Giorgio Bocca da ateo anticlericale a cristiano
Testimonianze conversioni cristiane
La conversione cattolica di Giorgio Bocca
Gennaio 2012 Stampa articolo
E’ il rispetto l’unica reazione lecita davanti alla morte di un uomo ed è con il massimo rispetto che rinnoviamo i saluti per uno degli intellettuali più incisivi e sopra le righe del giornalismo italiano. Giorgio Bocca ci ha lasciato il 25 dicembre dell’anno appena trascorso dopo una breve malattia alla veneranda età di 91 anni.
Politicamente inclassificabile, fu fascista prima e partigiano poi, uomo dalla penna tagliente e provocante. Tuttavia sono proprio le sue interviste e quelle con la moglie che mostrano come in quel cuore grande e libero albergasse anche una domanda che speriamo possa aver trovato risposta nei momenti finali della sua vita terrena. E’ la vedova che, intervistata da “Il Giornale”, risponde con titubanza al giornalista che le chiede conferma della notizia sulle sue supposte nozze “segrete” in chiesa. Silvia Giacomoni risponde diffidando molto di un giornale schierato come “avversario” delle correnti di pensiero del marito, fondatore di “Repubblica”, ma con grande onestà conferma e avvalora il tutto: «Mi sento un po’ confusa. Ho difficoltà a parlare di un argomento tanto delicato con un giornale che non lo è. Bocca mi ha insegnato che ai colleghi si risponde sempre. Ma non mi metto a raccontare che l’ho accompagnato all’altare. Però se tu fossi stato ai funerali avresti ascoltato un’omelia con dei contenuti precisi. Più che parlare con me bisognerebbe parlare con il sacerdote. Quella cerimonia voleva dire qualcosa.»
Una vita ricca di affascinanti contraddizioni quindi, fatta di battaglie intellettuali e grande giornalismo, divisa fra la certezze e i dubbi che attanagliano solo le grandi menti. Un’altra dichiarazione di Bocca, questa volta a Gabriella Colarusso di Lettera 43 che nell’aprile scorso lo interpellava sull’importanza della Costituzione: «Della Costituzione italiana me ne frego. A me importa della costituzione morale. Credo di più al Vangelo che non alla Carta. Mi sembra più convincente, perché nel Vangelo c’è qualcosa di divino che nelle costituzioni liberali non c’è.» (cfr. Ultimissima 3/5/11) Rincariamo la dose, sempre nella stessa conversazione con la Colarusso: «Dal punto di vista morale sono un po’ vigliacco, sono molto cattolico: la penitenza, la confessione…». E ancora, sempre nella medesima intervista, parlando di quando durante la Guerra tolse la vita a un uomo: «I preti sarebbero contenti di dire che ho un rimorso di questa roba, spesso me la ricordo… Credo che il mito che la vita umana è sacra, un dono di Dio, sia una cosa religiosa. Un timore, un rimorso che ti viene dall’educazione religiosa».
La vedova ovviamente ribadisce al giornalista de “Il Giornale” che non è assolutamente lecito parlare di “conversione”, soprattutto perché forse Bocca ha sempre avuto i germi silenziosi della religiosità dentro di se, almeno a giudicare dalle sue ultime interviste: non ci si può convertire a qualcosa se già la si sente propria, almeno in parte. Magari “propria” ma di nascosto, per la carriera, per senso di distacco da una famiglia da lui stesso definita “più superstiziosa che religiosa” (“La Neve e il Fuoco”, Feltrinelli 2011). Magari per le agitazioni di uno spirito acuto e forte, talmente tanto inquieto dal fargli cercare battaglie nobili e duri scontri per tutta la vita, sia nel giornalismo che nella politica. ”Certi uomini non cercano qualcosa di logico come i soldi, non si possono comprare né dominare, non ci si ragiona né ci si tratta. Certi uomini vogliono solo veder bruciare il mondo.”
E’ proprio questa frase tratta dal film “Il Cavaliere Oscuro” che può descrivere un uomo come Bocca, un incendiario contro il moralismo stantio e un terrorista contro il becero bigottismo intellettuale moderno, una vita vissuta sulla punta della penna e sul filo del rasoio, libero dai compromessi e dai luoghi comuni che intrappolano i pavidi e gli ignavi. Capace di darsi del vigliacco per provare rimorsi ma facendo di una potente morale il cardine portante della sua vita, senza bandiere e senza compromessi. E capace di cambiare idea sulla Fede e sulla vita grazie a una donna straordinaria come sua moglie.
Salutiamo nuovamente Bocca augurandoci che negli ultimi istanti abbia deciso di riappacificarsi anche con l’ultimo dei suoi avversari di sempre, sperando che Egli possa perdonare errori e sviste della sua gioventù in favore di quanto di grande e bello ha fatto per la cultura del nostro paese. Ma si sa, la Misericordia per eccellenza è proprio la Sua. «La mia famiglia era più superstiziosa che religiosa. Adesso che mia moglie è molto religiosa, vedo che essere religiosi è una cosa molto diversa» (Giorgio Bocca, “La Neve e il Fuoco”, Feltrinelli 2011)
Una vita ricca di affascinanti contraddizioni quindi, fatta di battaglie intellettuali e grande giornalismo, divisa fra la certezze e i dubbi che attanagliano solo le grandi menti. Un’altra dichiarazione di Bocca, questa volta a Gabriella Colarusso di Lettera 43 che nell’aprile scorso lo interpellava sull’importanza della Costituzione: «Della Costituzione italiana me ne frego. A me importa della costituzione morale. Credo di più al Vangelo che non alla Carta. Mi sembra più convincente, perché nel Vangelo c’è qualcosa di divino che nelle costituzioni liberali non c’è.» (cfr. Ultimissima 3/5/11) Rincariamo la dose, sempre nella stessa conversazione con la Colarusso: «Dal punto di vista morale sono un po’ vigliacco, sono molto cattolico: la penitenza, la confessione…». E ancora, sempre nella medesima intervista, parlando di quando durante la Guerra tolse la vita a un uomo: «I preti sarebbero contenti di dire che ho un rimorso di questa roba, spesso me la ricordo… Credo che il mito che la vita umana è sacra, un dono di Dio, sia una cosa religiosa. Un timore, un rimorso che ti viene dall’educazione religiosa».
La vedova ovviamente ribadisce al giornalista de “Il Giornale” che non è assolutamente lecito parlare di “conversione”, soprattutto perché forse Bocca ha sempre avuto i germi silenziosi della religiosità dentro di se, almeno a giudicare dalle sue ultime interviste: non ci si può convertire a qualcosa se già la si sente propria, almeno in parte. Magari “propria” ma di nascosto, per la carriera, per senso di distacco da una famiglia da lui stesso definita “più superstiziosa che religiosa” (“La Neve e il Fuoco”, Feltrinelli 2011). Magari per le agitazioni di uno spirito acuto e forte, talmente tanto inquieto dal fargli cercare battaglie nobili e duri scontri per tutta la vita, sia nel giornalismo che nella politica. ”Certi uomini non cercano qualcosa di logico come i soldi, non si possono comprare né dominare, non ci si ragiona né ci si tratta. Certi uomini vogliono solo veder bruciare il mondo.”
E’ proprio questa frase tratta dal film “Il Cavaliere Oscuro” che può descrivere un uomo come Bocca, un incendiario contro il moralismo stantio e un terrorista contro il becero bigottismo intellettuale moderno, una vita vissuta sulla punta della penna e sul filo del rasoio, libero dai compromessi e dai luoghi comuni che intrappolano i pavidi e gli ignavi. Capace di darsi del vigliacco per provare rimorsi ma facendo di una potente morale il cardine portante della sua vita, senza bandiere e senza compromessi. E capace di cambiare idea sulla Fede e sulla vita grazie a una donna straordinaria come sua moglie.
Salutiamo nuovamente Bocca augurandoci che negli ultimi istanti abbia deciso di riappacificarsi anche con l’ultimo dei suoi avversari di sempre, sperando che Egli possa perdonare errori e sviste della sua gioventù in favore di quanto di grande e bello ha fatto per la cultura del nostro paese. Ma si sa, la Misericordia per eccellenza è proprio la Sua. «La mia famiglia era più superstiziosa che religiosa. Adesso che mia moglie è molto religiosa, vedo che essere religiosi è una cosa molto diversa» (Giorgio Bocca, “La Neve e il Fuoco”, Feltrinelli 2011)
Marzio Morganti
dal sito UCCR.it