E voi chi dite che io sia
Testimoni di Geova
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IL SIGNIFICATO DEL NOME “CRISTIANO”
1 - La testimonianza della Bibbia. Il significato del nome cristiano si deduce dalla sua origine. Ce lo dicono gli Atti degli Apostoli, capitolo 11, versetto 26. “Ad Antiochia per la prima volta i discepoli furono chiamati cristiani”.
Antiochia è oggi un villaggio della Siria nel vicino oriente. D'importanza ha solo il suo passato. Infatti, al tempo a cui si riferiscono gli Atti - verso gli anni 40 dopo Cristo - era una grande città con circa mezzo milione di abitanti, la terza dell'impero, dopo Roma e Alessandria d'Egitto. Ed era pagana nel culto e nei costumi. Ma contava tra la sua popolazione un discreto numero di Ebrei, in mezzo ai quali si ebbero le prime conversioni al Vangelo.
Negli anni 40 d.C. vi giunsero dalla Giudea alcuni zelanti discepoli, che coraggiosamente “cominciarono a parlare anche ai Greci (ossia ai pagani), predicando la buona novella dei Signore Gesù. E la mano del Signore era con loro e così un gran numero credette e si converti al Signore” (Atti 11, 20-21).
Questi nuovi credenti non rimasero a lungo sconosciuti. Parenti, amici, conoscenti vennero a sapere che avevano abbandonato il culto di dèi e semidèi pagani e riconoscevano il Signore Gesù come unico e vero Dio. Per designarli li chiamarono cristiani.
Stando dunque alla Bibbia, cristiano è colui che riconosce Gesù come Signore, ossia come unico e vero Dio. Infatti Signore era un nome divino equivalente a Tahve. I primi cristiani, invocando e confessando Gesù come Signore, professavano la sua divinità od uguaglianza con Dio.
2 - La testimonianza della storia. Circa mezzo secolo dopo i fatti ricordati dagli Atti, un funzionario romano nella stessa regione di Antiochia dovette fare un'inchiesta giudiziaria sulle credenze e le pratiche dei cristiani. Si chiamava Plinio (il Giovane) ed era un uomo colto e coscienzioso.
Fatta l'inchiesta accurata e severa, Plinio espose i risultati all'imperatore Traiano in una lettera lunga e dettagliata. La lettera è giunta fino a noi. Vi si legge tra l'altro,: “Questa gente (ossia i cristiani) usa radunarsi in giorni determinati all'alba, e dire inni a Cristo come a Dio”.
Dunque dal rapporto ufficiale dell'autorità romana risulta che i cristiani del primo secolo adoravano Cristo come Dio. Non erano atei, come alcuni li accusavano, perché avevano abbandonato il culto degli dèi. Per essi l'unico vero Dio era Cristo, il Signore. Non si rivolgevano a Jahve, e tanto meno a Geova. L'unico vero Dio si era rivelato, immedesimandosi, nel Cristo, il Signore.
Il giudizio del funzionario romano collima con quello del popolo di Antiochia. Cristiano è solo colui che crede nella divinità di Gesù il Cristo ed invoca il Cristo come l'unico Signore e Dio.
PARTE PRIMA
L'ERRORE
a) I testimoni di Geova (tdG) negano la divinità di Gesù Cristo. Essi dunque non sono cristiani. Questo gravissimo errore è ripetuto incessantemente nelle loro pubblicazioni ufficiali fin dalla fondazione della setta. Pochi anni fa hanno ribadito l'errore in una loro formula di fede, dove è detto che “Gesù Cristo è il Figlio di Dio e inferiore a lui”. In breve, per i geovisti Gesù Cri- sto sarebbe una creatura, nobile, grande, potente, ricca di anni e di virtù quanto volete; ma solo una creatura.
b) L'errore dei tdG è gravissimo perché distrugge il vero cristianesimo, ed è un errore an- tiscritturale soprattutto per tre ragioni:
- perché i geovisti, al fine di inoculare questo errore, hanno manipolato la Bibbia con aggiunte e modifiche ;
- perché spiegano arbitrariamente alcuni testi biblici per far dire al Sacro Testo ciò che essi vogliono, non ciò che hanno detto gli autori ispirati;
- perché ignorano, cioè nascondono ai loro seguaci, non pochi testi biblici, dov'è esplicitamente affermata la divinità di Gesù Cristo. Mentre dicono che bisogna accertarsi di ogni cosa (cfr. 1 Tessalonicesi 5, 21), usano ogni accorgimento per impedire che i loro adepti conoscano la verità tutta intera. Il loro metodo è un feroce lavaggio dì cervello a senso unico.
c) Da questa manipolazione della Bibbia è venuta fuori una storia di Gesù artefatta e senza alcun fondamento biblico, la storia del piccolo dio, divisa in tre tempi:
Primo tempo: Esistenza preumana di Cristo.
Secondo tempo: Sua esistenza umana o terrena.
Terzo tempo: Sua esistenza post-terrena.
Di questa storia diamo ora un breve ragguaglio.
Esistenza preumana di Cristo
A sentire i geovisti, un tempo Cristo non esisteva: non era assolutamente, in nessun modo. Egli sarebbe venuto all'esistenza prima che il mondo fosse. “Dio suo celeste Padre lo generò nel senso che Dio lo produsse da sé senza intermediario. Come uno che è generato o che è creato, l'“unigenito Figlio” ebbe un principio nella sua vita ed esistenza”.
Cristo dunque sarebbe il principio della creazione di Dio, ossia il primo principiato, generato, cioè creato da Geova, suo celeste Padre, come una creatura spirituale.
E' detto unigenito per il modo in cui è venuto all'esistenza: egli sarebbe stato il solo a essere creato direttamente da Dio Geova, senza alcun intermediario, come avverrà per le altre creature.
E' detto primogenito perché avrebbe preceduto nel tempo le altre creature, sarebbe stato creato prima di tutte le altre creature.
Durante la sua vita o esistenza preumana il celeste Figlio di Geova avrebbe prestato servizio nei cieli quale agente di Geova, suo Padre, specialmente come strumento nella creazione di tutte le cose.
Esistenza umana di Cristo
Sia come si voglia, per il celeste Figlio di Geova, creatura spirituale, giunse il tempo stabilito perché nascesse bambino maschio sul nostro pianeta. Ci fu perciò un giorno, circa due mila anni fa, in cui “la vita del Figliolo di Dio venne trasferita dalla sua gloriosa posizione con Dio Padre nel cielo all'embrione umano di una vergine giudea chiamata Maria, e dopo nove mesi quel celeste Figlio di Geova nacque come bambino umano sulla terra”.
Tuttavia fu non parte spirito e parte uomo; fu non un'ibrida creatura celeste e terrestre. Egli fu un puro uomo, la cui energia vitale era stata trasferita d ci mediante la miracolosa opera dello spirito di Dio potente”.
In ogni modo, all'età di trent'anni “Iddio lo generò ancora una volta quale Figlio spirituale invece di Figliuolo umano. Ciò malgrado, egli visse e mori come uomo.
Esistenza post-terrena
Dopo la morte “il suo Padre immortale Geova risuscitò non come Figliuolo umano, ma come Potente Figlio spirituale” . L'uomo Gesù fu risuscitato come spirito. Questa volta fu l'energia umana di Cristo a volatilizzarsi subito dopo la sepoltura.
Stando così le cose, le apparizioni del Risorto, di cui parlano i vangeli, devono dirsi vere e proprie materializzazioni d'uno spirito. Le pie donne credevano di vedere il corpo del Maestro (cfr. Matteo 28, 9), i discepoli si illudevano di toccare le mani di Gesù (cfr. Luca 24, 39; Gio- vanni 20, 27). In realtà si trattava di uno spirito senza carne e senza ossa!
Dopo quaranta giorni di questo giuoco illusionistico Gesù ascese al cielo, si levò cioè in alto verso le nubi come un veloce elicottero, sottraendosi dalla vista dei discepoli.
E che cosa ha fatto e che cosa fa in cielo Cristo puro spirito dopo l'ascensione?
Rispondono i geovisti:
a)Fino al 1914 si prese cura di un piccolo regno spirituale composto unicamente degli appartenenti alla classe privilegiata dei 144.000 contrassegnati. Non tutti naturalmente perché una buona parte di loro venne al mondo dopo il 1914; e di tanto in tanto ne spuntano ancora. Per le altre creature umane (miliardi!) nessun pensiero. Non era ancora giunta la loro ora.
b) Nel 1914 - come assicurano i tdG - il Cristo celeste prese possesso del suo regno in senso pieno. In quel fatidico anno 1914 egli tornò invisibilmente in mezzo a noi, quale re e rappresentante di Geova. Bisogna accettare per fede questo suo ritorno.
Dal suo trono invisibile Cristo - quale maresciallo di Geova - vigila con occhi grifagni sull'afflitta umanità, che sta per dare gli ultimi tratti. Se ha qualche sorriso, questo è riservato solo ai membri della società geovista. Per tutti gli altri - i malvagi - ira e minacce di sempiterna distruzione.
Tra breve l'infuriato figlio di Geova piomberà come uno sparviero sul nostro pianeta. Eli- minerà in un bagno di sangue tutti i non geovisti. Saranno risparmiati solo i membri della setta, circa tre milioni in una popolazione mondiale che supera i cinque miliardi. Questa è la volontà di 13 Geova, dio d'amore!
PARTE SECONDA
LA VERITA'
IL CRISTO PREUMANO
Eternità del Figlio
Domandano i geovisti:
“Sapevate che Gesù ebbe una gloriosa esistenza molto tempo prima di nascere come uomo qui sulla terra?”.
Rispondiamo noi cattolici e tutti i veri cristiani:
a) Sì, lo sapevamo assai prima e motto meglio di voi. Infatti, secoli e millenni prima che i tdG apparissero sulla faccia della terra, noi cattolici e tutti i veri cristiani sapevamo e sappiamo che Gesù Cristo è sempre stato. Egli non ebbe, cioè non ricevette, una esistenza prima di nascere qui sulla terra. Egli ha sempre avuto l'esistenza. Egli è l'Eterno.
Questa dottrina della eternità del Figlio di Dio noi cattolici e tutti i veri cristiani la conosciamo dalla Bibbia. In Apocalisse 22, 13 Gesù dice di sé: “lo sono l'Alfa e l'Omega, il Primo e l'Ultimo, il Principio e la fine”. Questo significa essere sempre esistito.
In effetti, Gesù si. appropria le parole che Jahve, l'Eterno, aveva detto di sé:
“Così dice Jahve degli eserciti: lo sono il Primo e l'Ultimo” (Isaia 44, 6). “Ascoltatemi, Giacobbe, Israele che ho amato: Sono io, io solo il Primo e anche l'Ultimo” (Isaia 48, 12). “Ecco: lo sono l'Alfa e l'Omega, il Princicipio e la Fine” (Apocalisse 21, 6; cfr. Apocalesse 1, 8).
b) Riflettendo su queste chiare parole della Bibbia, molto saggiamente ha osservato uno - uno dei tanti! - che coraggiosamente si è dissociato dal tdG, ritornando alla fede cattolica:
“In Isaia 44, 6 e 48, 12 troviamo scritto che 'Jahve è il Primo e l'Ultimo'. In Apocalisse 22, 13 Gesù, riferendosi a se stesso, dice: 'Io sono l'Alfa e l'Omega, il Primo e l'Ultimo>, il Principio e la Fine'. Ora io chiedo: vi sono due Primi e due Ultimi? Oppure Jahve e Gesù sono gli stessi?”.
La parola di Dio insegna inequivocabilmente che il Figlio è sempre esistito. Egli è l'Eterno.
Obiettano i geovisti: Le parole “lo sono l'Alfa e l'Omega ece.” si trovano in due contesti diversi. Quindi non si applicano al Figlio come si applicano al Padre (Jahve).
Si risponde: Le parole “lo sono l'Alfa e l'Omega ecc.” sono una definizione dell'unico Dio in quanto eterno. Una definizione, in qualunque contesto si trovi, indica sempre la stessa realtà. il contesto non cambia la natura della realtà definita.
Facciamo un esempio: Il Capo dello Stato in Italia è detto per definizione Presidente della Repubblica Italiana. Egli è sempre Presidente della Repubblica Italiana sia quando firma i decreti nel suo ufficio presidenziale sia quando presiede il Consiglio Supremo della Magistratura sia quando assiste a una partita di calcio o passa alcuni giorni di riposo in Val Gardena.
Le parole “lo sono l'Alfa e l'Omega ecc.”, che Gesù applica a se stesso in Apocalisse 22, 13, possono avere un solo significato anche se il contesto è diverso. Esse indicano che l'Eterno si identifica con Lui, Egli è l'Eterno.
Creatore di tutte le cose
Noi evidenzieremo la stessa verità, ossia l'eternità del Figlio, ricordando che, sempre secondo la Bibbia, il Verbo o Parola di Dio è il Creatore di tutte le cose.
Leggiamo dal vangelo di Giovanni:
“In principio era il Verbo (la Parola), e il Verbo era presso Dio e Dio era il Verbo (greco). Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di Lui, e senza di Lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste” (Giovanni 1, 1-3).
Osservazioni:
a) Se tutto ciò che esiste vale a dire tutte le creature - è stato fatto per mezzo di Lui, è chiaro che Lui, la Parola o Verbo di Dio, non è una creatura. Non.poteva fare se stesso. Non ha ricevuto l'esistenza. L'ha data a tutte le cose create. Egli è Eterno.
Se il Verbo o Parola avesse ricevuto l'esistenza, san Giovanni avrebbe dovuto dire: “Tutto è stato fatto per mezzo di Lui, eccetto Lui stesso”. Questo la Bibbia non lo dice mai. Lo dicono i tdG. L'affermazione di Giovanni è assoluta; esclude ogni altra creazione diretta o indiretta.
b) Prima dunque che ci fosse il mondo delle creature, cielo e terra, esseri celesti ed esseri terrestri (Genesi 1, 1; Colossesi 1, 15-17), il Verbo era, ossia esisteva non creato.
In principio (in greco en archè senza articolo) indica il primo istante di tutta la creazione. Prima di quell'istante non c'erano creature né ter- restri né celesti. Non c'era neppure il tempo. Ma il Verbo c'era.
Egli dunque non appartiene agli esseri creati né in cielo né in terra. Egli è il Creatore di tutto, il Principio, ossia la Causa Prima di tutta la creazione (Apocalisse 3, 14); in quanto tale è Eterno.
c) Ricordiamo il classico commento di S. Agostino:
“Si faccia pure avanti un qualsiasi infedele ariano (i tdG ripetono le eresie di Ario) e mi venga a dire che il Verbo di Dio è stato fatto. Com'è possibile che il Verbo di Dio sia stato fatto, quando Dio ha fatto ogni cosa per mezzo del Verbo? Se lo stesso Verbo di Dio è stato fatto, per mezzo di quale altro Verbo è stato fatto? L'evangelista dice: “In principio era il Verbo”,, e tu invece: “In principio fu fatto il Verbo”. L'evangelista aggiunge: “Tutte le cose furono fatte per mezzo di lui” ' e tu sostieni che il Verbo stesso fu fatto. L'evangelista avrebbe potuto dire.- “In principio fu fatto il Verbo”. Invece il suo esordio è un altro: “In principio era il Verbo”. Se era, vuol dire che non è stato fatto”.
d) L'evangelista ripete il suo insegnamento con una frase esplicita e lapidaria.- “E Dio era il Verbo” (Giovanni 1, 1 greco). L'autore ispirato vuole inculcare che l'unico Dio e il Verbo sono la stessa realtà. Tra i due vi è perfetta identità di natura e di onnipotenza. Ciò che noi intendiamo col termine Dio (predicato nominale) si trova nel Verbo (soggetto della frase giovannea). Il Verbo o Figlio di Dio è Eterno come l'unico Dio e a Lui consustanziale.
L'errore:
Per distruggere l'identità di natura tra il Verbo o Parola (o Sapienza) e Dio, e negare quindi la divinità e l'eternità del Figlio, i tdG traducono Giovanni 1, 1: “E la Parola era un dio”'.
La verità:
a) Notate prima di tutto che non si tratta d'una traduzione letterale, benché ì geovisti vi assicurano di aver tradotto la loro Bibbia con la mas- sima fedeltà letterale al testo critico con solo “occasionali scostamenti dal testo letterale”. Inoltre i dirigenti della setta sanno che “alcune volte l'uso d'una piccola cosa come l'articolo definito .o indefinito o la sua omissione può alterare l'esatto significato del testo originale”.
Malgrado questo, i tdG hanno alterato, cioè corrotto, il senso del testo biblico, usando indebitamente l'articolo indefinito senza nessuna fedeltà al testo originale. Infatti, nel testo greco ispirato non vi è nessun articolo davanti a “Dio” (greco Theòs). I geovisti vi hanno aggiunto l'articolo indeterminativo un. Si tratta - ripetiamo - d'una infedeltà al testo biblico originale e di un inganno a discapito degli ignoranti.
b) Per giustificare il loro inganno i geovisti ricorrono all'equivoco. Hanno scritto:
“La Bibbia completa - Una traduzione americana rende questa espressione (cioè Theòs) con " divino ", 'facendo leggere l'intero verso. " Nel principio il Verbo esisteva. Il Verbo era con Dio, e il Verbo era divino " (1943, ristampa). Una Nuova Traduzione della Bibbia del Dr. Jas. Moffat legge in modo simile: " Il Verbo esisteva nel principio assoluto, il Verbo era con Dio, e il Verbo era di- vino" (edizione 1953). Ogni persona onesta dovrà ammettere che le parole di Giovanni che il Verbo o Logos 'era divino' non dicono che egli era Dio con cui egli era. Esse dicono di una certa qualità del Verbo o Logos, ma non lo identificano come uno e lo stesso Dio”.
Si risponde: Ogni persona onesta dovrà ammettere che si tratta di una truffa geovista. in effetti, se due traduttori rendono “Theòs” con “divino” non ne segue che Giovanni abbia voluto dire “divino”. I tdG attribuiscono a Giovanni ciò che va attribuito a due traduttori. Ecco l'imbroglio! Perché i geovisti non citano numerose altre traduzioni della Bibbia che rendono Giovanni 1, 1 con le parole: E il Verbo era Dio?'
Dopo tutto, se Giovanni avesse voluto dire “divino”, non mancava nella lingua greca la parola appropriata che è “theiòs”. Perché i geovisti non dicono anche questo?
L'errore:
“Accurati traduttori ammettono che la costruzione del nome con l'articolo indica una identità, una personalità, mentre una costruzione senza articolo indica una qualità di qualcuno”. A sopporto citano La Grammatica greca del Nuovo Testamento di Dana e Mantey .
La verità:
a) Non è affatto vero che la costruzione con l'articolo in dica una identità, mentre quella senza articolo indicherebbe una qualità. Basta interrogare qualunque insegnante di sintassi della. lingua o greca o latina o italiana ecc. Non solo gli insegnanti, ma chiunque abbia una minima istruzione sanno che il predicato nominale, abbia o non abbia l'articolo davanti a sé, abbia l'articolo determinativo o indeterminativo, indica sempre una identità sostanziale col soggetto.
Facciamo un esempio: lo posso dire: “Il Presidente è avvocato o un avvocato o l'avvocato”. L'esserci o no l'articolo indeterminativo o determinativo davanti al predicato nominale (avvocato) non cambia mai l'identità sostanziale tra soggetto e predicato. Nell'esempio addotto il Presidente è sempre avvocato nel pieno senso della parola. Anche se il predicato nominale è collocato, all'inizio della frase, rimane sempre l'identità sostanziale tra soggetto e predicato. lo posso dire: “Avvocato o un avvocato o l'avvocato è il Presidente” senza nessun danno per l'identità tra soggetto e predicato. Tutto ciò che comporta la parola “avvocato” appartiene al presidente, e non solo qualche o alcune sue qualità".
b) Nella frase giovannea: “E Dio era il Verbo”, così com'è nel testo originale greco ispirato, il predicato nominale “Dio” (greco Theòs) senza articolo, anche se posto a principio della frase, indica una identità sostanziale col soggetto “il Verbo” (greco o Logos). Tutto ciò che appartiene a Dio, all'unico eterno onnipotente Dio, appartiene al Verbo, e non soltanto qualche o alcune qualità divine.
c) In quanto all'uso o abuso che i tdG hanno fatto della grammatica di Dana e Mantey, va detto che lo stesso Dr. Mantey ha protestato con una lettera al Corpo Direttivo della Società geovista, in data I I luglio 1974, dove dice tra l'altro: “Poi- ché mi avete citato fuori contesto, vi invito a non citare più la mia grammatica”.
L'errore:
“In Atti 28: 6 noi abbiamo un caso parallelo a Giovanni 1, 1, con esattamente la stessa costruzione del predicato, cioè theòs senza articolo”. Ma alcune traduzioni della, Bibbia anche cattoliche non rendono Atti 26, 8 “con 1 egli era Dio', bensì con 'egli era un dio'. Con eguale giustificazione dal testo greco della Scrittura ispirata noi abbiamo tradotto Giovanni 1, 1: 'E il Verbo era un dio'” .
La verità:
Contrariamente a ciò che dicono i geovisti per confondere le idee, l'analisi accurata di Atti 28, 6 conferma la loro errata spiegazione di Giovanni 1, 1 e quella esatta dei veri cristiani. Infatti, in Atti 28, 6 il predicato nominale theòs, benché senza articolo, indica una identità sostanziale col soggetto, che in questo caso è san Paolo. 1 nativi di Malta erano convinti che egli, Paolo, dovesse essere collocato su un piano veramente divino, tra il numero dei 'loro dèi, con natura e potenza divina, come avevano fatto i pagani di Listra (cfr. Atti 14, 11-13). Dunque il predicato theòs indica non una qualità, ma una identità con la divinità, anche se non ha l'articolo.
Generato prima di ogni creatura (Col. 1, 15)
La meravigliosa dottrina della eternità del Cristo preumano contenuta esplicitamente in san Giovanni si trova anche in san Paolo. Prendiamo in esame un testo della Lettera ai Colossesi, di cui i tdG fanno un pessimo uso.
Scrisse san Paolo del Cristo preumano:
“Egli è l'immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura; poiché per mezzo di Lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili... Tutte le cose sono state create per mezzo di Lui e in vista di Lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in Lui” (Colossesi 1, 15-17).
Osservazioni:
1 - Notate anzitutto come san Paolo afferma chiaramente che il Cristo è prima di tutte le cose (verso 17). Il Verbo preesiste a tutte le creature, visibili e invisibili, celesti e terrestri. Egli va collocato al di là di tutta la creazione, vale a dire al di là del tempo, ossia nell'eternità. Il Cristo pneumano è sempre esistito. Egli è eterno.
2 - In secondo luogo san Paolo attribuisce al Cristo preumano la creazione di tutte le cose, ripetendo con insistenza che tutte le cose sono state create per mezzo di Lui (versi 16 e 17).
Il Cristo preumano ha dato l'esistenza a tutte le creature indistintamente. Non vi è creatura che non abbia ricevuto da Lui la sua esistenza. Egli non è una creatura perché non poteva dare l'esistenza a se stesso. Egli è il Creatore di tutte le creature spirituali e celesti. Egli è l'Eterno.
Generare non è creare
L'errore:
Per oscurare tanta chiarezza i tdG ricorrono all'equivoco. La Bibbia dice che il Cristo preumano è stato generato. Ma - spiegano i geovisti - generare significa creare. Dunque il Cristo preumano è stato creato .
La verità:
In nessuna parte della Bibbia è detto che il Figlio di Dio sia stato creato. La Bibbia parla solo e sempre di generazione: “Generato prima di ogni creatura” (Colossesi 1, 15). “Tu sei mio Figlio- oggi ti ho generato” (Ebrei 1, 5).
Il significato proprio di generare, in tutte le lingue' è radicalmente diverso da quello di creare. Creare vuol dire fare dal nulla: “In principio Dio creò il cielo e la terra” (Genesi 1, 1). Prima non esisteva né cielo né terra, né cose visibili né cose invisibili. Esisteva solo Dio Uno e Trino. Dio ha fatto tutte le cose dal nulla: le ha create. In virtù della sua onnipotenza chiamò all'esistenza ciò che non esisteva (cfr. 2 Maccabei 2, 28; Salmo 8, 2-5; Isaia 37, 16).
Generare, al contrario, vuol dire comunicare ad altri qualcosa che già esiste, trasmettere la propria vita. 1 genitori non creano i figli. Trasmettono loro la vita, che essi stessi hanno ricevuto. Tutti gli uomini erano in qualche modo nel primo uomo: “Dio creò da uno solo tutte le nazioni degli uomini” (Atti 17, 26).
Un linguaggio che offende
Tutti gli uomini di senno accettano la distinzione tra creare e generare. Solo i tdG insistono sul loro equivoco e dicono.- Se generare non significa creare, deve significare necessariamente procreare mediante l'unione dei sessi.
Hanno scritto:
“Ebbene, c'era dunque qualche persona di sesso femminile in cielo da cui Geova Dio generasse il suo unigenito Figlio? '.. Inoltre, perché generò, non dobbiamo immaginare che Dio abbia un seno come una persona di sesso femminile. Dio non è femmina”.
Rispondiamo:
a) La Sacra Scrittura è completamente aliena da tali volgarità. In nessuna pagina della Bibbia vi è, la benché minima insinuazione di attività sessuale di Dio. Mai i veri cristiani hanno neppure lontanamente immaginato simili cose. Solo i tdG vi possono pensare come facevano e fanno i pagani con le loro divinità.
b) Tuttavia la Bibbia parla di generazione (mai di creazione) dei Figlio (cfr. Ebrei 1, 5; Colossesi 1, 15). Qual è il significato di questa generazione? .
Notate anzitutto che generare non significa unicamente accoppiamento di sessi come insinuano i tdG. Noi usiamo spesso la parola generare senza riferimento al sesso. Diciamo, per esempio, che un corpo incandescente genera luce e calore; che un motore genera moto; che la mente genera il pensiero ecc.
Seguendo tale comune linguaggio, l'autore sacro, sotto l'ispirazione dello Spirito Santo, volle farci capire in qualche modo come il Figlio sia della stessa sostanza o natura del Padre benché da Lui distinto come Persona. Il verbo generare si presta a indicare tale cosa. Infatti il generato (il figlio) ha la stessa natura del generante (il padre), e insieme se ne distingue come persona. Né d'altra parte si può dire che il figlio sia creato dal padre. Generare non significa creare.
c) L'ultimo esempio sopra indicato - quello del pensiero generato dalla mente - ci aiuta me- glio a capire il linguaggio biblico. La mente, ossia la nostra natura pensante, genera qualcosa che è parte di noi stessi, ossia il nostro pensiero. Eppure in qualche modo se ne distingue e si manifesta come parola.
Questa analogia o modo di esprimersi per rassomiglianza tra due cose non è fantasiosa. Ha una base biblica. La Bibbia infatti chiama il Figlio Logos (cfr. Giovanni 1, 1), ossia Pensiero o Sapienza o Parola (Verbo) di Dio. Il Cristo-Logos è il pensiero o Sapienza dell'Unico Dio, ossia l'@Unico Dio, che si è manifestato al mondo prendendo dimora in Gesù di Nazareth. Il Padre è in Lui e Lui nel Padre (cfr. Giovanni 14, 10). Non soltanto opera per mezzo di Lui. Ma è in Lui, e conseguentemente parla e opera per mezzo di Lui.