Origini carte da Gioco significato semi simboli
ORIGINI CARTE DA GIOCO
Nonostante alcuni pentecostali, o ignoranti disinformati, che vedono simboli satanici dappertutto, dicano che le origini delle carte da gioco sono sataniche non è così.
L'inventore delle carte da gioco era un uomo depravato e malvagio, che si prendeva gioco di Dio e dei Suoi comandamenti.
Egli scelse dei personaggi biblici per la sua invenzione malefica:
- Il re rappresenta il diavolo;
- La donna rappresenta Maria madre di Gesù (così, in modo blasfemo rappresenta il nostro Signore come figlio di satana e di Maria);
- Il Cuore e l'asso rappresentano il Sangue del Signore;
- Il fante (inorridisco a scriverlo, ndt) rappresenta il Signore stesso;
- La carta di fiori e altri segni, simbolizzano la persecuzione e lo sterminio di tutti i santi.
esprimeva il suo disprezzo per i Dieci Comandamenti con il numero 10 delle carte da gioco.
Chi conosce questa origine diabolica del gioco alle carte, comprende anche l'influenza diabolica che esso ha su coloro che giocano!
Non c'è dunque da stupirsi che la divinazione attraverso queste carte riesca così bene, poiché sono dei segni blasfemi e diabolici!
Il tempo ed i modi dell'introduzione delle carte da gioco in Europa è oggetto di discussioni. Il 38º canone del Concilio di Worcester (1240) viene spesso citato come dimostrazione dell'esistenza delle carte in Inghilterra alla metà del XIII secolo, ma i giochi de rege et regina che vi vengono menzionati più probabilmente erano gli scacchi. Se le carte da gioco fossero un fenomeno diffuso in Europa già nel 1278, Francesco Petrarca ne parlerebbe nel De remediis utriusque fortunae a proposito dei giochi d'azzardo, ma non è così. Altri scrittori dell'epoca (tra cui Giovanni Boccaccio e Geoffrey Chaucer) citano o si riferiscono a vari giochi, ma non esiste un singolo passaggio che si possa attribuire alle carte. In altre opere coeve, supponiamo dunque che la parola "carte" sia frutto di una errata traduzione o interpolazione.
È probabile che le antenate delle moderne carte da gioco siano arrivate in Europa attraverso i contatti con i Mamelucchi egiziani alla fine del XIV secolo, e per quell'epoca avevano già assunto una forma molto simile a quella odierna. In particolare il mazzo dei Mammelucchi conteneva 52 carte, che formavano quattro semi: Jawkân (bastoni da polo), Darâhim (denari), Suyûf (spade) e Tûmân (coppe). Ogni seme conteneva dieci carte, numerate da 1 a 10, e tre figure (o carte di corte) chiamate malik (re), nā'ib malik (viceré o deputato del re) e thānī nā'ib (secondo o sotto-deputato). Le figure mamelucche mostravano disegni astratti senza ritrarre persone (a causa della legge islamica che vietava di ritrarre figure umane), ma riportavano il nome di ufficiali dell'esercito. Un mazzo completo di carte da gioco mamelucche fu scoperto da Leo Ary Mayer nel Topkapi Sarayi Museum di Istanbul nel 1939; questo mazzo particolare non fu realizzato prima del XV secolo, ma le sue carte si accoppiavano a quelle di un frammento datato tra il XII e il XIII secolo. Ci sono alcune prove che suggeriscono che questo mazzo si sia evoluto da un mazzo precedente composto da 48 carte che aveva solo due figure per seme ed alcune altre prove sembrano suggerire che le prime carte cinesi arrivate in Europa siano passate per la Persia che a sua volta ha influenzato i Mamelucchi.
Si ignora se queste carte abbiano influenzato le carte indiane usate nel gioco della Ganjifa o se sia avvenuto il contrario. In ogni caso le carte indiane si distinguono per alcune caratteristiche: sono rotonde, generalmente dipinte a mano con schemi intricati e comprendono più di quattro semi (a volte fino a dodici).
Assi dei quattro semi confrontati con alcune figure in rilievo sugli aes signatum.
Esiste anche una nuova teoria che vuole che le carte da gioco derivino direttamente da lingotti romani conosciute come aes signatum (minerale - rame o bronzo - contrassegnato, del peso di circa 1,5 kg), dato che su questi lingotti di forma rettangolare vi sono, tra varie figure, un sole (o anche un'aquila), una spada, un bastone ed una coppa. Secondo quanto sostenuto in questa ipotesi gli assi e i relativi semi sarebbero direttamente ispirati ad antichissime monete romane chiamate Assi Queste monete non sarebbero mai entrate nella ricostruzione storica in quanto praticamente sconosciute (se ne conoscono pochissimi esemplari) Per questo motivo chi in passato aveva sostenuto questa tesi (Padre Daniel nel saggio: Origine du jeu de piquet, trouvé dans l’histoire de France, in “Journal de Trevoux”, maggio 1720. Citato da Cesare Cantù, Storia Universale, Volume X, Epoca XI, Torino, 1842, pag. 221-222.)si era poi dovuto rassegnare davanti all'impossibilità di produrre prove concrete. Anche il fatto che il termine "asso" derivi dal latino aes (asse) che indica proprio le monete in questione, viene considerato una forte prova dai fautori di questa rivoluzionaria interpretazione. [2][3].
Diffusione in Europa e prime modifiche dell'aspetto
Comparazione tra il re di cuori ed il re di denari di due mazzi del XVI secolo.
Fante di denari del mazzo «Italia 2», 1390-1410.
Georges de La Tour, "il baro", museo del Louvre, Parigi.
Regina di cuori di un mazzo di Claude Valentin (metà del XVII secolo). Si noti che la regina, personificazione di Caterina de' Medici nelle intenzioni dell'autore, impugna lo scettro anziché stringere un ventaglio. Questo particolare sottolinea il disprezzo dei francesi dell'epoca per Enrico III (raffigurato come re di cuori con il ventaglio). E sicuramente anche a causa delle disposizioni decretate da questo re a sfavore dei produttori di carte da gioco.[4]
Alla fine del XIV secolo l'uso delle carte da gioco si diffonde rapidamente in Europa. Tra i primi riferimenti, notevoli i seguenti:
1371: En Catalogna, Diccionari de rims de Jacme March[5]
23 maggio 1376: un'ordinanza fiorentina vieta il gioco delle naibbe (naibe), nome arcaico per le carte da gioco, probabilmente derivato da 'nā'ib (dall'arabo "deputato", peraltro nome di una delle figure delle carte mamelucche);
1377: nel sermone Tractatus de moribus et disciplina humanae conversationis un frate domenicano di Basilea descrive un gioco di carte.
1377: un'ordinanza parigina vieta il gioco delle carte nei giorni feriali
26 ottobre 1380 a Barcellona, nell'inventario del mercante Nicolas Sarmona viene elencato «un gioco di carte (nayps) di 44 pezzi».
Il mazzo di carte europeo più antico che ci si conosca è il mazzo chiamato «Italia 2», datato tra il 1390 ed il 1410.[6] Un altro mazzo tanto antico è il Stuttgarter Kartenspiel («Mazzo di Stoccarda») risalente al 1430. I mazzi più famosi e più antichi di tarocchi che siano pervenuti sino a noi sono invece i mazzi popolarmente chiamati dei Visconti.[7][7][8]
Gli europei variarono molto la struttura e l'aspetto delle carte da gioco nel XV secolo. Le figure delle carte cambiarono per rappresentare le famiglie reali europee ed i loro vassalli, originariamente "re", "cavalieri" e "servi". La regina venne introdotta in modi differenti: nei più antichi mazzi tedeschi arrivati fino a noi (1440 circa) la regina rimpiazza il re in due dei semi come carta di maggior valore. Durante il XV secolo sono comuni mazzi da 56 carte contenenti re, regina, cavaliere e servo. Anche i semi variano, molti produttori non ritennero che fosse necessario avere un insieme tipico di nomi per i semi, quindi i primi mazzi ne hanno varietà differenti (pur essendo sempre in numero di quattro). Gli stampatori tedeschi produssero carte usando cuori, campane, foglie e ghiande, semi presenti anche nei mazzi della Germania meridionale e orientale per il gioco dello Skat, e nei mazzi bavaresi per il gioco del Watten e del Mao Mao (diffusi anche in Alto Adige). Le più tarde carte italiane e spagnole del XVI secolo usano spade, bastoni, coppe e denari. È probabile che il mazzo dei tarocchi venga inventato in Italia in questo periodo, sebbene si creda erroneamente che sia stato importato in Europa dagli zingari. I tarocchi nacquero essenzialmente per il gioco dei tarocchi, ma oggi trova il suo uso più frequente come strumento di cartomanzia e per altre pratiche esoteriche: uno sviluppo cominciato nel 1780 circa, quando i filosofi occulti vollero associare i simboli sulle carte dei tarocchi ai geroglifici egizi.
I quattro semi cuori, quadri, picche e fiori hanno origine in Francia approssimativamente nel 1480 e sono probabilmente prevalsi perché più facili ed economici da riprodurre rispetto a disegni più elaborati (si veda tecniche di produzione). Il trèfle (così chiamato per la somiglianza alla foglia del trifoglio) deriva probabilmente dalla ghianda dei semi tedeschi, e così anche il pique, derivato dal seme della foglia tedesca (tuttavia assumendo il nome dell'arma, seguendo l'esempio delle spade italiane). In Inghilterra vengono usati i semi francesi, nominandoli hearts (cuori), clubs (bastoni, ma sono i fiori nostrani), spades (vanghe, a indicare le picche) e diamonds (quadri). Chatto si pronuncia sui nomi dei semi come segue:
« Se le carte erano realmente conosciute in Italia e Spagna alla fine del XIV secolo, non è improbabile che il gioco sia stato introdotto in questo Paese [l'Inghilterra] da alcuni dei soldati inglesi che servirono sotto Hawkwood e altri capitani mercenari nelle guerre di Italia e Spagna. Comunque pare certo che le prime carte da gioco comunemente usate qui siano state dello stesso tipo, per quanto riguarda i segni dei semi, di quelle usate in Italia e Spagna. »
Variazione nei secoli del re di cuori dello stile di Rouen
Le figure sulle carte similmente attraversano alcuni cambiamenti in aspetto e nome. Sulle prime carte si ritrovano figure intere, e in Francia spesso hanno il nome di particolari eroi storici o fiabeschi. Rouen diventa un centro prolifico di produzione nel XVI secolo, da dove si originano molti degli elementi delle carte di corte ancora presenti nei mazzi moderni.
È probabile che le carte di Rouen siano importate in Inghilterra diventandovi di uso comune, sebbene altri stili siano più popolari in Europa a quel tempo. Le figure sulle carte prodotte dagli artigiani di Rouen hanno il nome, in corrispondenza dei re di picche, cuori, quadri e fiori, rispettivamente di «David», «Alexander», «Caesar», «Charles», individuati nei personaggi storici di Davide, Alessandro Magno, Giulio Cesare e Carlo Magno. I fanti (inglese knave o, molto più tardi, jack, in francese valet) sono rispettivamente «Hector», Ettore (principe di Troia), «La Hire», il soprannome di Etienne de Vignoles (comandante francese al tempo di Giovanna d'Arco), «Ogier», ovvero Uggeri il Danese (un cavaliere di Carlo Magno) e «Judas», Giuda Maccabeo (che guidò la rivolta ebraica contro i siriani). Le regine sono «Pallas» (Pallade Atena), «Rachel», (Rachele la madre biblica di Giuseppe), «Argine» (di origine ignota, forse un anagramma di «regina») e «Judith», Giuditta (altra figura biblica). La tradizione parigina usa gli stessi nomi, ma assegnandoli a semi diversi: il re di picche, cuori, quadri e fiori erano rispettivamente Davide, Carlo Magno, Giulio Cesare e Alessandro Magno; le regine erano Pallade, Giuditta, Rachele e Argine; i fanti erano Uggeri, La Hire, Ettore e Giuda Maccabeo. Stranamente i nomi parigini ottengono più successo nei tempi a venire.
Un'altra suggestiva interpretazione[9] suggerisce che probabilmente Argine è una storpiatura di «Argeia», leggendaria principessa di Argo (nonché nome di vari personaggi della mitologia greca). Sempre secondo questa ipotesi Rachel sarebbe la storpiatura del nome «Ragnel», moglie di sir Gawain, uno dei cavalieri della tavola rotonda. In questo modo i personaggi sarebbero equamente suddivisi se accettiamo anche l'ipotesi che in realtà La Hire sia la storpiatura di «Aulus Hirtius», Aulo Irzio, uno dei comandanti di Cesare.
La suddivisione è la seguente:
personaggi biblici: David - Judith - Judas
personaggi della mitologia greca: Alexander - Argeia - Hector
personaggi di epoca romana: Caesar - Pallas - Aulus Hirtius
personaggi cristiani: Charlemagne - Ragnel - Ogier
Inizialmente le carte del mazzo comunemente conosciuto come «a semi francesi» furono disegnate a figura intera, prendendo a prestito lo stile spagnolo. Molto simile al re di cuori era ad esempio il re di denari del mazzo di Phelippe Ayet.[10] Col passare dei secoli il disegno è divenuto man mano più schematico ed alcuni particolari sono andati perduti. Il re di cuori infatti brandiva un'ascia sopra la testa e non una spada dietro la testa (motivo per il quale, oggi, viene soprannominato re suicida). Il fante di picche portava una lancia che poi è divenuta l'indecifrabile oggetto che si può osservare sulle carte di fabbricazione odierna. In ultimo, verso la fine dell'Ottocento, si è deciso di capovolgere quelle figure che avevano il seme a destra per aumentare la leggibilità delle carte quando sono disposte a ventaglio.[11]
Modifiche successive
Nei primi giochi i re sono la carta di valore maggiore, con nessuna eccezione. Già a partire dalla fine del 1400 si iniziò a dare un significato speciale alla carta nominalmente di valore minore, ora detto asso, tanto da renderla di valore maggiore (e dare al 2 il valore minore). Questo concetto può essere stato affrettato dalla Rivoluzione francese dove si comincia a fare giochi in cui l'asso diventa il simbolo del sorgere in potere delle classi inferiori contro la nobiltà.[senza fonte]
Le indicazioni del valore della carta sugli angoli e sui bordi cominciano a comparire alla metà del XIX secolo per permettere di tenere le carte ravvicinate a ventaglio con una sola mano e controllarle comunque tutte (in precedenza le carte si distribuivano e si leggevano tra le due mani).
L'innovazione successiva fu quella delle figure simmetriche (o a «due teste»), in modo che un giocatore non fosse tentato di capovolgere la carta per averla dritta, dato che questo poteva dare indicazioni agli altri giocatori di quali carte avesse in mano. Questa innovazione richiese l'abbandono di alcune delle caratteristiche delle figure precedenti che erano rappresentate per intero sulla carta.
La matta, jolly o joker in inglese, è una creazione inizialmente per il gioco alsaziano dell'Euchre, e si diffonde dall'Europa all'America assieme al Poker, gioco nel quale oggi non è usata. Nonostante la somiglianza con il Pazzo dei tarocchi si ritiene che non ci sia alcuna correlazione. Nei mazzi moderni uno dei due joker è generalmente più colorato e dettagliato dell'altro, sebbene questa distinzione non sia sfruttata dalla maggioranza dei giochi. I due joker sono normalmente detti «Rosso» e «Nero». Diversamente dalle figure lo stile dei joker varia grandemente, e molti produttori lo usano come per imprimervi il loro marchio registrato.