Utilità e sufficienza delle Scritture catechesi tradizione
Utilità e sufficienza delle Scritture
Leggendo quello che scrive qualche pastore pentecostale è bene tenere sempre presente che utilità e sufficienza non sono sinonimi. Ecco quello che scrive il fratello Massimo su un forum del sito MSN Difendere la vera fede, per confutare le accuse di un certo studioso pentecostale che scrive su Internet: “tanto per chiarire il concetto, se io dico che il cibo è utile alla sopravvivenza dell’uomo sto dicendo una cosa sacrosanta. Ma se io dicessi che il cibo è sufficiente alla sopravvivenza dell’uomo direi una castroneria perché se un uomo mangia, ma non beve, muore in pochi giorni.
Poi lo studioso pentecostale (si riferisce a Giacinto Butindaro, che scrive sul sito della Nuova Via) nel suo libro contro la Chiesa cattolica, pubblicato su Internet scrive: -queste altre Scritture affermano l’utilità e la sufficienza della Sacra Scrittura sia per la salvazione che per la salutare crescita del credente.-
Continua il fratello Massimo…
Luca 1,1 dice: “E’ parso bene anche a me, dopo essermi accuratamen¬te informato d’ogni cosa dall’origine, di scrivertene per ordine, o eccellentissimo Teofilo, affinché tu riconosca la certezza delle cose che ti sono state insegnate”;
Qui Luca sta semplicemente dicendo a Teofilo che nel suo Vangelo potrà trovare la conferma delle cose che ha imparato. Ne consegue che questo Vangelo è utile. Ma è sufficiente? Ovviamente no perché, se così fosse, gli altri ventisei libri che compongono il N.T. sarebbero perfettamente inutili. La stessa risposta è valida anche per il Vangelo di Giovanni, che vedremo fra poco, ma con una piccola differenza. Luca, seguendo la metodica protestante, poteva semplicemente immergersi in preghiera, e non informarsi su nulla, con degli uomini. Perché non gli bastò solo la preghiera, per scrivere il suo Vangelo? Ci ritorneremo su.
Gesù disse: “Voi scrutate le Scritture credendo di avere in esse la vita eterna; ebbene, sono proprio esse che mi rendono testimonianza.”
Anche qui, se quest’ affermazione fosse da prendere alla lettera, vorrebbe dire che il Vangelo di Giovanni è tutto quello che ci serve. Avremmo dunque un paradosso. Il Vangelo di Giovanni può fare a meno del Vangelo di Luca e viceversa ed entrambi affermano di essere sufficienti.
Non è strano?
Paolo dice a Timoteo: “Ma tu persevera nelle cose che hai imparato e delle quali sei stato accertato, sapendo da chi le hai imparate, e che fin da fanciullo hai avuto conoscenza degli Scritti sacri, i quali possono renderti savio a salute mediante la fede che è in Cristo Gesù. Ogni Scrittura é ispirata da Dio e utile ad insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, affinché l’uomo di Dio sia compiuto, appieno fornito per ogni opera buona”;
La parola “Scrittura” non ha il significato che i pentecostali vogliono dargli. Per gli ebrei dell’epoca di Gesù, come anche per gli ebrei attuali, tutto il complesso dei libri ispirati, era, ed è tuttora, chiamato “Le Scritture”. Il termine di “Scrittura” invece identificava un libro specifico
(ad esempio il Libro di Giobbe) o addirittura un solo versetto.
Ovviamente è assurdo pensare che ogni singolo Libro o addirittura ogni singolo versetto possa contenere TUTTO quanto è necessario a formare un uomo di Dio "affinché sia completo e ben preparato per ogni opera buona."
La traduzione della Bibbia di Gerusalemme è più aderente al testo originale greco e rende meglio l’idea: “Tutta la Scrittura, infatti, è ispirata…”. Perché dico che è più aderente? Perché l’originale greco usa la forma “pasa grafe” dove appunto “pasa” significa “tutto, tutta” e “grafè” significa “Scrittura”. Se S. Paolo avesse voluto indicare l’intero canone ebraico (a quel tempo, ricordiamo, ce n’erano due) avrebbe usato la forma plurale “pasai grafai” come ha fatto, per esempio, in Rm 1,2 che dice: “… che egli aveva promesso per mezzo dei suoi santi profeti nelle Sacre Scritture (=grafais, al plurale). Quindi il senso autentico che S.Paolo ha voluto dare alla frase è che ogni singolo versetto della Bibbia contiene degli insegnamenti che sono utili a rendere completo l’uomo di Dio.
Torniamo al testo e notiamo la prima parola: ”Ogni”. Questa parola, sia in greco che in italiano, ha un significato ben preciso e ci dice che tutto quello che è contenuto nella Scrittura, sempre con i limiti appena detti, deve essere ritenuto come ispirato.
“Ogni” però ha un significato diverso da “solo”. Se S. Paolo avesse scritto: “Solo la Scrittura è ispirata da Dio è utile….”
Avrebbe dato un senso assolutizzante alla sua affermazione ma, scrivendo semplicemente “ogni”, ne ha volutamente (e sotto ispirazione) dare un altro. Se volessimo fare un esempio diverso, potremmo dire: Ogni giocatore della mia squadra è un fuoriclasse. Così dicendo non escludo che ci possano essere fuoriclasse anche in altre squadre. Ma se io dicessi: solo i giocatori della mia squadra sono dei fuoriclasse, darei un senso completamente diverso alla frase escludendo che anche altre squadre possano avere dei fuoriclasse. Quindi la frase di S. Paolo non sostiene affatto il principio che la Bibbia è sufficiente.”
Bisogna considerare che si comincia a parlare di Canone solo verso il quarto secolo d.C., prima c’erano molti libri che giravano per le varie comunità e venivano letti e commentati. Siamo in possesso di libri sicuramente non ispirati, quali il vangelo di Barnaba e il vangelo di Tommaso, il vangelo di Pietro, di Maria, dello pseudoMatteo, ecc.. Quindi, secondo la teologia protestante, fino al quarto secolo i cristiani non sapevano cosa dovevano fare per esser salvati, visto che non avevano la Bibbia completa come quella odierna.”
Fermo qui il commento del fratello Massimo al libro dello studioso pentecostale che verrà approfondito nel capitolo dedicato alla “Sola Scriptura”, perché molto lungo e dettagliato.
Ho portato questo esempio, per mostrare come sia facile da parte di alcuni studiosi pentecostali fraintendere il corretto significato delle Scritture, influenzando così centinaia di ignari fedeli, che ripongono estrema fiducia in loro, trasformando il “Sola Scrittura” in “Solo pastore”.
Basta valutare da se stessi queste spiegazioni pentecostali per trovare molte anomalie e forzature.
Insomma, dopo un attento e sereno confronto tra le varie dottrine alla luce della Bibbia sono giunto alla conclusione che la colonna e sostegno della verità di 1 Tm 3,15 è proprio la Chiesa cattolica.
Ovviamente ai lettori protestanti, questa mia affermazione apparirà scontata, ma non sono il solo a confrontare le dottrine protestanti con quella cattolica, mi fanno compagnia anche diversi pastori protestanti di diverse nazioni, che sono diventati ex, dopo essere riusciti a eliminare i pregiudizi anticattolici che persistevano nelle loro menti. Mi sto riferendo ad esempio ai tanti ex pastori, ritornati o approdati nella Chiesa cattolica che portano la loro testimonianza sul sito americano www.chnetwork.org ma anche ai tanti italiani che dopo aver liberato la mente dai pesanti pregiudizi anticattolici approdano nella Chiesa di Roma. Quindi la mia conclusione “l’unica Chiesa che può dirsi al 100% colonna e sostegno della verità è la Chiesa cattolica, trova prove confortanti anche in pareri meno sospetti di quello mio. Qualche fratello protestante, mi faceva notare che una realtà religiosa (di qualunque credo sia) può essere considerata una sètta quando vanta di essere la sola e l'unica tutrice della verità, quindi il dichiararsi unica detentrice della Verità, farebbe della Chiesa cattolica la madre di tutte le sètte. Io dico che fu Gesù Cristo a dichiarare la sola e unica via di Salvezza per l’uomo. “In nessun altro c’è salvezza: non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati” (At 4,12), quindi il cristianesimo sarebbe una sètta fondata da Cristo. Perché dunque meravigliarsi della Chiesa cattolica che si definisce unica detentrice della Verità, e colonna a suo sostegno?
Le altre posizioni filosofiche o religiose non sono equivalenti a questa, ma sono sbagliate, dunque possono e devono convertirsi all’unica vera. Gli “operatori pastorali” di casa nostra si dedicano più che altro al dialogo; spesso preoccupati di non disturbare chi non ha la retta fede cattolica perché –come si dice- ognuno ha diritto a pensarla come vuole; perché è una questione di coscienza; perché, in ultima analisi, l’importante è lavorare insieme per il bene dell’uomo. La banalità di questi luoghi comuni cozza inesorabilmente contro la serietà delle parole di Gesù che proclama ai liberi pensatori di ogni tempo che <<chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato>> (Mc 16,16); e lavorare insieme per il bene comune è frutto dell’accogliere Cristo e non certo un alibi che dispensa da questo: infatti <<chi non raccoglie con lui disperde>> (Lc 11,23). Mai come oggi ogni uomo, di qualunque condizione e continente, più che ogni altra cosa ha bisogno del più grande atto di carità da parte nostra: l’annuncio di Cristo, salvatore del mondo, e il conseguente appello alla conversione. La colonna e sostegno della verità è dunque la Chiesa cattolica, che non riconosce in nessun’altra religione vie di salvezza, e nonostante altri cristiani, come i protestanti, affermino che l’unica colonna è la Bibbia, ribadisco che quest’ultima è sicuramente Verità autorevole, ma che ha sempre avuto bisogno della colonna su cui appoggiarsi per non cadere in mano agli eretici di ogni tempo, ed essere stravolta. Questa colonna l’ha istituita Gesù Cristo in persona, e le porte degli inferi non hanno mai potuto prevalere su di Essa, perché lo Spirito Santo che l’assiste non lo permette.
I motivi di tale conclusione li troverete nei capitoli a tema, dove verranno affrontati i punti della discordia, come Battesimo, Eucaristia, Purgatorio, Maria, i Fratelli di Gesù, il primato di Pietro, la Comunione dei santi, l’idolatria ecc., nonché la storia del Canone biblico, molto utile per capire come, è perché, oggi si possa affermare che i Libri Sacri sono veramente Parola di Dio, e non frutto della fantasia umana.
Fino all’epoca delle due guerre mondiali la grande maggioranza delle popolazioni, anche quella italiana, viveva nel totale analfabetismo, qualcuno mi ha scritto che gli ebrei erano tutti altamente alfabetizzati, non è vero, il popolo povero non sempre sapeva leggere. Pietro ad esempio era poco alfabetizzato, tanto da far scrivere molte sue predicazioni a Marco, colui che poi scrisse uno dei quattro Vangeli. Ma il popolo ebreo non fu l’unico destinatario dell’evangelizzazione, anzi risulta che furono in prevalenza altri popoli, più propensi ad accettare la Buona Novella, ad essere evangelizzati, e in questi popoli, i poveri, cioè la maggior parte, erano analfabeti. Chi dunque era in grado di leggere la Bibbia? I nobili, i ricchi, e pochi altri, tra questi indubbiamente Vescovi, preti, monaci, e qualche eretico colto. Quindi a ben inquadrare lo scenario cristiano, vediamo che solo dopo il 1400 d.C. circa fu inventata la stampa, tutta la letteratura antecedente, compresa quella cristiana era manoscritta, con conseguente scarsa diffusione di qualsiasi testo, compresa la Bibbia.
Abbiamo quindi due elementi incontestabili da chiunque, l’analfabetismo e la scarsa diffusione letteraria. E’ corretto pensare che gran parte dei cristiani che, per quasi venti secoli, furono guidati dalla Sacra Tradizione, siano stati in realtà abbandonati da Cristo, che permise l’analfabetismo, e quindi ai preti cattolici di evangelizzare in malo modo, o per usare un termine tanto caro ai protestanti, in modo pagano, masse enormi di persone, in tutte le nazioni del mondo, e che di conseguenza tutte queste persone finirono all’inferno?
Ma, come sappiamo, Cristo, promise di guidare la Sua Chiesa, e quindi i cristiani, ogni giorno, fino alla fine del mondo. Se, uno più uno, fa due, ne deduciamo che la Sacra Tradizione non sostituisce la Bibbia ma la spiega, e la predica anche agli analfabeti odierni, quali ad esempio le popolazioni africane. In questo contesto, anche i missionari protestanti devono predicare oralmente, perché se aspettano che tali popoli, divengano tutti istruiti, probabilmente passerebbe molto tempo prima che questi conoscano Gesù Cristo nostro salvatore. I missionari protestanti predicano indubbiamente la loro tradizione. L’assunto protestante che chiunque può capire la Bibbia da solo, si contraddice da solo, per diversi motivi, uno di questi è quello appena spiegato, relativo agli analfabeti odierni. E’ corretto invece dire che chiunque può capire la Bibbia da solo, se messo nelle condizioni ideali per farlo. Vi sono poi degli eccezionali casi di santità personale in cui si riceve dall’alto la sapienza e la scienza, senza bisogno di studiare, ma queste appunto sono eccezioni.
La maggioranza di noi cristiani apprende quello che ci viene spiegato, e quando qualcosa ci risulta di difficile comprensione chiediamo lumi, al prete, al pastore, al commentario biblico, ecc., questa è la realtà, per chi la vuol vedere. E allora a chi credere? Beh, c’è una bella differenza tra pastori e preti cattolici romani.
Questi ultimi hanno dalla loro, l’innegabile discendenza apostolica, che è garanzia di verità!
C’è poi una terza strada, quella dello studio, dell’approfondimento personale, che purtroppo difficilmente viene praticata dalla maggior parte dei cristiani. E’ più comodo e meno impegnativo chiedere al pastore o al prete, piuttosto che fare lunghe ricerche, e addentrarsi in lunghi studi. Per non dilungarsi troppo basta però dare uno sguardo alla patristica, per accorgersi di cosa pensassero e come vivessero i primi cristiani.