ex Testimoni di Geova Cristologia - La Fata Baldassare
di La Fata Baldassare
Digitalizzazione a cura di Gino Basile
PREFAZIONE
Ho scelto trattare "La cristologia dei Testimoni di Geova" per varie motivazioni. Innanzitutto perché
avendo fatto parte di questa organizzazione per dieci anni con funzioni direttive mi dà la possibilità di parlare di argomenti il più delle volte sconosciuti anche agli stessi T. di G.
Inoltre, essendo quasi del tutto impossibile ai non TdG venire in possesso della letteratura edita dalla loro Casa editrice (la Società Torre di Guardia) mi consente di sviluppare il tema con metodo scientifico.
Si può dire che oggi quasi tutti, in un modo o nell'altro abbiamo fatto conoscenza o almeno sentito parlare dei T. di G., magari ammirando il loro zelo e la dedizione che dimostrano nel loro lavoro di proselitismo.
Ma sarebbe del tutto ingenuo aspettarsi di conoscere la verità sui TdG e la loro mutevole esegesi attraverso il loro servizio di studi biblici a domicilio o ascoltando semplicemente ciò che un testimone ha da dire in difesa della propria storia e della sua dottrina, ammesso che la conosca.
A conclusione del quadriennio di studi le acquisizioni dogmatiche e dottrinali mi consentono di confrontare temi cristologici essenziali per conoscere con visione cattolica le eresie cristologiche geoviste avendo nello stesso tempo un occhio attento a quanti, e sono migliaia, sono usciti dalle fila dei Testimoni di Geova.
0. INTRODUZIONE
La difficoltà a precisare cosa si intende per "sette" ha condotto la recente ricerca ad abbandonare tale termine per parlare di "nuove religioni" o "movimenti religiosi altematlvi". Sotto tale, nome si collocano una molteplicità di forme che la fenomenologia delle religioni tenta di catalogare con l'unica pretesa di individuare delle tipologie fondamentali almeno tendenziali.
Un dato balza evidente alle considerazioni delle "nuove religioni": non si riconoscono in nessuna delle religioni tradizionali e determinano perciò una dilatazione del concetto di religione, fino a farlo coincidere con qualsiasi esperienza di "salvezza".
"Gli psicologi insistono su criteri come: la certezza di possedere la "verità", la certezza di costituire e proporsi come l'unico ambito di salvezza, il proselitismo aggressivo, l'ansia escatologica, la dipendenza spinta fino a forme morbose da un capo o guru, e così via". (cf M. INTROVIGNE, Le sette cristiane, ed. Amoldo Mondatori, S.P.A., 1989, Milano, pag. 8.)
E' ovvio che l'atteggiamento della Chiesa nei confronti di queste "nuove religioni" non può essere paritario come rispetto alle religioni tradizionali. Senza negare che la Chiesa vuole dialogare con tutti, resta il fatto che il dialogo si attua in forma diversa in relazione agli interlocutori dello stesso.
In rapporto alle religioni diverse dalla cattolica, il Vaticano II ha autorevolmente dichiarato che:
"... Le religioni si trovano nel mondo intero si sforzano di superare, in vari modi, l'inquietudine del cuore umano proponendo delle vie, cioè dottrine, precetti di vita e riti sacri. La chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni". (cf Nostra Aetate. n° 2 )
Lo scopo del dialogo con le religioni è pertanto, quello di scoprire quanto di verità, di santo e di bene Dio, Mediante il Verbo e lo Spirito, ha diffuso in esse affinché con un processo di assunzione, purificazione ed elezione, (Cfr. Lumen Gentium, n° 13) si possano condurre alla fede cristiana le persone che appartengono a quelle tradizioni religiose. Il dialogo quindi non sostituisce l'annuncio, ma lo precede e lo accompagna. Il Magistero, nel periodo successivo al Concilio, più volte è intervenuto a riproporre
l'affermazione richiamata e a illustrarne il senso.
Quantunque siano sempre esistite, le sètte religiose hanno conosciuto in questi anni recenti una crescita costante nel numero e nella diffusione. La causa di tale proliferazione deve essere ricercata essenzialmente in due fenomeni, verificatisi in tempi recenti, anche se alcune sètte hanno una storia
secolare.
0.1. Cause della proliferazione
Un primo fattore è da individuare nella crisi della religione in una società secolarizzata; e nella incapacità di trasmettere un messaggio forte ad un pubblico conquistato dalla civiltà telematica. Recentemente Gerlando Lentini (in un articolo dal titolo "La civiltà del peccato" pubblicato sul suo giornale "La via"( G. LENTINI, La civiltà del peccato, in: La via, n. 10, anno 1999.)) ha ricordato che Píer Paolo Pasolini, uomo ben lontano dalla cultura cattolica, rimproverava alla Chiesa di non aver ben capito che il referendum sul divorzio l'aveva vinto la televisione; non solo, ma sosteneva anche che un Potere occulto (cui non sapeva dare il nome), voleva fare dell'uomo non il cittadino, il galantuomo, tanto meno il cristiano, bensi un consumatore e basta. E fu un profeta.
0.2. Un secondo fenomeno è la rivoluzione tecnologica, dalla quale è nata prepotente la volontà di spiegare tutto, anche se è diffusa la consapevolezza del limite del pensiero umano incapace di pensare la trascendenza. Da qui spesso la rinuncia ad indagare ciò che sta al di là, dato che gli uomini sono troppo piccoli per arrivarci. In tal senso si propone una forma di "apofatismo negativo" di origine velatamente orientale, più che "l'apofatismo positivo" della tradizione cristiana, quella posizione teologica pienamente ortodossa per la quale si sostiene che, dopo aver raggiunto positivamente l'affermazione della trascendenza di Dio, e anche dopo aver riconosciuto e provato una rivelazione da parte dì Lui, l'uomo deve ammettere, con la riverenza della creatura finita, che di Dìo è infinitamente più ciò che si deve tacere di quanto si può affermare. (cfr. Rom. 11,33).
Ma l'uomo ha sempre dentro di sé una scintilla di eterno e di infinito; perciò ha bisogno di andare al di là della immagine e della razionalità.
I "movimenti religiosi alternativi" sono come una specie di surrogato, facile da consumare per il palato desensibilizzato dell'uomo contemporaneo. Essi offrono una religiosità accessibile, clamorosa, piena di immagini forti; ma anche una religiosità assai più formale che profonda. Il Magistero ha già fornito vari documenti informativi, ha stimolato lo studio del fenomeno attraverso la costituzione di gruppi di ricerca, ha invitato ripetutamente ad una riflessione seria su questo magma oscuro. E, mentre invita ad approfondire la conoscenza di questi movimenti, sollecita anche l'approfondimento e la conoscenza della dottrina cristiana. Si evince, così, la scelta dell'adesione ai grandi eventi della salvezza come necessità per un confronto serio con le nuove realtà, piuttosto che uno stile di apologetica aggressiva.
Diceva Tertulliano: "La Chiesa vi chiede soltanto una cosa: non essere condannata senza essere conosciuta".(L'apologetico, 1,2.)
La storia e la fenomenologia delle religioni attestano che la salvezza è grazia come si ricava ad esempio dai riti di propiziazione, dalla stessa preghiera di domanda, dalla supplica, etc....
Non c'è salvezza senza trascendenza: la trascendenza della divinità ed il rapporto personale con essa sono la condizione di possibilità del trascendimento (per es. il senso dei sacrificio ); non c'è salvezza senza verità: solo questa infatti può proporsi come salvante per tutti.
La Costituzione Dogmatica "Dei Verbum" attribuisce la massima importanza alla Sacra Scrittura che
"la Chiesa ha sempre venerato come ha fatto per il corpo stesso di Cristo, non mancando mai di nutrirsi del pane della vita dalla mensa della Parola di Dio".( Dei Verbum 21)
Allo stesso tempo la Chiesa crede fermamente che "le, verità divinamente rivelate, che nei libri della Sacra Scrittura sono contenute ed espresse, furono iscritte per ispirazione dello Spirito Santo".( Dei Verbum 21)
Ogni religione o movimento che si definisce "cristiana", non può non fare riferimento, alle Sacre Scritture, ed è con esse che deve confrontarsi. Ogni tentativo di manipolazione o alterazione del testo sacro costituisce una palese violazione delle norme divine, offesa gravissima a Dio che, per mezzo dello
Spirito Santo, ne ha ispirato la redazione.(Cfr. 2 Tím. 3,16 )
Per quanto riguarda la sacralità delle Sacre Scritture, nessuna organizzazione religiosa si era mai permessa di manipolare, alterare, cambiare, con aggiunte od omissioni artatamente studiate, falsificare il testo sacro, facendo di ciò che loro chiamano "Traduzione del Nuovo Mondo della sacra scrittura"
un tradimento delle scritture.
Inoltre, le condizioni indispensabili per essere definiti cristiani sono: essere battezzati come ha stabilito il divino Maestro, cioè "nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo",(Mt. 28,19) e credere nella divinità di Gesù.
Questi due ultimi requisiti mancano ai Testimoni di Geova per i quali il battesimo è una semplice formalità che sancisce l'ingresso ufficiale nelle fila del geovismo. In altre parole il battesimo è una semplice dichiarazione pubblica e simbolo di dedicazione del neofita, dedicazione che avviene dopo aver urlato un
doppio "SI" alla richiesta di assoluta fedeltà alla "Torre di Guardia ".( Società Torre di Guardia = termine usato per indicare l'intera struttura legale e finanziaria dei Testimoni.)
Si legge nel catechismo geovista: "il battesimo in acqua è una pubblica dimostrazione che la persona ha dedicato la sua vita a Geova". (cf Potete vivere per sempre su una terra paradisiaca edito dalla Watch Tower Bibie and Tract Society of Pennsylvania, 1982, pag. 252.)
Inoltre i Testimoni di Geova credono che Gesù era semplicemente un uomo, e rigettano con disprezzo l'insegnamento circa la sua divinità.
Tale accusa è fondata, ma questo non è stato fatto erroneamente o indebitamente".(cf La Torre di Guardia del 15/6/1964, pag. 383), (sottolineature mie). E ancora: "Tutto l'intendimento delle Sacre Scritture era diretto in tal senso (la fine del mondo per il 1914) o modificato secondo tale idea".(Vicina la salvezza dell'uomo dall'afflizione mondiale ed. Watch Tower ..... 1978, P. 135).
Quindi per loro stessa ammissione i capi del geovismo hanno dichiarato che hanno adattato la loro "Bibbia" al credo ufficiale precostituito dei Testimoni di Geova. Dell'organizzazione geovista, i vescovi italiani hanno scritto: "Ci sentiamo in dovere di dichiarare con franchezza che i Testimoni di Geova non appartengono alla comunità cristiana e non solo a quella cattolica.
Rifiutano infatti esplicitamente verità fondamentali della nostra fede, innanzitutto quella del Dio Uno e Trino, Padre, Figlio e Spirito Santo, e quindi della divinità dei Signore Gesù Cristo; interpretano in modo letterale e fondamentalista, e persino falsificante, la Sacra Scrittura!”.
Il problema viene definito "allarmante, per cui urge informare, mettere in guardia".(Rapporto della Conferenza Episcopale Nazionale sulle Sètte, "Osservatore Romano" del 7/5/1986)
Il papa Giovanni Paolo II: "Urge fermare questo contagio".(G. GENNARINI, Avvenire dei 12/9/1986)
Ai Cattolici ingannati ed irretiti dalle Sette, lo Spirito Santo, per mezzo di San Paolo grida: "Mi meraviglio che così in fretta da colui che vi ha chiamati con la grazia di Cristo passiate ad un altro vangelo.
In realtà, però, non ce n'è un altro; solo che vi sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo. Orbene, se anche, noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anatema!" (Gal. 1,6-8)
In questi 2000 anni tutti i Padri della Chiesa, Dottori, i sacerdoti zelanti hanno sempre parlato e spesso "tuonato" per smascherare con forza le falsità, onde arrestare il contagio che rovina le anime e per difendere Cristo Dio e la sua Chiesa. Costoro hanno messo in pratica il consiglio di Sant'Agostino: "Amate gli erranti, ammazzate gli errori"(Cfr. C. LANZI, Con Maria verso Gesù, Litocartotecnica, San Martino di strada, Forlì 1990, pag. 157).
E' dello stesso tono San Francesco di Sales: " I nemici di Dio e della Chiesa devono essere attaccati e condannati con tutta la forza possibile. La carità ci obbliga a gridare "al lupo" quando il lupo s'ìnfiltra nel gregge in qualsiasi luogo lo si incontra".( Cfr. C. LANZI, Con Maria verso Gesù, Litocartotecnica, San Martino di strada, Forlì 1990, pag. 162)
Il tacere è la più grave mancanza di carità, e significa tradire Gesù e il suo Vangelo.
0.2. Elenco delle eresie professate dai T. di G.
La cristologia dei Testimoni di Geova, è unica nel suo genere. Non solo vengono ripresentate vecchie eresie, ma con i T. di G. si assiste alla riproposizione di un cumulo di vecchie e nuove eresie che si coagulano formando il credo geovista. Ne elenco alcune
1) Arianesimo: Gesù è solo un uomo creato.
2) Montanismo: Esasperato millenarismo, rigetto dell'autorità dei vescovi, negazione della Chiesa istituzionale.
3) Marcionismo: Marcione sottolinea la negatività della materia che comprometteva l'umanità di Cristo eliminando l'incarnazione.
4) Gnosticismo: L'istruzione gnostica mira a dare agli adepti risposte a tutti gli interrogativí esistenziali.
I TdG hanno una risposta per tutte le domande sul senso della vita e gli innumerevoli perché, fornita loro attraverso i manuali. (Accertatevi di ogni cosa, attenetevi a ciò che è eccellente, edito dalla Watch Tower 1974 Ragioniamo facendo uso delle Scritture, ed. Watch...... 1985.)
Inoltre lo gnosticisnio si fonda su una conoscenza trasmessa da un rivelatore-salvatore. Nel caso dei TdG è la classe dello "schiavo fedele e discreto" che dispensa il cibo spirituale a suo tempo. (Il riferimento è a Mt. 24,45)
Tale classe ha la pretesa di ricevere le rivelazioni e l'intendimento delle Scritture direttamente da Dio, per cui tra i TdG. c'è la ferma convinzione che il Corpo Direttivo (Il Corpo Direttivo è l'organo collegiale supremo dei TdG. al quale è riconosciuto una indiscussa autorità organizzativa e dottrinale. Tutti i membri di questo Corpo si professano unti dallo Spirito Santo e sono considerati i "Santi" viventi. Secondo il credo geovista, a loro Dio rivelerebbe la sua volontà e il senso delle scritture.) (C.D.) costituisce l'unico e vero canale di comunicazione tra Dio e gli uomini istituito da Dio stesso. (Cfr, Rivelazione, il suo grandioso culmine è vicino, edito Watch Tower....., 1988, pag. 16. La Torre di Guardia dei 15/9/1972, pag. 549)
(ndr badate che queste cose sono scritte veramente nelle riviste Torre di Guardia citate, e il dott. La Fata le possiede tutte in originale)
Nello gnosticismo inoltre basta conoscere per essere salvati. Per i TdG è lo stesso. Applicando alla lettera il passo di Gv. 17,3 i testimoni sono convinti che più versetti biblici a memoria si conoscono, più sicura è la salvezza perché indice di maturità.
Inoltre lo gnosticismo è caratterizzato dal dualismo: pneumatici e psichici.
Anche tra i TdG. vi sono gli pneumatici (i 144.000 destinati al regno dei cieli), e gli psichici (il semplice testimone identificato come membro della grande folla destinato a vivere per sempre su questa terra).
(ndr praticamente ci sono i TdG di serie A cioè gli unti facenti parte del corpo direttivo, e gli uomini di
serie B che vanno a fare propaganda di porta in porta, quello che fa piangere è il fatto che questi ultimi si accontentano di essere diversi dagli unti, non si rendono conto che in realtà agli occhi di Dio tutti siamo uguali e tutti i credenti vivremo in paradiso, loro si accontentano di vivere sulla terra, infatti qualcuno di loro sceglie pure la casa che più gli piace, anche se per ora appartiene a qualcun altro, in vista della sua vita futura su questa terra)
5) Macedoniani o pneomatomachi: negano la divinità dello Spirito Santo riducendolo ad una forza attiva di Dio.
6) Come Berengario, Calvino ed altri, negano la presenza reale del corpo di Cristo nell'Eucarestia ed il cambiamento del pane e dei vino nella consacrazione.
7) Come i Catari ed Bogomili, rigettano parti dell'A.T., negano Il mistero dell'Incarnazione, dichiarano di origine diabolica le immagini sacre e l'adorazione della croce. (I TdG nutrono per la croce un odio viscerale, perché la associano al culto fallico, e ritengono che Cristo morì su di un palo e non sulla croce.)
8) Come Zwinglio condannano le cerimonie religiose, la messa come sacrificio, l'intercessione dei santi, l'autorità ecclesiastica, il purgatorio.
9) Come gli Anabattisti, sostengono la necessità di ribattezzare coloro che avevano ricevuto il battesimo da bambini, proclamano la fine del mondo basandosi su una arbitraria interpretazione di Daniele e dell'Apocalisse, rifiutano il servizio militare.
10) Come gli Adozionisti, credono che Gesù era semplicemente un angelo. (Michele)
11) Come gli Ebioniti, negano la divinità di Gesù.
12) Come il febronianesimo, e altri rigettano il primato del Papa.
13) Come nel chiliasmo o millenarismo, interpretano in senso letterale le parole misteriose dell'Apocalisse di Giovanni (c. 20-21) secondo le quali Satana, dopo un certo tempo, sarebbe stato incatenato e avrebbero regnato i giusti (i 144.000) per mille anni con Cristo.
Sciolto il diavolo dalle catene e sconfitto una seconda volta, sarebbe avvenuta una seconda resurrezione generale, il giudizio universale e la formazione di un nuovo cielo e di una nuova terra, concludendosi così il corso dei mondo.( cfr. Il Millenario Regno di Dio si è avvicinato, edito dalla Watch Tower ...... Inc. 1975, pag. 149-151.)
CAPITOLO I
1.0. GESU' CREATO
Nella introduzione ho accennato al metodo adottato dagli esegeti geovisti per sostenere con prove scritturali la loro dottrina.
Rivolgeremo adesso la nostra attenzione all'alterazione di uno dei principali testi cristologici, quello di
Col. 1,15-20, di cui ì T. di G. si servono per dimostrare che Gesù ha avuto un inizio, che è una creatura.
L'apostolo Paolo nel descrivere il primato dì Cristo dice:« Egli è immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura; poiché per mezzo di Lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potestà. Tutte le cose sono state create per mezzo di Lui e in vista di Lui. Egli è anche il capo del corpo, cioè della Chiesa, il principio, il primogenito
di coloro che risuscitano dai morti, per ottenere il primato su tutte le cose. Perché piacque a Dio di fare abitare in Lui ogni pienezza e per mezzo di Lui riconciliare a sé tutte le cose, rappacificando con il sangue della sua croce, cioè per mezzo di Lui, le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli». (La Bibbia di Gerusalemme, ed- Dehoniane, Bologna, XIV edízione, 1996.)
E' qui evidente lo scopo dell'autore sacro, nel descriverci l'identica sostanza di Cristo con il Padre.
1.1 L'esegesi geovista
Dal momento che il passo biblico di Colossesi mal si concilia con il credo geovista secondo il quale Gesù è stato creato ed è solo un uomo, occorre trovare una soluzione. La Bibbia dei TdG (Traduzione del Nuovo Mondo...., op. citata, da ora in avanti T.N.M. * Nella T.N.M. le parentesi sono quadre.
Traduce il passo di Col. 1,15-20 così: "Egli è l'immagine dell'invisibile Iddio, il primogenito di tutta la creazione; perché per mezzo di lui tutte le [altre] cose furono create nei cieli e sulla terra, le cose visibili e le cose invisibili, siano essi troni, o signorie, o governi, o autorità. Tutte le [altre] cose sono state create per mezzo di lui e per lui. Ed egli è prima di tutte le [altre] cose e per mezzo di lui tutte le [altre] cose furono fatte esistere, ed egli è il capo del corpo, la congregazione. Egli è il principio, il primogenito dai morti, affinché divenga colui che è primo in tutte le cose; poiché [Dio] ritenne bene di far dimorare in lui tutta la pienezza, e per mezzo di lui riconciliare di nuovo con sé tutte le [altre] cose facendo la pace mediante il sangue [che egli sparse] sul palo di tortura, siano esse le cose sulla terra o le cose nei cieli".
Le parentesi quadre entro le quali è posta la parola "altre" fanno parte del testo biblico dei TdG, parola che introducono del tutto arbitrariamente per ben 5 volte per rendere esplicito e chiaro che Gesù fa parte della creazione di Dio.
Quando si contesta loro questa aggiunta, rigettano con sdegno la contestazione perché le parentesi, dicono, sono state messe apposta per indicare che è una aggiunta dei traduttori, e non fa parte integrante del testo biblico.
Ma occorre conoscere bene le tecniche usate dal Corpo Direttivo (Il Corpo Direttivo è attualmente formato da 12 membri.) per non restarne vittime cadendo nella loro trappola. Facendo una ricerca nella loro sconfinata produzione letteraria, si ha una sorpresa. Tutte le volte che viene citato il passo biblico di Colossesi sopra riportato, ci si accorge che le parentesi quadre scompaiono; la parola [altre] diventa parte integrante del testo biblico, parola ispirata divinamente. (Cfr. Cose nelle quali è impossibile che Dio menta, ed. Watch Tower ........ 1965, pag 127 anche Accertatevi ...... op. cit. pag.118 e 207. )
(ndr quello che scrivono gli unti sulla Torre di Guardia dai TdG è ritenuto ispirato, quindi l’aver tolto le parentesi quadre, per loro, è giusto).
Così mentre per l'apostolo Paolo Gesù non sta dalla parte delle cose create, il C.D. inserendo la parola "altre", fa diventare Gesù una delle "altre cose"; e se è una "cosa", è un essere creato. Secondo questa logica, commentando il pensiero di Paolo traggono la seguente conclusione: "Viene così indicato che anch'egli è un essere creato, parte dalla creatura di Dio".( Ragioniamo facendo uso delle scritture, edito dalla Watch Tower...., 1985, pag. 406.)
Uno dei tanti manuali per lo "studio biblico a domicilio" considerato dal geovismo un efficace strumento d'indottrinamento, dice: "Prima di venire sulla terra Gesù era chiamato la "Parola di Dio" Questo titolo indica che prestava servizio in cielo come portavoce dì Dio. E' anche chiamato il "primogenito" e "l'unigenito" figlio di Dio.
Ciò significa che fu creato prima di tutti gli altri figli spirituali di Dio e che egli è l'unico ad essere stato creato direttamente da Dío".(Potete vivere per sempre su unia terra paradisiaca, ed. dalla Watch Tower....., Roma, pag. 58)
(ndr incredibile, allucinante, secondo i TdG allora Gesù ebbe il privilegio di essere creato direttamente da Dio, mentre tutte le altre cose furono create dagli angeli, ci vuole molto vino per arrivare a scrivere simili allucinazioni. Bestemmiatori, dovreste vergognarvi di ciò che scrivete e propinate ai vostri fedeli; un giorno ne renderete conto a Dio e pagherete fino all’ultima goccia di vita)
Dello stesso avviso è il libro "Creazione", ove si dice: "Il Logos fu il principio della creazìone di Dio.
Dopo aver creato il Logos, Iddio fece di lui il suo agente attivo ... Geova conferì al Logos un posto di fiducia".( J.F RUTHERFORD., La creazione, ed. Watch Tower...., Brooklyn, 1927, pag. 12 )
(ndr se i normali fedeli TdG riflettessero di più su quello che leggono si accorgerebbero delle amenità che scrive il C.D., ecco un esempio: Logos significa Parola=Verbo, se Dio creò tutto per mezzo della Parola (che è suo Figlio) vuol dire che il Logos è sempre esistito assieme a Dio, altrimenti si potrebbe pensare che Dio un tempo era muto, ma in Gv 1,1 leggiamo “In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. 2Egli era in principio presso Dio: 3tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste” quindi i TdG di serie B non sanno nemmeno quello che dicono, quelli di seria A invece sanno benissimo che sono degli ingannatori).In quanto essere creato, ne consegue che Gesù è fratello della miriade di angeli creati allo stesso modo da Dio, ed ex fratello di Satana. (La Torre di guardia dei 1/9/1988, pag.13 ) "Lucifero ed il Logos sono chiamate "le stelle mattutine";(La creazione, op. cit. pag. 19) al tempo della fondazione della terra, il Logos e Lucifero cantarono insieme un inno di lode".(La creazione, op. cit. pag. 47.)
(ndr E’ risaputo che Rutherford alzava molto il gomito; ma lui asseriva fermamente che era un essere divino, e i suoi scritti erano tutti ispirati. Alla luce di quanto si legge dai suoi scritti anche noi cristiani possiamo affermare con certezza che Rutherford era veramente pieno di-vino.) 1.2. Come è stato lmpiegato Gesù Quale sua creatura, Dio "ha ammaestrato Gesù nella sua esistenza preumana", e svolse diversi incarichi su ordine del Padre suo corne quello di "parlare ad Adamo nel giardino di Eden (Gen. 2,16.17); era l'angelo del vero Dio che andava davanti al campo d'Israele (Es. 14,19); inoltre Gesù nella sua forma preumana era anche il principe di un'esercito di Geova che apparve a Gìosuè per rafforzarlo (Giosuè 5,14. 15); fu anche il principale portavoce di Dio sulla terra".La Torre di guardia del 1/8/1995, pag. 13-14.
Inoltre viene precisato che "Geova fece un piano particolareggiato per la formazione del primo uomo, quindi il Logos si accinse ad eseguire quel piano ed a fare l'uomo esattamente conforme alle indicazioni ricevute"; il Logos prontamente ubbidì al comando ricevuto, essendo "il principale uffìciale esecutore"
di Dio. (Cf La creazione, op. cit. pag. 49. (cf La creazione, op. cit. pag.127.)
La versione Interlincare del N.T. prodotta dai T.di G. nel 1969, e definita dal C.D. un testo fedele e corretto traduce: "in lui fu creato il tutto".(cf The Kingdom Interlinear Translation of the Greek Sciptures, ed. della Watch Tower,.. Brooklyn 1969. )
(cf Don Lorenzo MINUTI, I TdG. non hanno la Bibbia, Coletti a San Píetro, 1992, Roma.)
(ndr poi per evitare contraddizioni hanno rivisto e ristampato la loro Bibbia nel 1987, eliminando da essa tutto ciò che andava contro le loro teorie)
Il testo di Colossesi quindi colloca il mondo all'interno della vicenda Cristo. L'idea portante è quella salvifica, perché Cristo è l'uníco mediatore della creazione, 'Tutte le cose sono state fatte per mezzo di lui" (vs. 15.16 che sono in perfetta sintonia col prologo giovanneo di Gv 1,1 e seg.) e l'unico mediatore della
salvezza (vs. 18b-20).
Inoltre i vs. 17-18a sono un intermezzo in cui Cristo è presentato come capo degli eletti e della Chiesa.
Questo intermezzo congiunge il ruolo di Cristo nella creazione e il ruolo di Cristo nella salvezza.
In questo inno Paolo presenta Gesù come immagine sostanziale del Padre (vs. 15), riproduce ciò di cui è il Padre.
Gesù è la visibilità del Padre invisibile, l'immagine rivelativa del Padre nella salvezza.
Tutto in Cristo diventa unitotalità, perché senza di Lui niente è concepibile. Egli è il luogo in cui ogni cosa raggiunge il pieno significato del proprio essere e della propria vita.
CAPITOLO Il
2.0. ESISTENZA PREUMANA DI GESU'
Abbiamo accennato alla credenza geovista circa l'esistenza preumana di Gesù.
Gesù nella dottrina dei TdG non è altro che l'arcangelo Michele a cui Dìo avrebbe sottratto la forza vitale angelica cambiandogliela per un po' di tempo in forza vitale nel grembo della Vergine María.
Lo scopo di tale provvedimento era motivato dal fatto che l'uomo aveva rovinato il progetto di vita eterna per sempre su questa terra che Dio aveva per l'uomo. Col peccato di Adamo sarebbero entrati nelle cellule del corpo umano difetti genetici che ne hanno provocato la morte. Gesù, da arcangelo Michele diventato semplicemente l'uomo-Gesù non per generazione, ma per il suddetto intervento di Dio, non ha ricevuto i difetti genetici nelle cellule del suo corpo; di conseguenza Gesù non doveva morire essendo il
perfetto equivalente del corpo di Adamo, candidato ad una vita senza fine su questa terra.
L'idea che Gesù nella sua esistenza preumana era l'arcangelo Michele, non è una scoperta biblica fatta dagli esegeti di Brooklyn, ma è stata presa a prestito da una sètta giudaica del secondo secolo dopo Cristo, gli Ebioniti, secondo i quali Gesù è stato un grande ebreo, ma non perché fosse Figlio di Dio e Dio egli stesso, ma perché era l'arcangelo Michele incarnatosi in uomo (cfr. I TdG non hanno la Bibbia, op. cit. pag. 27.)
2.1. I testi biblici
ln essi l'arcangelo Michele è menzionato solo cinque volte,(cf Dan 10, 13.2 1; 12, 1; Giuda9; Ap. 12,7);
ed in nessun riferimento è detto che egli sia Gesù. Parlando di Michele, Dan. 10,13 dice che è "uno dei primi principi" dal che si deduce che non è l'unico principe. Inoltre l'angelo che appare a Daniele, parla di Michele come un suo collaboratore, e non pare pertanto che egli sia "un angelo inferiore a Michele" come invece vuole fare intendere il dizionario biblico dei TdG (Ausiliario per capire la Bibbia, ed. Watch Tower ...... Roma, 1981, pag. 828.) e come le stesse parole dell'angelo fanno comprendere: "Nessuno mi aiuta in questo, se non Michele, ed io ... mi tenni presso di lui (Michele) per dargli rinforzo e sostegno" (Dan. 10,21); inoltre i TdG ricorrono a dimostrare che Gesù = Michele e Michele = Gesù.
Scrivono: "Prove scritturali mostrano che Michele era il nome del Figlio di Dio prima che lasciasse il cielo per diventare Gesù Cristo e anche dopo che vi tornò. Michele è l'unico chiamato "arcangelo" che significa "angelo principale" o "angelo capo", termine che ricorre nella Bibbia solo al singolare, a indicare che uno solo Dio ha designato quale capo delle schiere angeliche.
In 1Ts. 4,16 la voce del risuscitato Signore Gesù Cristo viene definita "voce di arcangelo", e ciò fa pensare che lui stesso sia in effetti l'arcangelo.
Questo versetto lo descrive nell'atto di scendere dal cielo con "chiamata di comando". E' solo logico dunque che la voce che esprime tale chiamata di comando sia definita con un termine che non sminuisca la grande autorità di cui ora è investito Gesù Cristo quale Re dei re e Signore dei signori (Mt. 28,1 8; Riv. 17,14).
Se il titolo "arcangelo" non si riferisse a Gesù Cristo ma ad altri angeli, l'espressione "voce di arcangelo" non sarebbe appropriata: sarebbe una voce meno autorevole di quella dei Figlio di Dio…. Nella sua esistenza preumana Gesù era chiamato "la Parola". (Gv. 1, 1). Aveva anche il nome proprio Michele. Conservando il nome Gesù dopo la resurrezione (At. 9,5) la "Parola" dimostra la sua identità col Figlio di Dio sulla terra. Il fatto di avere ripreso il suo nome celeste Michele e il suo titolo "la Parola di Dio", (Riv. 19,13) lo ricollega con la sua esistenza preumana. Lo stesso nome Michele, che significa "chi è simile a Dio?" fa notare che Dio è senza uguali e che Michele, il suo arcangelo, è il suo grande Sostenitore e
Vendícatore" (Ausiliario per capire la Bibbia, op. cit. pag. 829, anche Perspicacia nello studio delle scrittue ed. da Watch Tower ............ 1988, vol. II pap, 278.)
Anche il testo di 1Ts. 4,16 è adattato in modo da applicarlo a Gesù e farlo coincidere con l'insegnamento della Soc. Torre di Guardia. Si legge nella T.N.M.: "il Signore stesso con voce di arcangelo…."
Le traduzioni cattoliche rendono 1 Ts 4,16: "Il Signore stesso, alla voce dell'arcangelo e al suono della tromba di Dio discenderà dal cielo…" (sottolineature mie)
Inoltre un'accurata lettura del testo, non autorizza assolutamente ad identificare la voce dell'arcangelo con quella di Cristo. Infatti 2 Ts. 1,7 parla di "quando si manifesterà il Signore Gesù dal cielo con gli angeli della sua potenza";(Cfr. La Bibbia di Gerusalemme, ed. Dehoniane, Bologna, XIV edizione, 1996.) pertanto, se Gesù porterà con sé un esercito di potenti angeli, non sarebbe appropriato che un arcangelo, Michele, lo accompagni? In maniera analoga l'espressione "tromba di Dio" di 1 Ts. 4 .16, non significa necessariamente "la tromba di Dio che suona" ma il suono, autorizzato di Dio, della tromba del giudizio.
(Cfr. Mt. 24,3 1; 1Cor. 15,52;) La preposizione greca vuole esprimere le circostanze concomitanti del "discendere" (gr. Katabalnein). In simili descrizioni entrano tratti tradizionali delle concezioni e della letteratura apocalittica, che servono a delineare "l'atmosfera" in cui si produrrà la fine, più che a descrivere gli eventi particolari. (G. KITTEL ( a cura di) Grande lessico del Nuovo Testamento, Queriniana, Brescia, 1965, vol. 5°, coli.317-324.) La voce, la tromba, l'ordine, sono elementi caratteristici di ogni teofania
nella letteratura apocalittica; (cfr. Es. 19,16) "sono probabilmente dei sinonimi che annunciano l'ora della "parusia" e dell'adunata del popolo di Dio".(Grande Commentario Biblico, Queriniana, Brescia, 1974, col. 1 1 25.) Solo un uso distorto della Scrittura può consentire di identificare il Cristo con l'arcangelo Michele.
(Cfr. S. POLLINA, Il popolo dell'Apocalisse, Movimento Bìblico Cattolico Gris, Casamassima, Bari, 1993, pag. 119.)
(ndr certo che i TdG di fantasia ne hanno da vendere)
CAPITOLO III
3.0. NATALE DI GESU'
Per riguarda la nascìta di Gesù, ecco come avvenne secondo il C.D. di Brooklyn: "Allorché Maria ebbe accettato l'invito dell'arcangelo Gabriele, la concezione ebbe luogo in lei e potenza dell'iddio Altissimo la coprì con la sua ombra". In che modo avvenne la concezione miracolosa? In questo caso non fu portata all'esistenza una creatura vivente assolutamente nuova senza alcuna anteriore esperienza. Ma si dovette tener conto della celeste "donna" (moglie) di Dio, della celeste organizzazione di Dio assomigliata ad una donna. In realtà il "seme" menzionato in Gen. 3,15, doveva venire da lei. Per questo incarico terreno essa dovette provvedere uno dei suoi figli spirituali.
Questo non significò che, onde la vergine fanciulla Maria concepisse, uno dei celesti figli spirituali di Dio dovesse essere mandato a rannicchiarsi nel microscopico ovulo o cellula uovo nel corpo di Maria e fecondarla. L'Iddio Onnipotente per mezzo del suo spirito santo (o la sua forza attiva) trasferì la forza vitale del suo eletto figlio celeste dall'invisibile reame spirituale, alla cellula uovo nel corpo di Maria e la fecondò ... Chi fu il figlio che Dio elesse perché nascesse come creatura umana perfetta?
Le Sacre Scritture indicano che fu colui che un angelo parlando al profeta Daniele, chiamò "il vostro
principe", cioè Michele (Dan. 10,2 1; 12,1;) ... E' stato giustamente chiamato Michele l'arcangelo. Che la sua forza vitale fosse trasferita nella cellula uovo di Maria significò che egli, Michele, scomparve dal
cielo. Con la nascìta umana da Maria, egli doveva divenire una anima umana".(1 Cf L'eterno proposito di Dio ora trionfa per il bene dell'uomo, ed. Watch Tower.., 1975, pag. 135.)
Un altro testo di consultazione ed esegesi edito dai TdG dà molta enfasi alla "moglie" di Geova dalla quale sarebbe nato il Michele-Gesù. Il testo espressamente dice: "Il servitore messianico (Gesù) faceva parte della celeste organizzazione di Geova, costituita dai fedeli figli di Dio. (Ob. 1.6) Quella celeste organizzazione spirituale ha il ruolo di "moglie", sposata a Geova il creatore; Egli in questa unione celeste ha il ruolo di "Marito". Poiché i celesti figli di Dio erano considerati figli dell'organizzazione celeste
di Dio in quanto ne facevano parte, l'organizzazione celeste fu considerata come la loro madre, la moglie del loro padre celeste. Cosi il servitore menzionato in Isaia 50,11 è uno dei figli di lei. Geova scelse
il suo principale figlio celeste perché prestasse servizio sulla terra come Servitore messianico.
La materna organizzazione di Geova in cielo provvide dunque questo insigne rivendicatore della sovranità universale del proprio marito, e dopo il battesimo ad opera di Giovanni Battista, Geova, il Marito di lei, versò il suo spirito santo".(2 cf Vicino la salvezza dell'uomo..., op. cit. pag. 90.)
Circa il trasferimento e la nascita di questa creatura spirituale il C.D. così insegna: "Non era certo impossibile per il creatore, che progettò gli organi riproduttivi umani, far sì che una cellula uovo nel seno di Maria venisse fecondata con mezzi soprannaturali. Geova trasferì la forza vitale e la personalità del suo celeste Figlio primogenito nel seno di Maria. La forza attiva di Dio, il suo Spirito Santo, protesse lo sviluppo del bambino così che questi poté nascere come un uomo perfetto".(cf Ragioniamo facendo uso..., op. cit, pag. 213.)
Per spiegare la nascita di Gesù viene detto: "Un ovulo femminile contiene un cromosoma X. Lo spermatozoo maschile può averne uno X e uno Y. Dall'incontro di due X si ha una femmina; dall'incontro di una X e dì una Y si ha un maschio. Essendo Gesù un maschio, il cromosoma Y dev'essere stato fornito in modo miracoloso, come indica la Bibbia".(cf La Torre & Guardia dei 15/08/1982, pag. 5.)
'*Dio prese, la personalità del suo unigenito Figlio, e pose questa personalità nella minuscola formazione di
María; in tal modo fu concepito Gesù".(cf Da Paradiso perduto al Paradiso riconquistato, ed. da Watch Tower..., 1967, papi. 127.) Visto che la nascita di Gesù avvenne per un fattore genetico, per un intreccio di cromosomi, ne consegue che "Gesù non fu un Dio-Uomo sulla terra; non fu un ibrida creatura celeste o terrestre. Egli fu un puro uomo, la cui energia vitale era stata trasferita dal cielo per opera dello spirito o forza attiva di Dio Onnipotente.
Non fu nessuna incarnazione di una persona celeste, nessuna incamazione della "Parola di Dio"'.(cf Vita eterna nella libertà dei figli di Dio, ed. da Watch Tower..., 1967, pag. 75,)
(ndr più si legge è più ci si rende conto delle eresie che predicano i TdG, notate che tutte queste sottigliezze non le raccontano subito quando vi bussano alla porta, solo dopo essere entrati nella setta si apprendono simili bestemmie)
3.1. Celebrazione del Natale
La nascita di Gesù è motivo di gioia per i cristiani; il periodo dell'Avvento la Chiesa lo considera un periodo forte dell'anno, occasione per una più intensa riflessione sull'amore di Dio per l'uomo, occasione particolare di incontro con Dio. Ma nelle pagine della Rivista Torre di Guardia, da circa 80 anni non si fa che ripetere che il Natale è una festa pagana che disonora Cristo, che Gesù non nacque il 25 Dicembre, che celebrare il Natale significa offendere Dio. Ma non è stata sempre questa la veduta dei TdG sul Natale: per diversi decenni dalla loro fondazione infatti, i TdG celebravano regolarmente il Natale. Nella loro letteratura si legge: "Il giorno di Natale, celebrazione della nascita del nostro caro Redentore, è stato celebrato per secoli nella data del 25 Dicembre; e sebbene sia risaputo che si tratta di una data sbagliata, e che essa molto probabilmente corrisponde invece all'annunciazione, avvenuta nove mesi prima della nascita di nostro Signore, che è avvenuta intorno al 1° Ottobre, ciò nondimeno, poiché il Signore non ha provveduto alcuna istruzione su tale argomento, e poiché è appropriato compiere opere buone e coltivare buoni pensieri in questo giorno, non può essere assolutamente sbagliato che noi, seguendo l'uso generale, ricordiamo come fanno tutti gli altri in questo tempo la nascita del nostro caro Redentore".(cf La Torre di guardia del 15/12/1898, pag. 370.)
E come se non bastasse, pochi anni dopo, per ribadire la correttezza e la necessità della celebrazione di tale ricorrenza, la Torre di Guardia così si esprimeva: "Non è molto importante che il 25 Dicembre non sia l'anniversario della nascita del nostro Signore, o che egli sia nato in effetti verso il 25 Dicembre.
Un giomo vale l'altro se si tratta di commemorare la nascita nella carne di nostro Signore, quale dono provveduto dall'amore di Dio ad un mondo condannato e morente".(cf La Torre di Guardia dei 15/12/1908, pag. 379.)
E ancora l'annuario dei 1976 al sottotitolo "Celebrazione e feste", così scrive: "Al tempo del pastore Russel (il fondatore dei TdG) si celebrava il Natale nella vecchia Casa Biblica di Allegheny, in Pennsylvania. A Natale il fratello Russel dava ai componenti della famiglia della Casa Biblica pezzi da cinque o dieci dollari d'oro .... Invece del solito "Buon giorno a tutti", il fratello Russel augurava "'Buon Natale a tutti". (cf Annuario del 1976 dei Testimoni di Geova, ed. dalla Watch Tower..., pag. 146.)
Da tenere presente che per l'occasione, nella sala da pranzo della suddetta Casa Biblica, veniva addobbato un gigantesco albero di Natale. Solo qualche ventennio dopo gli esegeti geovisti americani ricevono la "rivelazione progressiva' dell'origine pagana del Natale. Si legge infatti nell'annuario del 1976 sempre a pag. 146: "Il 12 Dicembre 1928 fu pronunciato un discorso sul soggetto del Natale. Quel discorso indicò l'origine pagana del Natale. Dopo ciò, i fratelli della Betel non celebrarono più il Natale"'.
Così, di punto in bianco, a distanza di 50 anni dalla loro nascita, viene annunciata l'equazione Natale = paganesimo. Da allora le menti pensanti di Brooklyn ripugnano ed inducono gli adepti a ripugnare, nel senso peggiorativo del termine, l'idea e la pratica del Natale. In prossimità della “pagana" ricorrenza del Natale, puntualmente la rivista ufficiale dei TdG pubblica ogni anno un articolo sul tema. Ecco un esempio: "Il Natale è davvero cristiano?". L'articolo dice: "I primi cristiani non celebravano la nascita di Cristo. Se le feste di compleanno non hanno origini cristiane, come mai il Natale di Cristo divenne una festa "cristiana" di rilievo? Il 25 Dicembre, si celebrava il Natale del sole invitto, importante festa mitraica di Roma .... il 25 Dicembre, natale di Mithra, dio iranico della luce e giorno dedicato al sole invitto, oltre che giorno successivo ai saturnali, fu adottato dalla Chiesa come Natale, la natività di Cristo, per neutralizzare gli effetti di quelle feste. Così la celebrazione pagana del Natale continuò con un semplice cambiamento di nome, da Mithra a Cristo".( La Torre di Guardia del 15/12/1994, pag. 4.)
Inoltre la rivista si affanna a dimostrare l'erroneità della data in quanto "i pastori che dimoravano all'aperto e che di notte facevano la guardia ai loro greggi, non avrebbero potuto farlo né essere lì nel cuore dell'inverno".(Idem pag. 5)
3.2. Chi guidò realmente i Magi
Il geovismo dà una lettura ed un significato del tutto particolare alla "stella" che guidò i Magi fino a Betlemme; secondo i vertici geovisti la stella era in realtà Satana; il commentario biblico pubblicato dai TdG. ne dà questa interpretazione. "Gli astrologi che vennero dai luoghi orientali", quindi dalle vicinanze di Babilonia, la cui visita al re Erode dopo la nascita di Gesù provocò la strage di tutti ì bambini maschi di Betlemme, evidentemente non erano servitori o adoratori del vero Dio.
In quanto alla "stella" che essi videro, sono state avanzate molte ipotesi: una cometa, una meteora, una supernova o, più semplicemente, una congiunzione di pianeti.
Nessuno di questi corpi celesti poteva logicamente essersi formato sopra il luogo dov'era il fanciullino, identificando così la sola casa del villaggio di Betlemme in cui si trovava il bambino. E' pure degno di nota che solo quegli astrologi pagani "videro" la stella. A motivo del fatto che praticavano l'astrologia, benché fosse condannata, e dei pessimi risultati della loro visita, che mise in pericolo la vita dei futuro Messia, è certo consentito, anzi opportuno ritenere che fossero guidati da una fonte avversa ai propositi di Dio relativi al promesso Messia. E' certo ragionevole chiedersi se colui che "continua a trasformarsi in angelo di luce" il cui operato è contrassegnato da "ogni opera potente, e segni e portenti di menzogna", che fu in grado di far sembrare che un serpente parlasse, e che fu definito da Gesù "omicida quando cominciò", non avrebbe potuto far "vedere" agli astrologi un oggetto simile ad una stella che prima li guidò non a Betlemme, ma a Gerusalemme, dove risiedeva un acerrimo nemico del promesso Messia? (cf Perspicacia nello studio...., op. cit. XXX vol. II pag 1049.)
Inoltre gli esegeti geovisti mettono in evidenza la necessità di aborrire le pratiche e le usanze pagane, perché non si può conciliare la pura adorazione con residuati di pratiche che affondano le loro radici nel paganesimo. Con monotona ripetizione viene ricordato ai membri dell'organizzazione: "Uscite da essa, o popolo mio!" (Ap. 18,4). Proviamo a fare qualche considerazione.
Se i cristiani non devono assolutamente celebrare la nascita di Gesù in quanto tale data sarebbe associata ad una festività pagana, quella del "natale del sole invitto", se è giusto aborrire tutto ciò che ha relazione col paganesimo, perché i TdG continuano ancora oggi a fare uso di un calendario i cui nomi della settimana o i mesi dell'anno hanno tutti un'origine pagana, derivando dall'adorazione di divinità cosmiche collegate con i corpi celesti?
Ad esempio: il lunedì è in relazione alla divinità lunare, il martedì a Marte dio della guerra, mercoledì a Mercurio, giovedì a Giove, e così via. Lo stesso discorso vale per i mesi dell'anno; Gennaio da Giano, Giugno da Giunone etc. Se quindi i TdG fanno uso del calendario esattamente come i pagani" della cristianità,( I TdG usano il termine 'cristianità" in senso dispregiativo; viene loro insegnato che la "cristianità" è l'insíeme delle religioni sedicenti cristiane che praticano un cristianesimo distorto e che non hanno il sostegno di Geova; mentre il vero "cristianesimo è professato e rappresentato solo dai TdG.) come possono onorare il loro "Geova"? (Cfr. Il popolo dell Apocalìsse , op. cit. pag. 116.)
Certo, a tale domanda il TdG forse obietterà che non si sognerebbe mai di associare il martedì a Marte o, il venerdì a Venere; in tal caso è evidente la sua incoerenza, perché quale cattolico penserebbe oggi ad associare il Natale ai Saturnali o, associare Gesù a Mithra?
E poi, perché oggi non provare gioia per l'evento della nascita di Gesù, dal momento che i pastori, gli angeli, Simeone, Anna, tutti si rallegrarono per tale nascita?
Il messaggio cristiano del Natale vuole riflettere sul mistero dell'Incarnazione, l'irrompere nella storia di Colui "che è, che era e che viene" (Ap. 1,8); perché "Cristo è lo stesso ieri, oggi, sempre". (Eb. 13,8) Quando nella letteratura geovista si legge che i primi cristiani non celebravano il Natale",( Cfr. T.G. 15/12/1994, pag 5.) non fanno altro che evidenziare un dato di fatto noto ai cattolici, e che ha le sue motivazioni.
La prima generazione di cristiani infatti attendeva come imminente il ritorno di Cristo, viveva in una continua tensione escatologica, riteneva vicina la parousia".( Cfr. 1 Ts. 4, 15.) In considerazione di ciò, non si avvertiva il bisogno di celebrarne la nascíta.
E' solo con l'affievolirsi di questa attesa non realizzata della seconda venuta di Cristo che si è sentito il bisogno di ricorrere alla memoria dell'evento per attenderlo di nuovo. Quindi nessun sentimentalismo
infantile e nessuna rielaborazione dei "saturnalia" in chiave cristiana come vorrebbero far credere
i TdG, nessuna pratica o riscoperta di riti pagani o miti babilonesi, ma l'essere condotti, con la pienezza della nostra umanità, nello spazio e nel tempo di Dio, quel tempo dove tutto è avvolto da un eterno presente che è comunione d'amore; è il venire di Dio nella quotidianità dell'uomo.
Natale è allora per i cattolici memoria dell'infinito amore di Dio per l'uomo, è spazio e tempo in cui l'uomo ritrova se stesso, è grido di gioia che esulta per la venuta di Colui che ha posto la sua dimora in mezzo agli uomini.( Cfr. Gv. 1,14.)
Il Natale è quindi per i cristiani il passato che si rende presente e nello stesso tempo il futuro di pace che si realizza,( Cfr. Lc 2,14.) e che considerano quel giorno come evento di irradiazione di una luce più intensa e splendente, di quella emanata da qualsiasi astro celeste, la luce di Gesù Cristo destinata a durare fino alla fine dei tenipi.(Cfr. Gv. 8,12.)
Per quanto riguarda le elucubrazioni sulla stella, basta citare la lettera agli Efesini di Sant'Ignazio di Antiochia. "Al principe di questo mondo rimase nascosta la verginità di Maria, come pure il suo parto ... Come dunque furono manifestati ai secoli?
Un astro brillò nel cielo, più luminoso di tutti gli altri; la sua luce era ineffabile, e la sua novità destò stupore. Tutte le altre stelle, con il sole e la luna, formarono un coro attorno a quella stella; essa superava in splendore tutti gli astri (XIX, 1-2). Probabilmente Ignazio vuole indicare che la nascita di Gesù ha segnato la resa degli spiriti cattivi con le loro magie e malizie (XIX,3) o forse anche la fine del paganesimo e delle sue divinità, entrambe strumento di Satana.
CAPITOLO IV
4.0. QUANDO NACQUE GESU'
Se si dovesse attribuire un premio a coloro che hanno l'abilità di far dire dalla Bibbia ciò che NON dice, di sicuro alla Società Torre di Guardia andrebbe la palma d'oro, perché riesce a scoprire quello che la Bibbia non dice e negare quello che dice.
Secondo i "Seri Studenti Bìblici" (così si chiamavano prima di prendere il nome Testimoni di Geova nel 1931) la Bibbia avrebbe predetto l'anno, il mese, ed il giorno della nascita di Gesù. Così commentano i biblisti di Brooklyn: "Un modo per accertare l'anno di nascita di Gesù, è quello di esaminare l'ispirata profezia delle settanta settimane, o delle settanta settimane di anni riportata in Dan. 9,24-27.(Cfr. T.N-M." ed. '87, in Dan. 9,24-27.)
L'angelo Gabriele disse al profeta ebreo Daniele: "Dalla emanazione della parola di restaurare e riedificare Gerusalemme, fino al Messìa il Condottiero, ci saranno sette settimane, anche sessantadue settimane di anni, cioè 69x7, = 483 anni"(cf La Torre dí Guardia, dei 15/12/1980, pag. 3-4. 2). Il Messia a cui fa riferimento Dan. 9 per i TdG non è altri che Gesù.
Si chiedono i T. di G.: "Quando inizieranno questi 483 anni?
Nell'autunno del 455 a.E.V. ( "a.E.V." sta per "avanti era volgare". I TgG non usano dire "avanti Cristo o a.C.- perché essendo usato dalla "crístianità', il termine è pagano), nel ventesimo anno del re Antaserse, quando questo monarca decretò che Gerusalemme e le sue mura dovevano essere riedificate. Di conseguenza quel periodo di 69 "settimane" (483 anni) terminò nell'autunno del 29 E.V. Allora comparve il Messia, perché in quell'anno Gesù fu battezzato da Giovanni e divenne l'unto o Cristo. Gesù, quando fu battezzato, aveva 30 anni, (Lc. 3.23). Se andiamo indietro di trent'anni dal battesimo di Gesù, avvenuto nel 29 E. V. (e se ricordiamo che non esiste un anno zero fra il periodo a. E.V. e quello E.V.), vediamo che Gesù nacque nel 2 a.E.V.
Che dire del giomo? Gesù morì alla Pasqua del 33 E.V. verso il 10 Aprile. Poiché il suo minístero durò tre anni e mezzo, alla Pasqua dei 1° Aprile del 33 E.V. Gesù aveva trentatré anni e mezzo. Sei mesi dopo, il 1° Ottobre, ne avrebbe avuti trentaquattro. Contando all'indietro, si deduce che Gesù non nacque il 25
Dicembre, ma verso il 1° Ottobre dell'anno 2 a.E.V.".(cf T.G. 15/12/1980, pag. 3-4; cfr. T.G. 1/6/1958, pag. 350; T.G. 1/4/1966, pag. 214-216; T.G. 15/12/1977, pag. 742; Ausiliario per capire la Bibbia, op. cit, pag. 1169.)
In effetti, a cosa si riferisce la profezia di Daniele, e qual è la sua corretta applicazione?
Secondo il commento che viene fatto nella Bibbia di mons. Garofalo, testo a cui i TdG fanno spesso riferimento perché ritenuto autorevole, si tratta di una profezia per certi versi oscura. "La profezia è stata variamente interpretata."
Secondo molti, essa comprende il tempo che va fino all'epoca maccabica, considerata come il prodromo, dell'era messianica, quando si verificherà ciò che è detto nel vs. 24, cioè fine dell'empietà ed inizio di una situazione spirituale ideale a compirnento delle profezie.
Isaia (51-55) e Geremia (31-33) connettevano l'era messianica con il ritorno dall'esilio di Babilonia, quando la situazione spirituale di Israele comincerà ad evolvere significativamente verso i tempi del Messia.
Le sette settimane di cui si parla al vs, 25 vanno dalla distruzione di Gerusalemme, avvenuta nel 586 a.C., alla sua ricostruzione, grazie al decreto di Ciro, l'unto capo (Cfr. Is. 45, 1.) emanata nel 538. (decorrono esattamente 49 anni; 7x7).
L'ultima settimana del vs. 27a è il tempo dei Maccabei.
L'unto ucciso (vs. 26) è il Sommo sacerdote Omnia III?, assassinato nei 171 a.C. (2 Mac. 4,30-38).
Il vs. 27b in mezza settimana farà cessare sacrificio ed oblazione, probabilmente si riferisce alla persecuzione di Antioco, durata tre anni e mezzo, tra il 168-164 a.C., che culminerà nella soppressione del culto e nella profanazione dei tempio".(cf La Sacra Bibbia, a cura di mons. S, GAROFALO, ed. Marinetti, VII edizione, Casale Monferrato, 1974.)
4.1 INCARNAZIONE
L'incarnazíone è una verità centrale della fede con la quale si indica l'ingresso del Figlio (Logos, Parola) eterno di Dio nella storia degli uomini mediante l'assunzione di una realtà umana (Gesù di Nazareth) come propria.
Nel prologo di Giovanni si parla del Verbo, dell'Unigenito presso il Padre dall'eternità che si è fatto came, uomo nella forma di vita segnata dalla caducítà, dalla debolezza, dalla morte; del Figlio dell'uomo che è disceso dal cielo e che risale ad esso (3,13-31); del Figlio inviato nel mondo per salvarlo e che torna al
Padre (3,16; 13,1); del Verbo della vita che si è manifestato a noi nella storia (1 Gv. 1,1-4); il Figlio di Dio venuto nella carne (2 Gv. 7). Si può perciò dire che "Giovanni è la fonte neotestamentaria che ha ispirato la creazione del termine "incarnazione".(cf PACOMIO-MANCUSO, Lexicon, Dizionario Teologico EncicIopedico, ed. Piemme, Casale Monferrato, 1993, pag. 514)
"Quindi il Verbo di Dio, senza cessare di essere Verbo, ha assunto la natura umana, il Verbo invisibile apparve dunque visibilmente nella nostra carne; Colui che è generato prima di tutti i secoli, cominciò ad esistere anche nel tempo, per riconciliare il mondo con Dio e ricondurre al Padre l'umanità dispersa".(cf C.E.I. La verità vi farà liberi, Catechismo degli adulti, ed. Libreria Editríce Vaticana, Roma, 1995, n.298.)
"Senza lasciare il cielo dove da sempre e per sempre vive rivolto al Padre, disceso sulla terra per essere
Dio con noi, nostro amico e fratello. Ha condiviso in tutto eccetto il peccato, la nostra condizione umana"(Idem n. 299.) (cfr. Eb. 4,15).
"Pur rimanendo Dio come il Padre, ha voluto vivere e morire da uomo, pensare come noi, volere e agire come noi, sentire e sofffire come noi. Ha assunto un vero corpo ed una vera anima, una volontà umana liberamente sottomessa a quella divina, una conoscenza umana dall'esperienza intima di sé e del Padre,
derivata dall'esperienza del mondo e dall'esperienza intima di sé e del Padre.
Pur rimanendo trascendente, è entrato personalmente in una vera esistenza terrena con un concreto spessore storico: Si è umiliato, non perdendo la natura di Dio, ma assumendo quella del servo (Idem n. 312.). Qual è invece la veduta dottrinale dei TdG circa l'incamazione?
Una volta negata a Gesù la figliolanza divina, non sarà facile ritrovare il Cristo-Uomo nel Cristo-Verbo.
Se Cristo è puro uomo e nulla più che un uomo, come fa ad essere Verbo che presiede alla creazione di tutte le cose?
Per i TdG come si è detto è l'arcangelo Michele che è chiamato Parola di Dio in quanto presta servizio in cielo come portavoce di Dio. Poi, un giorno "improvvisamente, all'insaputa di Maria sulla terra, il primogenito Figlio di Dio scomparve dal cielo. La sua forza vitale fu trasferita nel corpo vergine di Maria".(cf Lo Spirito Santo, la forza del Nuovo Ordine avvenire, ed. Watch Tower..., 1977, pag. 87.)
"Il Figlio si privò lietamente dei suo corpo spirituale e prese la forma di uno schiavo, divenendo simile agli uomini. E così la Parola divenne carne".(cf Dal Paradiso perduto..., op. cit., pag. 231.)
"Dio Onnipotente aveva svestito il Figlio della sua esistenza simile a quella di Dio e aveva trasferito la sua vita dal cielo al seno di María per mezzo della forza attiva o spirito invisibile di Dio".(cf Cose nelle quali è impossibile …. Op. cit., pag. 231.)
Dunque, secondo il credo geovista non ci fu nessuna incarnazione del Figlio di Dio. Ciò è dichiarato in maniera esplicita secondo il loro insegnamento ufficiale. Dicono: "Gesù vuotò se stesso di ciò che aveva in cielo, così che rimaneva solo il suo non perduto diritto alla vita. Poiché vuotò se stesso, certo non ebbe dunque quelle cose celesti quando fu quaggiù sulla terra, dove si trovò nella forma di uomo. Come risultato di ciò egli fu non un Dio-uomo sulla terra; fu non parte spirito e parte uomo; fu non un'ibrida creatura celeste e terrestre.
Egli fu un puro uomo, la cui energia vitale era stata trasferita dal cielo mediante la miracolosa opera dello spirito (o forza attiva) di Dio Onnipotente. Non fu nessuna incarnazíone di una persona celeste, nessuna incarnazione della Parola di Dio".(cf Vita eterna nella libertà..., op. cit., pag. 75.)
Ma, come dichiara esplicitamente Gv. 1, 14: "La Parola è divenuta carne ed ha risieduto fra noi, e noi abbiamo visto la sua gloria, una gloria tale che appartiene ad un figlio da parte di un padre, ed era pieno di immeritata benignità e verità".( Cfr. T.N.M. 1987; in Gv. 1,14.)
E' legittimo chiedere ai vertici geovisti: Quale colpa aveva commesso Gesù per non meritare la benignità del Padre, dato che Gesù era pieno di immeritata benignità? Visto il silenzio sull'argomento dei vertici d'oltre oceano, suppongo che è un'altra trovata dei responsabili del geovismo per annullare, con l'ennesima manipolazione del testo biblico, la divinità di Gesù. (ndr le bestemmie geoviste fanno rabbrividire, essi sono in realtà dei pericolosi eretici.)
Continuando a sfogliare la sconfinata letteratura esegetica del movimento, vi leggiamo: "La teoria dell'incarnazione, consiste nel dire che uno spirito prende per un tempo abitazione in un corpo umano, o che un corpo umano è creato espressamente perché quel dato essere spirituale l'occupi per un certo tempo.
L'incarnazione di Gesù non è conforme alle Scritture.
Se infatti egli fosse stato un essere incarnato, non avrebbe mai potuto redimere l'umanità".(cf J. F. RUTHERFORD, L'arpa di Dio, ed. Internalional Bible Students Association, Brooklyn, 1921, pag. 101)
"Quando Gesù era sulla terra, non poteva essere spirito incarnato perché ciò avrebbe costituito una frode, e Dìo non avrebbe approvato nulla che fosse storto.
Egli deve essere un uorno perfetto uguale e corrispondente al perfetto Adamo".(Idem pag. 129.)
L'incarnazione è l'insegnamento della cristianità che insegna che Gesù era un Dio-uomo. Questa credenza è chiamata la dottrina centrale del Cristianesimo.
Ma anche questa, come altre dottrine insegnate dal clero, è contro la logica e la ragione. L'accettazione da parte della cristianità della teoria che Gesù fosse un Dio-uomo si basa su un imperatore pagano, Costantino il quale, interessato più alla politica che alla religione, "influì sulle decisioni" e determinò ciò che in genere la cristianità crede anche ai nostri giomi. Non fu che nel 451 al Concilio di Calcedonia che venne definita la dottrina dell'Incarnazione. Il Concilio, formato da cristiani sviati, decise che Gesù era un DIO-UOMO".(cf La Torre di Guardia deI 15/6/1957,pag. 380-381.)
(ndr nel concilio del 451 secondi i TdG c’erano cristiani sviati, ma non si accorgono che loro e solo loro sono sviati e svitati)
Il semplice TdG, che si fida ciecamente di ciò che viene scritto nella rivista che serve loro come studio della Bibbia, è convinto che sia stato Costantino a decidere a Calcedonia, e che l'incamazione è stata una invenzione di tale Concilio. Diciamo semplicemente ai TdG di leggere con più attenzione la storia e le date, perché tra Costantino e Calcedonia intercorrono circa centoventi anni.
Altre citazioni sull'argomento tratte da fonti geoviste: "Nascendo come uomo, non era più spirito, e non si limitò ad assumere un corpo carnale, come avevano fatto angeli in passato. Al fine di provvedere il riscatto per l'umanità, la Parola divenne carne nascendo proprio come un essere umano; non si trattò dunque di un'incarnazione". (cf Perspicacia nello studio..., op. cit. pag. 43 5.)
In sintesi il pensiero del geovismo sul tema dell'Incamazione, si può formulare con queste tesi:
a) La Parola-Michele si svestì completamente della sue esistenza andando al nulla.
b) La Parola-Michele si privò della sua gloria e del suo corpo spirituale.
c) Dio trasferì la vita del Verbo-Michele dal cielo al seno di Maria così che il Logos scomparve dal cielo.
d) La Parola-Michele vuotò se stesso della sua energia vitale.
e) Tale energia vitale è "il non perduto diritto alla vita". Non si concepisce come uno non possa perdere il
diritto alla vita, e nello stesso tempo andare all'inesistenza.
4.2. Scopo dei Concilio di Calcedonia
Il Concilio di Calcedonia non inventò l'Incarnazione di Gesù, perché i Concili non vengono indetti per inventare nuovi dogmi o nuove dottrine, come vorrebbe fare credere il geovismo, ma servono a fissare acquisizioni ormai certe, fissano una verità.
Nel Concilio di Calcedonia, si vuole dare una soluzione definitiva a temi e dispute teologiche che duravano da secoli. Nella definizione calcedonese si precisa che Cristo ha due nature, divina e umana che, senza confusione o cambio (contro il monofisismo) e senza divisione o separazione (contro Nestorio) sono unite in una sola persona.
Quindi Cristo non è composto da due persone, ma è uno solo e lo stesso Figlio Unigeníto, Verbo di Dio, consustanziale al Padre ed insieme consustanziale a noi uomini. Si fa finalmente chiarezza sui temi sorti con la scuola antiochena e quella alessandrina, delle quali la prima sottolineava in modo marcato l'umanità di Cristo, la seconda invece la sua divinità.
Con la formula calcedonese si giunge alla precisa affermazione della presenza in Cristo di due nature unite nell'unica persona divina del Verbo. In questo modo la verità cristiana fondamentale, cioè che la salvezza è stata compiuta da chi è ontologicamente perfetto mediatore tra Dio e l'uomo, (cfr. 1Tirn.2,5) che colma con il suo essere la distanza infinita che esisteva tra i due, veniva messa al sicuro da ogni rischio di annullare la dimensione umana del Cristo assorbita da quella divina, o di annullare la divina per affermare solo la parte umana.(cf Lexicon, Dizion. Teologico, op. cit. pag. 132, (alla voce "Calcedonia")
Quindi nessuna invenzione o manipolazione come usano fare regolarmente i teologi geovisti.
Anche il pensiero razionalistico moderno e laico vede in Gesù solo l'umano, rifiutando la preesistenza considerandola dogmatica e mitologica.
Ma il N.T. parla del Padre che ha inviato il suo Figlio, del Logos che è presso Dio e si è fatto uomo. "Il Figlio perciò è un soggetto divino, distinto da Dio Padre, che nel tempo è diventato soggetto di quella vicenda e parabola storica approdata all'eternità di Dio che è Gesù di Nazareth. La confessione della preesistenza eterna del Figlio fattosi uomo in Gesù Cristo è il presupposto della visione cristiana di Dio come eterna comunione dialogica di Persone; Padre, Figlio e Spirito Santo, e dell'annuncio cristiano dell'uomo quale invitato con tutta la creazione a partecipare alla vita di comunione divina".(cf Lexicon, Dizion. Teol. Encicl., op. cit. pag. 815.)
4.3.La fede della Chiesa
La fede della Chiesa cattolica, l'unica Chiesa voluta e pensata da Cristo, col termine "Incarnazione" fa riferimento al mistero dell'unione del Verbo con la natura umana, cioè a quell'azione divina in virtù della quale nel seno purissimo di Maria, per opera dello Spirito Santo, al Verbo si unì ipostaticamente una natura umana.
Ma da questa unione non scaturì solo una persona umana come si ostina a sostenere il geovismo, ma la natura umana e quella divina confluirono nell'unica persona del Verbo, "il Verbo si fece carne---. (cfr. Gv. 1, 14).
Non solo Dio Padre nell'occasione del battesimo e della Trasfigurazione, ma anche Pietro e persino i demoni proclamarono tale mistero. Nel Vangelo è messa in rilievo la divinità di quel Gesù che di se stesso diceva di essere il "Figlio dell'uomo", e che quindi vi compare anche come perfettamente uomo con il suo progredire in età e sapienza, con il suo soffrire, la sua comprensione delle umane necessità ed infermità.
Paolo, nell'inno cristologico di Filippesi dice che Gesù, pur essendo Dio, non ritenne indegno di sé l'abbassarsi fino al punto di assumere e rivestire la natura umana, (non la sola apparenza) ed apparire addirittura come un servo in mezzo agli uomini. (cfr. Fil. 2,5-11.)
Per raggiungere l'umanità, questa comunicazione-donazione prende corpo nella storia ed è Parola incarnata.
Pertanto Gesù è Dio-Uomo, e non un Dio e un uomo, non un Cristo sdoppiato ma un unico Cristo in due perfette nature. Questo il geovismo non potrà mai capírlo, tanto che fino alla noia continua a
ripetere: "L'espressione Dio-Uomo è un'invenzione dei sostenitori della Trinità e non ricorre mai nella Bibbia; il fatto che divenne carne (Gv. 1,14) non significa null'altro che smise di essere una persona spirituale".(cf La Torre di Guardia del 1/3/1963, pag. 142.) E ancora: "Le scritture indicano chiaramente che Gesù dalla nascita alla morte fu in tutto e per tutto un uomo. Se Gesù fosse stato contemporaneamente un essere umano e divino, non si sarebbe potuto dire che era stato reso un poco inferiore agli angeli (Eb. 2,9).
Quelli secondo cui Gesù era un Uomo-Dio citano vari passi biblici nel tentativo di dimostrare che Gesù fa parte della Trinità adorata dalla cristianità, e che egli è uguale a Dio in sostanza, potenza, gloria ed eternità. Ma quando si esaminano a fondo questi passi, ci si accorge che i sostenitori della divinità di Cristo vi leggono più di quello che in realtà vi è scritto" (cf La Torre di Guardia del 15/1/1992, pag. 21.)
Il Magistero della Chiesa che custodisce gelosamente il deposito della fede, dichiara in maniera chiara:
"La Chiesa chiama Incarnazione il fatto che il Figlio di Dio abbia assunto una natura umana per realizzare in essa la nostra salvezza ... La fede nella reale incarnazione del Figlio di Dio è il segno distintivo della fede cristiana. L'evento unico e del tutto singolare dell'Incarnazione del Figlio di Dio non significa che Gesù Cristo sia in parte Dio ed in parte uomo, né che sia il risultato di una confusa mescolanza di divino e di umano. Egli si è fatto veramente uomo rimanendo veramente Dio.
Gesù Cristo è vero Dio e vero uomo... L'umanità di Cristo non ha altro soggetto che la Persona divina del Figlio di Dio, che l'ha assunta e fatta sua al momento del suo concepimento dalla santa Vergine, e da lei nacque il santo corpo dotato di anima razionale a cui il Verbo è unito sostanzialmente ......
La Chiesa così confessa che Gesù è inscindibilmente vero Dio e vero uomo. Egli è veramente il figlio di Dio che si è fatto uomo, nostro fratello, senza con ciò cessare d'essere Dio, nostro Signore".(cf Catechismo della Chiesa Cattolica, Libreria Editrice Vaticana, 1922,nn. 461-469.)
In maniera molto chiara si vede come il Logos diventato carne non vuole dire altro che Egli si è reso partecipe, come noi, della carne e del sangue, e che ha fatto suo il nostro corpo e che è nato come un uomo da una donna, e questo senza perdere la propria natura divina, la sua generazione da Dio Padre, ma continuando ad essere ciò che era, pur assumendo la carne.
Questo è l'annuncio che fa la Chiesa in armonia con la Bibbia. Così pensarono i santi Padri. E per questo motivo chiamarono Madre di Dio la Santa Vergine. Ciò non fu perché la natura del Logos, ossia la sua divinità, iniziò ad esistere a partire da lei, ma perché da lei nacque quel santo corpo animato razionalmente al quale si unì secondo l'ipostasi il Logos, e per cui diciamo che il Logos fu generato secondo la carne.
Con questa verità di fede rispondo alle fantasiose affermazioni che nel linguaggio geovese così suonano: "Secondo gli insegnanti della Trinità, quando la Parola fu fatta carne, Maria divenne la madre di Dio. Ma poiché dicono che Dio è una Trinità, ne consegue che la vergine giudea Maria divenne la madre solo di un terzo di Dio, non la madre di Dio. Divenne la madre di una sola Persona di Dio, della Persona che è messa al secondo posto nella definizione Dio il Padre, Dio il Figlio e Dio lo Spirito Santo.
Quindi Maria fu semplicemente la madre di Dio il Figlio; non fu la madre di Dio il Padre, né la madre di Dio lo Spirito Santo. Ma se i cattolici romani e altri insistono nel dire che Maria fu la madre di Dio, siamo costretti a chiedere: Chi era il Padre di Dio? Se Dio aveva una madre, chi era suo padre? Comprendiamo dunque nuovamente che l'insegnamento della Trinità conduce al ridicolo. Se il meraviglioso tempio del re Salomone non poteva contenere Dio, come poteva dunque una cosa così microscopica come l'ovocellula nel seno di Maria contenere Dio, affinché ella divenisse la madre di Dio? Stiamo dunque attenti a quello che insegnano per non sminuire Dio".(cf La Torre di Guardia, del 1/3/1963, pag. 143.)
4.4.Scopo della venuta di Gesù
La dottrina professata dai TdG, come si è accennato sostiene che Cristo non è neppure Redentore; è solo "il nuovo Adamo". Il concetto di Redenzione è collegato a quello di peccato originale, che è inteso come rovina della condizione morale e fisica che pregiudica l'eterna felicità terrena per cui l' uomo era stato creato. Pertanto la Redenzione operata da Cristo è vista come semplice riscatto pagato per ristabilire la condizione originaria dell'uomo. Tutto il concetto paolino di Redenzione è ridotto a semplice problema regale dove qualcuno deve pagare un prezzo esattamente equivalente. Per dare l'idea di perfetto equilibrio ed equivalenza tra condizione precedente e nuova condizione ristabilita con la venuta di Gesù, nella pubblicazione usata per gli studi biblici a domicilio, (cf Potete vivere per sempre-, op. cit. pag. 63.) viene raffigurata una bilancia nella quale trovasi su di un piatto Adamo, sull'altro Gesù. Il perfetto equilibrio della bilancia permette di visualizzare l'equivalenza perfetta tra i due. Per sgombrare il campo da qualsiasi falsa interpretazione, vi si legge: "Gesù fu l'equivalente del perfetto uomo Adamo". Proviamo a leggere alcuni passaggi significativi della letteratura geovista: "Uno degli insegnamenti principali della Bibbia è il riscatto. il peccato e la morte vennero sul genere umano quando un uomo perfetto, Adamo, trasgredì la legge di Geova. Perché l'umanità ubbidiente fosse liberata, dalla condanna del peccato e della morte, si doveva pagare un riscatto. Esso doveva essere l'esatto equivalente del perfetto uomo Adamo, perché la legge di Dio esige esattezza: "darai anima per anima", (Es. 21,23). Quindi, perché Gesù potesse provvedere il riscatto, doveva essere un uomo
perfetto: niente di più, niente di meno.(cf La Torre di Guardia del 15/6/1957, pag. 382.)
"Un Gesù imperfetto non sarebbe potuto divenire il riscatto né avrebbe potuto esserlo se fosse stato una Incarnazione o un uomo-Dio".(cf La Torre di Guardia del 15/8/1982, pag. 7.)
"Colui che poteva servire da riscatto doveva essere un uomo perfetto di came e sangue, l'esatto equivalente di Adamo (Rm. 5,14) Una creatura spirituale o un uomo-Dio non avrebbero soddisfatto la bilancia della giustizia".(cf La Torre di Guardia del 15/2/1991, pag. 13.)
"Vi è implicato un principio legale contenuto nella legge di Dio. Disubbidendo, il perfetto uomo Adamo perse, per sé e per tutti i suoi figli, la vita perfetta su una terra paradisiaca. Gesù Cristo cedette la propria vita perfetta Per ricomprare ciò che Adamo aveva perso. Si, Gesù "diede se stesso come riscatto corrispondente per tutti (1 Tim. 2,5-6). Poiché era un uomo perfetto, come lo era stato Adamo, Gesù è chiamato "L'ultimo Adamo", (1 Cor. 15,45). A parte Gesù nessun altro uomo avrebbe potuto provvedere al riscatto. Questo perché, di tutti gli uomini, Gesù fu l'unico uguale ad Adamo come perfetto figlio umano di Dio".(cf Potete vivere per sempre..., op. cit. pag. 62, (sottolineatura mia).)
"Riscattare vuol dire sciogliere, liberare qualche cosa; si tratta di un prezzo di redenzione. Riscatto è il mezzo o il prezzo di valore per sciogliere o rilasciare qualche cosa che era legata, rinchiusa, imprigionata.
Necessariamente bisogna che il prezzo di redenzione sia esattamente equivalente o corrispondente a quello che la giustizia richiede per la cosa o l'essere che è in leganie o in prigionia. Perciò diciamo che il riscatto significa un prezzo esattamente corrispondente. Un uomo perfetto aveva peccato ed era stato condannato a morte; perciò un prezzo corrispondente esattamente, sarebbe quello della morte di un altro uomo perfetto e il valore di quella vita posta in vece di quella di colui che prima peccò ed era legato".( L'Arpa di Dio ... op. cít. pag. 124; "La creazione", op. cit. pag. 148.)
4.5. La teoria dei riscatto
Per mettere in cattiva luce la Chiesa Cattolica ed i suoi insegnamenti ritenuti satanici, la letteratura geovista, stravolgendone totalmente il pensiero ed il senso, presenta una lettura sul tema: "il riscatto , la dottrina dimenticata della cristianità!" Vi si legge: 'Nel IV sec. E.V. Gregorio Nisseno e altri sostenevano
che il riscatto fosse stato pagato a Satana il Diavolo! Essi argomentavano che, siccome Satana aveva autorità sull'uomo, per liberare l'umanità era stato pagato un riscatto a lui.
Un loro contemporaneo, Gregorio Nazianzeno, si accorse che questa teoria non reggeva, ma l'idea di un riscatto pagato al Diavolo prese piede e sopravvisse per secoli. Gregorio Nazianzeno riteneva che l'idea dei riscatto pagato a Dio presentava dei problemi, visto che "non eravamo in schiavitù nei confronti di Dio".
Nel XII sec. Anselmo d'Aosta, arcivescovo di Canterbury, tentò di rispondere a questi interrogativi nel suo libro "Cur Deus Homo" (Perché Dio si fece uomo).
Il libro insegnava che la morte di Cristo serviva come mezzo per soddisfare la giustizia divina, ma non come riscatto.. Le teorie di Anselmo erano basate interamente su una logica capziosa, non sulla Bibbia ... Dal Concilio di Trento in poi i teologi sono concordi solo nel rigettare il termine scritturale di "riscatto", preferendo ignorarlo, minimizzarlo, o accantonarlo con le proprie spiegazioni.
Il significato della morte di Cristo viene spiegato con termini specialisticí, con ragionamenti complicati quanto fallaci e con influsso fisico-morale e soddisfazione vicaría.( La Torre di Guardia, del 15/2/1991, pag. 5-6.)
Fin qui, il pensiero del geovismo.
L'intera teoria del riscatto dei TdG si fonda sul presupposto della perfetta equivalenza tra Adamo e Cristo; secondo la teoria geovista, se Gesù fosse stato Dio, la sua morte non sarebbe stato un sacrificio corrispondente, perché avrebbe rotto l'equilibrio legale stabilito dallo stesso Dio eccedendo la misura poiché "se Gesù avesse fatto parte della divinità, il prezzo del riscatto sarebbe stato infinitamente più alto di ciò che richiedeva la stessa legge di Dio".(cf Dovreste credere nella Trinità?, ed. dalla Watch Tower. , 1989, pag. 15.)
Il solito errore geovista vede le Persone divine "parte" della divinitá.
E' vero che la Bibbia insegna che Gesù ha riscattato adeguatamente l'inimicizia di Adamo e di tutti gli uomini con Dio, ma questo non significa che chi riscatta non possa superare il fabbisogno, specialmente quando sono in gioco operazìoni divine sempre dettate dall'amore.
La Bibbia non dice mai che superare il livello del fabbisogno, nell'amore, sia un peccato; anzi è cosa lodevole, e Dio lo ha fatto in Gesù.
Dio non ha dato a nessuno, tanto meno a sé stesso, regole restrittive d'amore. Gesù ricompensa col medesimo denaro i lavoratori della prima ora e quelli dell'ultima.
Nessuno può impedirgli, nemmeno il geovismo, di essere generoso dopo essere stato giusto. Zaccheo afferma di volere restituire quattro volte di più di quello che ha rubato. E poi, non dice la Scrittura che di fronte al peccato dell'uomo, ha sovrabbondato l'amore di Dio per l'uomo? (Rm. 5,20)
Il riscatto "corrispondente" geovista, non si concilia con la Bibbia per almeno due motivi:
a) Per il geovismo greco "antìlytron" di 1Tm. 2,6 significa "riscatto corrispondente", e "corrispondente" significa "né più né meno". Dicono esattarnente: "Scrivendo 1 Tm. 2,5-6, l'apostolo Paolo usò la parola greca speciale antìlytron per descrivere ciò che Gesù offrì in sacrificio a Dio".(cf Cose nelle quali è impossibile-, op. cit. pag. 232; anche (cfr. A. AVETA , Storia e Dottrina dei T di G., ed. Dehoniane, Roma, 1994, pag. 107.)
Qui troviamo un mucchio di affermazioni bibliche inesatte proprio perché il geovismo vuole immettere di forza idee che la Bibbia non ha. Innanzitutto anfilytron significa riscatto, e la parola corrispondente non c'entra, è un'aggiunta. E poi, perché "corrispondente" dovrebbe significare "né più né meno"? E' riscatto "corrispondente" anche uno abbondante. Questo è uno di quei tanti casi nei quali si fa dire ad una parola o ad una frase, più di quello che in realtà dice. La parola "antìlytron" appare nella Bibbía solo qui in 1Tim. 2,6 ed è unanimamente tradotta "riscatto".
A dare l'esatto significato alla parola "antìlytron", ci viene in aiuto Mt. 20,28 e Mc. 10,45; con la stessa espressione "lytron antì pollòn", tradotta dallo stesso geovismo soltanto con "riscatto in cambio di molti".(Cfr. T.N.M. in Mt. 20,28; Mc. 10,45.)
Quindi "corrispondente" nella Bibbia non c'è e tanto meno nel significato di "né più né meno".
b) Come secondo motivo, notiamo che qui Adamo c'entra fino ad un certo punto, perché sia in Paolo che in Matteo, non si parla di Adamo, ma di tutti gli uomini; il sacrificio di Cristo non si applíca solo ad Adamo, ma a tutta l'umanità. E' pur vero che Gesù è chiamato l'ultimo Adamo" oppure è messo in contrasto con Adamo, ma questo non significa che ha redento solo Adamo. Anzi, secondo l'intendimento scritturale del geovismo, Adamo, avendo peccato con cognizione di causa come uomo perfetto, non ha diritto alla risurrezione, anzi con certezza non sarà mai risuscitato. Al di là delle deduzioni logiche geoviste, Gesù venne per salvare l'umanità, tutti gli uomini, tra i quali, checché né dica il geovismo, c'è anche Adamo.
Per quanto riguarda sant'Anselmo, nel suo trattato "Cur Deus Homo dice: "La restaurazione della natura umana non sarebbe potuta avvenire se l'uomo non avesse pagato a Dio ciò che egli doveva per il peccato .
Ma il debito era così grande che per soddisfarlo, essendo obbligato solo l'uomo, ma potendolo solo Dio, occorreva che l'uomo fosse Dio. Quindi era necessario che Dio assumesse l'uomo nell'unità di persona per far sì che colui che doveva pagare e non poteva secondo la sua natura, fosse personalmente identico a colui che lo poteva".(Sant'Anselmo, Cur Deus Homo , 11, 18; cft. Raniero CANTALAMESSA, I Misteri di Cristo nella vita della Chiesa, ed. Ancora, Mílano, 1991, pag. 47.)
Un altro elemento della rivelazione progressiva geovista riguarda il motivo della venuta di Gesù sulla terra.
Al tempo di Russel, il fondatore del movimento geovista, la dottrina centrale dei TdG era stata quella dei riscatto espiatorio di Cristo inteso come espressione dell'amore di Dio per il genere umano. Oggi registriamo nuove letture.
"Il motivo più importante per cui il Figlio di Dio venne sulla terra, non era quello di salvare l'umanità.
Era invece quello di dare risposta alle calunniose insinuazioni di Satana in relazione alla sovranità dì Geova".(cf La Torre di Guardia del 15110/1990, pag. 13)
I teologi si sono valsi della sapienza e della logica umana... ed il loro più grande fallimento è che hanno attribuito capitale importanza alla salvezza dell'uomo, ignorando contese più importanti relative al nome e al Regno di Dio".(cf La Torre di Guardia del 15/2/1991, pag. 7.)
"A tempo debito ulteriori lampi di luce rivelarono che il principale proposito di Geova non era la salvezza delle creature, ma la rivendicazione della sua sovranità.
Si comprese che il più importante tema della Bibbia non era il riscatto, ma il Regno, perché sarà questo a rivendicare la sovranità di Geova".(cf La Torre di Guardia del 15/5/1995, pag. 20.)
Così, con una "bordata lampo" come si usa fare in casa geovista, a cento anni dalla nascita, il geovismo scopre il reale motivo della venuta di Gesù sulla terra come semplice uomo.
La risposta più eloquente a tali elucubrazioni ci viene dalla lettura attenta della Parola di Dio. Mi limito a riportare in citazione solo alcuni passi bíblici, (se ne potrebbero citare molti di più) che evidenziano il punto di vista biblico e dimostrano che Gesù "per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e
per opera dello Spirito Santo si è incamato nel seno della vergine Maria e si è fatto uorno!", per portare l'uomo a Dio e non per ripicca o rivalsa del capriccioso Geova nei confronti di Satana.( Mt. 20,28; Rm. 5,8; 1Tm. 1,15; 2,6; Eb. 10, 12; 1Gv. 4,9,- 4,14; Gv. 3,17; 6,39.40; 6,51; Gal. 1,4; 3,13.)
Secondo i TdG il riscatto-rivendicazìone operato da Cristo, rende possibili due opportunità; una riguarda la terra, l'altra riguarda i cieli.
Il sacrificio di Cristo nell'interpretazione geovista, non si applica né riguarda tutto il genere umano, nemmeno i TdG destinati a vivere per sempre su questa terra: Gesù sarebbe venuto sulla terra solo per l'esiguo numero di 144.000 prívllegiati. Perciò niente riscatto per tutti. Così si esprimono le fonti geoviste: 'Ia grande folla non sarà giustificata o dichiarata giusta né adesso, né allora (dopo Armaghedon) (Armaghedon significa la futura condizione finale del genere umano durante la quale Dio esprimerà il Suo giudizio sull'umanità- Dopo Armaghedon inizierà il milienario Regno di Crísto che ristabilirà una condizione edenica su tutta la terra.) così come sono stati gíustificati i 144.000 coeredi celesti.
La grande folla non subirà un cambìamento di natura da umana a spirituale, e non ha dunque bisogno della giustificazione per fede".(cf Vita eterta nella libertà... , op. cit. pag. 389.)
Il riscatto non reca una redenzione indiscriminata a tutti gli uomini.. Geova non diede suo Figlio come riscatto per ogni uomo, ma piuttosto per quelli. che sarebbero stati ubbidienti".(cf La Torre di Guardia del 15/2/1959, pag, 110)
"Il nuovo patto non è una disposizione approssimativa aperta a tutta l'umanità. E' un provvedimento legale attentamente predisposto che coinvolge Dio e gli unti. Le persone di tutte le nazioni che nutrono la speranza di vita eterna sulla terra beneficiano dei servizi di Gesù. Pur non essendo il loro Mediatore legale, in quanto essi non sono nel nuovo patto, egli è il loro mezzo per avvicinarsi a Geova. Di conseguenza 1Tm. 2,5-6 non dice che Gesù faccia da mediatore fra Dio e tutta l'umanità.
Piuttosto si riferisce a Cristo come Mediatore legale o (procuratore) del nuovo patto. Gesù è un riscatto per tutti coloro che sono in tale patto i quali riceveranno l'immortalità in cielo",(solo i 144.000). (cf La Torre di Guardía del 15/8/1989, pag. 3 1; vedasi anche Perspicacia nello Studio..., op. cit. pag. 245.)
Quindi, anche sul terna della giustificazione assume un valore determinante la discriminazione geovista dei due differenti destini riservati a due classi distinte di persone, i "144.000" e ---la grande folla".
Cristo non è neppure Redentore, ma solo "nuovo Adamo".
Il concetto di Redenzione è collegato a quello di "peccato originale ", che è inteso come rovina della santità morale e fisica che impedisce di godere felicemente i beni della terra; tale redenzione è vista come un semplice risanamento dell'integrità corporea.
La redenzione è un semplice riscatto da pagare in "contantì". Tutto il concetto paolino di redenzione è ridotto ad un semplice problema legale. Ma contrariamente a quanto sostenuto dal geovismo, la fede della Chiesa Cattolica insegna a credere che "tutta la vita di Cristo è Mistero di Redenzione". La Redenzione è frutto innanzitutto del sangue della croce... Tutta la vita di Cristo è Mistero di Ricapitolazione. Quanto Gesù ha fatto, detto e sofferto, aveva come scopo di ristabilire nella sua primitiva vocazione l'uomo decaduto".( C.C.C. op. cit. nn. 517-518.).
CAPITOLO V
5.0. LA RESURREZIONE DI GESU'
In teologia si dà enfasi al fatto che la risurrezione è la culla della Cristologia. La tomba vuota di Gesù è senza dubbio una delle più evidenti testimonianze della storia. Il suo significato e la sua importanza costituisce una pietra di fondamento della fede cristiana di tutti i tempi.
"Se Cristo non è risuscitato, vana è la nostra fede".(1 Cor. 15,14.)
L'angelo che stava a guardia della tomba, così annunciò che era accaduto: "Non è qui, è risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto".(Mt. 28,6.)
Nonostante l'evidenza biblica e la chiara esposizione dei fatti, i TdG, pur di non avere nessuna dottrina in comune con la babilonica Chiesa Cattolica, stravolgono totalmente il senso della risurrezione attribuendogli un signíficato del tutto differente e particolare.
Il risultato della dottrina dell'Incarnazíone comporta la negazione della resurrezione corporale di Cristo. Il corpo carnale di Gesù sarebbe stato fatto sparire da Dio dopo la sua sepoltura.
Il corpo del Risorto non era il corpo di Gesù, ma una materializzazione momentanea che assomigliava al corpo di Cristo. Per quanto riguarda il sepolcro vuoto così lo spiega la Bibbia aggiomata dei TdG: "Dio fece sparire il corpo di Gesù, evitando che vedesse la corruzione e impedendo così che diventasse una pietra d'inciampo per la fede".(cf La Torre di Guardia del 15/11/1991, pag. 31.)
Il C.D. dei TdG sostiene che se il corpo di Gesù non fosse stato fatto sparire, si sarebbe corso il rischio che gli uomini potessero costruire intorno ad esso un culto delle reliquie.
Dio avrebbe agito così per evitare che l'uorno si rendesse colpevole di idolatria attribuendo importanza alle reliquie del corpo dei semplice uomo Gesù, salvaguardando in tal modo la pura adorazione. Sorge quindi la necessità di trovare un sistema idoneo per far sparire questa pietra d'inciampo, il corpo del nostro Signore. La rivista Torre di Guardia illustra il sofisticato sistema al quale Dio fece ricorso per risolvere il problema. Il corpo di Gesù "Fu fatto sparire da Geova Dio, dissolvendolo nei suoi componenti costitutivi o atomi".(cf La Torre di Guardia, ed. inglese, del 1/9/1953, pag. 518.)
In altre parole Dio Onnipotente per impedire che sorgesse un culto intorno a suo Figlio, il che sarebbe stato una pratica pagana, semplicemente lo disintegrò, lo ridusse in milioni di pezzettini che, da allora, vagano nebulizzati per il vasto universo. Scorrendo la letteratura dei TdG scopriamo: "Alla sua risurrezione dai morti, Gesù Cristo non riprese il suo corpo umano; Dio eliminò il corpo umano di Gesù. In che modo? Non lo sappiamo".(cf L'eterno proposito di Dio. op. cit. pag. 153.)
(ndr i TdG comuni, non si accorgono delle enormi bestemmie che leggono e che ripetono in giro per il mondo.)
Probabilmente all'epoca in cui fu edotto tale intendimento, il C.D. doveva attraversare un momento di crisi spirituale, perché è inconcepibile che chi ha la pretesa di sapere tutto su tutto dal momento che riceve direttamente da Dio le informazioni, negli scritti precedenti dice di sapere cosa avvenne al corpo di Gesù, e negli scritti successivi torna a spiegare come avvenne ciò.
Qualche anno dopo infatti scrivono: "Che accadde al corpo di Gesù? Dio lo fece sparire per adempiere ciò che era stato scritto nella Bibbia. Dio ritenne opportuno fare sparire il corpo di Gesù come aveva già fatto col corpo di Mosè. (ndr ecco un altro esempio di come equiparano Gesù a semplice creatura.)
Inoltre, se il corpo di Gesù fosse rimasto nella tomba, i suoi discepoli non avrebbero potuto capire che egli era stato risuscitato, dato che allora non comprendevano pienamente le cose spirituali.
Il fatto che Tommaso abbia messo la mano nella ferita al fianco di Gesù, indica che Gesù semplicemente si materializzò proprio in quel momento".(cf Potete vivere per sempre._ op. cit. pag. 144.)
"Gesù aveva il potere di creare un corpo carnale e apparire in esso e poi dissolverlo ad ogni momento; quando egli appariva ai suoi discepoli attraverso le porte chiuse, egli creava il corpo immediatamente in loro presenza e lo dissolveva quando scompariva".(cf L'Arpa di Dio, op. cit. pag. 171.)
"Dio eliminò il corpo carnale di Gesù nella maniera che ritenne più opportuna, forse disintegrandolo negli atomi che lo componevano. Gesù non riprese il proprio corpo carnale, cosa che avrebbe annullato il riscatto per cui era stato dato".(cf Perspicacia nello studio..., op. cit. pag. 436, vol. I.)
"Se uno paga il debito di un amico, ma subito si riprende quanto ha versato, è ovvio che il debito rimane. Similmente, se Gesù, dopo essere stato risuscitato si fosse ripreso il corpo umano di carne e sangue che aveva sacrificato per pagare il prezzo del riscatto, che effetto avrebbe avuto questo sul provvedimento preso per redimere le persone fedeli dal debito del peccato?
(ndr ricordo ai TdG che Gesù ha sconfitto la morte, è proprio per questo motivo il suo corpo risuscitò, peccato che con molta probabilità sono pochissimi i TdG che ricordano a memoria ciò che scrive la Torre di Guardia nei vai numeri dell’omonima rivista, ma se controllano si accorgeranno che il C.D. si contraddice spesso, forse che Dio di tanto in tanto ripensi a ciò che detta agli unti dei TdG cambiandone il contenuto e il significato?)
E' vero che dopo la risurrezione Gesù apparve in forma fisica ai discepoli. Evidentemente in quella occasione Gesù materializzò dei corpi. Eliminare il corpo fisico di Gesù al momento della risurrezione non fu un problema per Dio".(cf Ragioniamo facendo uso.., op. cit. pag. 170-171.)
"Quando Gesù era sulla terra, egli non era immortale, ma Dio gli fece dono dell'immortalità alla sua risurrezione". (cf La Creazione, op. cit. pag. 243.)
"Gesù fu risuscitato come Figlio spirituale di Dio nella immortalità e nella incorruzione".(L'eterno proposito di Dio.., op.cit. pag. 153.)
"Quando Gesù tornò al cielo riprese il suo nome Michele ... il nome Michele lo ricollegava con la sua esistenza Preumana".(cf Sia fatta la tua volontà in terra, edito dalla Watch Tower. 1961, pag. 314.)
"Egli riprese il suo nome Michele, così che in cielo ci fu di nuovo un arcangelo Michele".(cf L'eterno proposito di Dio., op. cit. pag. 154.)
(ndr come vedete la fantasia non manca ai TdG, e le bestemmie neppure.)
5.1 Le testimonianze dei Vangeli
Partiamo dalla parola di Gesù: "Distruggete questo tempio, ed in tre giorni lo farò risorgere".(Gv. 2,19.) Alcuni giudei presenti pensarono che si riferisse al tempio letterale di Gerusalemme, ma la Bibbia spiega che "egli parlava del tempio del suo corpo".( Gv. 2,21.)
Così, secondo le stesse parole di Gesù, Dio non avrebbe fatto sparire il suo corpo, ma lo avrebbe fatto risorgere. Il testo biblico dei T.d.G. la T.N.M. usa l'espressione equivalente lo rialzerò. Nell'interpretazione della Parola di Dio, secondo il C.D. l'espressione Io rialzerò" non significa affatto che Gesù aveva la facoltà di risuscitarsi, come afferma anche Gv. 10, 17.18 "Io offro la mia vita per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, perché io ho il potere di riprenderla di nuovo", ma che Egli, Cristo, avrebbe fornito a Dio la "ragione morale" per destarlo dai morti. Scrivono infatti: "Con queste parole, Gesù voleva forse dire che avrebbe risuscitato se stesso dai morti, dal momento che At. 2,32 dice: « Questo Gesù Dio l'ha risuscitato? ».
Niente affatto. Una simile interpretazione sarebbe in contrasto con Gal 1,1 che attribuisce la resurrezione di Gesù al Padre.
Esprimendosi in modo analogo, Gesù, come si legge in Lc. 8,48 disse ad una donna: « La tua fede ti ha salvata ».
Si era salvata o guarita da sola? No; era stata guarita dalla potenza di Dio mediante Cristo a motivo della sua fede. Similmente, mediante la sua perfetta ubbidienza come uomo, Gesù fornì al Padre la ragione morale per destarlo dai morti, e riconoscere così Gesù come Figlio di Dio.
A motivo della vita di fedeltà vissuta da Gesù, si poteva giustamente dire che Gesù stesso fosse responsabile della sua resurrezione. Quindi l'espressione: "E in tre giorni lo farò risorgere" di Gv. 2,19 non
vuole significare che Gesù avrebbe risuscitato se stesso indipendentemente dal Padre come agente attivo".( Ragioniamo facendo uso... , op. cit. pag. 421.) Inoltre, l'espressione di Gv. 2,21 "egli parlava del tempio del suo corpo, per il C.D. non si riferisce al corpo letterale di Cristo, bensì alla Chiesa come corpo di Cristo, secondo il senso di Ef 1,23, oppure Ef 5,23 e cioè alla "congregazione dei T. di G. Già il loro fondatore, Russel, aveva dichiarato che "L'uomo Gesù è morto, morto per sempre".(cf C.T. RUSSEL, Studi sulle Scritture, ed. da Intemational Bible Students Association Brooklyn,
N.Y., 1899, vol. 5, pag. 454.)
La Società Torre di Guardia ne spiega il senso dicendo: "Avendo ceduto la sua carne per la vita del mondo, Cristo non avrebbe più potuto riprendersela per ridiventare UOMO".( Potete vivere... , op. cit. pag. 143 - (cfr. Il popolo dell'Apocalisse, op. cit. pag. 128.)
Inoltre provvedono a dare un ulteriore spiegazione del perché Dio avrebbe fatto sparire il corpo di Gesù, oltre a quello di evitare che l'idolatria prendendo piede, avrebbe allontanato i discepoli dalla pura adorazione. La motivazione è: "Dio nascose il corpo di Gesù per esibirlo al mondo nell'età Milleniale".(cf L'Arpa di Dio, op. cit. pag. 172.)
La preghiera di Stefano, che è pieno di Spirito Santo, Quindi non sta, delirando per il dolore della lapidazione come vorrebbe fare credere il geovismo, è rivolta a Gesù, non a Michele: « Gesù Cristo Accogli il mio spirito ».( At. 7,59.)
La realtà della risurrezione di Cristo, ha implicato la risurrezione dell'intero essere di Cristo, la sua umanità, la sua corporeità. Con la risurrezione, Cristo è entrato nella doxa di Dio (Gv. 7,5); nel ritorno alla doxa, Cristo si è portato dietro la sua umanità, la sua corporeità. La risurrezione di Cristo è la promessa per il compimento di tutto il resto del creato. Quanta eresia ci sia in questi insegnamenti lo si può dedurre da una semplice riflessione. Quando Stefano fa la sua testimonianza di fede dinanzi ai membri del Sinedrio e riferisce ciò che stava contemplando, non asserisce di vedere Michele accanto alla destra di Dio, ma "vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla sua destra".(At. 7,55)
5.2. La testimonianza dei Padri
La realtà della risurrezione corporale di Cristo è attestata sin dall'inizio del cristianesimo.
Sant'Ignazio di Antiochia nella lettera agli Smirnesi afferma: « lo so e credo che anche dopo la risurrezione egli era nella came. Quando andò da quelli che erano con Pietro, disse loro "Prendete, toccatemi e vedete che non sono uno spirito senza corpo". Essi subito lo toccarono e credettero, aderendo alla sua carne
e al suo spirito. Dopo la risurrezione mangiò e bevve con loro come un uomo in carne e ossa ... ».(cf S. IGNAZIO di ANTIOCHlA, Le lettere, ed. Paoline, Roma, 1980, pag. 92; (cfr. Ai Cristiani di Smirne, III, 1-3).)
L'uso dei verbi "so" e "credo" usati da sant'Ignazio, enfatizza e dà forza alla sua convinzione nella risurrezione corporale di Cristo. Chi non accetta questa verità da sant'Ignazio è chiamato un "bestemmiatore" ed un "infedele".( Idem, V, 23.)
Anche nei saluti finali sant'Ignazio ribadisce la sua fede in Cristo risorto con la propria came.( Idem, XII,2.) L'insegnamento della Chiesa è molto chiaro: "Gesù risorto stabilisce con i discepoli rapporti diretti, attraverso il contatto e la condivisione del pasto. Li invita a riconoscere da ciò che Egli non è un fantasma ma soprattutto a spazio e nel tempo, ma può rendersi presente a suo modo dove e quando vuole ... la Risurrezione di Cristo non fu un ritorno alla vita terrena.... Nel suo corpo risuscitato egli passa dallo stato di morte ad un'altra vita al di là del tempo e dello spazio, al tempo stesso le proprietà nuove di un corpo glorioso; esso non è più situato nello constatare che il corpo risuscitato con il quale si presenta a loro è il medesimo che è stato martoriato e crocifìsso. Questo corpo autentico e reale possiede però spazio".(cf C.C.C. , op. cit. m. 645,646.)
CAPITOLO VI
6.0. LA DOTTRINA DELLA TRINITA' NEL GEOVISMO
L'argomentazione basilare su cui fa leva il geovismo per insegnare che Gesù non è Dio, consiste nel rilevare come la Scrittura distingue tra Dio e Gesù Cristo e li considera come individui differenti e separati.
E' vero che alcuni testi distinguono tra Gesù ed il Padre,( Cfr. Gv. 8,17.18; 14,28.) ma non pongono alcuna difficoltà in quanto Gesù ed il Padre sono Persone distinte, per quanto non separate.
Inoltre vi sono testi che parlano dei Padre come del Dio di Gesù Cristo,( Cfr. Gv. 20,17. Dovreste credere alla Trinità?, ed. Watch Tower. 1989, pag. 17.) ed il geovismo nella pubblicazione dal titolo: "Dovreste credere alla Trinità", così argomenta:" Poiché Gesù aveva un Dio, il Padre suo, non poteva nello stesso tempo essere quel Dio".( Gv. 20,17.)
L'argomentazione è esatta; infatti Gesù non è il Padre, ma il Figlio; non è Dio Padre, ma Dio Figlio. Scriveva Tertulliano che Dio-Padre, intanto è Dio-Padre in quanto c'è un Dio-Figlio. Dio è Padre-Eterno come il figlio è Figlio-Eterno. E siccome in Dio tutto è eterno, Dio-Padre non è più vecchio di Dio-Figlio. Quindi il Padre è Dio a Gesù come Gesù Dio è Figlio al Padre Dio; è solo questione di relazione, non di essenza.
In secondo luogo, la figliolanza di Gesù rispetto al Padre non è uguale alla nostra. Quando Gesù dice: « Salgo al Padre mio e Padre vostro, al Dio mio e Dio vostro »,(Cfr. Mt. 6,9.) non dice "salgo al Dio nostro", proprio per fare rimarcare la diversa paternità di Dio nei riguardi suoi e nei riguardi di tutti gli altri. La sua figliolanza è unica, non è uguale alla nostra. Gesù non si confuse mai nella figliolanza degli uomini rispetto a Dio. Egli
era Figlio per natura, mentre i cristiani sono figli di Dio per adozione.
Un'altra obiezione che il geovismo fa al concetto di Trinità è: "uno non è uguale a tre". Se Dio è uno, non può essere tre; se sono tre non è uno.
La Trinità, perciò, sarebbe irragionevole.
Perché un TdG possa accettare il concetto di trinità, dovrebbe prima capire che Dio non è "una persona con sensi di vista, udito, etc..",( Accertatevi di ogni cosa..., op. cit. pag. 204.) né tanto meno che Dio "è una Persona reale con una intelligenza, una mente, un cervello contenuto in un corpo di forma ben definita e che ha un luogo in cui vive",( Potete vivere per sempre-, op. cit. pag. 36.) come puntualmente lo immagina e lo descrive il C.D.; che Trinità non significa l'uno uguale a tre", ma "una natura e tre persone", e bisogna che capisca il concetto di "natura" e di "persona".
Poi bisognerebbe parlare di "mistero". Alla parola "místero" il geovismo reagisce con violenza criticando qualsiasi affermazione in tal senso. Dicono "Papa G.nni Paolo Il ne ha parlato come di un mistero impenetrabile".( Dovreste credere nella Trinità, op. cit. pag. 4.)
Attingendo qua e là da vari dizionari e citando frasi estrapolate dal contesto, il geovismo cita "Un dizionario teologico dice: « In che cosa consista con precisione la dottrina, o meglio, esattamente come debba essere spiegata, è qualcosa su cui non c'è accordo tra i cristiani stessi ».( Lyman ABBOT, A Dictionary of Refigiosus Knowledge, New York 1875, pag. 944.) L'opuscolo antitrinitario continua: « Possiamo dunque comprendere perché un'enciclopedia cattolica dica "Nei seminari cattolici sono pochi gli insegnanti di teologia trinitaria che prima o poi non si sono sentiti chiedere "Ma come si fa a predicare la Trinità" E se da un lato la domanda è sintomatica di confusione da parte degli studenti, dall'altro è forse altrettanto sintomatica di un'analoga confusione da parte dei docenti ».(cf New Calhofic Encyclopedia, Washington, 1967, voi. XIV, pag. 304.) Commentando la suddetta citazione tratta da un'encielopedia cattolica, il geovismo dice: « La giustezza di questa osservazione si può verificare andando in biblioteca e consultando i testi che sostengono la Trinità, Innumerevoli pagine sono state scritte nel tentativo di spiegarla. Nondimeno, dopo essersi addentrato nel dedalo di formule e spiegazioni teologiche disorientanti, il ricercatore ne viene fuori insoddisfatto ».(cf Dovreste credere..., op. cit. pag. 4.) Intanto diciamo che chi conosce bene dall'íntemo l'organizzazione geovista, sa che al testimone di Geova è proibito senza debita autorizzazione consultare, leggere, o fare ricerche o pubblicazioni che non sono edite dalla Società Torre di Guardia, quindi difficilmente il semplice testimone potrà personalmente verificare e consultare i testi trinitari in una biblioteca; inoltre considerando il livello di cultura medio-basso, sorgono realmente seri dubbi circa l'esatta comprensione da parte del TdG di ciò che sta leggendo.
Infine tale lettura e ricerca viene assolutamente sconsigliata dai vertici geovisti perché il tempo da dedicare per la ricerca è meglio impiegarlo nell'opera di predicazione. Ripetutamente il geovismo critica l'affermazione dei trinitari che tale "mistero" va oltre la comprensione della ragione umana. Ripetutamente asseriscono che nella Bibbia non ci sono misteri, ma solo "segreti". Una dottrina che la ragione non comprende è falsa.
Ma se i TdG non si limitassero a ripetere le frasi imparate a memoria e debitamente preparate loro da chi li guida, ma riflettessero con la loro testa, si renderebbero conto di quanto assurda sia questa affermazione. La nostra ragione, è in grado di comprendere Dio e le sue azioni? Potrebbe mai il nostro intelletto capire Dio? La parola “mistero" viene usata in teologia non solo nel senso di "incomprensibile perché contro la ragione", ma incomprensibile perché sopra la ragione.
La Trinità dunque è un mistero nel senso che, riguardando la natura stessa dell'Infinito Iddio, non sì oppone alla ragione, ma supera le sue capacità di comprensione.
Il fatto che l'eresia non sia capace di comprendere la novità paradossale del cristianesimo rimanendo così in una mentalità piuttosto razionalista, rivela non solo la difficoltà di accordarsi sulle formule, ma l'incapacità della stessa di accogliere la Trinità come mistero".(cf Lexicon, Diz. Teol. Encicl., op. cit. pag. 1082.)
In altra occasione ho avuto modo di dire che il geovismo, pur di sostenere una sua dottrina, ricorre a tutti gli espedienti: manomissioni, sostituzioni, alterazioni e falsificazione dei testi citati. L'opuscolo antitrinitario "Dovreste credere alla Trinità" è un condensato di falsificazioni, perché citando enciclopedie, opere varie, addirittura il pensiero dei Padri della Chiesa, come Giustino, Ireneo di Lione, Clemente Alessandrino, Tertulliano, Ippolito, Origene, fa loro dire esattamente l'opposto di ciò che è in realtà il loro pensiero.
6.1. Cosa dicono realmente le fonti
A pag. 5 dell'opuscolo antitrinitario si cita un testo cattolico con queste parole: « Il termine Trinità non si trova nella Bibbía…Non trovò formalmente posto nella teologia della Chiesa fino al IV sec." (The Illustraled Bible Diclionary, Sydney e Auckland, 1980, parte 3°, pag. 1597.)
Siccome chi conosce bene le tecniche usate dagli scrittori geovisti sa bene che tutte le volte che sono inseriti i puntini di sospensione nelle frasi tratte da altre fonti quasi sempre si nasconde qualcosa o se ne altera il senso, è sempre consigliabile, ove è possibile, controllare la citazione. Ebbene, andando a
consultare direttamente la fonte dalla quale è stato tratto il brano citato, il lettore avrà una sorpresa, perché al posto dei puntini messi ad arte dal geovismo, all'autore della citazione riportata è stato fatto dire l'opposto di ciò che in realtà dice. Così recita l'opera: « Trinità: La parola Trinità non si trova nella Bibbia, e
per quanto usata da Tertulliano nell'ultima decade del secondo secolo, non trovò formalmente posto nella teologia della Chiesa fino al IV sec. ». Ma continuando, il dizionario dice a spiegazione della suddetta affermazione e che il geovismo ha nascosto: "Quella della Trínità è tuttavia la dottrina distintiva e comprensiva di tutta la fede cristiana. Essa fa tre affermazioni: che c'è un solo Dio; che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo ciascuno è Dio; che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono ciascuno una Persona distinta. In questa forma essa è diventata la fede della Chiesa dal tempo in cui essa ricevette la sua piena
formulazione per le mani di Tertulliano, Atanasio, ed Agostino.(cf The Illustrated Bible..., op. cit. pag. 1597.)
Così, con la tecnica dei puntini il geovismo nasconde che:
a) Tertulliano, già alla fine del Il sec. Usò la parola Trinítà;
b) Gìà Tertuffiano diede piena formulazione teologica alla Trinità;
c) Il Dizionario afferma che il Figlio è Dio così come lo Spirito Santo e il Padre;
d) La dottrina della Trinità è distintiva e comprensiva di tutta la fede cristiana.
Così scrive il geovismo nell'opuscolo in esame al sottotitolo: Cosa insegnavano i Padri preniceni? "I Padri preniceni sono riconosciuti importanti maestri religiosi dei primi secoli dopo Cristo. Ciò che insegnavano è interessante. Giustino Martire, nato verso il 165 E.V., definiva il Gesù preumano un angelo creato, diverso dall'Iddio che fece tutte le cose".
Diceva che Gesù era inferiore a Dio e che "non faceva mai nulla all'infuori di ciò che il Creatore… voleva che egli facesse e dicesse".( Dovreste credere…, op. cit. pag. 7)
Non è questo il pensiero di Giustino. Leggiamo nella sua prima "Apologia" LXIII: « Ora la Parola di Dio è suo Figlio... I Giudei sono dell'opinione che fu il Padre dell'universo a parlare a Mosè, mentre fu davvero il Figlio di Dio chiamato Angelo ed Apostolo.
Per questo i Giudei sono accusati dallo Spirito della profezia e da Gesù stesso, perché non conoscono né il Padre, né il Figlio, perché essi affermano che il Figlio è il Padre, non conoscono né il Padre, né sanno che il Padre dell'universo ha un Figlio; il quale, essendo la primogenita Parola di Dio, è anche Dio e apparve anticamente sotto forma di fuoco e a somiglianza di un angelo a Mosè e agli altri profeti ». Quindi è del tutto falso affermare come fa il geovismo che Giustino Martire definiva il Gesù preumano un angelo creato, in realtà afferma che il Figlio, essendo la primogenita Parola di Dio, è anche lui Dio.
Senza citare nessuna fonte dalla quale avrebbe tratto la notizia, l'opuscolo antitrinitario dice:
« Ireneo, morto verso il 200 E.V., sosteneva che il Gesù preumano aveva un'esistenza separata da Dio ed era inferiore a Lui. Spiegava che Gesù non era uguale al "solo vero Dio", il quale regna supremo su tutti e oltre al quale non c'è nessuno" ». Del tutto opposto è il pensiero di Ireneo. Nella sua opera "Adversus" Ireneo scrive: « Dio Padre e la sua Parola hanno formato tutte le cose create per mezzo della loro propria potenza e sapienza ». Quindi Gesù non era inferiore al Padre come si vuole fare credere. L'opuscolo continua quindi a sostenere la sua "verità" ricorrendo alla falsità. Invece Ireneo continua dicendo: « Il Padre e la sua stessa parola sostengono la creazione simultaneamente e la Parola nata dal Padre dona lo Spirito a tutti corne il Padre vuole ».(cf IRENEO di LIONE, Adversus Aereses, libro II, cap. XVIII,)
Se la Parola sostiene la creazione simultaneamente al Padre, vuol dire che è uguale a Dio; « Il Creatore del mondo è davvero la Parola di Dio; e questo è nostro Signore che negli ultimi tempi fu fatto uomo, esiste in questo mondo e che in maniera invisibile contiene tutte le cose create, che è inerente all'intera creazione, dal momento che la Parola di Dio governa e dirige tutte le cose ». Se la Parola di Dio governa e dirige tutte le cose, come fa il geovismo a dire che secondo Ireneo, Dio regna supremo da solo? Inoltre dice: « Gesù Cristo, Figlio di Dio incarnatosi per la nostra salvezza..., la risurrezione dai morti e la ascensione corporale al cielo del diletto Gesù Cristo…Signore nostro e Salvatore e Re (cf Adversus Aereses, libro I, X, I)
E ancora: « Egli (Verbo) era veramente ciò che sembrava, era Dio, e ricapitolava in sé questa carne dell'uomo, già da Lui plasmata ».( Idem, libro III, XVIIII,I )
Sempre a pag. 7 dell'opuscolo in esame, si legge: « Clemente Alessandrino, morto verso il 215 E.V., definiva Gesù nella sua esistenza preumana "una creatura", mentre chiamava Dio "l'increato", ed anche "imperituro e unico vero Dio".
Diceva che il Figlio "veniva dopo il solo onnipotente Padre", ma non era uguale a lui ».
Sarebbe del tutto opportuno che il TdG che ha conservato la propria facoltà di riflessione e di valutazione, si premuri di leggere qualche suo scritto; si accorgerà che Clemente di Alessandria insegnò esattamente il contrario di quanto gli fa dire il geovismo, che lo cita senza riferire la fonte dalla quale è tratto il suo pensiero. Nella sua opera "Il Pedagogo", Clemente dice "Il nostro pedagogo è simile a suo Padre Iddio di cui è Figlio: Dio puro in forma d'uomo, esecutore del volere patemo, Lògos Dio, Colui che è nel Padre, Colui che è alla destra del Padre, Dio anche con la forma umana ».(CLEMENTE ALESSANDRINO, Il pedagogo libro I, II, 4, 1.)
Negli scritti di Clemente Alessandrino troviamo affermato con esattezza il dogma della Trinità, la generazione del Verbo, che non solo precede la creazione, ma è senza principio, perché il Padre non è Padre se non alla condizione di avere un Figlio. (ndr certo, altrimenti si potrebbe pensare che ci fu un tempo in cui Dio non era Padre, era solo Dio, ma non Padre e per giunta muto, visto che gli mancava la Parola. E’ evidente che questa è un’eresia, ma i comuni TdG non se ne accorgono.)
Nell'opera gli "Stromati" Clemente dice: « Il Presbiterio spiegò il signíficato di "dal principio", dicendo che il principio della generazione non è separato dal principio del Creatore, perché quando egli dice "quel che fu dal principio" egli intende parlare della generazione senza principio del Figlio, il quale è coesistente col
Padre ». Ci fu, quindi, una Parola che implica una eternità senza principio; come anche la stessa Parola, cioè il Figlio di Dio, che essendo uno con il Padre nella uguaglianza della sostanza, è eterno ed increato.
E che Egli sia stato sempre la Parola è detto dalle parole "nel principio c'era la Parola. Gesù era la Parola della vita ... fattasi in grado di essere toccata ... ? e noi vi mostriamo quella vita eterna che fu con il Padre!" Chiamando in causa il Padre, egli intende dire che il Figlio esistette sempre, senza principio... ";(cf CLEMENTE ALESSANDRINO, Gli Stromati, libro V, 1. 1.3,)
La Divina Parola, egli che è chiarissimamente Divinità, colui che è uguale al Signore dell'Universo; perché
egli era suo Figlio e la Parola era in Dio ... ».( Idem libro VII, II.6.1.)
Nel "Protreptico" Clemente dice: « Questo è il canto nuovo, cioè l'apparizione, che fra noi ha brillato soltanto ora, del Verbo che era nel principio e perciò preesisteva: apparve sulla terra da poco il preesistente Salvatore, apparve Colui che esiste in Colui che esiste (Dio), perché "il Verbo era presso Dio", come Maestro; apparve il Verbo dal quale sono state create tutte le cose, e dopo averci dato nel principio il vivere mediante la creazione, ci insegnò il ben vivere ... per poterci procurare dopo, come Dio, il vivere eternamente ».( CLEMENTE ALESSANDRINO, Il Protreptico, 1,7,3.)
Tertulliano è un altro grande personaggio deIl'antichità che il geovismo cita per sostenere le sue dottrine.
A pag. 7 del famoso opuscolo "Dovreste credere nella Trinità?" scrive: « Tertulliano, morto verso il 230 E.V., insegnava la supremazia di Dio, dicendo: "Il Padre è diverso dal Figlio (un altro), in quanto è maggiore; colui che genera è diverso dal generato; colui che invia è diverso dall'inviato". E aggiunse: "Ci fu un tempo in cui il Figlio non era... Prima di tutte le cose, Dio era solo" ».
Non è dato sapere, come al solito, da quale fonte il geovismo abbia tratto il brano riportato, solo la profonda ignoranza del pensiero del grande africano può giustificare l'accettazione di simili frasi costruite a tavolino dal C.D.
Tertulliano espone la dottrina trinitaria tradizionale in termini che resteranno definitivi nella teologia cattolica; parla di unità di sostanza nella Trinità delle persone. Fu il primo a darci una vera dottrina nei termini e nei concetti, esattamente uguale a quella che sarà codificata a Nicea e trasmessa da duemila anni di storia della Chiesa di Cristo, come già si è accennato.
Nella sua opera: "Adversus Praxean ", dice: « ... il Dio unico ha un Figlio, il suo Verbo, che procede a Lui stesso per mezzo dei quale tutto fu fatto, e nulla fu fatto senza di lui. Questo Figlio fu mandato dal Padre nella Vergine e da lei nacque, uomo e Dio... »,( Q. S. F. TERTULLIANO, Adversus Praxean, II, 1,3) e prosegue: « ... è possibile credere in un Dio, unico, solo se si ritiene che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo siano la stessa cosa... il tutto si ha nell'uno per l'unità della sostanza, rimanendo tuttavia salvo il mistero di quella economia che dispone l'unità nella Trinità, ordinando i tre che sono il Padre, il Figlio e lo spirito Santo: tre di grado e non di stato, di forma e non di sostanza, di aspetto e non di potere, essendo unica invece la sostanza, unico lo stato e unico il potere, perché unico è Dio, dal quale si hanno e i gradi e le forme e gli aspetti, che chiamiamo Padre, Figlio e Spirito Santo ».(Adversius Praxean, II, 1,3)
Sono interessanti le argomentazioni che Tertulliano espone sempre in "Adversus Praxean "; dice: « I semplici, per non dire gli sconsiderati e gli ignoranti, hanno paura di questa parola "Trinità«" ... Essi non capiscono che bisogna credere in un Dio, certamente unico, ma con la sua economia. Essi immaginano che questa economia, questo numero, questa disposizione della trinità suppongano la divisione dell'unità, mentre invece l'unità, derivando da se stessa la trinità, non è distrutta ma regolata da essa. Essi vanno ripetendo che noi predichiamo due o tre dèi, che loro invece rimangono fedeli al culto di un unico Dio, e non si accorgono che questa unità, mal compresa, costituisce un'eresia, mentre la trinità, ben spiegata, costituisce la verità ».( Idem III, I.)
Sempre Tertulliano nell' "Apologetícum ", dice: « Cristo è la Parola che procede da Dio ed in questa processione egli è generato così da essere Figlio di Dio ed è chiamato Dio dall'unità della sostanza con Dio. Anche Dio è Spirito, quindi Cristo è Spirito da Spirito, Dio da Dio, Luce da Luce. Ciò che esce da Dio è Dio, figlio di Dio ed i due sono uno. A questa maniera, anche, essendo Spirito da Spirito e Dio da Dio, egli è secondo nella maniera dell'esistenza, nella posizione, non nella natura. Nel seno di una vergine, come era stato predetto, si fece carne ».( Apologeticum, XXI, II.)
In un altro passo Tertulliano scrive: « . la Chiesa è propriamente ed essenzialmente quello stesso Spirito nel quale è la trinità di un'unica Divinità, Padre, Figlio e Spirito santo. E' Lui che forma il legame di quella Chiesa che il Signore fondò sulle tre Persone ».( De Pudicitia, XXI, 16. Per le citazioni vedi "Guido BOSIO", Iniziazione ai PadrC, S,EI, Torino, 1963, voi. I, pp. 309-377.)
Citando Ippolito, l'opuscolo antitrinitario lo presenta in tal modo: «Ippolito, morto verso il 235 E.V., diceva che Dio era “L’unico Dio", “Il primo e il solo, il Fattore e Signore di tutto", al quale "nulla è coevo" (di uguale età). Ma era Uno ed era solo; il quale, volendolo, portò all'esistenza ciò che prima non esisteva, come il creato Gesù nella sua vita preumana ». dell'opuscolo. Fin qui il testo. Occorre innanzi tutto evidenziare che la frase conclusiva "come il creato Gesù nella sua vita preumana", non è di Ippolito ma degli autori geovisti sono abituati a trarre conclusioni da premesse che non le consentono, quali E' vero che Ippolito scrive c'è solo un Dio al quale nulla è coevo, ma questo è anche l'insegnamento della Chiesa.
Quello che il geovismo invece non dice, è proprio la spiegazione che Ippolito dà a questa asserzione.
Si tratta di una affermazione molto importante, tanto è vero che il geovismo si preoccupa subito di nasconderla con la ormai collaudata tecnica dei puntini di sospensione.
La frase è questa: « Egli, (Dio), mentre esisteva da solo, pure esisteva nella pluralità e non poteva non essere in compagnia della sua ragione, della sua potenza, che è il Figlio di Dio ».
Dice testualmente: « Apparve un altro accanto a Dio; ma quando dico un altro, non intendo dire che ci sono due "Dei", ma che questo altro è come luce di luce, acqua della fonte, raggio di sole ».(Sant'IPPOLITO, i Philòsophumena, libro IX, XII, 18.)
Inoltre Ippolito chiama Gesù "Onnipotente" e dice che il Dio Onnipotente che appare in Ap. 1,8 è proprio Gesù. Invece il geovismo afferma che solo Geova è "Onnipotente"; mentre Gesù è "Potente".
E' interessante notare l'intendimento di Ippolito sulla scrittura di Rm 9,5 che contrasta vistosamente con l'intendimento geovista; Ippolito nella omelia: "La dimostrazione contro i giudei " dice: « Consideriamo la parola dell'apostolo "dai patriarchi venne Cristo secondo la carne, Egli che è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli". Queste parole dichiarano il mistero della verità giustamente e chiaramente. Colui che è sopra ogni cosa, è Dio; per questo Egli parla audacemente e dice: "tutto mi è stato dato dal Padre mio". Colui che è sopra ogni cosa, Dio benedetto, è nato, è divenuto uomo. Egli è quindi il Dio per sempre"
Per Ippolito, il Dio per sempre, il Dio benedetto è Gesù. A dimostrazione di come il geovismo non sia d'accordo con la divinità di Gesù basta consultare la sua traduzione di Rtn. 9,5 nella T.N.M.; il geovismo ha alterato il testo con l'ausilio della tecnica della parentesi.( Tratto dall'opuscolo.- Perché dovreste credere nella Trinità, del Movimento Biblico Cattolico, GRIS, Casamassima, Bari, pag. 42.) (vedasi prospetto finale dei testi riferiti a Gesù manipolati dal geovismo).
L'opuscolo antitrinitario geovista a pag. 7 dice: « Origene, morto verso il 250 E.V., diceva che "il Padre e il Figlio sono due sostanze ... due rispetto alla loro essenza", e che "in paragone col Padre,[il Figlio]è una luce molto piccola" », Ancora una volta il geovismo non cita la fonte dalla quale ha tratto il presunto pensiero di Origene.
Ma basta dare uno sguardo alle sue opere per rendersi conto di quanto false ed infondate siano queste affermazioni. Nel Proemio 4, del "De principis", vi si legge: "Gesù…facendosi uomo, rimase Dio". Sempre in "De Principús", che è l'opera più importante di Origene, il più antico manuale di dogmatica, il primo saggio di sviluppo teologico sistematico della dottrina cristiana, Origene dice: « Noi non diciamo, come ritengono gli eretici.. che il figlio è creato dal nulla dal Padre, in modo che ci fu un tempo in cui Egli non era ma escludendo dall'invisibile e dall'immateriale ogni rappresentazione sensibile, noi diciamo che il Verbo, la Sapienza, è generato senza alcuna reazione corporale, precisamente come la volontà procede dall'intelletto... Come la luce non potrebbe esistere senza lo splendore, similmente non si può concepire il Figlio senza il Padre, poiché egli è la figura espressa dalla sua sostanza, il suo Verbo, la sua sapienza. Come si può dunque dire che ci fu un tempo in cui il Figlio non era?
Equivale a dire che ci fu un tempo in cui non era la verità, in cui non era la sapienza, in cui non era la vita perché queste perfezioni appartengono all'essenza di Dio e non sono inseparabili dalla sua sostanza ».(cf DePrincipiis, libro IV, 28.) Quindi secondo Origene, Dio è unità e trinità "Noi crediamo che vi siano tre Persone : il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo". Il Verbo è Dio, distinto dal Padre, eternamente generato, non creato, "non ci fu un tempo in cui non fosse" non è una emissione di sostanza (In loann. II,6, ma un atto eterno, come splendore di luce eterna. ( In lerem., X,4.)
Il verbo è della stessa sostanza del Padre
Secondo Origene dunque la Trinità è unità di natura in tre Persone divine, in gradazione diversa di pienezza.
La sua condizione è ancora subordinazionista, nonostante tanti aspetti positivi, che sono vera conquista per la scienza teologica. Dobbiamo a lui termini tecnici fondamentali, confermati dai concili, (nel senso di persona), e l'approfondimento e formulazione di concetti basilari della teologia trinitaria(Cfr. Iniziazione ai Padri, op- cit. pag. 55 1.)
Dagli scritti geovisti emerge la tendenza a dimostrare la loro antichità sostenendo che il loro fondatore Russel avrebbe solo restaurato nel 1879 ciò che l'errore dei Papi e l'apostasia, aveva distrutto, e che in realtà i primi cristiani erano dei geovisti. A loro dire anche Ireneo di Lione, venerato come santo nella Chiesa Cattolica e vissuto nel Il sec. E.V. era un TdG, addirittura nel linguaggio geovese era un "sorvegliante della congregazione di Lione", ossia l'anziano che presiedeva la congregazione geovista nella Francia di quel tempo.
Addirittura affermano « Da giovane conobbe bene Policarpo sorvegliante della congregazione di Smirne ».(cf La Torre di Guardia" del 15/7/1990 pag. 22.)
Era un testimone di Geova anche Policarpo!
(ndr incredibile la fantasia dei TdG è impressionante, potrebbero tranquillamente partecipare ad un concorso mondiale di romanzi fantascientifici, vincerebbero sicuramente il primo premio.)
E aggiungono: « le argomentazioni di Ireneo includevano la fede nel Millennio, e la prospettiva di una pacifica vita futura sulla terra ».( Idem pag. 23.)
Ma, immaginando che qualcuno avrebbe fatto ricerche per proprio conto sugli scritti di Ireneo, la Torre di Guardia si affretta ad aggiungere: « Si deve ricordare che Ireneo visse in un tempo di cambiamenti e di predetta apostasia. A volte le sue argomentazioni sono un po' vaghe, persino contraddittorie! »( Idem pag. 23.) come se Giustino Martire, Ireneo di Lione, Clemente Alessandrino, Tertulliano, Ippolito, Origene, non siano vissuti in un tempo di cambiamento.
Anche questa è una brillante trovata per giustificare l'insegnamento del tutto opposto a quello dei TdG. dei Padri menzionati, ed includere il loro pensiero tra le argomentazioni vaghe e contraddittorie. Roma, dai due gloriosissimi apostoli Pietro e Paolo", della sua supremazia su tutte le altre Chiese. (Adversus Aereses, libro III, c.III, 2.3.)
Lo stesso Ireneo era sottomesso al papa, nella cui persona riconosceva il "vicario di Cristo".
CAPITOLO VII
6.0. GESU' E' "DIO" O UN DIO
Nella logica geovista dove tutto deve trovare posto nel razionale, ci si chiede come può Gesù essere allo stesso tempo Dio e Figlio di Dio. Certo, è irragionevole dire che uno è figlio di se stesso, ma questo non è l'insegnamento trinitario della Chiesa.
La dottrina trinitaria della Chiesa non dice che Gesù è suo Padre e viceversa.
Il geovismo non vuol capire che il Padre ed il Figlio sono due Persone distinte.
La versione della Bibbia dei TdG, traduce Gv. 1,1: "In principio era la Parola, e la Parola era con
Dio, e la Parola era un dio". (Cfr. T.N.M., op. cit., ed.1987)
Nella precedente edizione traducevano Gv. 1,1: ". E la Parola era dio", senza l'articolo indeterminativo. (Cfr. T.N.M., ed 1967)
Commentando il brano di Giovanni, si legge nelle pubblicazioni edite dalla Società Torre di Guardia: "Le Scritture indicano chiaramente che Gesù, dalla nascita alla morte, fu tutto e per tutto un uomo. Se Gesù sulla terra fosse stato sia un uomo che Dio, perché mai si sarebbe rivolto ripetutamente in preghiera a Geova? Quelli secondo cui Gesù era un uomo-Dio citano vari passi biblici nel tentativo di dimostrare che Gesù fa parte della Trinità adorata dalla cristianità, e che egli è uguale a Dio in sostanza, potenza, gloria ed eternità.
Ma quando si esaminano a fondo questi passi ci si accorge che i sostenitori della divinìtà di Cristo vi leggono più di quello che in realtà vi è scritto"( La Torre di Guardia de 15/1/1992, pag. 21.)
L'opuscolo antitrinitario sostiene: "La Bibbia afferma chiaramente che il Gesù preumano era un essere spirituale creato, così come gli angeli erano essere spirituali creati da Dio. Né gli angeli, né Gesù esistevano prima di essere creati. Gesù nella sua esistenza preumana fu il principio della creazione di Dio. (Ap. 3,14)" (Dovreste credere nella Trinità?, op. cit. pag. 14.)
"Principio (greco archè) non può correttamente interpretarsi nel senso di principiatore o originatore della creazione di Dio; Giovanni usa più di venti volte la parola archè e sempre nel comune significato di principio.
Si, Gesù fu creato da Dio come principio della creazione invisibile. Notate la stretta affinità che c'è tra l'origine di Gesù e le espressioni della Sapienza personificata di Pr.8,22: « Javè mi creò fin dall'inizio del suo potere, prima delle sue opere ... »(versione cattolica a cura di S. Garofalo); qui la Sapienza è usata per simboleggiare colui che Dio creò e la maggioranza degli studiosi è concorde nel dire che in realtà essa rappresenta Gesù come creatura spirituale prima della sua esistenza preumana. In qualità di Sapíenza nella sue esistenza preumana, Gesù aggiunge: "Io stavo accanto a Dio come architetto »(Pr. 8,30,Ga).
Fu quindi per mezzo di questo artefice subordinato che l'Iddio Onnipotente creò tutte le altre cose".( Cfr. Dovreste credere. pag. 14.)
Va precisato che, secondo il punto di vista cattolico, il dogma della Trinità consiste nella verità che nell'unità della divinità ci sono tre Persone: il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo, essendo queste tre Persone veramente distinte l'una dall'altra.
Noi adoriamo un Dio nella Trinità e la Trinità nell'unità, senza confondere le Persone, né dividere la sostanza. Il Padre non è creato né generato da alcuno; il Figlio è generato, non creato dal Padre; lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio.
Nella Trinità nessuno è maggiore dell'altro, tutte e tre le Persone sono coetanee e coeguali. Per dimostrare che Gesù Cristo è Dio sono molto chiare le parole riportate in Gv. 20,28,: « Rispondendo Tommaso disse (a Gesù) "Mio Signore e mio Dio!" » (ma non nel senso di stupore o di meraviglia o di esclamazione, né tanto meno secondo l'interpretazione "mio Dio, cosa ti è successo!", come vorrebbe fare credere il geovismo). Se Tommaso chiamò "Dio" il risorto Gesù Cristo, e Gesù non lo rimproverò, vuol dire che Cristo provò a Tommaso ed a tutti la propria identità; era veramente il Signore Iddio. La dottrina trinitaria della Chiesa non ha mai avanzato l'assurda tesi che continuamente il geovismo le rimprovera, e cioè che uno uguale a tre. Ciò sarebbe vero nel caso in cui si sostenesse che una Persona è uguale a tre Persone, o che una sostanza divina è uguale a tre sostanze divine.
Nella confessione trinitaria invece si afferma l'unità della sostanza e la Trinità delle Persone, o l'unità della sostanza nella Trinità delle Persone.
Di uno e tre si parla quindi sotto aspetti interamente diversi. "La dottrina cristiana della Trinità si fonda esclusivamente sulla storia di Dio con gli uomini, sull'autorivelazione storica del Padre per mezzo di Gesù Cristo nello Spirito Santo ... La confessione trinitaria del cristianesimo risponde al problema primordiale che investe l'uomo e il genere umano. La confessione di un unico Dio in tre Persone vuole rispondere ad un problema che riguarda l'intera umanità, ma che specifica, pure il cristianesimo: al problema della unità nella molteplicità, di una unità che non assorbe il molteplice, ma lo configura in una totalità, non significa miseria, bensì ricchezza e compimento ultimo".( W. KASPER, Il Dio di Gesù Crisio, Queriniana, Brescia, 1989, pag. 317.)
In quanto Dio uno, Dio è pure unico. L'unicità di Dio non è dunque una qualche sua proprietà, ma è implicita nella sua stessa essenza. Unità e unicità di Dio, come ci vengono affermate dalla Bibbia,
sono tutt'altro che di Dio, limitazioni: intera, è il Primo e l'Ultimo (Ap. 1,8), il Dominatore dell'Universo (Ap. 4,8). L'unità di Dio è al tempo stesso la sua universalità che congiunge tra loro tutti gli uomini".( Walter KASPEK Il Dio di Gesù Cristo, Queríniana, Brescia, 1989, pag. 320.)
La stessa fede in Gesù poggia sul fondamento trinitario; crediamo in Gesù perché il Padre lo ha risuscitato dai morti e lo ha costituito "Kyrios", (At. 2,36).
D'altro canto l'opera salvifica di Gesù implica pure la missione dello Spirito Santo.
Si può confessare che Gesù è il Signore, solo nello Spirito Santo (1 Cor. 12,5 e seg.) e partecipare alla sua realtà soltanto nello Spirito. Per cui la confessione cristologica non può che tradursi in confessione trinitaria.
"Chi, oggi, sente parlare di tre persone quasi inevitabilmente collega a tale termine la rappresentazione di tre diversi centri di coscienza e di azione, cosa che porta ad una interpretazione eretica dei dogma".(cf AA. VV. Mysterium Salutis; Queriniana, Brescia, 5' ediz., 1980, pag. 446.)
"Credere che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo hanno una sola sostanza o una sola natura o una sola essenza vuol dire credere ed affermare l'unità del loro essere divino, la loro perfetta parità sul piano della divinità, e dunque il loro essere un solo Dio.
All'interno di essa le tre Persone si distinguono per il loro reciproco relazionarsi".(cf Bruno FORTE, Trinità come storia, ed. Paoline, Cinisello Balsamo (MI), 4° ed., 1988, pag. 141)
L'espressione "tre Persone" non vuole indicare quindi né una moltiplicazione numerica dell'essenza, né una uguaglianza della personalità delle tre Persone.
Occorre allontanare una volta per tutte dal concetto di "Persona" tutto quanto potrebbe significare tre soggettività distinte e separate, come purtroppo insiste a dire e scrivere il geovismo.( Cfr. Ragioniamo, op. cit, pag. 405.)
Per quanto riguarda la parola greca archè, viene usata in diversi sensi nel N.T.; secondo il lessico di Thayer che i TdG ritengono autorevole, (arché) significa anche il mezzo per il quale una qualsiasi cosa ha inizio, l'origine, la causa attiva". (Cfr. Achille AVETA, I Testimoni di Geova, un'ideologia che logora, ed. Deboniane, Roma, 1990, pag. 119.)
Inoltre Eb. 7,3 conferma il fatto che Gesù non ebbe principio; l'autore paragona Melchisedec a Cristo, definendolo uno "senza principio".
Stando alle affermazioni del geovismo, "principio della creazione di Dio" (Ap. 3,14) vorrebbe dire: primo di una serie di cose create in quanto "arché" usato da Giovanni più di venti volte, vuol dire sempre "principio", prima cosa creata.
Ma quando "arché" è applicato a Dio, non potrà mai avere il significato di prima cosa creata, ma semplicemente il principiatore, la causa di qualcosa.
Nella maggior parte dei casi in cui Giovanni usa "arché" significa: il punto,iniziale del tempo. Non c'entra affatto l'idea di prima cosa di una serie. I passi sono: Gv. 1, 1-2; 6,64; 8,44; 15,27; 16,4; 1Gv. 1,1; 2,7.13.14.24; 3,8 11; 2Gv. vs. 5.6.
Tre volte nell'Apocalisse "archè" è riferito a Dio come a causa di qualcosa (Ap. 1,8; 21,6; 22,13;).
C'è da ritenere che almeno in questi passi il geovismo vorrà negare che "arché" significhi prima cosa di una serie di altre cose. Dio è il principiatore, causa agente ed il fine delle cose, causa finale.
Quindi dei cosiddetti più di venti casi in cui è usato "arché" la parola non ha il significato datole dal geovismo.
C'è un solo caso in cui è presente l'interpretazione: Gv. 2,11.
Inoltre, "arché" non significa solo principio, ma anche dominatore, re, governatore, padrone.
Quando "arché" nel N.T. è applicato ad una persona, quasi sempre ha il significato di: padrone di una certa cosa. In particolare il plurale "archè" è frequente, ed è di solito tradotto: Principati o qualcosa di simile (Lc. 12,11; Rm. 8,38; Ef 3,10; 6,12; Col. 1, 16; 2,15; Tito 3,1;). Due volte è usato al singolare col
significato di "dominio" (Lc. 20,20; Giuda 6). Tre volte è usato nel significato di "tutto il dominio", oppure "ogni dominatore" (1 Cor. 15,24; Ef .21; Col. 2,10;).
Inoltre in Col. 1,18, unico altro luogo nel N.T. dove Gesù è chiamato "arché", anche se la traduzione comune è "principio", quel "principio" ha il significato quasi certo di "dominatore, padrone". Questo perché in quel contesto (1,16; 2,10- 15) il plurale "archai" appare con il significato di "dominatori" ed anche perché
Col. 1,18 è certamente parallelo ad Ap. 1,5 dove Gesù è "il dominatore" dei re della terra.
Ma "arché" può significare anche "sorgente", "causa", "origine", specialmente quando "arché" è usato in riferimento alla creazione del mondo. E' il caso di Ap. 1, 8; 21,6; 22,13; dove Dio è chiarnato "principio e fine di tutte le cose".
Dio è colui che da' origine al creato e che lo consuma.
Egli è la prirna causa e la causa finale di tutto.
Quindi "arché" non significa in Gv. 1,1 "prima cosa creata" come erroneamente sostiene il geovismo.(Cfr. Perché dovreste credere nella Trinità?, op. cit. pag. 69.)
A proposito di Prov. 8,22, il verbo ebraico "qanah" viene reso da alcune traduzioni "mi ebbe con sé", "mi possedette", "concepì". La sapienza di Dio, essendo un suo attributo, era una parte integrale della sua natura eterna e non poteva essere stata creata. In Prov.. 8,22 siamo di fronte ad una personificazíone
della Sapienza divina.
Sant'Agostino dice: « il Padre è dunque sapiente per la sua propria sapienza, che Egli stesso è, e il Figlio è la sapienza del Padre che procede dalla sapienza che è il Padre, dal quale il Figlio è stato generato ».(cf Sant'AGOSTINO, De Trinitate, Città Nuova, Roma, 1998, libro XV, 7.12.)
L'unica cosa che Prov. 8,22 dimostra è che la Sapienza era preesistente all'universo.
Ma se Cristo fosse la sapienza personificata e fosse stato creato, allora dovremmo credere che ci fu un tempo in cui Jahwè fu senza sapienza.
Sant'Agostino dice: « Se la Parola fosse stata creata, per mezzo di quale altra Parola sarebbe stata creata? L'evangelista dice: "In principio era la Parola".
Se era vuol dire che non è stata creata ».(cf Commento al Vangelo di Giovanni, I discorso, n. 11. 12.)
L'errore di fondo dei T. di G. consiste nella confusione che fanno riguardo a ciò che la Bibbia dice di Gesù in quanto uomo, e cerca ciò che essa dice in quanto Dio, consustanziale al Padre. Omettendo numerosi passi biblici che affermano chiaramente la divinità di Cristo, i TdG strumentalizzano ciò che la Bibbia dice
di Lui in quanto uomo per negare la sua uguaglianza col Padre (cfr. Gv. 14,28).
Continua...