Nina Hagen dal Rock a Cristo
Testimonianze conversioni cristiane
Nina Hagen: da icona atea del punk-rock alla conversione cristiana
Nina Hagen è una storica icona del punk-rock tedesco, personalità molto eccentrica che ama mostrarsi in pubblico con look sempre diversi. Le sue canzoni sono ironiche, graffianti e mostrano testi con idee femministe e molti richiami sessuali. Da sempre cresciuta in ambiente ateo in cui era addirittura proibito parlare di Dio (come racconta lei stessa a The Local). Questa visione rattrappita della realtà l’ha portata ad essere un’icona del punk nichilista e narcisista. Nel tempo però ha cominciato ad aprire l’uso della ragione, fino alla conversione in tempi recenti al cristianesimo. L’Osservatore Romano le dedica proprio un bellissimo articolo.
A 55 anni Nina si è arresa, Dio -spiega lei stessa- l’ha raggiunta attraverso la gioia di amare ed essere amata, il miracolo costante dell’amicizia, il dono della maternità ricevuto con i figli Cosma e Otis, la felicità di dare senza risparmio tempo, cura e tenerezza a due piccoli esseri totalmente indifesi che nei loro primi giorni di vita possono ricambiare solo con pianti interminabili, misteriosi mal di pancia in piena notte e sorrisi sdentati.
Il suo nuovo CD si intitolerà “Personal Jesus” (uscirà in Italia a settembre) e Giancarlo Riccio l’ha intervistata per L’Espresso, cercando di capire se la sua conversione è una trovata pubblicitaria o meno: «Non ho nessun nuovo stile - spiega lei-. Io sono musicista e cantante e ho abbracciato le radici del gospel americano delle origini e la musica rock per tutta la vita. Riascolti i miei dischi quando avevo 18 anni: ci troverà già molte canzoni gospel, come ad esempio i Mahalia Jackson-Hits, Right on Time, Gonna Live the Life, Hold me… Ave Maria, Spirit in the Sky». Nel suo sito internet ufficiale, accanto alla foto di scena in parrucca blu elettrico e occhi bistrati, in cui fa il verso alla Sally Bowles di Liza Minnelli in Cabaret, ha voluto inserire un santino da prima comunione, con una elegante grafica in stile liberty inizi del Novecento, e una citazione dal salmo 18 “Ti siano gradite le parole della mia bocca/ davanti a te i pensieri del mio cuore/ Signore, mia roccia e mio redentore”. Guarda qui il suo sito.
A 55 anni Nina si è arresa, Dio -spiega lei stessa- l’ha raggiunta attraverso la gioia di amare ed essere amata, il miracolo costante dell’amicizia, il dono della maternità ricevuto con i figli Cosma e Otis, la felicità di dare senza risparmio tempo, cura e tenerezza a due piccoli esseri totalmente indifesi che nei loro primi giorni di vita possono ricambiare solo con pianti interminabili, misteriosi mal di pancia in piena notte e sorrisi sdentati.
Il suo nuovo CD si intitolerà “Personal Jesus” (uscirà in Italia a settembre) e Giancarlo Riccio l’ha intervistata per L’Espresso, cercando di capire se la sua conversione è una trovata pubblicitaria o meno: «Non ho nessun nuovo stile - spiega lei-. Io sono musicista e cantante e ho abbracciato le radici del gospel americano delle origini e la musica rock per tutta la vita. Riascolti i miei dischi quando avevo 18 anni: ci troverà già molte canzoni gospel, come ad esempio i Mahalia Jackson-Hits, Right on Time, Gonna Live the Life, Hold me… Ave Maria, Spirit in the Sky». Nel suo sito internet ufficiale, accanto alla foto di scena in parrucca blu elettrico e occhi bistrati, in cui fa il verso alla Sally Bowles di Liza Minnelli in Cabaret, ha voluto inserire un santino da prima comunione, con una elegante grafica in stile liberty inizi del Novecento, e una citazione dal salmo 18 “Ti siano gradite le parole della mia bocca/ davanti a te i pensieri del mio cuore/ Signore, mia roccia e mio redentore”. Guarda qui il suo sito.
Nell’intervista ribadisce: «Il disco è un desiderio del cuore, una preghiera del cuore che si è realizzata. E’ un omaggio al mio Creatore, all’autore della mia vita Gesù Cristo e a tutti gli uomini. Lo amo perché lo conosco, Dio si è continuamente manifestato nella mia vita. Io sono sua figlia e lo sarò per sempre; è stato Lui che mi ha amato per primo». Un percorso molto simile è stato fatto in Italia da Giovanni Lindo Ferretti.