi cristiano. Dopo aver avuto il parere positivo del prelato, Magdi ci disse che aveva qualcosa da comunicarci. Non dimenticherò mai quel giorno. Si era in giardino sotto un bersò. Magdi ci guardò negli occhi, trattene per un attimo il respiro poi disse tutto d’un fiato: «Voglio essere di Cristo!». Il tempo si fermò, mi parve che persino gli uccelli cessarono per un attimo di cinguettare: «Voglio farlo pubblicamente», aggiunse. Esplodemmo in un no, dettato anzitutto dall’affetto, dalla consapevolezza della gravità del gesto. Avevamo condiviso con lui parte della sua vita coatta, lo sgomento per nuove minacce a morte: non era producente per nessuno, tanto meno per lui! Non avrebbe più fatto notizia un ex mussulmano che combatte l’integralismo, non avrebbe più avuto la protezione di quanti sfruttavano a proprio vantaggio la sua originale posizione.
Parole che ci vennero fuori di getto e che trovano drammatico riscontro nella polemica suscitata dalla sua conversione. Parole che però non trovarono spazio nel cuore del nostro grande amico: «Non posso nascondermi, proprio io che sto combattendo per la libertà di pensiero e di religione. Esiste un mondo sommerso di musulmani convertiti al cattolicesimo che vivono la loro fede clandestinamente per paura di una condanna a morte. Esiste una filosofia del terrore che induce a vivere nel ricatto. In seno alla Chiesa non si compiono gesti pubblici nei confronti dei musulmani per evitare ritorsioni verso i cristiani che vivono in paesi islamici fondamentalisti. Ciò è assurdo: il Santo Padre a Regensburg ha dimostrato che quando si parla con verità alla fine si è più rispettati. La mia è una presa di coscienza personale e tale deve rimanere. Chi strumentalizzerà le mie parole dimostrerà di cadere nel politico e nell’ideologico».
Seguirono mesi di preparazione, che avvenne nella diocesi di Roma sotto la direzione di mons. Fisichella. Noi gli fummo vicini, vedendo passo dopo passo la sua anima consolidarsi nella fede e nel desiderio di conoscere sempre più profondamente Cristo e la fede cattolica. Quando ci disse che il Papa intendeva battezzarlo la notte di Pasqua e mi chiese di fargli da madrina, rimanemmo senza fiato. Era la dimensione più pubblica che potevo immaginare.
Magdi era ammirato per il coraggio del Papa, il quale intendeva lanciare un messaggio a quei sacerdoti costretti a somministrare il Battesimo in incognito a musulmani. E mentre noi ci preoccupavamo per le ulteriori condanne a morte che gli sarebbero derivate, Magdi si preoccupava per l’incolumità del Santo Padre.
Al termine della cerimonia, Magdi Cristiano ci ha abbracciati, fuori di sé dalla gioia. Cristiano, un nome scelto insieme e con cura. Un nome che coronava degnamente l’impegno da anni assunto contro una crisi identitaria che pervade ormai ogni ambito della società. Un nome che fa riflettere anche chi, come noi, lo porta da sempre senza spesso comprenderne la valenza. Ultimanente credo nel 2012 Magdi Allam ha abbandonato la Chiesa cattolica a favore di quella ortodossa.
© il Timone