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Come si interpreta la Bibbia metodi contro le eresie pentecostali

Risposte Veloci

Bibbia - E' facile sbagliare interpretazione

La Bibbia nella Bibbia


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Dal sito http://ettorebarra.blogspot.com/2009/07/la-bibbia-nella-bibbia.html

Qualcuno, non a torto, afferma che con la Bibbia alla mano si può affermare tutto e il contrario di tutto. Il problema è che la Bibbia stessa offre dei criteri di interpretazione, per cui esistono le interpretazioni giuste e quelle sbagliate. In un altro post, abbiamo visto quale sia il metodo di Gesù: quell’et-et poi così ben ripreso dalla Chiesa. Quindi, abbiamo analizzato l’approccio giusto; ma non è meno interessante andare a vedere quali sono gli approcci sbagliati che si trovano nella Scrittura stessa. È a dir poco stupefacente come nel Vangelo siano già presenti, ed esorcizzati, tutti gli errori e le interpretazioni sbagliate poi incrostatesi sulla Bibbia da duemila anni a questa parte. Alcuni li abbiamo già affrontati di sfuggita, quindi sarà bene analizzarli in maniera completa. Le tecniche interpretative sbagliate possono essere distinte in tre gruppi:


Aut-aut

È l’approccio usato da Satana nel deserto, per tentare Cristo a colpi di Sacra Scrittura. Leggiamo:


Allora il diavolo lo condusse con sé nella città santa, lo depose sul pinnacolo del tempio  e gli disse: "Se sei Figlio di Dio, gettati giù, poiché sta scritto:Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo,ed essi ti sorreggeranno con le loro mani,perché non abbia a urtare contro un sasso il tuo piede".Gesù gli rispose: "Sta scritto anche:Non tentare il Signore Dio tuo".
(Matteo 4, 5-7)

È un episodio molto importante, perché insegna che ogni passo non può essere completamente compreso se non analizzato nel contesto e nella totalità della Scrittura. Nella storia del Cristianesimo, nemmeno si contano i successori di questo metodo. Ogni eresia si fonda su un aut-aut, ovvero sull’arbitrario isolamento di uno o più passi a scapito di altri che hanno lo stesso valore. Ognuno, volendo, può scegliersi i passi che più gli piacciono e dire che la Bibbia è dalla sua parte. È un inganno molto sottile, anche perché i seguaci dell’aut-aut si faranno scudo di quei passi e, per mostrarsi come i Paladini della Bibbia (che non sono), li ripeteranno fino alla nausea e, spesso, estremizzandoli. Eppure riconoscerli non è difficile.

Il vaccino lo offre lo stesso Cristo con quel “sta scritto anche…” in cui, in pratica, confuta ogni eresia presente, passata e futura. Se fate presente ad un seguace dell’aut-aut che “sta scritto anche” vedrete cadere ogni maschera. Rifiutandosi di fare sintesi dei vari insegnamenti, lo vedrete diventare una iena senza nessun motivo apparente. Il motivo è che avete osato leggere tutta la Bibbia, senza piegarvi al filtro che decide – in maniera del tutto arbitraria – quali sono i passi buoni e quali quelli cattivi da dimenticare. Per cui è chiaro che il seguace dell’aut-aut non difende affatto la Bibbia, difende un’altra Bibbia creata a propria immagine e somiglianza. Un esempio eclatante è quello della salvezza per fede o per opere.



Un evangelico vi citerà tutti i passi possibili e immaginabili a sostegno della fede, mai gli altri a sostegno delle opere. Provate a citarli voi, vi farà intendere (se mantiene la calma) che quei passi lì – dove magari Cristo parla della salvezza per opere e senza nemmeno nominare la fede – non sono validi. Semplicemente perché non hanno superato il filtro della Bibbia personale.

E questo dove sta scritto?

È una domanda legittima, ma nel suo abuso si nasconde un subdolo tranello. Leggiamo questo passo:

In quello stesso giorno vennero a lui dei sadducei, i quali affermano che non c`è risurrezione, e lo interrogarono:  "Maestro, Mosè ha detto: Se qualcuno muore senza figli, il fratello ne sposerà la vedova e così susciterà una discendenza al suo fratello.  Ora, c`erano tra noi sette fratelli; il primo appena sposato morì e, non avendo discendenza, lasciò la moglie a suo fratello.  Così anche il secondo, e il terzo, fino al settimo.  Alla fine, dopo tutti, morì anche la donna.  Alla risurrezione, di quale dei sette essa sarà moglie? Poiché tutti l`hanno avuta".  E Gesù rispose loro: "Voi vi ingannate, non conoscendo né le Scritture né la potenza di Dio.  Alla risurrezione infatti non si prende né moglie né marito, ma si è come angeli nel cielo.  Quanto poi alla risurrezione dei morti, non avete letto quello che vi è stato detto da Dio:  Io sono il Dio di Abramo e il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe? Ora, non è Dio dei morti, ma dei vivi".  Udendo ciò, la folla era sbalordita per la sua dottrina
(Mat 22, 23-33)

La maggior parte dei moderni seguaci dei sadducei, non sono per nulla interessati alla risposta. La loro è una domanda retorica che presuppone una implicita risposta (negativa). Di solito l’aut-aut prevede l’oblio per i passi scomodi. Qui siamo in presenza, forse, di un metodo più raffinato. Si nega, cioè, quello che nella Bibbia non è scritto a chiare lettere. Non sta scritto “i morti risorgeranno”? Allora non è vero. Anche se quello è il messaggio che si può dedurre da alcuni passi, siccome risulta scomodo nella teologia che si è costruita a priori, lo si nega perché non è espresso nel modo che si pretende. È un metodo di interpretazione che procede per cavilli e che, permettendo di omettere quello che non piace, pure ha avuto molto successo fino ai giorni nostri. Anche oggi, i seguaci di questo metodo – dopo aver chiesto ossessivamente e per ogni singola cosa (che dicono gli altri) “dove sta scritto?” – se viene loro indicato dove effettivamente sta scritto, li vedrete fare salti mortali per dimostrare che quel passo non dice quello che è assolutamente pacifico ammettere sia il suo significato. Un esempio, che pure abbiamo spesso incontrato, è quello del primato petrino. È un passo talmente scandaloso che non si esita nemmeno di fronte alla manipolazione, con inversioni di soggetto e complemento oggetto e parafrasi che rovesciano abilmente il senso letterale del passo. Ovviamente, dopo aver manipolato il passo che essi stessi hanno richiesto, torneranno a chiedervi – come se nulla fosse – “e questo dove sta scritto?”.

Non sta scritto, quindi non è vero

Anche questo metodo, lo troviamo nel Vangelo:
Un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova: "Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?".  Gesù gli disse: "Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leggi?".  Costui rispose: "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso".  E Gesù: "Hai risposto bene; fà questo e vivrai".  Ma quegli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: "E chi è il mio prossimo?".  Gesù riprese:
"Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto.
Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall`altra parte.  Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre.  Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n`ebbe compassione.  Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui.  Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all`albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno.  Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?".  Quegli rispose: "Chi ha avuto compassione di lui". Gesù gli disse: "Và e anche tu fà lo stesso"
(Luca 10, 25-37)

In altri passi, quando si tratta di correggere la Legge, Gesù non teme di usare la sua autorità con espressioni del tipo “Ma Io vi dico…”. Eppure qui sceglie un’altra strada. Non usa pienamente la sua autorità ma nemmeno può citare un passo che esprima effettivamente il concetto che vuole insegnare. Così usa l’arma del ragionamento e aiuta il suo interlocutore a ragionare. La definizione così letterale di prossimo, che Gesù vuole sostenere, non stava scritta nella Bibbia (anzi era scritto il contrario): però è giusta.

Questo episodio ci insegna, quindi, che sulla Bibbia si può ragionare e che partendo da una sua verità si può, tramite la deduzione, arrivare ad un’altra verità. La verità dedotta, però, non è n contraddizione con la verità di partenza e ne è anzi una diretta conseguenza. È come un teorema dal quale si possono ricavare dei corollari. Ecco legittimata la riflessione teologica e confutata, dal Vangelo stesso, la pretesa che ciò che non è scritto sia automaticamente falso. Invece è falso quello che è sbagliato.

È facile notare come il secondo e il terzo errore siano molto intrecciati. Facciamo allora un ultimo esempio:
“Trovandosi i farisei riuniti insieme, Gesù chiese loro:  "Che ne pensate del Messia? Di chi è figlio?". Gli risposero: "Di Davide".  Ed egli a loro: "Come mai allora Davide, sotto ispirazione, lo chiama Signore, dicendo:  Ha detto il Signore al mio Signore:
Siedi alla mia destra,
finché io non abbia posto i tuoi nemici
sotto i tuoi piedi?
Se dunque Davide lo chiama Signore, come può essere suo figlio?".  Nessuno era in grado di rispondergli nulla; e nessuno, da quel giorno in poi, osò interrogarlo.” (Mat 22, 41-46)

Gli Ebrei si aspettavano dal Messia un uomo straordinario, mai e poi mai avrebbero pensato ad uomo-Dio. La sola idea che un uomo si proclamasse Dio era la peggiore delle bestemmie, punita – sempre Bibbia alla mano – con la morte. Anche qui Gesù non usa la sua autorità, semplicemente ragiona con i suoi interlocutori. Fa notare che in quel passo di Davide c’è qualcosa che non torna, la prefigurazione di una verità nascosta: la natura umana e divina del Messia. Una cosa che allora alcuni interpreti moderni avrebbero negato perché “non sta scritta e quindi non è vera”. Oppure avrebbero chiesto polemicamente “e questo dove sta scritto?” per ignorare poi la risposta. Questo vale ancora di più per il Nuovo Testamento che mette fine al regime della lettera e inaugura la libertà dello Spirito.

Chiaramente questa è solo una classificazione che, quindi, non va presa in modo troppo rigido. Tutti e tre gli errori considerati possono (non senza contraddizione) convivere in una stessa interpretazione e creare veri e propri disastri. La cosa curiosa è che sono agli antipodi del metodo interpretativo di Gesù e, infatti, i tre errori (o trucchi) sono rispettivamente fondati da Satana, dai sadducei e dai farisei. Altro particolare da notare è la eccezionale scivolosità di questi metodi. Più riescono a invischiare le persone nell’errore e più riescono a convincerle di difendere, così facendo, la Bibbia. È un circolo vizioso che può generare distorsioni anche pericolose, ma la cura è nel Vangelo stesso.

Pubblicato da Ettore Barra a
10:20.

A proposito dei versetti strumentalizzati dai protestanti, ci sono quelli sulla perpetua verginità di Maria perché devono strumentalizzare il versetto: “Giuseppe non si unì a Maria finché ella non ebbe partorito” (Mt 1,25)?

Questo versetto non prova affatto che dopo lo fece, si ferma, non specifica e non chiarisce il seguito.
Anche il  “finché” era un termine usato nel linguaggio di quei tempi, che non prova assolutamente che dopo, Giuseppe, si unì a Maria, quanti sono i matrimoni uguali a quello di Giuseppe e Maria?

   

Neppure uno, il loro matrimonio viene sconvolto in senso positivo da Dio, solo nel loro matrimonio si verifica un evento di tale portata, solo Maria restò incinta per opera dello Spirito Santo.

Il termine “fino a che” veniva usato abitualmente dagli ebrei, questo termine non lascia intendere che dopo lo
stato dei fatti sia cambiato, come quando Giuseppe non si accostò a Maria “fino a che” ella non ebbe partorito; come anche nel Salmo 110,1
Di Davide. Salmo.
Oracolo del Signore al mio Signore:
«Siedi alla mia destra,
finché io ponga i tuoi nemici
a sgabello dei tuoi piedi».
Anche qui vediamo usato il termine “finché”,  se dovremmo ragionare secondo la logica protestante allora dovremmo  pensare: dopo che il Padre ha posto i nemici di Gesù come sgabello dei  suoi piedi, Gesù cesserà di sedere alla Sua destra.

Anche qui vediamo usato il termine “finché”,  se dovremmo ragionare secondo la logica protestante allora dovremmo  pensare: dopo che il Padre ha posto i nemici di Gesù come sgabello dei  suoi piedi, Gesù cesserà di sedere alla Sua destra. Ecco perché si  devono conoscere il linguaggio e i modi di espressione degli ebrei di  quei tempi, altrimenti si fa dire alla Bibbia ciò che non dice, il  “finché non prova ciò che succede dopo, ma si ferma, non va oltre.

Es 15,14-16
Hanno  udito i popoli e tremano; dolore incolse gli abitanti della Filistea.  Già si spaventano i capi di Edom, i potenti di Moab li prende il timore;  tremano tutti gli abitanti di Canaan. Piombano sopra di loro la paura e  il terrore; per la potenza del tuo braccio restano immobili come  pietra, finché sia passato il tuo popolo, Signore, finché sia passato questo tuo popolo che ti sei acquistato.”

Dopo che sia passato il popolo di Dio i capi di Edom e di Moab non tremeranno più davanti alla  potenza di Dio?
Il  termine “finché” nella Bibbia viene usato in diverse circostanze, ma  quando c’è un seguito  questo viene indicato, o in ogni caso risulta  chiaro è lampante il suo significato.
Es 33,21 “Aggiunse  il Signore: «Ecco un luogo vicino a me. Tu starai sopra la rupe: quando  passerà la mia Gloria, io ti porrò nella cavità della rupe e ti coprirò  con la mano finché sarò passato. Poi toglierò la mano e vedrai le mie spalle, ma il mio volto non lo si può vedere”.
Qui il Signore precisa cosa accade dopo il “finché” infatti dice che dopo toglierà la sua mano e Mosè potrà vedere le sue spalle.

Basterebbe  analizzare la Bibbia parola per parola, senza correre sui versetti,  meditandola, soffermandosi a riflettere, mettendo da parte i pregiudizi e  ragionando con obiettività.

Ad esempio,  quando Mosè passava per il villaggio diretto verso la tenda i suoi  compatrioti stavano ognuno affacciati davanti all’ingresso della propria  tenda, ma quando Mosè entrava essi continuavano a stare affacciati,  altrimenti non si spiegherebbe come vedessero “la colonna di nube” che  stava all’ingresso della tenda sacra, dato che essa scendeva dopo che Mosè entrava nella tenda. Eppure anche in questo episodio viene usato il termine “finché”,  poi dai versetti seguenti si capisce che in effetti restavano  affacciati ognuno davanti l’ingresso della propria tenda e si  prostravano in adorazione dello Spirito di Dio, ma sono i versetti  seguenti a chiarirlo e non il termine finché!

I protestanti usano citare spesso la frase che Gesù rivolse ai farisei NON CHIAMATE NESSUNO MAESTRO...non fatevi chiamare maestri...

“Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate nessuno “padre” sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo. E non fatevi chiamare “maestri”, perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo. Il più grande tra voi sia vostro servo; chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato.”
 
(Mt 23,8-12)

Beh, qui dovrebbe essere chiaro che Gesù ci sta insegnando l’umiltà, affinché i maestri deputati a insegnare al popolo, primi fra tutti gli Apostoli, non si inorgoglissero sentendosi chiamare maestri.
 
Abbiamo appena visto che Paolo dice che alcuni sono stati istituiti maestri, altri profeti, ecc., e se lo dice vuol dire che il ruolo di maestro, era normale già a quei tempi, anche per i cristiani. I maestri delle Sacre Scritture insegnavano al popolo come ben capirle.
 
Ripeto, a che servono i maestri, se ognuno può capire da solo la Bibbia, come asseriscono i protestanti? Ecco come in realtà, riflettendo serenamente sul significato di alcuni versetti, sia la stessa Bibbia a dirci che non tutti la possiamo capire per intero e da soli. Diversamente non si capisce a che cosa servirebbero questi maestri di cui parla Paolo. Naturalmente ciò non toglie che il Maestro supremo è Cristo, che misericordiosamente affida il dono dell’insegnamento ad alcuni suoi discepoli scegliendoli come maestri.
 
Ma non tutti abbiamo il dono o il ministero dell’insegnamento, di conseguenza non è credibile che ognuno di noi possa capire tutta la Bibbia da solo. Spesso dimentichiamo le nostre miserie derivanti dal peccato e ci sentiamo talmente puri, da ricevere l’insegnamento biblico direttamente dallo Spirito Santo. Questo accade soprattutto ai protestanti, ignorano la propria miseria umana,  e peccano inconsciamente di orgoglio.

“È lui che ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e maestri, per rendere idonei i fratelli a compiere il ministero, al fine di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo. Questo affinchè non siamo più come fanciulli sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, secondo l’inganno degli uomini, con quella loro astuzia che tende a trarre nell’errore.” (Ef 4,11-14)
 
 
S. Paolo da’ per scontato che ci debbano essere i maestri, non che si auto-proclamino tali, ma scelti dai loro predecessori, che a loro volto sono stati scelti, fino a risalire agli Apostoli.
 Nel mondo protestante quasi sempre il maestro o pastore, si auto-proclama tale, anche se in buona fede, e con tutta la buona volontà del caso. Conosco diversi pastori pentecostali, che diventano tali, solo perché si sentono nell’animo di farlo.

con lo scopo di mostrare Maria come una comune peccatrice (una donna come tante altre, dicono) ci sono quelli di Rm 3,10-12
 
 
Non c’è nessun giusto, nemmeno uno, non c’è sapiente, non c’è chi cerchi Dio! Tutti hanno traviato e si son pervertiti;  non c’è chi compia il bene, non ce n’è neppure uno.”
 
 
Ma cosa ci vuol dire Paolo con questa citazione? Dobbiamo capire alla lettera, o dobbiamo interpretare? Dimostrerò che la via corretta da seguire è la seconda, ma prima leggiamo qualche altro versetto:
 
 
Gen 6,9 “Questa è la storia di Noè. Noè era uomo giusto e integro tra i suoi contemporanei e camminava con Dio.”
 
 
Gen 18,23-24 Davvero sterminerai il giusto con l’empio? Forse vi sono cinquanta giusti nella città: davvero li vuoi sopprimere? E non perdonerai a quel luogo per riguardo ai cinquanta giusti che vi si trovano?”.
 
 
Conosciamo tutti la storia della distruzione di Sodoma e Gomorra, dalla prima città fu salvata la famiglia di Lot perché composta da persone giuste agli occhi di Dio.
 
 
2 Sam 4,11 “ora che uomini iniqui hanno ucciso un giusto in casa mentre dormiva, non dovrò a maggior ragione chiedere conto del suo sangue alle vostre mani ed eliminarvi dalla terra?”
 
 
Ez 33,18 Se il giusto desiste dalla giustizia e fa il male, per questo certo morirà.”
 
 
Come stiamo vedendo la Bibbia cita diversi giusti, e dà pure per scontato che ci siano giusti fra gli uomini.
 
 
Am 2,6 “Così dice il Signore:  «Per tre misfatti d’Israele e per quattro non revocherò il mio decreto, perché hanno venduto il giusto per denaro e il povero per un paio di sandali;”
 
 
Mi 7,2 “L’uomo pio è scomparso dalla terra, non c’è più un giusto fra gli uomini: tutti stanno in agguato per spargere sangue; ognuno dá la caccia con la rete al fratello.”
 
 
Paolo non stava forse citando questi versetti nella sua lettera ai Romani?
 
 
1 Re 8,31-32 “Se uno pecca contro il suo fratello e, perché gli è imposto un giuramento di imprecazione, viene a giurare davanti al tuo altare in questo tempio, tu ascoltalo dal cielo, intervieni e fa giustizia con i tuoi servi; condanna l’empio, facendogli ricadere sul capo la sua condotta, e dichiara giusto l’innocente rendendogli quanto merita la sua innocenza.”
 
 
In questi versetti vediamo il significato del termine giusto, che viene dichiarato tale da Dio, per mezzo della grazia.
 
 
Gb 4,17-19 Può il mortale essere giusto davanti a Dio o innocente l’uomo davanti al suo creatore?Ecco, dei suoi servi egli non si fida e ai suoi angeli imputa difetti; quanto più a chi abita case di fango, che nella polvere hanno il loro fondamento!”
 
 
Ecco che nei versetti di Giobbe troviamo la spiegazione della citazione che Paolo fa nella lettera ai romani 3,12. Davanti a Dio nessuno è giusto, a tal punto da meritarsi la salvezza, tutto ci viene dato per grazia, per merito e per opera di Gesù Cristo il nostro unico salvatore, questo è riferito alla assoluta purezza di Dio, irraggiungibile per qualsiasi uomo, ma c’è anche una purezza relativa, non assoluta, di cui possono fregiarsi alcuni uomini giusti, non per meriti propri, ma per grazia ricevuta, è merito di Dio se alcuni uomini diventano buoni e giusti. Relativamente alla grazia ricevuta alcuni uomini o donne possono quindi diventare giusti. I versetti di Giobbe a questo si riferiscono. Ci fanno capire cioè che da solo e senza l’aiuto di Dio nessun uomo può essere giusto.
 
Non è vero quindi che la Bibbia ci dice che nessun uomo è giusto, non si possono valutare le parole di Paolo in senso assoluto, ma solo in  rapporto a Cristo.
 
Nella Bibbia come abbiamo visto troviamo numerosi versetti che ci parlano di uomini giusti; giusti in confronto agli empi, in confronto ai tiepidi, non in senso assoluto, non senza la grazia di Dio. Nel libro di Giobbe leggiamo “…Ecco, dei suoi servi egli non si fida e ai suoi angeli imputa difetti…”
 
Questi versetti mettono in risalto l’assoluta purezza di Dio e la purezza relativa dei servi e degli angeli, ma bisogna interpretarli correttamente, altrimenti si smentiscono quegli altri in cui la  Bibbia dice che nulla di impuro si può presentare davanti a Dio. Se questi versetti sono veri, significa che gli angeli e i santi sono puri perché stanno alla presenza dell’Altissimo, i difetti di cui parla il libro di Giobbe servono per esaltare l’assoluta purezza dell’Eterno, che è fonte, gli angeli e i santi sono puri per volere di Dio, non per facoltà proprie, puri per mezzo della Fonte, da Essa sono stati purificati.

Ecco, di esempi se ne potrebbero fare altri, ma non voglio stancare ulteriormente i lettore, questi sono sufficienti per far capire come alla Bibbia senza una adeguata istruzione si può far dire tutto e il contrario di tutto.


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