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Babbo Natale è cristiano catechesi

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ANCHE BABBO NATALE E’ CRISTIANO

Riabilitare Babbo Natale. Tacciato di consumismo, guardato storto per sospetta <<eresia>> protestante, figlio dell’imperialismo americano, opposto a concorrenti senz’altro più <<cattolici>> come santa Lucia, i re Magi o addirittura l’immacolato Bambin Gesù – il povero nonno rosso vestito è ormai diventato l’emblema del Natale gaudente e irreligioso, nordico, <<pagano>>.

Ma il classico luogo comune è davvero giustificato?

Il 24 dicembre 1951 una folla di protestanti e cattolici francesi, compresi centinaia di bambini delle associazioni religiose, ha celebrato a Digione un simbolico processo contro un fantoccio di Babbo Natale, condannandolo al rogo come <<eretico e usurpatore>>, <<menzogna che non può risvegliare nel bambino il sentimneot religioso e non costituisce in nessun caso un metodo educativo>>. Anche autorevoli uomini di Chiesa di epoche diverse hanno levato il dito sul corpulento guidatore di renne, giudicato <<una figura mitica e astratta>>, figlia di <<una desolante colonizzazione culturale>>: Babbo Natale è una tradizione pagana, non appartiene alla nostra cultura. Non ha niente a che vedere con il Natale>>.

Eppure il povero personaggio polare agli inizi era cristiano, anzi era addirittura un vescovo, e gliene è rimasta traccia nel nome scandinavo di Santa Claus (contrazione di Sanctus Nicolaus). San Nicola, infatti, era presule di Mira (oggi Demre in Turchia) all’inizio del IV secolo e il suo culto fu popolarissimo per tutto il Medioevo sia in Oriente sia in Occidente; in mancanza di particolare storici sulla sua vita, furono numerose le leggende che gli attribuivano addirittura la resurrezione di morti e altri miracoli, una turbolenta partecipazione al concilio di Nicea e naturalmente il fatto generoso che fu poi all’origine del suo mito postumo.


Prima ancora di essere vescovo, infatti il giovane e ricco Nicola una notte avrebbe gettato delle monete d’oro nella casa di tre ragazze che, a causa della loro povertà, avevano deciso di prostituirsi. E il gesto cristiano, compiuto furtivamente (secondo i racconti il malloppo fu buttato attraverso la finestra o addirittura giù dal camino), e lo spunto della successiva tradizione dei doni natalizi ai bambini. Tanto che già verso la fine del XII secolo a Parigi ogni 6 dicembre uno studente travestito da San Nicola distribuiva doni agli orfani e ai poveri.
Che Santa Claus sia non solo cristianissimo ma anche beato, del resto, lo testimonia pure la circostanza che ancor oggi in alcuni Paesi – per esempio il Tirolo cattolico o certe zone della Francia – per la sua festa liturgica (il 6 dicembre) san Nicola percorra le strade di città e villaggi vestito dei paramenti sacri, con mitra e pastorale, donando dolciumi ai bambini esattamente come il suo demonizzato Alter ego Babbo Natale.


Non solo: le vesti rosse e bordate di pelliccia nonché la barba e il cappuccio del noto personaggio natalizio non sarebbero altro che la diretta discendenza del pliviale purpureo, della mitra e della fluente canizie dell’originale, l’antico presule turco. Altro trasparente indizio del cristianesimo (anzi, cattolicesimo) di Santo Claus viene per paradosso dalla trasformazione che della sua diffusissima figura fecero per un verso i protestanti e per l’altro i comunisti. I primi, subit dopo la Riforma e in opposizione al culto dei santi, soppressero la devoziona natalizia di san Nicola e tentarono di sostituirlo con figure più <<laiche>> per esempio, in Germania il Weihnachtsmann (<<l’uomo della notte santa>>), in Finlandia il capo degli elfi dei boschi Joulupukin, in Norvegia Julenissen, derivato da un’immagione dell’antico Odino, dio del fuoco. Anzi, fu proprio Martin Lutero nel 1535 a far spostare la consuetudine dei doni familiari dal 6 al 25 dicembre, da san Nicola a Gesù Bambino: il quale, <<inteso come portatore di doni>>, è dunque forse più protestante del povero Santa Claus…

Comunque non dappertutto si smarrì la memoria del santo vescovo Nicola, che proprio allora cominciò a camuffarsi anche nel nome per rendere meno trasparenti le sue reali origini religiose. Accadde anche nell’URSS dopo la Rivoluzione d’ottobre: coerentemente con la loro ideologia, i bolscevichi si adoperarono infatti per scalzare la fortissima devozione degli ortodossi per san Nicola contrapponendogli il pagano Nonno Gelo: un vecchietto vestito d’azzurro ripescato da un’antica leggenda senza alcun richiamo religioso. Purtroppo nel frattempo Santa Claus era emigrato in America e là nel secolo scorso aveva acquistato le renne volanti, la slitta magica e soprattutto le note prerogative commerciali e consumistiche (il rosso personaggio è stato per decenni il testimonial privilegiato della Coca Cola). Di lì, un po’ appesantito, nel secondo dopoguerra il vescovo secolarizzato è tornato a colonizzare l’Europa. Ma ormai i cristiani non lo riconoscevano più e lo hanno abbandonato al folklore interessato dei grandi magazzini."
(cfr, Gli undici comandamenti ed. Piemme)

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