Ricostruire un matrimonio rotto missione possibile
Famiglia e Matrimonio
Ricostruire il matrimonio: è "missione possibile"
Laura e Bruno,
dal sito retrouvaille.it
La loro vita sembrava destinata ad un roseo futuro inserita nel mondo come un fiume di gioia in piena in una valle d'amore. Le premesse c'erano tutte: condividevano gli stessi valori e gli stessi ideali; cresciuti all'ombra del campanile del loro paese si sono conosciuti giovanissimi e dopo un lungo fidanzamento che li ha visti consolidare nella consapevolezza di essere fatti l'uno per l'altro e chiamati ad essere "segno" nella loro comunità. Erano e si sentivano come quella coppia ideale che ipocritamente dalla pubblicità viene identificata come "la coppia del mulino bianco"? E per un bel pò di tempo lo erano davvero! Si sentivano forti e si sono scoperti soli, le difficoltà naturali nel dialogo e nel dare per scontato molte cose ha lasciato scoperto un varco nella loro relazione. Questo varco è stato coperto da una terza persona che si è inserita nella loro vita. L'aiuto ed il sostegno degli amici "veri" e dell'amico prete li ha sostenuti e stimolati a partecipare al programma Retrouvaille. La fatica nel decidere di parteciapre ed i passi per ircostruire la loro relazione sono descritti con molta chiarezza in questa testimonianza.
Siamo Laura e Bruno, veniamo da *****, dove siamo cresciuti entrambi e dove viviamo tutt’ora.
La notte di Capodanno del 94 in una festa tra amici abbiamo deciso di iniziare a frequentarci. Erano un paio di mesi che si respirava un’aria strana di emozioni varie e tutti se n’erano accorti… ma la timidezza di entrambi ci frenava. In realta’ ci conoscevamo da tanto tempo, Laura era la sorella di un ragazzo del gruppo che frequentavo io e Bruno era il fratello taciturno dell’esplosiva animatrice del mio gruppo.
Ci siamo sposati 5 anni fa in una giornata allegra anche se coperta da nuvole e pioggia, abbiamo frequentato il week end nel mese di aprile 2006 con stimoli e sensazioni diverse. Per me era un tentativo, forse l’ultimo o forse il primo vero per comprendere quello che era successo alle nostre vite, per dare un po’ di respiro all’inferno della mia vita, per poter dire…”ho fatto anche questo x noi due…”, per me invece era una strada quasi obbligata da intraprendere per rimettere in piedi un matrimonio che inevitabilmente e con troppa facilità era crollato.
Come vi sentivate all’inizio della vostra relazione?
Laura aveva 15 anni e io 17 non ancora compiuti. Galeotta fu una partita a ping pong a 4 quando nel tentativo di recuperare una pallina mi trovai tra le braccia una quindicenne dagli occhi azzurri, dai capelli da Barbie con un visino ingenuo da brava ragazza. L’imbarazzo fermò il gioco e da quel momento non fù più la stessa cosa.
Sul fatto che avevamo difficoltà a comunicare già allora dovevamo accorgercene… io scrivevo in steno sul diario e Bruno prendeva ripetizioni da un compagno che ne sapeva qualche parola. Per non parlare poi di quel giorno di novembre che vide **** sotto il fango dell’alluvione, in piazza un gruppo aveva deciso di dedicare un pomeriggio al volontariato e Bruno avrebbe partecipato. Io invece non avevo aderito poi però ripensandoci cambiai idea poiché potevo sfruttare l’occasione per trascorrere un po’ di tempo insieme. Anche Bruno ci ripensò, sarebbe andato i giorni successivi e quella domenica l’avrebbe passata in piazza dove c’ero io…
E fù così che pur desiderando la stessa cosa io mi trovai a spalare fango e Bruno solo in piazza. Un mese dopo per Natale Bruno manifestava i suoi sentimenti con un cuscino. Lupo Alberto che sonnecchia dicendo: “non ti vedo, non ti parlo, non ti sento… però ti penso sempre!!!”
E io di momenti così ne ricordo a decine. Per non espormi apertamente riuscivo sempre a coinvolgere altre persone in cose che non interessavano a nessuno, come un cinema o un film dell’orrore a casa di amici, con l’unico obiettivo di passare qualche ora insieme. Poi ricordo le ore passate in piazza la domenica ad aspettare Bruno e gli altri che uscivano finite le partite, all’improvviso la porta a vetri dell’oratorio si apriva ei dall’imbarazzo non sapevo più come comportarmi.
Era una sensazione strana, per me così chiacchierona e allegra essere attratta da Bruno tanto dolce e sensibile quanto all’apparenza duro e cupo. E poi… cosa stava succedendo?Era un amore che nasceva o cos’altro?
Beh prima di sposarci sono passati sette anni, il tempo di crescere, di renderci indipendenti economicamente e di avere delle certezze lavorative ma il gusto degli anni di fidanzamento hanno un sapore intenso, le nostre differenze erano un continuo scoprirsi e io per Bruno e per la sua famiglia mi sentivo sempre amata e importante.
Anche io ricordo quegli anni con molta dolcezza, i momenti trascorsi insieme erano molto piacevoli e intensi con emozioni e sentimenti che mai prima di allora avevo provato, anche se ho sempre dato molto peso alle nostre diversità, alla differenza economica e al fatto che la mia famiglia aveva origini del sud, non mi sentivo accettato. Avevo però davanti a me una persona a cui piacevo così com’ero,ero sicuro del suo amore e che per me avrebbe ribaltato il mondo.
Come il vostro matrimonio si è deteriorato e come avete scoperto l’esistenza del programma Retrouvaille?
Il 22 settembre del 2001 ci siamo sposati e da quel momento un nuovo capitolo della nostra vita era iniziato. Nessuno ci avrebbe più potuto rimproverare sulle ore passate al telefono o condizionare su come trascorrere il tempo libero e le vacanze, io ero sicura, la nostra vita sarebbe stata diversa da quella dei miei genitori, piena di lavoro e di obblighi senza spazio per divertimenti e dialogo. Ricordo i primi mesi, la fatica di organizzarmi per far combaciare le responsabilità di una casa, di un lavoro che mi impegnava l’intera giornata e il desiderio di stare insieme e fare cose belle e stimolanti come i viaggi sempre più ambiziosi e stuzzicanti. Il tempo ci è volato via.
Gradualmente nell’arco degli anni da quando ci siamo messi insieme abbiamo iniziato ad allontanarci dalle nostre amicizie, un po’ per stare insieme, un po’ perché non condividevamo più gli stessi interessi…Io mi sentivo distante dalla vita dei nostri amici, pur avendo la stessa età, mi trovavo a vivere una realtà completamente diversa,il mio lavoro forse mi aveva gratificato e dato certezze ma tolto la leggerezza e la spensieratezza dei miei vent’anni.
Io invece mi trovavo in una posizione molto combattuta, da una parte i sentimenti che provavo per Laura mi portavano a trascorrere tutto il tempo libero con lei, dall’altra parte desideravo continuare a frequentare gli amici di sempre anche nella semplicità dei loro sabato sera. Alla fine assecondavo sempre Laura e rinunciavo a questo desiderio, pensando che per amor suo dovessi fare delle rinunce. Ricordo innumerevoli volte in cui proponevo a lei di fare qualcosa con gli amici e la mia proposta non veniva accettata. Questo creava in me una sensazione di disagio e malcontento inespresso.
Sempre più spesso soli progettavamo i nostri giorni con interessi solo nostri che non condividevamo con nessuno.
In 5 anni abbiamo fatto 10 viaggi all’estero e altrettanti in Italia, ma non abbiamo mai trascorso un wend con una coppia di amici. Ritornavamo con il gusto di ripartire per mari stupendi con avidità, guardavamo gli altri con distacco e superbia convinti che quello fosse il modo di giusto di vivere.
E io che da ragazza condannavo il dedicare troppo tempo al lavoro della mia famiglia all’improvviso mi sono ritrovata in un circolo vizioso dal quale non riuscivo a prendere le distanze. Il mio lavoro mi appassionava sempre di più, però mi caricava oltre che di soddisfazioni anche di grandi responsabilità e frustrazioni che io ogni sera, rincasando sempre più tardi portavo con me. Era il mio unico modo per confrontarmi, da una parola in su contavano i risultati e io ero disposta a qualsiasi sacrificio pur di dimostrare il mio valere.
Da parte mia invece il lavoro mi ha dato molte difficoltà e soddisfazioni, ho fatto un esclation professionale in poco tempo ma il mio carattere così chiuso e riservato mi portava a non condividere con lei né le soddisfazioni, né le difficoltà. D’altronde era anche difficile poiché trovavo in Laura una persona non disposta all’ascolto e alla comprensione. Il nostro rapporto si era indirizzato a senso unico, Laura parlava e io ascoltavo. Io respiravo un equilibrio che era venuto a mancare e che ogni giorno mi faceva vivere sempre peggio, ma la mia indecisione e insicurezza mi portava a subire le impostazioni di vita e le decisioni di Laura.
La situazione è peggiorata ancora dall’autunno del 2004 quando ho iniziato a fare un doppio lavoro.La famiglia di Laura mi aveva chiesto di collaborare nell’attività con loro e io avevo accettato. Le motivazioni erano: dare un aiuto alla sua famiglia e , guadagnare qualche soldo in più per gli sfizi.
Con il passare dei mesi però questo impegno diventava sempre più pesante sia fisicamente che psicologicamente. Mi sentivo prigioniero di una vita stancante e subivo i giudizi di Laura nei momenti in cui le manifestavo il mio disagio.
Anche la mia vita era cambiata. Mi allettavano i risparmi in più che Bruno guadagnava, mi mancava però il grande aiuto che prima mi dava per le faccende domestiche.Era anche cambiato nei miei confronti, spesso quando rincasavo con il sacco pieno delle mie preoccupazioni lo trovavo ogni giorno sempre meno disposto all’ascolto. I miei giorni erano pieni di fatica e senza gioia. Anche i miei giorni erano faticosi e senza gioia, mi ritrovavo nuovamente combattuto su quello che volevo dare a lei ma che però non riuscivo a dare, vuoi per stanchezza vuoi per la mia incapacità di prendere una decisione per cambiare questa situazione.
Contemporaneamente gli stress in ufficio erano cresciuti esponenzialmente per vari motivi. Tra l’altro secondo il mio punto di vista avevo subito una forte ingiustizia nel momento in cui per il trasferimento di una collega giungeva un’altra persona a ricoprire quel ruolo. Pur non avendo né anzianità, né il grado possedevo le competenze e le conoscenze necessarie e ci avrei investito molto se solo mi fosse stata offerta la possibilità. Invece no, ero stata spodestata da un volenteroso e allegro ragazzo al quale io ancora prima di conoscere avevo dichiarato in cuor mio guerra. Il mio capo ancora una volta confidava in me, gli avrei passato le conoscenze e il team ne avrebbe tratto beneficio.
La situazione è poi rapidamente cambiata. In effetti era una persona collaborativa e volenterosa, portava allegria in ufficio e l’intesa e la sintonia è nata in breve tempo. Con leggerezza abbiamo iniziato a scherzare insieme escludendo i colleghi, trascorrendo parecchio tempo gomito a gomito, messaggiando sui problemi e le situazioni della filiale senza renderci conto che il gioco diventava pericoloso e difficile da controllare. I messaggi iniziavano ogni giorno prima e gli argomenti erano sempre più personali. Io mi rendevo conto della mancanza di correttezza che avevo ma i miei buoni propositi di tagliare terminavano presto, là dove iniziava l’emozione e le sensazioni che provavo quando mi squillava il cellulare.
Era inizio giugno e io gli dissi che quel la sera gli avrei parlato. Gli avrei voluto dire di quanto mi sembrava disonesto ciò che stavo vivendo. Invece tutte queste cose sono state messe a tacere da un bacio. Un bacio che secondo lui avrebbe fatto bene a noi e male a nessun altro. Un bacio che è stato la miccia di una bomba che da li a poco tempo è esplosa in casa mia, un bacio che ha distrutto i sogni dell’uomo che ho sposato ma che soprattutto ha cancellato tutte le certezze di coerenza, fedeltà, lealtà sulle quali avevo basato la mia di vita. Dieci giorni dopo partiva con sua moglie per il Messico e il silenzio che si era creato era riempito da messaggi. Quegli stessi messaggi che il 24 giugno hanno dato la conferma di un terribile sospetto a Bruno.
A Retrouvaille mi sono iscritta 9 mesi dopo. Avevo toccato il fondo, non avevo più nulla, nessuna certezza, nessun sogno. Io così chiassosa e allegra vivevo di silenzi troppo rumorosi che tentavo invano di riempire di lavoro, sport, fatica, divertimenti. Puntualmente mi segava la domenica che sembrava messa lì per farmi soffrire, per farmi provare tutto il disgusto, tutta la solitudine che c’è al mondo quando sola distesa sul divano aspetti un messaggio che non arriverà mai. E poi c’è il giorno del tuo compleanno quando tutti ti sorridono, il giorno di Natale, il giorno in cui nevica e hai paura a guidare. Tutti i giorni più particolari che aspetti che finiscano perché gridano il vuoto che c’è dentro e fuori di te. E ti chiedi il perché non riesci a staccare la mente da quel fuoco di paglia al quale hai permesso di distruggere la tua casa. Ti chiedi dove potevi fermarti, chi poteva aiutarti e con che mezzi.
La sensazione è stata quella di aver scollegato il cervello e di aver vissuto a cuore aperto. Sensibile e recettiva a emozioni non controllate, di un’intensità fortissima. I mesi in cui ho vissuto questa relazione sono stati segnati da emozioni molto forti che ho pagato con sentimenti molto negativi quando è stata interrotta. Il 1 ottobre su sua richiesta e per decisione di entrambi questa persona è stata trasferita. I mesi da novembre in poi sono stati i peggiori.
Il Don che Bruno aveva cercato nel momento della disperazione, talvolta veniva da me e mi chiedeva di cercare di interrompere. Per me era un calvario, senza soluzione. Non nutrivo nessun sentimento per Bruno. L’indifferenza più totale alimentava ogni giorno il mio desiderio di mettere fine con la separazione al nostro matrimonio. Ci voleva però tanto coraggio poiché Bruno era cambiato. Non capivo cosa era successo in lui però era diventato forte e non era disposto ad assecondarmi nella decisione della separazione. Lui nonostante la sofferenza enorme credeva nella scelta di vita intrapresa. Se quindi io decidevo di separarmi, io avrei dovuto lasciare la casa e sola affrontare tutto.
La mia famiglia, pur essendo al corrente della situazione e soffrendone non manifestava la disponibilità a sostenermi anzi offriva solidarietà a Bruno; anche dinanzi al mio capo e ai miei colleghi non nutrivo granchè stima per quello che era successo. Mi sentivo abbandonata. Avrei voluto essere grande e forte, uscire da questo matrimonio ma a questo punto potevo contare solo più sulle mie forze. Passavano i giorni e la situazione peggiorava, in casa non dicevo più neanche una parola, non mi sedevo a mangiare a tavola, non uscivo più con Bruno, tantomeno frequentavo la sua famiglia e sua nonna che a 100 metri da casa nostra in casa di cura stava morendo. Mi mancava l’ossigeno. Spesso avevo crisi di ansia che non riuscivo a controllare. La notte era interminabile nel lettino della stanzetta nella quale dormivo.
Mia sorella per la seconda volta mi aveva portato il volantino. La prima volta era luglio me l’aveva appoggiato sul tavolino in salotto e io l’ho strappato in mille pezzi. Questa volta me l’aveva dato in mano, eravamo davanti al camino acceso e lei mi ha detto “… il tuo matrimonio è andato, pazienza, ma adesso stai andando tu e noi non lo possiamo permettere, telefona non hai nulla da perdere..”. Erano le 8 di sera del 6 marzo mi sono iscritta a Retrouvaille.
Il programma chiedeva di troncare e io accettavo il patto, nessun contatto, non un messaggio, non una telefonata, non una foto, niente che mi riconducesse a lui.
Mi rendevo conto ormai di 2 cose:
la prima che lui non era il principe azzurro giunto nel mio mondo per offrirmi il paradiso, ma una persone come tante, peccato averlo guardato troppe volte con lo sguardo innamorato. Togliere le lenti rosa voleva dire scendere dalla nuvola e riscoprirsi nel mondo reale fatto di gesti concreti, di sofferenze vere, di amore con la A maiuscola, di promesse, di richieste e offerte di aiuto e in tutto questo Bruno, la persona che avevo sposato ne era un esempio unico e pertanto anche se non nutrivo sentimenti di amore nei suoi confronti, il rispetto e la lealtà erano gesti dovuti.
La seconda era che questa persona era la bomba esplosa all’improvviso nel nostro matrimonio, in quel momento troncavo e di lì si ripartiva, ma non era il problema,
i problemi erano tanti e io e Bruno entrambi eravamo responsabili di una relazione arida e priva di gesti d’amore. Una relazione cosi fragile e vuota è facile che crolli sotto la minaccia di un fattore esterno.
Bruno condivide com’era la loro relazione prima di andare a Retrouvaille.
In un momento crolla tutto, tutte le certezze, tutti i sogni, tutti i progetti. In un momento ti passa davanti tutta la tua vita e ti sembra che venga buttata via. Fino ad allora avevo sempre vissuto all’ombra di Laura, appoggiato a lei e in lei trovavo la mia sicurezza, in lei avevo riposto la mia vita, nelle sue mani avevo affidato la mia convinto che lì fosse al sicuro. Scoprire questo tradimento è stata una cosa bruttissima, mi sono sentito ferito, distrutto,tradito. Ho provato la stessa sensazione di delusione che potrebbe provare un bambino che con il sorriso corre incontro al suo papà sicuro che lo prenderà in braccio e questi invece di abbracciarlo lo lascia cadere. Ero convinto di poter chiudere gli occhi e abbandonarmi tra le sue braccia, ero sicuro che mi avrebbe sorretto. Così non è stato, mi sono sentito lasciare cadere. E’ stata una sensazione terribile.
Da lì in poi tutto è cambiato!
Ogni giorno perdevo sempre un po’ di più, ho perso il suo cuore, la sua mente, il suo corpo. Eravamo sempre più distanti. Guidato dalla disperazione e dal dolore cercavo di aggrapparmi a qualsiasi cosa pur di tenerla e sentirla vicino e invece più facevo così e più la sentivo distante, lontana. Le notti erano un calvario, dormire era impossibile. Avevo un senso di vuoto dentro; sentivo il petto come una scatola vuota dove il cuore batteva all’impazzata e l’ansia quasi mi toglieva il fiato.
In quei momenti non mi rimaneva nient’altro che confidare in Dio , pregavo, pregavo tanto, il Padre Nostro era l’unico modo per avere apparentemente un po’ di pace.
Erano giorni così difficili, tante volte ho pensato che l’unico modo per allontanarmi da quella sofferenza fosse prendere la pistola e farla finita. Tutte le volte però ho avuto la lucidità di capire che quel gesto avrebbe provocato altra sofferenza e altro dolore tra le persone che mi volevano bene e che non sarebbe stato di buon esempio soprattutto per le mie nipotine, non avrei dato loro un buon insegnamento. Avevo bisogno di risposte, avevo bisogno di fare chiarezza nella mia vita e nel mio Matrimonio, la sensazione che ho avuto è che un uragano si fosse abbattuto nella mia vita e che avesse mandato all’aria tutte le mie certezze.
Io così logico e razionale mi trovavo male in quel disordine interiore e più cercavo di riordinare da solo e più confusione avevo.
A quel punto rimanere su me stesso era come cercare di chiudere un cerchio che non si chiudeva mai, anzi il vortice diveniva sempre più profondo e scuro.
Mi rendevo conto che nella situazione in cui ero, non avevo nulla da offrire, né a Laura, né a nessun altro. Vivevo una situazione di forte disagio, io che stavo bene solamente quando avevo qualcosa da donare, in quel momento non riuscivo più a farlo.
Ho deciso allora di non farmi più schiacciare da quella sofferenza, di tenerla lontana e di puntare tutto su di me , di rimettere in piedi la mia vita e la mia persona. Sentivo che quello che avrei potuto offrire a lei era quello che io ero. Certo questo voleva dire mettersi in discussione, voleva dire puntare il dito su di me, cercare i miei lati bui, i miei limiti e cambiarli, voleva dire uscire dal guscio, dal silenzio e dalla riservatezza in cui vivevo x andare verso gli altri, non tenere tutto il dolore x me ma condividerlo con chi mi poteva aiutare.
Da quel giorno Bruno è cambiato.
Ho trovato molte persone disponibili che con pazienza e amore mi hanno aiutato a portare la croce, mi hanno fatto capire gli errori, i problemi che insidiavano la nostra casa. Ho trovato persone che mi hanno fatto scoprire Dio e un modo nuovo di pregare. Ho preso le redini della mia vita in mano e mi sono costruito una persona migliore, più forte e completa. Lavoravo su di me per migliorarmi sicuro che avrebbe fatto bene prima a me e poi alla nostra relazione.
Io per Laura sono stato un grande ascoltatore, anche nei momenti difficili in cui riversava su di me tutte le sue emozioni, sentimenti, piaceri per quest’altra persona; la stavo ad ascoltare anche quando lei mi diceva di esserne innamorata e che progettavano un futuro insieme incurante del dolore che mi provocava.
Con impegno e determinazione ho cercato di essere forte per incassare questi duri colpi che ricevevo senza farmi travolgere e soprattutto cercando aiuto il giorno dopo quando mi sentivo distrutto. Ho cominciato a parlare, parlare con il cuore, a manifestare i miei sentimenti belli e brutti, anche se questo per come ero fatto io mi costava tanto impegno e fatica. Ho tenuto duro quando puntualmente mi diceva “ mi fai schifo “ mi ricopriva di insulti e mi trattava con disprezzo, quando con cattiveria mi metteva le mani addosso o peggio mi tirava dietro le cose. Ho cercato sempre di controllarmi, di non permettere che il dolore si trasformasse in violenza, con equilibrio e maturità.
Eravamo ormai arrivati a un punto in cui si vivevano 2 vite separate seppur sotto lo stesso tetto. Lei sempre più sola chiusa in casa a deprimersi, io sempre più vivo, con una vita piena di amici e di cose da fare. Facevo e disfacevo il mondo a modo mio, libero di essere me stesso. Non ero però felice, mancava Laura al mio fianco, non ne avevo più bisogno per essere sostenuto, mi mancava l’amarla e l’essere amato.
Non si stava bene, passavano i giorni ma la soluzione non arrivava sola come manna dal cielo. Occorreva rimboccarsi le maniche e darsi da fare, fare qualcosa di concreto per noi, Retrouvaille.
Come è la vostra vita adesso?
La vita oggi non è un’autostrada a 4 corsie, ma una semplice strada sulla quale di tanto intanto inciampiamo in qualche sasso, alcune volte in salita. Percorrendola però con impegno e costanza riusciamo a gustare splendidi scorci di cui ne avevamo sempre ignorato l’esistenza.
Retrouvaille ci ha indicato tale strada, ha fissato dei paletti che ci difendessero da ricadute troppo dolorose, ci ha dato una robusta auto, noi abbiamo fatto il resto.
Certi giorni abbiamo lavorato duro, è difficile cambiare le brutte abitudini che abbiamo usato per anni, è anche vero che quelle buone con l’esercizio si possono apprendere.
Abbiamo poi anche riscoperto il gusto dolce della vita che da tempo non assaporavamo, il gusto di una passeggiata, di un pic-nic rimediato all’ultimo minuto, di qualche follia che ti riempie di vitalità; abbiamo imparato ad ascoltare ognuno i propri bisogni e rispettare quelli dell’altro; ad accettare le diversità senza giudicare, ad essere più generosi anche con il prossimo , a mettere da parte i nostri bisogni se si voleva trascorrere del tempo insieme. Abbiamo imparato a metterci al servizio senza sentirne troppo il peso, a dimostrare l’affetto con le parole o con gesti d’amore.
Tante volte il fare queste cose è stato un gesto di impegno ed è costato fatica, nulla è divenuto fin da subito automatico, però siamo stati senz’altro ripagati da un clima sempre più sereno e piacevole, sia in casa che fuori.
Io penso di aver fatto più fatica di Bruno poichè molto concentrata su me stessa da sempre e quindi meno aperta al confronto e meno generosa e altruista.
Oggi lotto spesso con la mia rabbia che ancora troppe volte non controllata ha la capacità di rovinare momenti piacevoli. Inoltre spesso mi lascio destabilizzare da piccole cose e mi lascio cadere in un vortice di tristezza e negatività dal quale pretenderei che Bruno mi tiri via. Questi momenti mi ricordano i giorni vuoti e tristi che ho trascorso sola in casa, quando poi riesco a ragionarci su mi rendo conto del tempo buttato via. Non mi lascio scoraggiare, sono solo scogli da superare con l’esercizio.
Personalmente penso che il week end e gli incontri post w e siano stati un faticoso ma costruttivo percorso interiore. Il programma ha avuto la capacità di farmi capire, analizzare e superare problemi e limiti, sia personali che di coppia che da sempre insidiavano la mia serenità e la salute della nostra relazione. Mi ha dato gli strumenti necessari per ricostruire il nostro matrimonio. Il risultato senz’altro positivo del percorso è stato però possibile grazie al fatto di essermi completamente spogliato da maschere e aver accettato con umiltà di mettermi seriamente in discussione . L’ impegno quotidiano a superare i miei limiti e le mie debolezze li offro nel nostro matrimonio per rendere migliore la relazione.
Tutto ciò è potuto avvenire in quanto ho smesso di puntare il dito verso Laura, scaraventandole addosso colpe e responsabilità. Ho diretto il dito verso di me, mi sono preso la mia parte di errori e colpe.. Oggi mi viene più facile confrontarmi con gli altri, con altre famiglie che come la mia hanno scelto e cercano di vivere il proprio Matrimonio.
Ho trovato persone che gratuitamente hanno messo al servizio la loro vita e la loro esperienza per esserci d’aiuto, che ci hanno dedicato tempo e lavoro, persone che quotidianamente lottano con fervore per quello in cui credono. Anche al di fuori della nostra coppia, abbiamo investito molto sulle relazioni. In famiglia e con gli amici abbiamo voluto creare più intimità, condividere emozioni e sentimenti più o meno piacevoli. E’ secondo noi un gesto di forte coraggio in una realtà fatta di relazioni quasi sempre superficiali, è spesso l’andare contro corrente o il rischiare di esserne derisi o giudicati. Credere però in determinati valori e difenderli ci ha resi però più forti e uniti come coppia.
Il fatto di essere stati ciò che non avremmo mai voluto essere, tante volte ci fa sentire inadeguati e fragili, ci incoraggia però la certezza di essere sempre in cammino e di poter sempre diventare ciò che avremmo voluto essere.
Per noi, scrivere questo è stato un lavoro impegnativo, per certi passi molto molto doloroso. Lo offriamo per tutte le persone che anche se con situazioni diverse vivono nella disperazione e nello sconforto, convinte che da certi dolori si esca solo con la separazione. Il messaggio di Gesù :”Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” noi lo sentiamo più vivo che mai, era nei messaggi delle persone che abbiamo conosciuto, nelle telefonate alle quali abbiamo risposto, negli abbracci e nei gesti di premura e affetto. Ci auguriamo un giorno di saper donare tutto questo con lo stesso entusiasmo e con la stessa convinzione.