I morti ci sentono e ci vedono? Catechesi Defunti - Cristiani Cattolici: Pentecostali Apologetica Cattolica Studi biblici

Vai ai contenuti

I morti ci sentono e ci vedono? Catechesi Defunti

Catechesi seconda parte
Le anime dei defunti che cosa sanno di quello che avviene nel mondo?

La comunione dei santi ci insegna che i morti in Cristo, cioè quelli che sono in Paradiso ci sentono e ci vedono,
perchè sono inseriti nel Corpo di Cristo Gesù, è in Lui e da Lui che acquisiscono la capacita di vederci e sentirci, perchè Gesù è Dio ed è Onnipresente, grazie alla onnipresenza di Dio i credenti che fanno parte del corpo di Cristo ci sentono e ci vedono, ma attenzione non possono parlare con noi, gli è vietato da Dio, tranne in casi particolari di santità e per il bene della Chiesa.
E' serveramente vietato dalla Parola di Dio consultare maghi e indovini anche praticare sedute spiritiche, perchè questi vi ingannano illudendovi di farvi parlare con il vostro caro defunto, quando invece fanno intervenire satana o qualche suo demone che imitia il defunto o vi dice qualcosa di lui, ma non è MAI il defunto a parlare, gli è vietato da Dio, è sempre e soltanto satana o uno dei suoi demoni per ingannare. Chi consulta maghi ed indovini manca di fiducia a Dio ecco perchè commette un peccato gravissimo, il buon credente cristiano si fida di Dio e non va a consultare Maghi, consultare maghi significa consultare satana, detto in termini semplici, ecco perchè si pecca gravemente, perchè invece di confidare in Dio si da credito a satana.

domande ad un sacerdote... (sotto trovate pure le risposte)

Buona sera,
le scrivo perché avrei una domanda sul purgatorio. La Bibbia insegna che  i morti non sanno nulla (Qo 9,5) cioè che non sanno più quello che  avviene sulla terra, né quello che avviene ai loro congiunti, fratelli,  sorelle, ecc. Nel libro di Giobbe per esempio è detto a proposito  dell’empio che muore che “se i suoi figli salgono in onore, egli lo  ignora; se cadono in disprezzo, egli non lo vede” (Gb 14,21). Secondo  tante testimonianze sul purgatorio, i nostri defunti invece sono a  conoscenza di quello che facciamo. Maria Valtorta vede sua madre fra le  fiamme del Purgatorio. Nella loro conversazione Maria Valtorta chiede a  sua madre se sá se la mamma della sua amica Eroma Antonifli si trova in  purgatorio. Lei risponde: Noi sappiamo tutto. In una intervista a Maria  Simma le vengono fatte fra l´altro queste domande: Quanto sanno delle  loro famiglie? Direi quasi tutto. Ci vedono sempre. Sentono ogni parola  che diciamo su di loro e conoscono le nostre sofferenze. Ma non  conoscono i nostri pensieri. Seguono i loro funerali e sanno chi è  presente per pregare per loro e chi lo è solo per farsi vedere dagli  altri.
La seconda domanda: le anime sanno ciò che avviene nel mondo? Sì, in parte, non tutto (cfr. …).
Ci sono naturalmente altri esempi.
Mi chiedo come sia possibile, che le anime del purgatorio possono avere  tutta questa conoscenza, se secondo la Bibbia i morti non sanno nulla?
La ringrazio in anticipo
Cordiali saluti
Giuseppe

RISPOSTA
Caro Giuseppe,
1. nella Sacra Scrittura vi è dall’inizio alla fine la consapevolezza  che con la morte non muore tutto. C’è qualcosa che sopravvive.
Tuttavia sul come si sopravviva dopo la morte c’è un’evoluzione di pensiero.
Inizialmente si pensava che sopravvivesse solo l’ombra di una persona.
Ora le ombre non pensano, non vedono, non amano.
Nelle ombre non c’è vita.
Per questo in alcuni Salmi si legge: “Compi forse prodigi per i morti? O si alzano le ombre a darti lode?
Si narra forse la tua bontà nel sepolcro, la tua fedeltà nel regno della morte?
Si conoscono forse nelle tenebre i tuoi prodigi, la tua giustizia nella terra dell’oblio?” (Sal 88,11-13).
E ancora: “Non i morti lodano il Signore né quelli che scendono nel  silenzio, ma noi benediciamo il Signore da ora e per sempre” (Sal  114,17-18).
2. Se ci si ferma solo a ciò che pensava  l’antico Israele, soprattutto a quello che emerge nei primi cinque  libri dell’Antico Testamento, è vero: i morti non vedono nulla di noi.

3. Più avanti, nell’Antico Testamento, si rende invece sempre più esplicito il concetto di vita e di rimunerazione.
Per questo si legge: “Le anime dei giusti, invece, sono nelle mani di Dio, nessun tormento li toccherà.
Agli occhi degli stolti parve che morissero, la loro fine fu ritenuta  una sciagura, la loro partenza da noi una rovina, ma essi sono nella  pace.

Anche se agli occhi degli uomini subiscono castighi, la loro speranza resta piena d’immortalità.
In cambio di una breve pena riceveranno grandi benefici, perché Dio li ha provati e li ha trovati degni di sé” (Sap 3,1-5).
4. Si giunge così a pensare che i giusti  dopo la morte sono accolti nel seno di Abramo, come avviene per il  povero Lazzaro della parabola evangelica (Lc 16,23).

Per i peccatori non pentiti invece si legge: “Gli empi riceveranno una  pena conforme ai loro pensieri” (Sap 3,10) perché “non hanno avuto cura  del giusto e si sono allontanati dal Signore” (Ib.).
Così avviene per il ricco che banchettava ogni giorno lautamente dimentico della fame di Lazzaro.
Finisce all’inferno tra i tormenti (Lc 16,23).
5. Quando Gesù parlava, la mentalità  della gente – fatta eccezione per i sadducei che erano rimasti fermi  all’antica credenza della sopravvivenza solo delle ombre – era proprio  questa.

6. Adesso, dopo la risurrezione di Cristo, secondo la mens della Chiesa che cosa vedono i morti?

San Tommaso dice che “le anime dei morti, per disposizione divina e per il loro modo di essere, sono segregate dal consorzio dei viventi e aggregate a quello delle sostanze spirituali separate dal corpo.
Quindi ignorano le vicende di quaggiù.
Questa è la ragione che ne dà S. Gregorio: “I morti non sanno come si  svolge la vita di coloro che vivono corporalmente dopo di essi; perché  la vita dello spirito è lontana dalla vita della carne; e come gli  esseri corporei e quelli incorporei differiscono nel genere, così sono  distinti per la conoscenza”.
Sembra che anche S. Agostino accenni a questo quando dice che “le anime dei morti non si mescolano alle vicende dei viventi” (Moralia, XII)” (Somma teologica, I, 89, 8).
Questa è la condizione generale delle anime separate dai loro corpi e cioè delle anime dei defunti.

7. I defunti però non si trovano tutti  nella medesima condizione. Alcuni sono in Paradiso, altri in purgatorio e  altri all’inferno.

Per quelli che si trovano in Paradiso le cose stanno diversamente.
S. Gregorio infatti afferma che “non si può credere assolutamente che le  anime sante poiché vedono intimamente la chiarezza di Dio onnipotente  possano rimanere fuori da qualunque conoscenza e che ignorino qualche  cosa” ignorato da esse”.
8. San Tommaso pur sapendo che “Sant’Agostino era di parere diverso scrive: “sembra più giusto ritenere con S. Gregorio che le anime dei santi, ammessi alla visione di Dio, conoscano tutti gli avvenimenti attuali di questo mondo.
Esse infatti sono equiparate agli angeli: riguardo ai quali anche S.  Agostino afferma che non ignorano quello che avviene presso i vivi.

Però, siccome esse hanno un’adesione perfettissima alla giustizia  divina, non si rattristano per le vicende dei vivi, e non vi  partecipano, se non nei casi in cui lo esigono le disposizioni di quella  divina giustizia” (Somma teologica, I, 89, 8).
9. Che cosa dobbiamo dire invece per le anime dei defunti che si trovano in Purgatorio o all’inferno?
Dobbiamo anzitutto escludere che possano avere una conoscenza diretta  delle cose di questo mondo come ce l’abbiamo noi perché sono separate  dal corpo.

Possono averne invece una conoscenza indiretta.
Secondo San Tommaso possono averla “sia per mezzo delle anime che  giungono ad essi da questo mondo sia per mezzo degli angeli o dei  demoni; sia ancora “per una rivelazione dello spirito di Dio”, come dice  S. Agostino” (Somma teologica, I, 89, 8, ad 1).

Si tratta pertanto sempre di una conoscenza limitata e indiretta.
Quella piena si ha solo in Paradiso perché lì si vede tutto nella mente di Dio.
10. Che dire dei morti che appaiono ai vivi nel sonno o nella veglia e li avvisano di quanto avviene quaggiù?
Dal momento che Samuele da morto apparve a Saul e gli predice la  sconfitta in battaglia alcuni deducono che questo non sarebbe stato  possibile se essi non conoscessero i fatti nostri.
Ecco in proposito il pensiero di san Tommaso: Le apparizioni dei morti, qualunque esse siano, possono avvenire o per il fatto che una speciale disposizione di Dio vuole l’intervento di certe anime nelle vicende dei vivi, e la cosa si deve allora annoverare tra i miracoli di Dio; oppure queste apparizioni si devono all’iniziativa degli angeli buoni o cattivi, anche all’insaputa dei morti.

Del resto S. Agostino fa notare che la stessa cosa capita anche ai vivi,  i quali, senza saperlo, possono apparire nel sonno ad altri vivi.

Perciò sul fatto del Profeta Samuele possiamo affermare che egli apparve  per una rivelazione divina, come dice l’Ecclesiastico: “Dopo la sua  morte profetò e annunzio al re la sua fine”. Oppure, rifiutando  l’autorità dell’Ecclesiastico, per il fatto che gli Ebrei non mettono  quel libro tra le Scritture canoniche, si può pensare che quella  apparizione fu dovuta a un intervento diabolico” (Somma teologica, I, 89, 8, ad 2).



11. Con questo rimane escluso che le  anime dei trapassati, soprattutto se sono all’inferno, possano conoscere  tutto ciò che avviene in questo mondo.

Sicché è molto fragile la pretesa di alcuni di assicurare un dialogo con i defunti.
Tutt’al più lo possono fare solo attraverso la mediazione del demonio,  che però è “menzognero e padre della menzogna” (Gv 8,44). Per cui non  c’è assolutamente da fidarsi di quello che dice.
12. Quanto alle affermazioni di Maria  Simma e di altri sulla conoscenza che avrebbero le anime del Purgatorio  possiamo solo dire che vedono tutto quello che è dato loro di vedere.
Di più non possiamo dire.

Ma è certo che non vedono direttamente, come possiamo fare noi nei confronti di un altro.
Vedono solo ciò che viene loro comunicato da altre anime o da illuminazioni degli Angeli.
Ti ringrazio del quesito, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo

dal sito amicidomenicani.it

Bisogna anche considerare quello che troviamo scritto nella Bibbia circa la COMUNIONE DEI SANTI, cioè tutti i credenti morti in Cristo fanno parte del Suo Corpo, ed essendo membra del Corpo di Cristo (cioè coloro che sono in Paradiso) vedono e sentono quello che accade sulla terra, non possono ovviamente interagire con i fratelli che si trovano ancora sulla terra,
ma pregano per loro che ancora sono pellegrini su questa terra.

Ecco alcuni versetti biblici che fanno intravedere la vita oltre la morte:

Vidi l’acqua che usciva dal tempio, e a quanti giungeva quest’acqua portò salvezza.
   
Dal libro del profeta Ezechiele 47,1-2.8-9.12
   
In quei giorni, [un uomo, il cui aspetto era come di bronzo,] mi  condusse all’ingresso del tempio e vidi che sotto la soglia del tempio  usciva acqua verso oriente, poiché la facciata del tempio era verso  oriente. Quell’acqua scendeva sotto il lato destro del tempio, dalla  parte meridionale dell’altare. Mi condusse fuori dalla porta  settentrionale e mi fece girare all’esterno, fino alla porta esterna  rivolta a oriente, e vidi che l’acqua scaturiva dal lato destro. Mi  disse: «Queste acque scorrono verso la regione orientale, scendono  nell’Àraba ed entrano nel mare: sfociate nel mare, ne risanano le acque.  Ogni essere vivente che si muove dovunque arriva il torrente, vivrà: il  pesce vi sarà abbondantissimo, perché dove giungono quelle acque,  risanano, e là dove giungerà il torrente tutto rivivrà. Lungo il  torrente, su una riva e sull’altra, crescerà ogni sorta di alberi da  frutto, le cui foglie non appassiranno: i loro frutti non cesseranno e  ogni mese matureranno, perché le loro acque sgorgano dal santuario. I  loro frutti serviranno come cibo e le foglie come medicina».
   
Parola di Dio.

Dn 12,22 "Molti di quelli che dormono nella polvere della terra si risveglieranno: gli uni alla vita eterna e gli altri alla vergogna e per l’infamia eterna."


Spesso troviamo pure versetti dell’Antico Testamento, come quelli di Daniele che ci dipingono i morti nella carne come dormienti, in uno stato di incoscienza. Ma bisogna capire che si riferiscono al corpo umano, e non allo spirito.
Qo 9,10 "Tutto ciò che trovi da fare, fallo finché ne sei in grado, perché non ci sarà né attività, né ragione, né scienza, né sapienza giù negli inferi, dove stai per andare."

Qui Salomone si sta riferendo al corpo, non allo spirito dell’uomo, ad interpretare questo libro -in particolare- bisogna stare molto attenti, perché è scritto in chiave ironica, e può destare equivoci.

Ez 32,20-21 "Cadranno fra gli uccisi di spada; la spada è già consegnata. Colpite a morte l’Egitto e tutta la sua gente. I più potenti eroi si rivolgeranno a lui e ai suoi ausiliari e dagli inferi diranno: Vieni, giaci con i non circoncisi, con i trafitti di spada."

Ecco come non bisogna spesso interpretare alla lettera la Bibbia, altrimenti si impazzisce davanti a presunte contraddizioni, Salomone parla dell’incoscienza dei morti, mentre Ezechiele ci fa capire che sono coscienti e parlano.
Ma anche in Giona 2,3 leggiamo: "Nella mia angoscia ho invocato il Signore ed egli mi ha esaudito; dal profondo degli inferi ho gridato e tu hai ascoltato la mia voce."
Evidentemente Giona era morto nel ventre del pesce, ed è stato risuscitato dal Signore, ma mentre era morto era cosciente e pregava.
La sicurezza che Giona morì e fu risuscitato l’abbiamo dall’accostamento con Gesù, che morì e dopo tre giorni risuscitò.
Sempre dal Vangelo vediamo nella parabola del ricco e Lazzaro, che quest’ultimo non si trovava nello stesso posto del ricco.

"Rilevante e degno di nota è il fatto che questa non è una parabola. Si tratta di un racconto vero, perché il povero ha un nome, cosa che non avviene mai nelle parabole. Seppure in forma parabolica, il brano racconta una storia realmente accaduta. Lo Sheol-Ades, soggiorno dei defunti, era dunque diviso in due parti distinte, in due scomparti separati da una ‘grande voragine’. Evidentemente la ‘gran voragine’ non impediva a quelli nella grande ‘fiamma’ del tormento di vedere coloro che erano in Paradiso o nel ‘seno di Abramo’, senza che potesse avvenire una migrazione da una parte all'altra. Nel seno d'Abramo vi erano i salvati che erano consolati in attesa dell'avvento del Messia, e vi erano i perduti che pativano la sofferenza in attesa del giudizio finale: ‘Infatti le labbra dell'adultera stillano miele, la sua bocca è più morbida dell'olio; ma la fine a cui conduce è amara come il veleno, è affilata come una spada a doppio taglio. I suoi piedi scendono alla morte, i suoi passi portano al soggiorno dei defunti’ (Proverbi 5:3-5)."
Circa l’esistenza nell’aldilà, di questo luogo o meglio di questo stato di purificazione delle anime nell’attesa di essere ammesse alla visione beatifica di Dio, dichiarata più volte verità di fede dalla Chiesa Cattolica, in campo protestante c’è il più netto rifiuto.
Informativa sulla privacy leggila cliccando qui
I testi sono liberamente e gratuitamente condivisibili ma non manipolabili
Torna ai contenuti