Sola Scrittura Bibbia Autorità catechesi Parola di Dio commento
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Il concetto di Sola Scrittura è stato inventato da Lutero e compagni al fine di scalzare la Chiesa cattolica che vantava Autorità ecclesiastica e il diritto esclusivo di intepretare le Sacre Scritture.
Davvero una abile mossa l’invenzione della Sola Scrittura, dando quindi falsamente autorità solo alla Bibbia, e non più anche alla Chiesa e alla Tradizione, come se non fosse vero che la Bibbia sia nata proprio dalla Tradizione.
In ordine cronologico prima nacque la Chiesa, poi la Tradizione predicata oralmente dagli apostoli e dai più fedeli discepoli come Stefano martire ad esempio, e quindi la Bibbia, in particolare il Nuovo Testamento, ma anche il Canone biblico, cioè la lista dei libri ritenuti sicuramente ispirati.
Lutero ben sapendo che le sue teorie non potevano vantare radici storiche, risalenti ai primi cristiani, scalzò di colpo la discendenza apostolica dando autorità solo alla Bibbia. In questo modo ovviamente ognuno poteva far dire alla Bibbia quello che più gli piaceva, bastava un po’ di cultura anche eretica, per apparire credibili verso il popolo di quei tempi, solitamente ignorante e analfabeta. Qualcuno starà pensando che oggi l’analfabetismo nel mondo occidentale non esiste quasi più, e che possiamo leggere moltissime opere di scrittori molto colti, ed anche i nostri figli sono colti, di conseguenza le bugie di Lutero avrebbero le gambe corte.
Invece non è così, le bugie di Lutero hanno le gambe lunghe perché hanno fatto e fanno comodo a molti altri, a partire da Calvino e Zwingli. Tuttavia proprio questi padri del protestantesimo, sostenitori della Sola Scrittura erano in disaccordo tra loro, su alcuni punti fondamentali, come l’Eucaristia e la presenza reale nelle due specie (pane e vino consacrati), la predestinazione, il battesimo dei bambini ecc..
Se tre contemporanei, come Lutero Calvino e Zwingli, avendo tagliato i ponti con la Chiesa cattolica e con la Tradizione cristiana, si trovano da subito in disaccordo, è facile comprendere come in seguito il protestantesimo si sia frammentato in una miriade di dottrine reciprocamente contrastanti, alcune delle quali davvero bizzarre.
Se la Bibbia fosse così facile da capire, rappresentando la sola autorità credibile per il cristiano, perché tutte queste dottrine diverse?
La verità invece ci insegna che non si può sradicare il cristianesimo né dalla storia né dalla Tradizione, senza le quali risulta difficile capire bene certi fatti narrati nei Libri Sacri.
Ad esempio abbiamo sempre letto della strage dei bambini ordinata da Erode, la leggiamo e rileggiamo, ne prendiamo atto e tiriamo avanti nella pagina. Ma perché Erode ordina la strage? Solo perché era geloso di un bambino aspirante al trono?
Un Re unto legittimamente perché temeva un aspirante al trono? Chi era in realtà Erode? In Israele ci furono sempre i re successori di Davide, designati da Dio e addirittura unti, nessuno di loro veniva scalzato, se non per volere di Dio. Erode era un unto dal Signore?
La storia ci aiuta a capire meglio chi era Erode, egli in realtà rappresenta la rottura dell’Antica Alleanza tra Dio e il popolo di Israele, in quanto essendo egli il primo re straniero, venivano a cessare con lui quei capi del popolo giudaico che prima diventavano tali solo per discendenza atavica. Furono i romano ad affidargli il trono e non il popolo di Israele, lui non era israelita, ma idumeo da parte di padre e arabo da parte di madre. Suo nonno, un certo Erode di Ascalona, era uno degli schiavi che stava nel tempio di Apollo, ed ebbe un figlio di nome Antipatro, che fu rapito ancora bambino da briganti idumei. Da Antipatro nacque Erode molto astuto nella politica, seppe sfruttare a proprio vantaggio l’occupazione romana della Palestina, ottenendo dal senato romano la nomina a Re di di Israele. Erode fece bruciare i registri delle generazioni, custoditi negli archivi, che comprendevano l’elenco delle stirpi ebraiche…pensava così di apparire di nobile stirpe perché nessuno poteva attingere al registro pubblico. Erode dopo aver ricevuto il regno dai romano, designò sommi sacerdoti non più i discendenti da antica famiglia sacerdotale, ma conferì tale onore a sconosciuti. Ecco perché temeva il bambino Gesù, perché a differenza di lui, discendeva dalle antiche famiglie ebree, e quindi poteva legittimamente aspirare al trono. Gli archivi delle discendenze ebraiche non erano in copia unica, e qualcuno le potè leggere prima di scrivere il suo Vangelo. Anche per la resurrezione di Gesù Cristo, la storia ci è d’aiuto, per farci conoscere usanze ebraiche, che altrimenti resterebbero sconosciute. Alcune di queste usanze sono ad esempio utili per ricostruire la storicità delle resurrezione, a tal proposito vi consiglio di leggere il libro di Vittorio Messori, “Dicono che è risorto”.
Oppure:
2 Sam 6,6 “Ma quando furono giunti all’aia di Nacon, Uzzà stese la mano verso l’arca di Dio e vi si appoggiò perché i buoi la facevano piegare. L’ira del Signore si accese contro Uzzà; Dio lo percosse per la sua colpa ed egli morì sul posto, presso l’arca di Dio.”
Che bisogno c’era di far morire Uzzà? Magari lo poteva punire per aver toccato l’Arca di Dio, invece il nostro Dio misericordioso l’ha fatto morire. Perché? Uzzà non aveva intenzione di profanare l’Arca, ma semplicemente di raddrizzarla vista che i buoi la facevano piegare.
Se dovremmo fermarci alle crude lettere, il nostro sembrerebbe un Dio capriccioso.
Lc 19,26 “Vi dico: A chiunque ha sarà dato; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. E quei miei nemici che non volevano che diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me».”
E’ la misericordia di Dio dove è finita? Perché il re non ha porto l’altra guancia ai suoi nemici?
Lc 22,36-38 “Ed egli soggiunse: «Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così una bisaccia; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una.Perché vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura: E fu annoverato tra i malfattori. Infatti tutto quello che mi riguarda volge al suo termine». Ed essi dissero: «Signore, ecco qui due spade». Ma egli rispose «Basta!».
Se dovevano porgere l’altra guancia a chi li percuoteva, a che cosa gli servivano le spade, come quella che Pietro portava abitualmente con se?
Tantissimi altri versetti troviamo nella Bibbia, che non spiegati e intepretati correttamente sviano chi li legge e vi si sofferma. Ecco a cosa serve la Colonna e sostegno della Verità, cioè la Chiesa.
E’ bene conoscere un po’ di storia, come sono nate le tesi protestanti, diventate poi dottrina, è meglio usare il plurale, perché come vedremo, nel protestantesimo non si può mai parlare di una sola dottrina. Per mia esperienza personale, nei dialoghi con fratelli protestanti, la storia e le vicende che riguardano fatti e misfatti dei loro antenati protestanti, sono e rimangono misconosciute, e spesso ignorate totalmente dalla maggioranza dei nuovi “maestri biblici”. La storia che mette in risalto alcuni misfatti ed errori fatti dai cattolici invece viene spiegata e ripetuta, malamente, spesso ignorantemente e faziosamente dai molti nuovi predicatori della domenica che vengo a bussare alle nostre porte, per “aprirci gli occhi”.
Senza la storia chiunque può ergersi a maestro, dichiarandosi discendente degli apostoli, e usurpando ingiustamente la legittimità della discendenza apostolica. Ecco perché è giusto che un buon cristiano conosca la storia dei suoi padri, la storia del cristianesimo, utile a saper discernere e individuare i falsi maestri.
Il problema dell’interpretazione della Bibbia non è un’invenzione moderna, come talvolta si vorrebbe far credere. La Bibbia stessa attesta che la sua interpretazione presenta varie difficoltà. Accanto a testi limpidi contiene passi oscuri. Leggendo certi passi di Geremia, Daniele s’interrogava a lungo sul loro significato (Dn 9, 2). Secondo gli Atti degli Apostoli, un etiope del I secolo si trovava nella stessa situazione a proposito di un passo del libro di Isaia (Is 53 7-8), riconoscendo di aver bisogno di un interprete (At 8, 30-35). La seconda lettera di Pietro dichiara che «nessuna scrittura profetica va soggetta a privata spiegazione» (2Pt 1, 20) e osserva, d’altra parte, che le lettere dell’apostolo Paolo contengono «alcune cose difficili da comprendere e gli ignoranti e gli instabili le travisano al pari delle altre Scritture, per loro propria rovina» (2Pt 3, 16).
La Bibbia si deve interpretare per forza, non c’è alternativa, essendo piena di apparenti contraddizioni e messaggi criptici.
Un esempio può aiutare a capire meglio: tutti noi sappiamo che la schiavitù non è ammessa dalle leggi umane odierne, dalla morale, e nemmeno da Dio. Rendere schiavo un altro uomo non significa certo amarlo, ma bensì sfruttarlo, gratis o quasi, per i propri comodi.pure che nel Vecchio Testamento c’erano molti schiavi, Abramo, Isacco, Giacobbe, Davide, Salomone, ecc., avevano degli schiavi. Se non dobbiamo interpretare, ma limitarci a leggere alla lettera, dobbiamo pensare che Dio ammette la schiavitù. Qualcuno poi dirà, sì, ma si tratta del Vecchio Testamento, nel Nuovo con l’avvento di Gesù tutto è cambiato, molte cose sono state spiegate e completate. Non perdiamo di vista il fatto che Dio non sbaglia come noi umani, per cui non ha alcun bisogno di riparare agli errori commessi nel Vecchio Testamento, perché appunto non sono affatto errori.
Se poi però ci imbattiamo in qualche versetto del N.T. tipo quello di Tito 2,9 rimaniamo perplessi.
“Esorta gli schiavi a esser sottomessi in tutto ai loro padroni; li accontentino e non li contraddicano, non rubino, ma dimostrino fedeltà assoluta, per fare onore in tutto alla dottrina di Dio, nostro salvatore.”
Uno schiavo quindi per fare onore alla dottrina di Dio, nostro salvatore, non deve chiedere l’abolizione della schiavitù, ma deve restare sottomesso in tutto al proprio padrone.
San Paolo, in pratica ci sta insegnando che la schiavitù è cosa buona e giusta.
Ecco cosa accade seguendo le teorie protestanti, prima o poi ci si imbatte in qualche versetto, che ci dimostra come in realtà la Bibbia non sia stata dettata da Dio, ma ispirata, che significa ben altra cosa. Per i pentecostali la Bibbia ci parla sempre e comunque perché nonostante scritta oltre 2000 anni fa si rivolge anche a noi. In parte ciò è vero, ma solo in parte, bisogna imparare a distinguere. La Bibbia indubbiamente ci parla, ci insegna la Via della salvezza, ma bisogna stare attenti a districarsi bene incontrando versetti ostici come quello sopra indicato.
L’insegnamento di Dio è contenuto nella Bibbia, ma non in ogni sua parola. Il nocciolo della Bibbia ci insegna che Cristo è il nostro personale salvatore, ci indica la Via per seguirlo, ma appena ci si imbatte in frasi come quella di cui sopra nella lettera a Tito, si rimane perplessi limitandosi alle crude lettere.
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"Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me… Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me" (1Cor 11,24-25; cfr Lc 22,19).
Gv 6,48-66 "Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse: «In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
Queste cose disse Gesù, insegnando nella sinagoga a Cafarnao. Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: «Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?». Gesù, conoscendo dentro di sé che i suoi discepoli proprio di questo mormoravano, disse loro: «Questo vi scandalizza?E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dá la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita. Ma vi sono alcuni tra voi che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E continuò: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio».
Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui
Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse: «In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
Queste cose disse Gesù, insegnando nella sinagoga a Cafarnao. Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: «Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?». Gesù, conoscendo dentro di sé che i suoi discepoli proprio di questo mormoravano, disse loro: «Questo vi scandalizza?E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dá la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita. Ma vi sono alcuni tra voi che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E continuò: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio».
Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui."
Lc 24,35 "Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane."
Mt 28,18-20 «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».
Qui Gesù non sta parlando dello Spirito Santo, ma di se stesso, anche Lui sarà con noi fino alla fine del mondo. Gesù è con noi nell’Eucaristia.
Quando invece parla dello Spirito Santo (il Consolatore) lo dice chiaramente:
Gv 16,7-8 "Ora io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò. E quando sarà venuto, egli convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio."
Gv 6,63
"è lo Spirito che vivifica, la carne non giova a nulla …le mie parole sono spirito e vita…".
Lo abbiamo visto e lo ripetiamo che è lo Spirito vivifica, ma certo, è lo Spirito Santo che dà vita al pane e al vino, il pane è il vino prendono vita tramite lo Spirito Santo, infatti i presbiteri invocano la terza persona della SS. Trinità (così come fece Gesù, con la preghiera di benedizione) affinché il pane diventi vero corpo, e il vino vero sangue di Gesù Cristo. Dopo la consacrazione il pane e il vino cambiano di sostanza, vengono vivificati dallo Spirito di Gesù, non diventano delle entità vive separate da Lui, ma diventano Gesù stesso, Gesù Eucaristia, il pane del cielo, sotto forma gloriosa.
In Gv 10,7-9 leggiamo: "Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo."
In questi versetti vediamo Gesù paragonarsi ad una porta, per indicare che solo Lui è la salvezza, la porta verso l’amore eterno, che aprendosi si rivela. Notiamo benissimo come i discepoli che lo stanno ascoltando capiscono benissimo che si tratta di un simbolismo, la porta è un simbolo, usato per raffigurare la soglia di accesso alla salvezza, si accede alla salvezza solo tramite Gesù. Nessun discepolo non capisce, nessun discepolo si allontana dubbioso quando sente questi simbolismi.
In Gv 10,14-16 leggiamo ancora: "Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore. E ho altre pecore che non sono di quest’ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore."
Anche qui vediamo che usa un linguaggio simbolico, infatti si paragona ad un buon pastore, per far capire l’unità della Chiesa, la cura e l’amore che ha per i suoi discepoli, Gesù ci vuole sottolineare l’importanza che il pastore ricopre nella guida del gregge. E’ utile sapere che a quei tempi la maggior parte della Giudea era un altipiano dal suolo aspro e duro, più adatto alla pastorizia che all’agricoltura, l’erba era scarsa e il gregge doveva spostarsi continuamente; non c’erano muri di protezione, e questo richiedeva la costante presenza del pastore in mezzo al gregge. Il pastore non poteva rilassarsi sotto un albero, come spesso accade nelle nostre zone, ma doveva continuamente vigilare il suo gregge, per evitare che qualche pecorella morisse cadendo giù dai dirupi. In certi paesi d’Europa, gli ovini sono allevati principalmente per le carni; in Israele erano allevati soprattutto per la lana e il latte. Esse perciò rimanevano per anni e anni in compagnia del pastore che finiva per conoscere il carattere di ognuna e chiamarla con qualche affettuoso nomignolo.
E’ chiaro ciò che Gesù vuole dire con queste immagini. Egli conosce i suoi discepoli (e, in quanto Dio, tutti gli uomini), li conosce "per nome" che nel linguaggio biblico vuol dire nella loro più intima essenza, i presenti capiscono anche questo simbolismo e nessuno interviene o si allontana.
E in Gv 10,19-20 vediamo come anche i giudei capivano benissimo questi simbolismi tanto è vero che leggiamo: "Sorse di nuovo dissenso tra i Giudei per queste parole. Molti di essi dicevano: «Ha un demonio ed è fuori di sé; perché lo state ad ascoltare?"
Capivano che Gesù si paragonava al Padre, parlava come Figlio di Dio, con la stessa autorità del Padre, del supremo pastore, solo che le povere menti dei molti non accettavano la buona notizia, anzi lo scambiavano per un bestemmiatore.
In Gv 15,5-6 leggiamo ancora: "Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano."
Anche qui non vi furono dubbi tra i discepoli, tutti capirono il simbolismo.
Ed ancora, in Gv 14,6-11 leggiamo: "Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se conoscete me, conoscerete anche il Padre: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: Es 33,18+ «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere. Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse."
Ancora qui i discepoli non ebbero dubbi, ma nel brano di Gv 6,60-62 i discepoli capendo benissimo che Gesù non stava usando un linguaggio simbolico non compresero il senso, e glielo fecero notare (Gesù già sapeva che molti non avrebbero capito), ecco perché gli rispose come segue:
Questo vi scandalizza? (Il pane che io darò è la mia carne...ecc.,ndr) E se mi vedeste salire la dov’ero prima vi scandalizzereste di più? E’ lo Spirito che vi fa comprendere; la carne da sola non può com; e le mie parole sono spirito e vita. Ma alcuni di voi non avendo lo Spirito non credono"…"Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio.
Il significato delle parole di Gesù è proprio quello appena scritto.
"Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui…"
(perché scandalizzati dalle parole dette da Gesù, proprio perché non erano simboliche, dato che era ed è proibito mangiare carne umana).
Che il discorso di Gesù non fosse simbolico lo si capisce pure dalla conclusione:
"E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima?", anche questa frase dovrebbe essere simbolica, visto che fa parte dello stesso discorso, e se fosse simbolica Gesù non sarebbe mai salito dov’era prima. Non vi pare? Realtà fu dunque la prima Eucaristia, e il primo mangiare degli apostoli, la carne, e bere il sangue del Signore, come realtà fu il suo salire dov’era prima…
Quindi l’Eucarestia è il sacramento che contiene veramente e realmente il corpo ed il sangue, l’anima e la divinita’ di Gesù Cristo, sotto le apparenze del pane e del vino. Ma le parole spirito e vita indicano anche (come abbiamo accennato prima) la realtà umana, l’uomo, la cui carne viene resa viva dallo spirito. Ma vediamo meglio quale significato dà la Bibbia alle parole "spirito e vita".
Ma vediamo meglio quale significato dà la Bibbia alle parole "spirito e vita".
In Giudici 15,19 Sansone bevve, il suo spirito si rianimò, ed egli riprese vita, cioè il suo corpo continuò a vivere, essendo l’uomo composto da spirito e vita, intrinsecamente legati tra loro.
2 Mac 7,22-23 «Non so come siate apparsi nel mio seno; non io vi ho dato lo spirito e la vita, né io ho dato forma alle membra di ciascuno di voi. Senza dubbio il creatore del mondo, che ha plasmato alla origine l’uomo e ha provveduto alla generazione di tutti, per la sua misericordia vi restituirà di nuovo lo spirito e la vita, come voi ora per le sue leggi non vi curate di voi stessi».
E ancora:
Is 38,16 "Signore, in te spera il mio cuore; si ravvivi il mio spirito. Guariscimi e rendimi la vita."
Anche in 2° Maccabei e in Isaia vediamo che "spirito e vita" indicano l’uomo in se stesso, l’uomo composto da spirito e vita, l’uomo non può essere tale se gli manca una delle due componenti, Isaia sperando nel Signore dice, "si ravvivi il mio spirito", ma subito dopo aggiunge: guariscimi e rendimi la vita, proprio perché l’uomo è spirito e vita, ha bisogno sia dello spirito che della vita, quest’ultima non cessa se manca lo spirito.
Gen 6,3 "«Il mio spirito non resterà sempre nell’uomo, perché egli è carne e la sua vita sarà di centoventi anni»."
Gb 33,4 "Lo spirito di Dio mi ha creato e il soffio dell’Onnipotente mi dá vita".
Ez 37,10 "Io profetizzai come mi aveva comandato e lo spirito entrò in essi e ritornarono in vita e si alzarono in piedi"
Rm 8,10 "E se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto a causa del peccato, ma lo spirito è vita a causa della giustificazione."
Qui Paolo ci dice che lo spirito dell’uomo viene salvato dalla sacrificio di Cristo e quindi reso vivo, la giustificazione dona la vita all’uomo. Attenzione Gesù se intendeva specificare che stava parlando in senso spirituale poteva dire "le mie parole sono Spirito" o "per il vostro spirito", invece usa il simbolismo che descrive l’uomo credente, che prende vita dallo spirito.
"Perciò chiunque in modo indegno mangia il pane e beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore". (Corinzi 11:27)
1 Pietro 1:19 "ma con il sangue prezioso di Cristo, come di agnello senza difetti e senza macchia" l’oblazione pura di cui profetizzò Malachia.
"Io non sono contento di voi, dice il Signore degli eserciti, io non accoglierò più il sacrificio delle vostre mani, perché dall’Oriente all’Occidente il mio nome è grande fra le genti e in ogni luogo si sacrifica e si offre al mio nome un’oblazione pura, poiché grande è il mio nome fra le genti, dice il Signore degli eserciti" (Mal 1,10-11).
In questa profezia Malachia parla di un vero sacrificio, che sarà offerto nell’età messianica, caratterizzata dall’abrogazione del levitismo, dalla universalità e dalla santità.
La visione profetica di Malachia che vede l’offerta, il sacrificio puro all’unico Dio, ha il suo compimento perfetto nella Messa, che da ogni punto della terra e da tutte le stirpi è offerta come "ostia immacolata" al Signore.
Se Malachia si riferiva al sacrificio di Gesù sul calvario e basta, doveva indicare una sola persona (Gesù) e non usare l’espressione "dall’Oriente all’Occidente" "…e in ogni luogo si sacrifica e si offre al mio nome un’oblazione pura" indicando così tutti i popoli. Attenzione Malachia qui non ha scritto "…e in ogni luogo si ricorda il mio sacrificio…" non parla affatto di semplice ricordo, ma parla in maniera chiara e inoppugnabile di, sacrificio, infatti dice "…si sacrifica e si offre al mio nome un’oblazione pura".
Qui appare chiaro il carattere sacrificale della Santa Messa, nella quale viene offerta "l’oblazione pura", l’Agnello puro, l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo; e come può essere offerto se come dicono molti fratelli protestanti la santa cena è solo una commemorazione?
S. Paolo (1 Cor 10,20-21) affianca le testimonianze evangeliche:
"…No, ma dico che i sacrifici dei pagani sono fatti a demoni e non a Dio. Ora, io non voglio che voi entriate in comunione con i demoni; non potete bere il calice del Signore e il calice dei demoni; non potete partecipare alla mensa del Signore e alla mensa dei demoni".
"…chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna." Chiaro, chiarissimo, qui Paolo si riferisce proprio al corpo del Signore, non al ricordo del Suo sacrificio sulla croce.
Gesù disse: " In verità in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero; il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo" (Gv 6,22-23)
" Io sono il pane vivo disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno, e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo"
" Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me, e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo,… Chi mangia questo pane vivrà in eterno" (Gv 6,57-58)
In queste parole Gesù non fa riferimento al calice. Egli è tutto intero nel pane, è per motivi igienici, e per la precauzione di non spargere per qualche sorso maldestro il prezioso sangue di Gesù, che la Chiesa cattolica romana preferisce dare solo il pane ai fedeli.