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Protestanti Citazioni Patristiche Faziose Padri della Chiesa

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Citazioni Faziose di James Blocher, autore del libro La Chiesa cattolica romana allo specchio

Un altro aspetto da considerare è la scarsa coerenza di alcuni studiosi protestanti, che influenzano coloro che leggono i loro libri, compresi molti pastori.’ fazioso citare alcuni brani, estrapolandoli dal contesto, ve ne mostro (e vi invito a controllare di persona) alcuni di questi tratti dal libro “La Chiesa cattolica romana allo specchio, di Jacques Blocher, tradotto dall’originale Le Catholicisme à la lumiere de l’Escriture Sainte”:

In questo libro pieno di accuse anticattoliche troviamo a pag. 21 che “Ireneo dice: <<…Le Scritture tutte, i Profeti, gli Evangeli… possono essere chiaramente comprese senza ambiguità e armoniosamente da tutti, quantunque tutti non le credano>> (Adv Haereses, XXVII, 2).

Dimentica però di citare altri passi scritti da Ireneo nella stessa opera, “Contro le Eresie, s. Ireneo di Lione, a cura di p. Vittorino Dellagiacoma, terza edizione, ed. Cantagalli Siena. Si ricorda che Ireneo scriveva proprio contro gli eretici dell’epoca (circa 170 d.C.), come Valentino e Marcione ad esempio, entrambi di corrente ariana, ricordiamo pure che alcune delle loro dottrine sono oggi riprese da Testimoni di Geova.
Dicevo, delle frasi “dimenticate…” dall’autore protestante, ma questa abitudine la riscontro in quasi tutti gli autori protestanti.
Controlliamo quale è il vero pensiero di s.Ireneo, a pag.87 del secondo volume, di “Contro le eresie” Ireneo scrive:
“Quelli che sono della Chiesa devono obbedire ai presbiteri che succedono agli apostoli, come abbiamo dimostrato; essi hanno ricevuto con l’episcopato il carisma certo della verità per beneplacito del Padre; i fedeli devono, invece, avere in sospetto gli altri, separati dalla successione principale che in qualunque luogo si radunano, come eretici ed erranti e come principio di divisione, superbi, orgogliosi, o ancora come ipocriti che  ciò fanno in ricerca di favore o di vanagloria. Gli eretici che all’altare di Dio offrono fuoco estraneo, cioè dottrine estreme, saranno bruciati dal fuoco celeste come Nadab e Abiud (Lv 10,1s)…quelli che spezzano l’unità della Chiesa avranno da Dio la pena di Geroboamo (1 Re 14,10ss).”

A pag. 237 del primo libro di “Contro le eresie” leggiamo:
“E se sorgesse qualche questione di dettaglio non si deve forse ricorrere alle chiese più antiche, fondate dagli Apostoli, per sapere da  loro quello che è certo e quello che è da abbandonare? E se gli Apostoli non ci avessero lasciato le Scritture, non si sarebbe forse dovuto seguire l’ordine della tradizione da essi trasmessa a quelli ai quali affidavano le chiese?
A questi principi si attengono molte genti illetterate che credono in Cristo: senza carta né inchiostro esse portano la salvezza scritta nei loro cuori dallo Spirito e custodiscono diligentemente l’antica tradizione.”
Vediamo come Ireneo vivendo in un epoca molto vicina a quella  degli apostoli, aveva molto rispetto per la tradizione, quella vera.
E’ importante ricordare pure come fin dai primi anni del cristianesimo sorsero molte correnti eretiche, a cominciare da Simon Mago, menzionato nella stessa Bibbia.
Era facile per i dotti eretici confondere e far traviare il popolo analfabeta, o poco colto e, spesso alcuni cristiani finivano per deviare dalla sana dottrina, proprio in virtù delle forti doti di predicazione e convincimento di cui disponevano alcuni eretici. Se non sarebbe stato così, né Ireneo né nessun altro vescovo avrebbe scritto opere contro le dottrine eretiche. Non si appellavano alla Sola Scrittura, né lasciavano che il popolo consultasse per conto proprio la Bibbia. Queste sono invenzioni protestanti, i quali dimenticano che la maggioranza del popolo era analfabeta, anche in Italia, fino agli anni 1930-1940. Del resto appare logico che il popolo cristiano, spesso composto da gente semplice, e con scarsa cultura, dovesse avere un punto di riferimento per non cadere vittima dell’eresia.
Stupisce pure come sia sfuggito a James Blocher il consiglio che Ireneo rivolge ai cristiani dubbiosi,  “E se sorgesse qualche questione di dettaglio non si deve forse ricorrere alle chiese più antiche…?”
Il lettore a questo punto si chiederà quali siano le chiese più antiche alle quali si riferisce Ireneo.
Ebbene leggiamo sempre da Adversus Haereses (nome originale latino di Contro le eresie) a pag. 234 dell’edizione da me citata:
“Ma poiché sarebbe troppo lungo enumerare in un volume come questo le successioni di tutte le chiese, ci limiteremo alla chiesa più grande e antica, a tutti nota, fondata e costituita in Roma dai gloriosissimi Apostoli Pietro e Paolo e, indicando la sua tradizione, ricevuta dagli Apostoli e giunta fino a noi attraverso la successione dei suoi vescovi…Con questa Chiesa infatti, in ragione della sua autorità superiore, deve accordarsi ogni chiesa, cioè i fedeli di tutto il mondo, poiché in essa è stata conservata la tradizione apostolica attraverso i suoi capi.”
Fa riflettere dunque, il modo di citare i padri della chiesa, che usa J. Blocher, definirlo fazioso è riduttivo. Purtroppo questo modo di citare, astuto e fazioso, è in uso in quasi tutte le chiese protestanti,  esse tengono i fedeli nella parziale ignoranza dei fatti e della verità. Compongono un mosaico diverso da quello vero. Quanti sono i fedeli protestanti che leggendo il libro “La Chiesa cattolica romana allo specchio” poi vanno a controllare le opere dei padri ivi citate?
Eppure questo tipo di libri circolano facilmente nelle comunità protestanti, come coadiuvanti anticattolici, consigliati per irrobustire l’avversità dei fedeli contro “l’orribile Chiesa cattolica”.
Oltretutto nel libro di Blocher, oltre ai padri viene citato il manuale di S.Pio X che non è il catechismo ufficiale della Chiesa cattolica, ma una sorta di sintesi, fatta con domande e risposte.
A pag. 26 del “Chiesa cattolica romana allo specchio” viene citato, tra gli altri, anche s.Agostino, in particolare uno stralcio della sua opera “De doctrina cristiana” che così recita: “Io mi sottometto all’autorità dei Libri Canonici e a nessun’altra. Tutto ciò che è necessario alla fede e alla condotta della vita si trova nelle dichiarazioni chiare della Scrittura”
Anche qui l’autore lascia intendere che anche s.Agostino non si sottometteva all’autorità della Chiesa, ma a quella della Sola Scrittura.
Ma è davvero così? Chi conosce s.Agostino sa che egli rispettava e seguiva il parere della Chiesa, in materia dottrinale, essendone vescovo illustre.
Vi prego comunque di controllare di persona questo libro protestante, che circola molta nelle comunità pentecostali, per accusare la Chiesa cattolica. Controllate voi stessi se le citazioni che fa il libro riguardo ai padri della Chiesa sono esatte oppure faziosamente fuorvianti e false.
Comunque intanto io ve ne riporto alcune come questa che segue, riguardante il vero pensiero di S. Agostino.
Sant'Agostino di Ippona (†nel 430), nel suo Contra epistulam fundamenti, 5, scrive:
«Non crederei al vangelo se non mi spingesse l'autorità della Chiesa cattolica»
Dalla Società Biblica di Ginevra, protestante, che è un po’ più obiettiva di Blocher leggiamo:

http://www.sbgi.it/sito/articoli/canone_cnt4.htm
(potete cliccare qui a fianco, per verificare su Internet)

“Agostino (convertitosi nel 387, morto nel 430), che alcuni definiscono "il più importante dottore della chiesa tra Paolo e Lutero", diede queste risposte: "Perché quei libri attestano la loro ispirazione per il loro carattere intrinseco; perché essi hanno riscosso il consenso generale dei Cristiani; perché le chiese che li hanno sostenuti erano quelle che avevano mantenuto integra la tradizione apostolica".Leggendo s.Agostino, ci rendiamo conto di quanto attuali siano i suoi assunti, egli scriveva contro le eresie della sua epoca, eppure le modalità e le invettive usate dagli eretici per attaccare la sana dottrina cattolica erano e sono sempre le stesse.
Essi dicevano e dicono di capire la Bibbia da soli, con l’aiuto dello Spirito Santo, calpestando la ragione umana e la loro stessa coerenza, ho fatto notare infatti che in un contesto simile i corsi e commentari biblici sono fuori luogo, eppure tutti i protestanti ne usufruiscono. Dov’è la coerenza tra quello che affermano e quello che fanno?
Leggiamo cosa scriveva s.Agostino nella sua opera Dottrina Cristiana, agli eretici che pretendevano di capire la Bibbia da soli, tanto per delegittimare la Chiesa, sola colonna e sostegno della verità:


(Dottrina cristiana -Prologo- s.Agostino)
Qualcuno forse riterrà false tutte queste cose; né io voglio accanirmi in senso contrario. In effetti la disputa è con dei cristiani che hanno la soddisfazione di conoscere le Sacre Scritture senza bisogno di uomini che li guidino, e pertanto, se così è, posseggono un bene vero e di non poco valore. Tuttavia debbono ammettere che ciascuno di noi ha imparato la propria lingua nella sua infanzia a forza di ascoltarla e, quanto alle altre lingue, - supponiamo il greco, l'ebraico o altra - l'hanno apprese o ascoltandole come sopra o mediante l'insegnamento di qualche persona. Inoltre, se fosse davvero così, potremmo esortare i fratelli a non insegnare queste cose ai loro piccoli, poiché in un batter d'occhio, alla venuta dello Spirito Santo, gli Apostoli ripieni del medesimo Spirito parlarono le lingue di tutte le genti , ovvero, se di tali effetti non beneficiano, diciamo loro che non si ritengano cristiani o dubitino d'aver ricevuto lo Spirito Santo. Viceversa, ciascuno apprenda con umiltà quanto deve essere imparato dall'uomo, e colui, ad opera del quale viene impartito l'insegnamento, senza insuperbirsi e senza provarne invidia, comunichi all'altro ciò che egli stesso ha ricevuto. Né tentiamo colui nel quale abbiamo creduto, come faremmo se, ingannati dalle astuzie e dalla malvagità del nemico, non volessimo andare in chiesa ad ascoltare e apprendere il Vangelo o non volessimo leggerne il testo o ascoltare chi ce lo legge e lo espone predicando, attendendo d'essere rapiti al terzo cielo, sia col corpo sia senza il corpo - come dice l'Apostolo - e lassù ascoltare parole ineffabili, di cui all'uomo non è consentito parlare, o magari vedere, sempre nel cielo, il Signore Gesù Cristo e ascoltare da lui stesso, piuttosto che dall'uomo, l'annuncio evangelico.
Guardiamoci da tali tentazioni frutto di grande superbia e assai pericolose. Pensiamo piuttosto all'apostolo Paolo. Sebbene abbattuto e istruito da una voce divina proveniente dal cielo, egli fu mandato da un uomo per ricevere i sacramenti ed essere inserito nella Chiesa. Così il centurione Cornelio. Un angelo gli annunziò che le sue orazioni erano state esaudite e le sue elemosine gradite a Dio; tuttavia, per essere catechizzato fu mandato da Pietro, dal quale non solo avrebbe ricevuto i sacramenti ma anche udito cosa avesse dovuto credere, sperare e amare. E in realtà tutte queste cose avrebbe potuto farle l'angelo stesso, ma se Dio avesse fatto capire di non voler dispensare la sua parola agli uomini per mezzo di altri uomini, la dignità dell'uomo ne sarebbe risultata sminuita.
E qui, ovviamente, ricordiamo anche quell'eunuco che leggeva il profeta Isaia ma non lo comprendeva. L'Apostolo non lo mandò da un angelo, e ciò che non comprendeva né gli fu spiegato da un angelo né gli fu rivelato alla mente da Dio stesso senza l'intervento dell'uomo. Al contrario, per ispirazione divina, fu mandato a lui Filippo, che conosceva il profeta Isaia. Sedutosi con lui, Filippo con parole e linguaggio umano gli rese manifesto quanto si celava in quel passo scritturale. O che forse Dio non parlava con Mosè? Eppure costui, uomo sommamente avveduto e per nulla superbo, accettò il consiglio di reggere e governare il suo popolo, divenuto troppo numeroso, dal suocero che pur era uno straniero. Quell'uomo esimio infatti sapeva che, da qualunque persona fosse venuto un consiglio verace, lo si doveva attribuire non a quella persona ma a colui che è la verità, cioè a Dio che non è soggetto a mutazioni. Un'ultima parola a tutti coloro che si gloriano di comprendere tutte le parti oscure della Bibbia per dono di Dio e senza essere istruiti con norme umane. È certamente retta la loro opinione quando ritengono che tale facoltà non è risorsa loro, quasi derivata da loro stessi, ma elargita da Dio. E pertanto essi cercano la gloria di Dio e non la propria: leggono e capiscono senza che altri uomini vengano a spiegare. Ma allora perché loro stessi si industriano di spiegare agli altri e non piuttosto li lasciano all'azione di Dio, affinché anch'essi apprendano non tramite l'uomo ma da Dio che li illumina interiormente? Senza dubbio temono di sentirsi dire dal Signore: Servo cattivo, avresti dovuto dare il mio denaro ai banchieri. Come dunque costoro, o scrivendo o parlando, comunicano agli altri le cose comprese, così (la cosa è ovvia) neanche io debbo essere messo sotto processo se paleserò non solo cose da comprendersi ma anche quelle che, una volta comprese, debbono essere praticate.”

Leggendo queste righe di s.Agostino oltre a notare che non dà affatto ragione al metodo protestante della Sola Scriptura, mi sembra di sentire l’eco delle frasi dei pentecostali o protestanti in genere, che pretendono di capire la Bibbia da soli, nascondendo inconsciamente l’orgoglio e la presunzione, e annullando il significato delle parole di s.Paolo che troviamo in
1 Cor 12,28. Purtroppo vengono abituati dai loro pastori a pensare così.
Ancora una volta notiamo il modo fazioso di citare addirittura i padri della Chiesa che di sicuro non vanno a favore delle tesi protestanti, per “provare” come “l’ingannatrice” Chiesa cattolica romana “prenda in giro” i suoi fedeli. Come abbiamo visto Blocher a pag. 26 del suo libro cita s.Agostino per avvalorare la sua tesi della Sola Scrittura, a sfavore della Tradizione, peccato che come è suo stile “dimentica” di citare il paragrafo della stessa opera in cui Agostino dice:

“Quanto a noi, riportiamo la considerazione a quel terzo gradino del quale avevamo stabilito di approfondire ed esporre ciò che il Signore si fosse degnato di suggerirci. Pertanto sarà diligentissimo investigatore delle divine Scritture colui che, prima di tutto, le legge per intero e ne acquista la conoscenza e, sebbene non le sappia penetrare con l'intelligenza, le conosce attraverso la lettura. Mi riferisco esclusivamente alle Scritture cosiddette canoniche, poiché, riguardo alle altre le legge con tranquillità d'animo chi è ben radicato nella fede cristiana, per cui non succede che gli disturbino l'animo debole e, illudendolo con pericolose menzogne e fantasticherie, gli distorcano il giudizio in senso contrario alla retta comprensione. Nelle Scritture canoniche segua l'autorità della maggior parte delle Chiese cattoliche, tra le quali naturalmente sono comprese quelle che ebbero l'onore di essere sede di un qualche apostolo o di ricevere qualche sua lettera.”

Quanti fra quelli che hanno letto il libro “La Chiesa cattolica romana allo specchio” sono andati a controllare gli scritti dei padri, compreso quello appena visto di s.Agostino, citati dall’autore?
Notate come alcuni citano faziosamente gli scritti patristici? Cosa producono nel fedele che legge in buona fede? Antipatia verso la Chiesa cattolica “ingannatrice”, e la falsa illusione di trovarsi nella verità cristiana.

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