Catechesi Maria Madonna Dogmi cattolici marianesimo
Confutazioni al Protestantesimo
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MARIA LA MADONNA
A scanso di equivoci, anche a beneficio di molti fratelli cattolici poco informati preciso subito che Maria non può essere chiamata "Mediatrice di tutte le grazie" solo a Gesù Cristo va questo titolo.
Avendo chiesto la Santa Sede che questo XII Congresso Mariologico Internazionale, che si sta celebrando a Czestochowa (Polonia), studiasse la possibilità e l'opportunità della definizione dei titoli mariani di «Mediatrice», «Corredentrice» ed «Avvocata», come certi circoli sollecitano attualmente dalla stessa Santa Sede, è parso opportuno costituire una Commissione scegliendo quindici teologi specificamente preparati nella materia, i quali potessero discutere insieme e analizzare la questione con riflessione matura. Oltre alla loro preparazione teologica si curò la massima eterogeneità geografica fra di essi, in modo che i loro eventuali consensi diventassero specialmente significativi. Si è cercato inoltre di arricchire questo gruppo di studio, aggregando ad esso, come membri esterni, alcuni teologi non cattolici presenti al Congresso. Si è così pervenuti ad una doppia conclusione:
1. I titoli, come vengono proposti, risultano ambigui, giacché possono comprendersi in modi molto diversi. E' parso inoltre non doversi abbandonare la linea teologica seguita dal Concilio Vaticano II, il quale non ha voluto definire nessuno di essi: non adoperò nel suo magistero il titolo di «Corredentrice»; e dei titoli di «Mediatrice» ed «Avvocata» ha fatto un uso molto sobrio (cf. Lumen gentium 62).
In realtà il termine «Corredentrice» non viene adoperato dal magistero dei Sommi Pontefici, in documenti di rilievo, dai tempi di Pio XII. A questo riguardo vi sono testimonianze sul fatto che Egli ne abbia evitato intenzionalmente l'uso. Per quanto concerne il titolo di "Mediatrice" non si dovrebbero dimenticare eventi storici abbastanza recenti: nei primi decenni di questo secolo la Santa Sede affidò a tre commissioni diverse lo studio della sua definibilità; tale studio portò la Santa Sede alla decisione di accantonare la questione.
Questo capitolo è complementare a quello sui presunti fratelli carnali di Gesù, il tema è la persona di Maria e le verità di fede ad ella collegate. In quel capitolo si parlava appunto della sua verginità perpetua, e delle prove bibliche al riguardo.
Nel presente capitolo però, si parlerà anche dei dogmi che la riguardano, che sono quattro, verginità compresa, del suo ruolo nella Chiesa e se sia giusto o meno chiedere a lei di pregare per noi peccatori. Più avanti il lettore troverà ampi dettagli biblici, che verrano introdotti e analizzati nelle varie pagine, consiglio di leggere con pazienza anche ai fratelli che vogliono tutte le risposte subito, le troveranno comunque, leggendo con attenzione tutte le pagine di questo studio biblico.
Secondo i protestanti, per una loro atavica e subconscia abitudine le interpretazioni cattoliche sono ingannevoli, mentre, le loro, veritiere.
Gli episodi che i protestanti usano spesso per voler dimostrare che Gesù sminuiva il ruolo di sua madre sono quello delle nozze di Cana, e in Luca 11-27,28 dove una donna esclama a Gesù " «Beato il ventre che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!».
Sembra quasi che Gesù rispondesse male a sua madre, o volesse sminuirla ad ogni costo. Ma è davvero così?
Ha voluto forse distrarre così l’attenzione dalla sua Madre terrena?
Apparentemente forse sì. Ma, nella sostanza, il Figlio di Maria ha spiegato nella sua risposta ancor più chiaramente perché lei è beata. Perché è beata la sua umana maternità.
Infatti la frase su
Infatti la frase su "coloro che ascoltano la parola di Dio e l’osservano", si riferisce per eccellenza a lei, a Maria. Gesù da Maestro vuole porre l’attenzione non sulla maternità di Maria, ma alla fede di Maria, che ha ascoltato per prima la Parola di Dio, e l’ha "osservata", messa in pratica. La sua stessa maternità non è forse proprio il frutto del suo "ascoltare" la parola di Dio? Non è il frutto del suo perfetto "acconsentire" ad essa?
E poi, non è di lei, di Maria, che l’evangelista dice: "
E poi, non è di lei, di Maria, che l’evangelista dice: "Serbava tutte queste cose nel suo cuore"?
(Lc 2, 51).
Avendo chiesto la Santa Sede che questo XII Congresso Mariologico Internazionale, che si sta celebrando a Czestochowa (Polonia), studiasse la possibilità e l'opportunità della definizione dei titoli mariani di «Mediatrice», «Corredentrice» ed «Avvocata», come certi circoli sollecitano attualmente dalla stessa Santa Sede, è parso opportuno costituire una Commissione scegliendo quindici teologi specificamente preparati nella materia, i quali potessero discutere insieme e analizzare la questione con riflessione matura. Oltre alla loro preparazione teologica si curò la massima eterogeneità geografica fra di essi, in modo che i loro eventuali consensi diventassero specialmente significativi. Si è cercato inoltre di arricchire questo gruppo di studio, aggregando ad esso, come membri esterni, alcuni teologi non cattolici presenti al Congresso. Si è così pervenuti ad una doppia conclusione:
1. I titoli, come vengono proposti, risultano ambigui, giacché possono comprendersi in modi molto diversi. E' parso inoltre non doversi abbandonare la linea teologica seguita dal Concilio Vaticano II, il quale non ha voluto definire nessuno di essi: non adoperò nel suo magistero il titolo di «Corredentrice»; e dei titoli di «Mediatrice» ed «Avvocata» ha fatto un uso molto sobrio (cf. Lumen gentium 62).
In realtà il termine «Corredentrice» non viene adoperato dal magistero dei Sommi Pontefici, in documenti di rilievo, dai tempi di Pio XII. A questo riguardo vi sono testimonianze sul fatto che Egli ne abbia evitato intenzionalmente l'uso. Per quanto concerne il titolo di "Mediatrice" non si dovrebbero dimenticare eventi storici abbastanza recenti: nei primi decenni di questo secolo la Santa Sede affidò a tre commissioni diverse lo studio della sua definibilità; tale studio portò la Santa Sede alla decisione di accantonare la questione.
Questo capitolo è complementare a quello sui presunti fratelli carnali di Gesù, il tema è la persona di Maria e le verità di fede ad ella collegate. In quel capitolo si parlava appunto della sua verginità perpetua, e delle prove bibliche al riguardo.
Nel presente capitolo però, si parlerà anche dei dogmi che la riguardano, che sono quattro, verginità compresa, del suo ruolo nella Chiesa e se sia giusto o meno chiedere a lei di pregare per noi peccatori. Più avanti il lettore troverà ampi dettagli biblici, che verrano introdotti e analizzati nelle varie pagine, consiglio di leggere con pazienza anche ai fratelli che vogliono tutte le risposte subito, le troveranno comunque, leggendo con attenzione tutte le pagine di questo studio biblico.
Secondo i protestanti, per una loro atavica e subconscia abitudine le interpretazioni cattoliche sono ingannevoli, mentre, le loro, veritiere.
Gli episodi che i protestanti usano spesso per voler dimostrare che Gesù sminuiva il ruolo di sua madre sono quello delle nozze di Cana, e in Luca 11-27,28 dove una donna esclama a Gesù " «Beato il ventre che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!».
Sembra quasi che Gesù rispondesse male a sua madre, o volesse sminuirla ad ogni costo. Ma è davvero così?
Ha voluto forse distrarre così l’attenzione dalla sua Madre terrena?
Apparentemente forse sì. Ma, nella sostanza, il Figlio di Maria ha spiegato nella sua risposta ancor più chiaramente perché lei è beata. Perché è beata la sua umana maternità.
Infatti la frase su
Infatti la frase su "coloro che ascoltano la parola di Dio e l’osservano", si riferisce per eccellenza a lei, a Maria. Gesù da Maestro vuole porre l’attenzione non sulla maternità di Maria, ma alla fede di Maria, che ha ascoltato per prima la Parola di Dio, e l’ha "osservata", messa in pratica. La sua stessa maternità non è forse proprio il frutto del suo "ascoltare" la parola di Dio? Non è il frutto del suo perfetto "acconsentire" ad essa?
E poi, non è di lei, di Maria, che l’evangelista dice: "
E poi, non è di lei, di Maria, che l’evangelista dice: "Serbava tutte queste cose nel suo cuore"?
(Lc 2, 51).
Alle parole della "donna di mezzo alla folla" Gesù risponde al plurale: "Beati . . . coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano".
Gesù riconferma la beatitudine indirizzata a sua Madre, "situandola" in un certo senso in mezzo alla comunità: in mezzo a questo "noi", che prende origine all’ascolto della parola di Dio; in mezzo al popolo di Dio. In mezzo alla Chiesa.
Il Signore però, perché non si cercasse la felicità nella carne, che cosa rispose? Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica. È per questo dunque che anche Maria fu beata, poiché ascoltò la parola di Dio e la mise in pratica. Custodì la verità nella mente più che la carne nel ventre. La verità è Cristo, la carne è Cristo: Cristo verità nella mente di Maria, Cristo carne nel ventre di Maria; vale di più ciò che è nella mente anziché ciò che si porta nel ventre. Santa è Maria, beata è Maria, ma più importante è la Chiesa che non la vergine Maria. Perché? Perché Maria è una parte della Chiesa, un membro santo, eccellente, superiore a tutti gli altri, ma tuttavia un membro di tutto il corpo. Se è un membro di tutto il corpo, senza dubbio più importante d'un membro è il corpo. Il capo è il Signore, e capo e corpo formano il Cristo totale. Che dire? Abbiamo un capo divino, abbiamo Dio per capo.
Gli accusatori spesso scrivono:
"La chiesa cattolica romana, come ben sapete, tributa un culto a Maria, la madre di Gesù. A Maria sono rivolte preghiere e canti; le statue e le immagini che la raffigu sono un po’ da per tutto, nelle basiliche cattoliche, negli ospeda negli orfanotrofi, nei collegi, per le strade, per le piazze, sui monti, nelle grotte, nelle case; per esse molta gente va in delirio, davanti ad esse molte persone si prostrano invocandola affinché li aiuti, li guarisca, li consoli, e affinché li salvi. A Maria sono anche dedicati due mesi all’anno; Maggio, il mese di Maria; e Ottobre, il mese del Rosario. Alcune delle feste universali in suo onore sono: 1) l’Immacolata Concezione (8 Dicembre); 2) la Natività (8 Settembre); 3) l’An (25 Marzo, nove mesi prima di natale); 4) la Purifi (2 Febbraio); 5) l’Assunzione (15 Agosto). Per quanto riguarda poi i santuari mariani venerati da milioni di Italiani ce ne sono a decine in tutta Italia. Nel mondo intero sono moltissimi.
Maria in realtà è più importante di Gesù per i Cattolici romani, per loro è una sorta di dea onnipotente a cui persino Gesù deve ubbidire. Questo è quello che gli hanno inculcato i preti sin dalla loro fanciullezza. Di Maria viene detto dai preti che fu concepita senza peccato e durante la sua vita non peccò mai, che è la madre di Dio, che rimase sempre vergine, che fu la prima persona a cui Gesù apparve dopo essere risuscitato, che fu assunta in cielo anima e corpo dopo essere risorta, che in cielo prega per i Cristiani, che un giorno schiaccerà il capo del diavolo, che è corredentrice dell’umanità, che è la madonna, e che è la madre della Chiesa."
Chiarisco velocemente un particolare, il capo del serpente lo schiaccerà la progenie di Maria, cioè Gesù Cristo, e una prima volta l’ha schiacciato sulla croce, sconfiggendo la morte. Inoltre sottolineo che Maria non è assolutamente considerata più potente di Gesù, nessun prete dice questo, e se controlliamo il catechismo cattolico, troviamo scritto che Maria è santa, ma sempre creatura resta, la divinità e l’onnipotenza invece appartiene a Gesù all’interno della SS. Trinità. Gli altri punti verranno approfonditi e chiariti nella prossime pagine.
La storia dell’incarnazione inizia con la proposta che l’angelo Gabriele fa a Maria. I fratelli protestanti partendo dal saluto dell’angelo Gabriele a Maria, tentano in tutti i modi di sminuirne il ruolo all’interno della Chiesa. Per loro l’angelo non dice "Ave o piena di grazia", ma "colmata di grazie", asserendo che è quest’ultima la corretta traduzione dal greco. Evidentemente ci sono voluti più di 1500 affinché qualcuno sapesse tradurre "Kecharitòméne", o almeno così sono convinti i protestanti. Il culto mariano viene visto dai fratelli separati come culto di adorazione, quindi idolatrico, ecco perché parlano di "marianizzazione" del cristianesimo, ad opera dei cattolici.
Ma la dottrina cattolica non insegna ad adorare Maria, o a considerarla una dea, i protestanti soprattutto i pentecostali sono invece convinti che noi cattolici la adoriamo. Ecco perché Maria rappresenta forse il punto di maggior distacco tra cattolici e protestanti, un solco incolmabile che divide inesorabilmente la cristianità. Scrive Edoardo Labanchi, studioso protestante, nel suo libro
"Marianesimo o cristianesimo?" a pag. 31 "In pratica Maria fu considerata a poco a poco, un ‘doppione’ di Gesù, cioè un essere soprannaturale inferiore soltanto a Dio Padre."
Poi continua a pag. 32 citando s.Tommaso d’Aquino, che difendeva e spiegava i dogmi mariani, e fa questa riflessione: "[…] Nulla nelle Scritture ci induce a credere che Maria sia stata diversa dalle altre creature umane, se non per il fatto che fu uno strumento nella mani di Dio per la realizzazione del Suo piano salvifico. Fu una donna singolarmente privilegiata, non c’è dubbio, aiutata da Dio nell’assolvere il suo compito di madre di Gesù, ma come tutte le altre donne, soggetta anch’essa a peccare, ad avere dubbi, momenti di scoraggiamento. Quanto poi alla questione della "dignità" che avrebbe dovuto avere Maria per accogliere in sé il Figlio di Dio, si perde di vista il senso e la natura dell’Incarnazione, che, secondo quanto afferma giustamente l’Apostolo Paolo, fu un vero e proprio "annichilimento": "Abbiate in voi lo stesso sentimento che fu in Cristo Gesù, il quale essendo in forma di Dio non reputò rapina l’essere uguale a Dio, ma annichilì se stesso, prendendo forma di servo e divenendo simile agli uomini…" (Fil 2,5-7)"
L’amore di madre, che Maria nutriva nei confronti di Gesù è superabile da qualche altro amore?
Fino a quando io stesso non avevo figli, non focalizzavo bene quanto grande potesse essere l’amore materno o paterno verso i propri figli.
Avendo avuto due figli grazie a Dio, ora mi rendo conto quanto sconfinato sia l’amore dei genitori verso i figli. Ecco, Maria nutriva un’amore sconfinato verso Gesù, superiore a quello di noi tutti, Maria indubbiamente ama Gesù più di noi, perché l’amore di una madre non è equiparabile ad altri tipi di amore.
Ci sono tanti passi nella Scrittura che ci descrivono uomini resi eccezionali da Dio, al fine di adempiere i Suoi disegni divini.
Uno di questi fu Mosè, ma ci sono anche Noè, Daniele, Giobbe, Sansone, Enoch, Elia, e diversi altri, ognuno di loro dotato di un particolare dono, per servire e arricchire la comunità.
Quante creature ad esempio possono disporre del proprio spirito, tanto da poterne dare una parte ad un discepolo? (vedi Eliseo). Di Enoch si dice che non morì, si vide soltanto scomparire nel cielo, questo è un fatto ordinario per le creature di Dio?
Ecco cosa dice Dio di Giobbe: "Il Signore disse a satana: «Hai posto attenzione al mio servo Giobbe? Nessuno è come lui sulla terra: uomo integro e retto, teme Dio ed è alieno dal male»."(Gb 1,8) – quando invece si parla di Maria, i protestanti non dicono mai che nessuna era come lei sulla terra, ma semplicemente che era una delle tante donne che avrebbero potuto mettere la mondo Gesù.
Potremmo andare ancora avanti nel raccontare i particolari doni che Dio riserva alle sue creature prescelte, e non c’è da meravigliarsi, a Dio tutto è possibile. Non si capisce quindi da dove scaturisca il senso di meraviglia mista a commiserazione e derisione verso la dottrina cattolica, che riconosce a Maria il particolare dono dell’Immacolata Concezione, e degli altri tre che ne conseguono. In Giobbe 14,4 troviamo scritto:
Potremmo andare ancora avanti nel raccontare i particolari doni che Dio riserva alle sue creature prescelte, e non c’è da meravigliarsi, a Dio tutto è possibile. Non si capisce quindi da dove scaturisca il senso di meraviglia mista a commiserazione e derisione verso la dottrina cattolica, che riconosce a Maria il particolare dono dell’Immacolata Concezione, e degli altri tre che ne conseguono. In Giobbe 14,4 troviamo scritto:
"Chi può trarre il puro dall’immondo?"
Se Maria era impura, come tutte le altre creature, la carne di Gesù sarebbe nata pura?
I grandi doni che Dio dava ai suoi servi, non erano dei doppioni, la forza di Sansone non si riscontra in altri, oppure, la particolare potenza in spirito di Elia è anch’essa singolare. Perché i doni che Dio riservò a Maria si dovrebbero per forza riscontrare in altre creature per essere ritenuti degni di fede? I fratelli che vorrebbero vedere ogni dogma scritto a chiare lettere sulla Bibbia, sbagliano di netto. L’abitudine a ripetere sempre le stesse accuse o osservazioni a noi cattolici, li porta lontano dalla obiettività e da alcune verità. Essi ad esempio accettano il fatto che Satana (assieme ai suoi) in principio fu creato buono, e in seguito alla sua ribellione fu cacciato dal Paradiso. Accettano pure l’irreversibilità delle decisioni angeliche, Satana in quanto puro spirito non può ritornare più indietro sui suoi passi, perché le decisioni angeliche sono irrevocabili, immutabili.
Quindi non c’è ombra di dubbio, non ritroveremo mai Satana in Paradiso, perché lui non si pente, né si pentirà mai della sua scelta.
E’ di fede, ma dov’è scritto nella Bibbia che le scelte angeliche sono irrevocabili, e che Satana non chiederà mai perdono a Dio?
O ancora, dove troviamo scritto a chiare lettere che Gesù era vero Dio e vero uomo allo stesso tempo? Nel Concilio di Calcedonia del 451 la Chiesa dogmatizzava che Gesù, "un solo e medesimo Figlio, il Signore nostro Gesù Cristo, perfetto nella sua divinità e perfetto nella sua umanità", ma nella Bibbia non lo troviamo scritto chiaramente, ci sono dei versetti che male interpretati davano adito a eresie che definivano Gesù mezzo uomo, o mezzo Dio, oppure un "creatura" eccellente ecc..
La SS. Trinità si deduce da alcuni versetti biblici, ma non è scritta o spiegata dalla stessa Bibbia in maniera chiara ed inequivocabile. Vi sono dei versetti dove Gesù dice che il Padre è più grande di Lui, e che solo il Padre conosce la data della fine del mondo, questi saranno spiegati altrove, nella sezione catechesi del sito web, ma resta il fatto che nella Bibbia non troviamo nemmeno la parola Trinità.
Ovviamente sono deduzioni teologiche, che vengono accettate tacitamente anche dai protestanti.
Perché quelle relative a Maria vengono invece nettamente rifiutate? Per queste ultime deduzioni pretendono versetti chiari e limpidi, senza dover ricorrere all’interpretazione. Se non troviamo scritto che Maria fu assunta in cielo anima e corpo, "vuol dire che non lo fu", questo tipo di ragionamento è abitudinario dei protestanti. Se, agli stessi, chiedi lumi sulla irrevocabilità delle scelte angeliche però non ti sanno rispondere, e non si sforzano più di tanto per cercare di darti un risposta, semplicemente perché non vengono abituati a darle. L’allenamento però viene puntualmente svolto per fornire risposte più o meno corrette sui dogmi mariani, e gli altri dogmi cattolici. In pratica, si allenano spesso a denigrare la dottrina e la Chiesa cattolica, è questa la cruda verità. In fondo per il protestante medio, non abituato allo studio della teologia, credere all’irrevocabilità delle scelte angeliche, al mistero dell’incarnazione, ecc., significa accettare dei dogmi di fede, chiamandoli in altro modo. La parola "dogma" infatti, nel protestante medio suscita irritazione, "i dogmi si usano solo in ambito cattolico… io credo alla verità rivelata (=dogma) da Gesù tramite la Bibbia".
Dimenticano però un ulteriore "tramite", cioè il pastore, che interpreta e spiega la Bibbia secondo i suoi punti vista. Insomma dogmi, verità rivelate, principi indiscutibili, vanno bene purché siano accettati dal pastore, il protestante medio infatti non va a confrontare un bel nulla, non si addentra in lunghi studi, si fida ciecamente del pastore e delle sue versioni.
In questo caso l’irrevocabilità delle decisioni angeliche e l’incarnazione di Gesù Cristo sono dogmi tacitamente accettati fidandosi del pastore. E siccome quest’ultimo afferma che i dogmi mariani non sono biblici, gli si continua a credere sulla parola abbozzando magari qualche riflessione presa a prestito da qualche versetto malamente interpretato, nel caso di Maria, negli altri casi citati quelle verità rivelate, cioè dogmi, si accettano supinamente, punto e basta.
Il problema è sempre lo stesso, argomento per argomento, la domanda che dovrebbero porsi i fratelli separati è: "ma la mia interpretazione biblica soggettiva è infallibile?", visto che sono talmente convinti di capire la Bibbia da soli, è difficile convincerli che in effetti loro capiscono la Bibbia così come gliela spiega il loro pastore. In un simile contesto non si capisce perché circolino commentari biblici, a che gli servono se la Bibbia non si interpreta?
Comunque, visto che ne sono così convinti, dovrebbero spiegarci come mai ogni singolo protestante crede di essere nella verità, ma se prendiamo un luterano e un pentecostale ci accorgiamo che seguono dottrine diverse, la stessa cosa accade se consideriamo ad esempio un pentecostale ADI e un pentecostale modalista. Risponderanno che nei fondamentali della fede i vari rami protestanti sono concordi. Bé, non direi, visto che i pentecostali modalisti non credono nella SS. Trinità, tanto per citare qualche loro divergenza interna. E poi, quali sono "i fondamentali" della fede cristiana?
Se partiamo dalla fede in Dio Padre, allora potremmo considerare cristiani anche gli islamici.
Il fondamento è credere in Gesù Cristo figlio di Dio? Bè anche i testimoni di Geova credono che Gesù è figlio di Dio, ma a modo loro, infatti asseriscono che Gesù sia stato creato e non generato dal Padre. Procedendo per "piccole" differenze si arriverebbe a dire che chiunque crede in Dio, o magari (per restringere il cerchio) in Gesù Cristo, stia professando la vera fede cristiana.
La verità perderebbe così la sua assolutezza identificandosi in un caotico relativismo, dove ognuno può credere quello che più gli aggrada, tanto una fede vale l’altra. Non è così!
Ecco che alla luce di tali considerazioni, si può tranquillamente affermare che l’interpretazione soggettiva e singola non può essere infallibile.
Lo Spirito Santo ci spinge alla ricerca della verità (1 Ts 5,21), certi pastori protestanti invece spingono all’appagamento i loro fedeli, convinti -questi ultimi- di aver già raggiunto la verità e di non doverla più cercare altrove. Si creano così tanti compartimenti stagni, ognuno dei quali dice e assicura di avere la verità, e se la tiene stretta.
"Io credo solo in Gesù, rifiuto ogni tradizione" questo genere di slogan echeggia ogni qualvolta si interpella un protestante circa la sua fede, non si rendono conto di aversi creato un Gesù personalizzato, che differisce da tanti altri Gesù che esistono nelle altre comunità protestanti. Ognuna di esse interpreta la Bibbia in maniera "certa e sicura" arrivando a negare perfino il significato del verbo "interpretare", loro capiscono benissimo la Bibbia, perché divinamente guidati, punto e basta. La capacità critica dei singoli svanisce uniformando la loro conoscenza a quella del pastore, ciò che capisce e spiega il pastore è sicuramente corretto. Il pastore diventa così un’autorità incontestabile, pena l’allontanamento dalla comunità. Dicono di rifiutare la Tradizione ecclesiastica (confondendola con quella umana) però accettano incondizionatamente quella proposta dal pastore, la tradizione protestante rimodellata a seconda dei punti di vista dell’infallibile pastore.
Ho scritto "infallibile", volutamente, perché se il pastore (come avviene nella realtà) non gradisce né accetta contestazioni dottrinali da parte dei fedeli, significa che si pone in uno stato di infallibilità, lui "non può sbagliare" quando insegna, il fedele che con insistenza propone punti dottrinali diversi viene garbatamente allontanato dalla comunità.
Il problema quindi è la conoscenza dell’unica verità, Cristo è verità, credere in Lui è salvifico, ma non credere ad esempio alla Sua presenza reale nell’Eucaristia è verità?
Su Maria molti fratelli separati (specie pentecostali) scrivono interminabili analisi esegetiche, per sminuirne il ruolo e la figura, la rispettano come sorella, ma non come madre. Eppure anche loro considerano "padre", ad esempio un loro pastore più anziano.
Maria non intacca la fede nella Signoria di Cristo, ma piuttosto ce lo presenta per farcelo adorare.
E Ciò appare evidente nei brani del Vangelo che parlano direttamente o indirettamente di lei. Anzi proprio lei è il Vangelo vissuto, reso vita di ogni giorno. E’ Maria che ancora prima della nascita del Figlio lo porta a Elisabetta e a Giovanni, che esultano di gioia. E’ Maria che lo presenta ai pastori, che poi tornano alle loro greggi glorificando e lodando Dio. E’ sempre lei che lo presenta ai Magi, che si prostrano e lo adorano. Lo stesso avviene quando al Tempio offre all’anziano Simeone il Bambino perché lo possa tenere in braccio, e dopo lui alla profetessa Anna. E a Cana di Galilea, per sua iniziativa il Figlio manifesta la propria gloria divina e i discepoli credono in lui.
Ella è la nuova Eva, e come la nostra progenitrice rappresenta l’unica donna non nata da donna, Maria è l’unica Donna a essere concepita Immacolata.
Ecco cosa ci dice s.Tommaso d’Aquino in merito al concepimento di Maria:
La Chiesa celebra la natività della Beata Vergine. Ma nella Chiesa non si celebrano le feste se non dei santi. Quindi la Beata Vergine già dalla nascita era santa. Fu perciò santificata nel seno materno. Dimostrazione: Sulla santificazione della Beata Vergine nel seno materno nulla viene detto dalla Scrittura canonica, che non parla neppure della sua nascita. Ma come S. Agostino [De assumpt.] argomenta con ragione che essa deve essere stata assunta in cielo con il corpo, sebbene su ciò la Scrittura taccia, così pure con ragione possiamo pensare che sia stata santificata nel seno materno. Infatti è ragionevole credere che abbia ricevuto maggiori privilegi di grazia, al di sopra di tutti gli altri, colei che generò «l‘Unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità» [Gv 1, 14], così da essere salutata dall‘Angelo con le parole: «Ave, piena di grazia» [Lc 1, 28]. Ora, risulta che ad alcuni altri fu concesso il privilegio della santificazione nel seno materno: a Geremia, p. es., al quale fu detto [1, 5]: «Prima che tu uscissi alla luce ti avevo consacrato»; e a S. Giovanni Battista, di cui sta scritto [Lc 1, 15]: «Sarà pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre». Per cui è ragionevole credere che la Beata Vergine sia stata santificata nel seno materno prima della nascita. Analisi delle obiezioni: 1. Anche nella Beata Vergine fu prima ciò che è animale e poi ciò che è spirituale, poiché fu prima concepita nella carne e poi santificata nello spirito. 2. S. Agostino parla secondo la legge comune, per cui soltanto dopo la nascita si ricevono i sacramenti della rigenerazione. Ma Dio non ha legato la sua potenza a questa legge dei sacramenti, così da non poter conferire la sua grazia ad alcuni per privilegio speciale prima della loro nascita. 3. La Beata Vergine fu mondata dal peccato originale nel seno materno per quanto riguarda la macchia personale; non fu però liberata dalla pena che colpiva l‘umanità intera, secondo la quale cioè non poteva entrare in Paradiso se non in virtù del sacrificio di Cristo: come si dice anche dei santi Patriarchi che vissero prima di Cristo [Agost., Epist. 187, 11]. 4. Il peccato originale si contrae per generazione in quanto questa comunica la natura umana, alla quale tale peccato propriamente appartiene. Ora, la trasmissione della natura umana avviene nel momento in cui la prole concepita riceve l‘anima. Quindi dopo l‘animazione nulla impedisce che la prole concepita venga santificata: essa infatti da quel momento non rimane nel seno materno per ricevere la natura umana, ma per raggiungere una certa perfezione.
Come si è detto [a. prec.], alla Vergine Madre di Dio fu concessa più grazia che a qualsiasi altro santo. Ma risulta che a qualche santo fu concessa la santificazione prima dell‘animazione. Si legge infatti di Geremia [1, 5]: «Prima di formarti nel grembo materno, io ti conoscevo»; ora, l‘anima non viene infusa prima della formazione del corpo. E altrettanto di S. Giovanni Battista pensa S. Ambrogio [In Lc 1, su 1, 15]: «Non aveva ancora lo spirito della vita, e già aveva lo Spirito della grazia». Molto più dunque poteva essere santificata prima dell‘animazione la Beata Vergine. 2. Era conveniente, come dice S. Anselmo [De concept. virg. 18], «che la Vergine risplendesse di una così grande purezza da non potersene pensare una più grande al di sotto di Dio», secondo l‘espressione del Cantico [4, 7]: «Tutta bella tu sei, amica mia, in te nessuna macchia». Ma la purezza della Beata Vergine sarebbe stata più grande se ella non fosse stata mai contagiata dal peccato originale. Quindi le fu concesso di essere santificata prima che la sua carne ricevesse l‘anima. Le realtà dell‘antico Testamento sono figure del Nuovo, secondo le parole di S. Paolo [1 Cor 10, 11]: «Tutte queste cose accaddero loro come in figura».
Ora, la santificazione del tabernacolo, a cui si applicano le parole [Sal 45, 5 Vg]: «L‘Altissimo ha santificato il suo tabernacolo», Pare che rappresenti la santificazione della Madre di Dio, che la Scrittura chiama tabernacolo di Dio là dove dice [Sal 18, 6 Vg]: «Nel sole ha posto il suo tabernacolo».
Ma del tabernacolo si legge nel testo sacro [Es 40, 33 s.]: «Mosè terminò l‘opera. Allora la nube coprì il tabernacolo e la Gloria del Signore lo riempì». Quindi la Beata Vergine non fu santificata se non dopo che tutto il suo essere, corpo e anima, fu portato a compimento. Dimostrazione: La santità della Beata Vergine non può essere concepita come anteriore alla sua animazione per due motivi. Primo, perché la santificazione di cui parliamo è la purificazione dal peccato originale, essendo la santità una «mondezza totale», come scrive Dionigi [De div. nom. 12]. Ma la colpa può essere mondata soltanto con la grazia, e il soggetto della grazia è solo la creatura razionale. Perciò prima dell‘infusione dell‘anima razionale la Beata Vergine non fu santificata. Secondo, perché non potendo la colpa trovarsi che in una creatura razionale, prima dell‘infusione dell‘anima razionale la prole concepita non è soggetta alla colpa. Quindi, comunque fosse stata santificata la Beata Vergine prima dell‘animazione, non avrebbe mai contratta la macchia della colpa originale, e allora non avrebbe avuto bisogno della redenzione e della salvezza che viene da Cristo, di cui il Vangelo [Mt 1, 21] dice: «Egli salverà il suo popolo dai suoi peccati». Ma non è ammissibile che Cristo, secondo le parole di S. Paolo [1 Tm 4, 10], non sia «il Salvatore di tutti». Quindi non rimane che porre la santificazione della Beata Vergine dopo la sua animazione. Analisi delle obiezioni: 1. Dio afferma di «aver conosciuto» Geremia prima che venisse formato nel seno materno perché lo conobbe con la sua predestinazione; ma dice [ib.] di «averlo consacrato» non prima della sua formazione, bensì «prima che uscisse alla luce». Nell‘espressione poi di S. Ambrogio secondo la quale S. Giovanni Battista, pur non avendo ancora lo spirito della vita, avrebbe tuttavia già avuto lo Spirito della grazia, lo «spirito della vita» non è l‘anima vivificante, ma l‘aria esterna che si respira. - Oppure si può intendere che non aveva ancora lo spirito della vita, cioè l‘anima, quanto alle sue operazioni manifeste e complete. 2. Se l‘anima della Beata Vergine non fosse stata mai contagiata dal peccato originale, Cristo perderebbe la dignità di essere il Salvatore universale di tutti. Perciò la purezza della Beata Vergine fu la più grande, ma al di sotto di quella di Cristo, che in qualità di Salvatore universale non aveva bisogno di essere salvato. Cristo infatti non contrasse in alcun modo il peccato originale, ma fu santo nella sua stessa concezione, secondo le parole evangeliche [Lc 1, 35]: «Il santo che nascerà da te sarà chiamato Figlio di Dio». Al contrario la Beata Vergine contrasse il peccato originale, ma ne fu mondata prima di uscire dal seno materno. Al che si possono applicare le parole di Giobbe, là dove dice [3, 9] che la notte del peccato originale «aspetterà la luce», cioè Cristo, «e non vedrà neppure il sorgere dell‘aurora», cioè della Beata Vergine, che alla sua nascita era immune dal peccato originale (poiché, come si legge [Sap 7, 25], «nulla di contaminato si infiltrò in lei»). (cfr, Summa Teologica S. Tommaso d’Aquino)
MADRE DELLA CHIESA
Le accuse: "Ella è la madre della Chiesa.
Ella fu dichiarata tale da Paolo VI nel 1964 in questi termini: ‘Noi proclamiamo Maria Santissima madre della Chiesa (...) e vogliamo che con tale titolo soavissimo d’ora innanzi la Vergine venga ancora più onorata e invocata da tutto il popolo cristiano’. Alla nascita di questo titolo hanno contribuito le seguenti parole di Agostino su Maria: ‘...Ma ella è madre, con piena evidenza, delle sue membra - e noi siamo tra questi - poiché ha cooperato, con la carità, alla nascita, nella Chiesa, dei fedeli che sono le membra del capo’. Per sostenere con le Scritture questo titolo datole i teologi papisti prendono le parole di Gesù dette al discepolo che egli amava: "Ecco tua madre!".
Questo titolo dato a Maria non corrisponde affatto a verità perché la Scrittura la chiama la madre di Gesù ma non la madre della Chiesa, e perciò dissentiamo profondamente dalle suddette parole di Agostino. (Tenete sempre presente che i teologi romani si rifanno spesso a parole di Agostino per sostenere diverse loro eresie). La madre della Chiesa è la Gerusalemme di sopra secondo che é scritto ai Galati: "Ma la Gerusalemme di sopra è libera, ed essa é nostra madre. Poich’egli é scritto: Rallegrati, o sterile che non partorivi! Prorompi in grida, tu che non avevi sentito doglie di parto! Poiché i figliuoli dell’abbandonata saranno più numero di quelli di colei che aveva il marito". La madre delle figliuole di Dio non è Maria ma Sara perché Pietro dopo avere detto alle mogli che il loro ornamento non deve essere l’esteriore "ma l’essere occulto del cuore fregiato dell’ornamen incorruttibile dello spirito benigno e pacifico, che agli occhi di Dio é di gran prezzo", dice: "E così infatti si adorna una volta le sante donne speranti in Dio, stando soggette ai loro mariti, come Sara che ubbidiva ad Abramo, chiamandolo signo della quale voi siete ora figliuole, se fate il bene e non vi lasciate turbare da spavento alcuno". Sta scritto [Sap 1, 4]: «La sapienza non entra in un‘anima che opera il male, né abita in un corpo schiavo del peccato». Dobbiamo quindi affermare in modo assoluto che la Beata Vergine non commise mai alcun peccato attuale né mortale né veniale, così da avverare le parole del Cantico [4, 7]: «Tutta bella tu sei, amica mia, in te nessuna macchia », ecc.
La verità:
Dalla costola di Adamo nacque Eva, e dalla costola di Cristo nacque Maria come madre della Chiesa. Non è casuale che Cristo abbiamo chiamato Maria, col titolo di Donna, proprio nella sua ultima ora. Poteva chiamarla benissimo "madre", invece l’ha chiamata Donna, come le aveva preannunciato a Cana, e come è chiamata Maria nell’Apocalisse.
Come Eva è chiamata la madre di tutti i viventi, Maria è chiamata madre di tutti i credenti.
Gesù sulla croce non era impaurito e confuso, sapeva benissimo cosa stava accadendo, e pronuncia le sue ultime parole, ma gli altri non capivano, infatti le tenebre avvolgevano quel luogo.
Quando ad esempio Gesù dice "ho sete" sta in realtà citando il Salmo 42,3 "L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente: quando verrò e vedrò il volto di Dio?" ma i presenti non capiscono, erano avvolti dalle tenebre, e gli danno da bere. Gesù aveva sete di ricongiungersi col Padre, gli altri pensano solo alle cose materiali e gli danno da bere.
Nulla è casuale nella Bibbia, nessun versetto è mai fuori posto. Tutto comincia in un giardino, e tutto "finisce" in un giardino. Nel giardino dell’Eden cominciò a vivere l’umanità, nel giardino del sepolcro rinacque l’umanità con la resurrezione di Cristo.
Cristo nuovo Adamo, iniziò la sua passione nell’orto (giardino) degli ulivi, e risuscitò nel giardino del sepolcro, dove il giardiniere avvisa Maria di Magdala che Gesù non è più tra i morti.
Passiamo dunque a dimostrare con la Bibbia il ruolo di Maria nella Chiesa di Cristo.
Tra i versetti che i protestanti citano spesso con lo scopo di mostrare Maria come una comune peccatrice (una donna come tante altre, dicono) ci sono quelli di Rm 3,10-12
"Non c’è nessun giusto, nemmeno uno, non c’è sapiente, non c’è chi cerchi Dio! Tutti hanno traviato e si son pervertiti; non c’è chi compia il bene, non ce n’è neppure uno."
Ma cosa ci vuol dire Paolo con questa citazione? Dobbiamo capire alla lettera, o dobbiamo interpretare? Dimostrerò che la via corretta da seguire è la seconda, ma prima leggiamo qualche altro versetto:
Gen 6,9 "Questa è la storia di Noè. Noè era uomo giusto e integro tra i suoi contemporanei e camminava con Dio."
Gen 18,23-24 "Davvero sterminerai il giusto con l’empio? Forse vi sono cinquanta giusti nella città: davvero li vuoi sopprimere? E non perdonerai a quel luogo per riguardo ai cinquanta giusti che vi si trovano?".
Conosciamo tutti la storia della distruzione di Sodoma e Gomorra, dalla prima città fu salvata la famiglia di Lot perché composta da persone giuste agli occhi di Dio.
2 Sam 4,11 "ora che uomini iniqui hanno ucciso un giusto in casa mentre dormiva, non dovrò a maggior ragione chiedere conto del suo sangue alle vostre mani ed eliminarvi dalla terra?"
Ez 33,18 "Se il giusto desiste dalla giustizia e fa il male, per questo certo morirà."
Come stiamo vedendo la Bibbia cita diversi giusti, e dà pure per scontato che ci siano giusti fra gli uomini.
Am 2,6 "Così dice il Signore: «Per tre misfatti d’Israele e per quattro non revocherò il mio decreto, perché hanno venduto il giusto per denaro e il povero per un paio di sandali;"
Mi 7,2 "L’uomo pio è scomparso dalla terra, non c’è più un giusto fra gli uomini: tutti stanno in agguato per spargere sangue; ognuno dá la caccia con la rete al fratello."
Paolo non stava forse citando questi versetti nella sua lettera ai Romani?
1 Re 8,31-32 "Se uno pecca contro il suo fratello e, perché gli è imposto un giuramento di imprecazione, viene a giurare davanti al tuo altare in questo tempio, tu ascoltalo dal cielo, intervieni e fa giustizia con i tuoi servi; condanna l’empio, facendogli ricadere sul capo la sua condotta, e dichiara giusto l’innocente rendendogli quanto merita la sua innocenza."
In questi versetti vediamo il significato del termine giusto, che viene dichiarato tale da Dio, per mezzo della grazia.
Gb 4,17-19 "Può il mortale essere giusto davanti a Dio o innocente l’uomo davanti al suo creatore?Ecco, dei suoi servi egli non si fida e ai suoi angeli imputa difetti; quanto più a chi abita case di fango, che nella polvere hanno il loro fondamento!"
Ecco che nei versetti di Giobbe troviamo la spiegazione della citazione che Paolo fa nella lettera ai romani 3,12. Davanti a Dio nessuno è giusto, a tal punto da meritarsi la salvezza, tutto ci viene dato per grazia, per merito e per opera di Gesù Cristo il nostro unico salvatore, questo è riferito alla assoluta purezza di Dio, irraggiungibile per qualsiasi uomo, ma c’è anche una purezza relativa, non assoluta, di cui possono fregiarsi alcuni uomini giusti, non per meriti propri, ma per grazia ricevuta, è merito di Dio se alcuni uomini diventano buoni e giusti. Relativamente alla grazia ricevuta alcuni uomini o donne possono quindi diventare giusti. I versetti di Giobbe a questo si riferiscono. Ci fanno capire cioè che da solo e senza l’aiuto di Dio nessun uomo può essere giusto.
Non è vero quindi che la Bibbia ci dice che nessun uomo è giusto, non si possono valutare le parole di Paolo in senso assoluto, ma solo in rapporto a Cristo.
Nella Bibbia come abbiamo visto troviamo numerosi versetti che ci parlano di uomini giusti; giusti in confronto agli empi, in confronto ai tiepidi, non in senso assoluto, non senza la grazia di Dio. Nel libro di Giobbe leggiamo "…Ecco, dei suoi servi egli non si fida e ai suoi angeli imputa difetti…"
Questi versetti mettono in risalto l’assoluta purezza di Dio e la purezza relativa dei servi e degli angeli, ma bisogna interpretarli correttamente, altrimenti si smentiscono quegli altri in cui la Bibbia dice che nulla di impuro si può presentare davanti a Dio. Se questi versetti sono veri, significa che gli angeli e i santi sono puri perché stanno alla presenza dell’Altissimo, i difetti di cui parla il libro di Giobbe servono per esaltare l’assoluta purezza dell’Eterno, che è fonte, gli angeli e i santi sono puri per volere di Dio, non per facoltà proprie, puri per mezzo della Fonte, da Essa sono stati purificati.
Ma vediamo ancora altri versetti che ci parlano di uomini giusti.
Ab 2,4 "Ecco, soccombe colui che non ha l’animo retto, mentre il giusto vivrà per la sua fede."
Ml 3,18 "Voi allora vi convertirete e vedrete la differenza fra il giusto e l’empio, fra chi serve Dio e chi non lo serve."
Spesso la Bibbia mette a confronto il giusto con l’empio, se il giusto fra gli uomini non esistesse, come vorrebbero far credere i protestanti tutti questi versetti sarebbero da tagliare.
Mt 1,19 "Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto."
Mt 10,41 "Chi accoglie un profeta come profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto come giusto, avrà la ricompensa del giusto."
Mc 6,20 "perché Erode temeva Giovanni, sapendolo giusto e santo, e vigilava su di lui; e anche se nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri."
Lc 1,5-6 "Al tempo di Erode, re della Giudea, c’era un sacerdote chiamato Zaccaria, della classe di Abìa, e aveva in moglie una discendente di Aronne chiamata Elisabetta. Erano giusti davanti a Dio, osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore"
Lc 2,25 "Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto d’Israele;"
At 10,22 "Il centurione Cornelio, uomo giusto e timorato di Dio, stimato da tutto il popolo dei Giudei, è stato avvertito da un angelo santo di invitarti nella sua casa, per ascoltare ciò che hai da dirgli".
Troviamo pure una variante dell’uomo giusto, il buono.
Sal 18,26 "Con l’uomo buono tu sei buono con l’uomo integro tu sei integro, con l’uomo puro tu sei puro, con il perverso tu sei astuto."
Qo 9,2 "Vi è una sorte unica per tutti, per il giusto e l’empio, per il puro e l’impuro, per chi offre sacrifici e per chi non li offre, per il buono e per il malvagio, per chi giura e per chi teme di giurare."
Mt 12,35 "L’uomo buono dal suo buon tesoro trae cose buone, mentre l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae cose cattive."
Mt 25,21 "Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone."
Lc 6,43 "L’uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male, perché la bocca parla dalla pienezza del cuore."
Alla luce di tutti questi versetti che parlano di uomini giusti e buoni, si deve per forza interpretare Paolo e, gli altri Libri Sacri, altrimenti si cade nell’errore.
Possiamo quindi affermare coadiuvati da cotanti versetti biblici, che i giusti fra gli uomini ci sono sempre stati, e fra questi vi è, sicuramente, anche, e soprattutto, Maria.
Se consideriamo ad esempio il ruolo di Giovanni il Battista, che fu definito "il più grande tra i profeti" da Gesù in persona, meditando sul perché di quelle parole, sulle motivazioni che sicuramente ci sono e, hanno spinto Gesù ad usare una simile frase, scopriamo che il Battista è il più grande tra i profeti perché, l’ultimo, in riferimento all’insegnamento di Gesù "gli ultimi saranno i primi", poi perché egli ha visto (unico tra i profeti) il Verbo di Dio incarnato, egli predicò per spianare le strade al Signore, subito prima della sua manifestazione pubblica. L’altra particolarità è l’aver ricevuto lo Spirito Santo per mezzo di Gesù quando ancora entrambi erano custoditi nel seno delle loro madri. Maria infatti visitò Elisabetta che era al sesto mese di gravidanza, avendo in grembo Gesù, il piccolo Giovanni sussultò di gioia e fu ripieno di Spirito Santo, tutto questo fa di Giovanni il più grande fra i profeti.
Se quindi Giovanni per tali considerazioni è il più grande fra i profeti, Maria a maggior ragione è la più grande fra tutte le donne, in considerazione del suo ruolo unico ed irripetibile.
Nessuna altra donna portò, né potrà portare in grembo il Verbo di Dio, ella e solo ella allattò, curò ed educò il Verbo incarnato, ella sola le fu madre e le diede la carne. L’ostinato tentativo di declassazione della figura di Maria, definita "semplice donna come tante altre" porta i protestanti (almeno la maggioranza di loro) a sbagliare di netto e oltraggiare la figura di Maria. Ella non è una dea, ma una umile donna, tuttavia è la più grande di tutte, per volere di Dio, così come il Battista fu il più grande tra i profeti. Coloro che stanno leggendo (mi riferisco ai protestanti) con un atteggiamento di sufficienza queste righe, si staranno meravigliando circa l’uso del termine "oltraggiare", diranno: "questo qui, parla addirittura di oltraggio alla figura di Maria, quando invece noi protestanti, o pentecostali la rispettiamo molto…". Il concetto di "rispetto" ovviamente è molto soggettivo, e i protestanti evidentemente non si rendono conto di offendere Maria, soprattutto quando le attribuiscono indirettamente peccati personali, andando a citare i versetti di Paolo "Non c’è nessun giusto, nemmeno uno, non c’è sapiente, non c’è chi cerchi Dio! Tutti hanno traviato e si son pervertiti; non c’è chi compia il bene, non ce n’è neppure uno."
Stando a loro quindi anche Maria, si sarebbe pervertita e avrebbe peccato, se questo non è oltraggiarla che cos’è? Questa loro mancanza di lucidità nell’affrontare certi argomenti, fa aprire gli occhi, a chi li vuole aprire.
Gli ebrei ad esempio (o gran parte di essi) ad oggi, e siamo nel XXI secolo, non vogliono aprirli i loro occhi, e si ostinano a voler difendere i motivi che duemila anni fa li hanno portati a non riconoscere in Gesù il Messia. Uno di questi motivi è sicuramente la questione dell’adulterio (o presunto tale) di Maria. "Nello stesso Corano alla quarta Sura, versetto 155, in una serie di invettive contro gli ebrei, vi si afferma con durezza che essi sono puniti da Dio <<per la loro incredulità e per avere pronunciato contro Maria una calunnia mostruosa>>. La calunnia, cioè, di avere concepito il Figlio nel peccato, rompendo la fedeltà promessa al fidanzato e, per giunta, facendosi mettere incinta da uno straniero. E questo, addirittura nel periodo mestruale, quando per i semiti ogni donna è inavvicinabile perché impura, così da rendere ancora più mostruosa la calunnia. La quale, ricorda il Corano, viene dagli ebrei. E viene, in effetti, sin dagli inizi: ce ne è traccia anche nei Vangeli, come vedremo, e attraverserà tutti i secoli, fino a oggi.
Prendiamo, per esempio, Fratello di Gesù, che ha come sottotitolo <<Un punto di vista ebraico sul Nazareno>> e che, apparso in tedesco nel 1967, ha fama di essere una testimonianza significativa di una nuova, solidale attenzione giudaica verso il cristianesimo. Opera <<dialogica>>, dunque, un piccolo classico dell’ecumenismo, tanto che l’edizione italiana è apparsa presso la Morcelliana, vecchia e illustre editrice cattolica. A pagina 54 della traduzione di questo saggio dell’israelita Shalom Ben-Chorin- prefato con convinzione da un prete, noto teologo – leggiamo: <<Questa oscurità [sulle origini di Gesù] ha condotto gli avversari all’ovvia conclusione di una nascita illegittima. Nel Talmud abbiamo la cosiddetta tradizione di Pandera o Pantera. Un ufficiale romano di quel nome avrebbe sedotto e messo incinta una certa Myriam, fidanzata di Giuseppe, e il frutto di questo peccato sarebbe stato Gesù. Nel rapporto, per lo meno distanziato , di Gesù con sua madre, che egli non interpella mai se non come "donna", potrebbe riflettersi la dolorosa coscienza di un’origine illegittima. Gesù non onora sua madre e nega il suo padre corporale, dato che evidentemente egli sapeva di una provenienza illegittima e straniera, non ebraica>>.
Si noti, in queste parole di Ben-Chorin, quell’<<evidentemente>> finale, in cui si dissolve il tono ipotetico tenuto sino lì. Una sicurezza sconcertante, confermata anche dalle pagine che questo ebreo contemporaneo dedica alle nozze di Cana, dove le parole di Gesù alla madre sarebbero addirittura <<spaventose>>, il suo atteggiamento sarebbe <<ingiurioso>>. E questo, secondo Ben-Chorin, per il solito motivo: il <<complesso>> di quel <<giovane predicatore vagante>>, ossessionato dalla nascita non solo illegittima, ma pure vergognosa.
Come si vede, anche dietro questo scrittore israeliano di oggi, presentato come uno dei massimi esponenti della <<nuova apertura ebraica>> verso il cristianesimo, c’è l’ombra che sta dietro alle parole di Giovanni (8,41) <<Gli risposero i Giudei: noi non siamo nati da prostituzione!...>>. Stando a molti esegeti, questo sarebbe un palese quanto velenoso riferimento alle voci diffamatorie che sarebbero state messe in circolazione negli ambienti ostili al Nazareno. Voci che, nate subito, subito avrebbero contrassegnato la polemica del giudaismo contro il cristianesimo nascente.
Le comunità ebraiche della Diaspora provvidero a diffonderle ovunque, come sappiamo da Celso che, polemizzando con i <<nazareni>> in nome della civiltà classica e del suo Olimpo, già verso il 180 le mette in bocca a un giudeo. Il quale accusa Gesù di avere avuto una madre che, messa incinta dal soldato Pantera, sarebbe stata cacciata dal marito e, dopo avere errato qua e là, avrebbe partorito nel nascondimento e nella vergogna. Tertulliano, scrivendo poco dopo, nel 197 (e informandosi tra gli israeliti dell’Africa romana), conferma anch’egli la calunnia, con l’aggravante che Maria sarebbe stata non solo un’adultera ma, senza mezzi termini, una prostituta, una quaestuaria.
La calunnia confluì poi in quelle che Charles Guignebert, il noto critico radicale della storicità dei Vangeli, definì – e con imbarazzo - <<le ingiuriose cattiverie contro Maria rilevate nel Talmud>>. Anche qui, in queste raccolte fondamentali per il giudaismo post-biblico, Gesù è chiamato ben Pantheras, il figlio di Pantera. Come spiega Joseph Klausner, ebreo, docente all’Università di Gerusalemme e che scrisse (in ebraico) un famoso studio sulle origini del cristianesimo, dietro l’invenzione del nome di quel presunto soldato c’era una beffa in più. Poiché, cioè i cristiani affermavano che Gesù era <<figlio della Parthénos>>, la Vergine, con un gioco di parole gli ebrei cominciarono a chiamarlo <<figlio di Pantheras>>. Anagramma, o quasi, di cui i calunniatori erano particolarmente soddisfatti, visto che (come è stato provato) quel nome era plausibile, essendo assai diffuso fra le truppe romane. Inoltre, in greco pànther è la nostra <<pantera>>, che, come tutti gli altri animali selvatici, provocava negli ebrei un misto di paura e di repulsione: l’odiato Gesù, insomma, era figlio di un’orribile bestia…In altri passi, sempre nel Talmud, alle caratteristiche negative di Maria è aggiunta quella del mestiere: la parrucchiera. Dunque, legata a una professione la cui moralità era allora ben dubbia e che molti consideravano impura. Insomma, una intoccabile". (cfr. V. Messori, Ipotesi su Maria)
I protestanti potevano cogliere al volo l’occasione, per declassare ulteriormente Maria, perché non lo hanno fatto? In fondo si appellano proprio al parere "autorevole" degli ebrei in materia di canone biblico, per escludere i 7 libri del Vecchio Testamento dalla loro Bibbia.
Autorevole, senz’altro, e fazioso di sicuro, il parere degli ebrei, che pur di discreditare i cristiani le hanno provate tutte, architettandole in maniera sapiente e ben orchestrata.
In tal senso è quantomeno sospetto il fatto che abbiano deciso di rimettere mano al loro canone biblico, intorno al 90 d.C. escludendo, manco a farlo apposta, 7 libri che i cristiani avevano nella loro Bibbia, quella dei Settanta. Quando dico che i protestanti vedono e capiscono solo quello che gli conviene lo dico a ragion veduta quindi. La mancanza di coerenza si vede un po’ in tutta la loro linea apologetica, solo chi conosce poco, -o non è interessato a conoscere- lo sviluppo della loro dottrina, li segue.
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La Chiesa celebra la natività della Beata Vergine. Ma nella Chiesa non si celebrano le feste se non dei santi. Quindi la Beata Vergine già dalla nascita era santa. Fu perciò santificata nel seno materno. Dimostrazione: Sulla santificazione della Beata Vergine nel seno materno nulla viene detto dalla Scrittura canonica, che non parla neppure della sua nascita. Ma come S. Agostino [De assumpt.] argomenta con ragione che essa deve essere stata assunta in cielo con il corpo, sebbene su ciò la Scrittura taccia, così pure con ragione possiamo pensare che sia stata santificata nel seno materno. Infatti è ragionevole credere che abbia ricevuto maggiori privilegi di grazia, al di sopra di tutti gli altri, colei che generò «l‘Unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità» [Gv 1, 14], così da essere salutata dall‘Angelo con le parole: «Ave, piena di grazia» [Lc 1, 28]. Ora, risulta che ad alcuni altri fu concesso il privilegio della santificazione nel seno materno: a Geremia, p. es., al quale fu detto [1, 5]: «Prima che tu uscissi alla luce ti avevo consacrato»; e a S. Giovanni Battista, di cui sta scritto [Lc 1, 15]: «Sarà pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre». Per cui è ragionevole credere che la Beata Vergine sia stata santificata nel seno materno prima della nascita. Analisi delle obiezioni: 1. Anche nella Beata Vergine fu prima ciò che è animale e poi ciò che è spirituale, poiché fu prima concepita nella carne e poi santificata nello spirito. 2. S. Agostino parla secondo la legge comune, per cui soltanto dopo la nascita si ricevono i sacramenti della rigenerazione. Ma Dio non ha legato la sua potenza a questa legge dei sacramenti, così da non poter conferire la sua grazia ad alcuni per privilegio speciale prima della loro nascita. 3. La Beata Vergine fu mondata dal peccato originale nel seno materno per quanto riguarda la macchia personale; non fu però liberata dalla pena che colpiva l‘umanità intera, secondo la quale cioè non poteva entrare in Paradiso se non in virtù del sacrificio di Cristo: come si dice anche dei santi Patriarchi che vissero prima di Cristo [Agost., Epist. 187, 11]. 4. Il peccato originale si contrae per generazione in quanto questa comunica la natura umana, alla quale tale peccato propriamente appartiene. Ora, la trasmissione della natura umana avviene nel momento in cui la prole concepita riceve l‘anima. Quindi dopo l‘animazione nulla impedisce che la prole concepita venga santificata: essa infatti da quel momento non rimane nel seno materno per ricevere la natura umana, ma per raggiungere una certa perfezione.
Come si è detto [a. prec.], alla Vergine Madre di Dio fu concessa più grazia che a qualsiasi altro santo. Ma risulta che a qualche santo fu concessa la santificazione prima dell‘animazione. Si legge infatti di Geremia [1, 5]: «Prima di formarti nel grembo materno, io ti conoscevo»; ora, l‘anima non viene infusa prima della formazione del corpo. E altrettanto di S. Giovanni Battista pensa S. Ambrogio [In Lc 1, su 1, 15]: «Non aveva ancora lo spirito della vita, e già aveva lo Spirito della grazia». Molto più dunque poteva essere santificata prima dell‘animazione la Beata Vergine. 2. Era conveniente, come dice S. Anselmo [De concept. virg. 18], «che la Vergine risplendesse di una così grande purezza da non potersene pensare una più grande al di sotto di Dio», secondo l‘espressione del Cantico [4, 7]: «Tutta bella tu sei, amica mia, in te nessuna macchia». Ma la purezza della Beata Vergine sarebbe stata più grande se ella non fosse stata mai contagiata dal peccato originale. Quindi le fu concesso di essere santificata prima che la sua carne ricevesse l‘anima. Le realtà dell‘antico Testamento sono figure del Nuovo, secondo le parole di S. Paolo [1 Cor 10, 11]: «Tutte queste cose accaddero loro come in figura».
Ora, la santificazione del tabernacolo, a cui si applicano le parole [Sal 45, 5 Vg]: «L‘Altissimo ha santificato il suo tabernacolo», Pare che rappresenti la santificazione della Madre di Dio, che la Scrittura chiama tabernacolo di Dio là dove dice [Sal 18, 6 Vg]: «Nel sole ha posto il suo tabernacolo».
Ma del tabernacolo si legge nel testo sacro [Es 40, 33 s.]: «Mosè terminò l‘opera. Allora la nube coprì il tabernacolo e la Gloria del Signore lo riempì». Quindi la Beata Vergine non fu santificata se non dopo che tutto il suo essere, corpo e anima, fu portato a compimento. Dimostrazione: La santità della Beata Vergine non può essere concepita come anteriore alla sua animazione per due motivi. Primo, perché la santificazione di cui parliamo è la purificazione dal peccato originale, essendo la santità una «mondezza totale», come scrive Dionigi [De div. nom. 12]. Ma la colpa può essere mondata soltanto con la grazia, e il soggetto della grazia è solo la creatura razionale. Perciò prima dell‘infusione dell‘anima razionale la Beata Vergine non fu santificata. Secondo, perché non potendo la colpa trovarsi che in una creatura razionale, prima dell‘infusione dell‘anima razionale la prole concepita non è soggetta alla colpa. Quindi, comunque fosse stata santificata la Beata Vergine prima dell‘animazione, non avrebbe mai contratta la macchia della colpa originale, e allora non avrebbe avuto bisogno della redenzione e della salvezza che viene da Cristo, di cui il Vangelo [Mt 1, 21] dice: «Egli salverà il suo popolo dai suoi peccati». Ma non è ammissibile che Cristo, secondo le parole di S. Paolo [1 Tm 4, 10], non sia «il Salvatore di tutti». Quindi non rimane che porre la santificazione della Beata Vergine dopo la sua animazione. Analisi delle obiezioni: 1. Dio afferma di «aver conosciuto» Geremia prima che venisse formato nel seno materno perché lo conobbe con la sua predestinazione; ma dice [ib.] di «averlo consacrato» non prima della sua formazione, bensì «prima che uscisse alla luce». Nell‘espressione poi di S. Ambrogio secondo la quale S. Giovanni Battista, pur non avendo ancora lo spirito della vita, avrebbe tuttavia già avuto lo Spirito della grazia, lo «spirito della vita» non è l‘anima vivificante, ma l‘aria esterna che si respira. - Oppure si può intendere che non aveva ancora lo spirito della vita, cioè l‘anima, quanto alle sue operazioni manifeste e complete. 2. Se l‘anima della Beata Vergine non fosse stata mai contagiata dal peccato originale, Cristo perderebbe la dignità di essere il Salvatore universale di tutti. Perciò la purezza della Beata Vergine fu la più grande, ma al di sotto di quella di Cristo, che in qualità di Salvatore universale non aveva bisogno di essere salvato. Cristo infatti non contrasse in alcun modo il peccato originale, ma fu santo nella sua stessa concezione, secondo le parole evangeliche [Lc 1, 35]: «Il santo che nascerà da te sarà chiamato Figlio di Dio». Al contrario la Beata Vergine contrasse il peccato originale, ma ne fu mondata prima di uscire dal seno materno. Al che si possono applicare le parole di Giobbe, là dove dice [3, 9] che la notte del peccato originale «aspetterà la luce», cioè Cristo, «e non vedrà neppure il sorgere dell‘aurora», cioè della Beata Vergine, che alla sua nascita era immune dal peccato originale (poiché, come si legge [Sap 7, 25], «nulla di contaminato si infiltrò in lei»). (cfr, Summa Teologica S. Tommaso d’Aquino)
MADRE DELLA CHIESA
Le accuse: "Ella è la madre della Chiesa.
Ella fu dichiarata tale da Paolo VI nel 1964 in questi termini: ‘Noi proclamiamo Maria Santissima madre della Chiesa (...) e vogliamo che con tale titolo soavissimo d’ora innanzi la Vergine venga ancora più onorata e invocata da tutto il popolo cristiano’. Alla nascita di questo titolo hanno contribuito le seguenti parole di Agostino su Maria: ‘...Ma ella è madre, con piena evidenza, delle sue membra - e noi siamo tra questi - poiché ha cooperato, con la carità, alla nascita, nella Chiesa, dei fedeli che sono le membra del capo’. Per sostenere con le Scritture questo titolo datole i teologi papisti prendono le parole di Gesù dette al discepolo che egli amava: "Ecco tua madre!".
Questo titolo dato a Maria non corrisponde affatto a verità perché la Scrittura la chiama la madre di Gesù ma non la madre della Chiesa, e perciò dissentiamo profondamente dalle suddette parole di Agostino. (Tenete sempre presente che i teologi romani si rifanno spesso a parole di Agostino per sostenere diverse loro eresie). La madre della Chiesa è la Gerusalemme di sopra secondo che é scritto ai Galati: "Ma la Gerusalemme di sopra è libera, ed essa é nostra madre. Poich’egli é scritto: Rallegrati, o sterile che non partorivi! Prorompi in grida, tu che non avevi sentito doglie di parto! Poiché i figliuoli dell’abbandonata saranno più numero di quelli di colei che aveva il marito". La madre delle figliuole di Dio non è Maria ma Sara perché Pietro dopo avere detto alle mogli che il loro ornamento non deve essere l’esteriore "ma l’essere occulto del cuore fregiato dell’ornamen incorruttibile dello spirito benigno e pacifico, che agli occhi di Dio é di gran prezzo", dice: "E così infatti si adorna una volta le sante donne speranti in Dio, stando soggette ai loro mariti, come Sara che ubbidiva ad Abramo, chiamandolo signo della quale voi siete ora figliuole, se fate il bene e non vi lasciate turbare da spavento alcuno". Sta scritto [Sap 1, 4]: «La sapienza non entra in un‘anima che opera il male, né abita in un corpo schiavo del peccato». Dobbiamo quindi affermare in modo assoluto che la Beata Vergine non commise mai alcun peccato attuale né mortale né veniale, così da avverare le parole del Cantico [4, 7]: «Tutta bella tu sei, amica mia, in te nessuna macchia », ecc.
La verità:
Dalla costola di Adamo nacque Eva, e dalla costola di Cristo nacque Maria come madre della Chiesa. Non è casuale che Cristo abbiamo chiamato Maria, col titolo di Donna, proprio nella sua ultima ora. Poteva chiamarla benissimo "madre", invece l’ha chiamata Donna, come le aveva preannunciato a Cana, e come è chiamata Maria nell’Apocalisse.
Come Eva è chiamata la madre di tutti i viventi, Maria è chiamata madre di tutti i credenti.
Gesù sulla croce non era impaurito e confuso, sapeva benissimo cosa stava accadendo, e pronuncia le sue ultime parole, ma gli altri non capivano, infatti le tenebre avvolgevano quel luogo.
Quando ad esempio Gesù dice "ho sete" sta in realtà citando il Salmo 42,3 "L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente: quando verrò e vedrò il volto di Dio?" ma i presenti non capiscono, erano avvolti dalle tenebre, e gli danno da bere. Gesù aveva sete di ricongiungersi col Padre, gli altri pensano solo alle cose materiali e gli danno da bere.
Nulla è casuale nella Bibbia, nessun versetto è mai fuori posto. Tutto comincia in un giardino, e tutto "finisce" in un giardino. Nel giardino dell’Eden cominciò a vivere l’umanità, nel giardino del sepolcro rinacque l’umanità con la resurrezione di Cristo.
Cristo nuovo Adamo, iniziò la sua passione nell’orto (giardino) degli ulivi, e risuscitò nel giardino del sepolcro, dove il giardiniere avvisa Maria di Magdala che Gesù non è più tra i morti.
Passiamo dunque a dimostrare con la Bibbia il ruolo di Maria nella Chiesa di Cristo.
Tra i versetti che i protestanti citano spesso con lo scopo di mostrare Maria come una comune peccatrice (una donna come tante altre, dicono) ci sono quelli di Rm 3,10-12
"Non c’è nessun giusto, nemmeno uno, non c’è sapiente, non c’è chi cerchi Dio! Tutti hanno traviato e si son pervertiti; non c’è chi compia il bene, non ce n’è neppure uno."
Ma cosa ci vuol dire Paolo con questa citazione? Dobbiamo capire alla lettera, o dobbiamo interpretare? Dimostrerò che la via corretta da seguire è la seconda, ma prima leggiamo qualche altro versetto:
Gen 6,9 "Questa è la storia di Noè. Noè era uomo giusto e integro tra i suoi contemporanei e camminava con Dio."
Gen 18,23-24 "Davvero sterminerai il giusto con l’empio? Forse vi sono cinquanta giusti nella città: davvero li vuoi sopprimere? E non perdonerai a quel luogo per riguardo ai cinquanta giusti che vi si trovano?".
Conosciamo tutti la storia della distruzione di Sodoma e Gomorra, dalla prima città fu salvata la famiglia di Lot perché composta da persone giuste agli occhi di Dio.
2 Sam 4,11 "ora che uomini iniqui hanno ucciso un giusto in casa mentre dormiva, non dovrò a maggior ragione chiedere conto del suo sangue alle vostre mani ed eliminarvi dalla terra?"
Ez 33,18 "Se il giusto desiste dalla giustizia e fa il male, per questo certo morirà."
Come stiamo vedendo la Bibbia cita diversi giusti, e dà pure per scontato che ci siano giusti fra gli uomini.
Am 2,6 "Così dice il Signore: «Per tre misfatti d’Israele e per quattro non revocherò il mio decreto, perché hanno venduto il giusto per denaro e il povero per un paio di sandali;"
Mi 7,2 "L’uomo pio è scomparso dalla terra, non c’è più un giusto fra gli uomini: tutti stanno in agguato per spargere sangue; ognuno dá la caccia con la rete al fratello."
Paolo non stava forse citando questi versetti nella sua lettera ai Romani?
1 Re 8,31-32 "Se uno pecca contro il suo fratello e, perché gli è imposto un giuramento di imprecazione, viene a giurare davanti al tuo altare in questo tempio, tu ascoltalo dal cielo, intervieni e fa giustizia con i tuoi servi; condanna l’empio, facendogli ricadere sul capo la sua condotta, e dichiara giusto l’innocente rendendogli quanto merita la sua innocenza."
In questi versetti vediamo il significato del termine giusto, che viene dichiarato tale da Dio, per mezzo della grazia.
Gb 4,17-19 "Può il mortale essere giusto davanti a Dio o innocente l’uomo davanti al suo creatore?Ecco, dei suoi servi egli non si fida e ai suoi angeli imputa difetti; quanto più a chi abita case di fango, che nella polvere hanno il loro fondamento!"
Ecco che nei versetti di Giobbe troviamo la spiegazione della citazione che Paolo fa nella lettera ai romani 3,12. Davanti a Dio nessuno è giusto, a tal punto da meritarsi la salvezza, tutto ci viene dato per grazia, per merito e per opera di Gesù Cristo il nostro unico salvatore, questo è riferito alla assoluta purezza di Dio, irraggiungibile per qualsiasi uomo, ma c’è anche una purezza relativa, non assoluta, di cui possono fregiarsi alcuni uomini giusti, non per meriti propri, ma per grazia ricevuta, è merito di Dio se alcuni uomini diventano buoni e giusti. Relativamente alla grazia ricevuta alcuni uomini o donne possono quindi diventare giusti. I versetti di Giobbe a questo si riferiscono. Ci fanno capire cioè che da solo e senza l’aiuto di Dio nessun uomo può essere giusto.
Non è vero quindi che la Bibbia ci dice che nessun uomo è giusto, non si possono valutare le parole di Paolo in senso assoluto, ma solo in rapporto a Cristo.
Nella Bibbia come abbiamo visto troviamo numerosi versetti che ci parlano di uomini giusti; giusti in confronto agli empi, in confronto ai tiepidi, non in senso assoluto, non senza la grazia di Dio. Nel libro di Giobbe leggiamo "…Ecco, dei suoi servi egli non si fida e ai suoi angeli imputa difetti…"
Questi versetti mettono in risalto l’assoluta purezza di Dio e la purezza relativa dei servi e degli angeli, ma bisogna interpretarli correttamente, altrimenti si smentiscono quegli altri in cui la Bibbia dice che nulla di impuro si può presentare davanti a Dio. Se questi versetti sono veri, significa che gli angeli e i santi sono puri perché stanno alla presenza dell’Altissimo, i difetti di cui parla il libro di Giobbe servono per esaltare l’assoluta purezza dell’Eterno, che è fonte, gli angeli e i santi sono puri per volere di Dio, non per facoltà proprie, puri per mezzo della Fonte, da Essa sono stati purificati.
Ma vediamo ancora altri versetti che ci parlano di uomini giusti.
Ab 2,4 "Ecco, soccombe colui che non ha l’animo retto, mentre il giusto vivrà per la sua fede."
Ml 3,18 "Voi allora vi convertirete e vedrete la differenza fra il giusto e l’empio, fra chi serve Dio e chi non lo serve."
Spesso la Bibbia mette a confronto il giusto con l’empio, se il giusto fra gli uomini non esistesse, come vorrebbero far credere i protestanti tutti questi versetti sarebbero da tagliare.
Mt 1,19 "Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto."
Mt 10,41 "Chi accoglie un profeta come profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto come giusto, avrà la ricompensa del giusto."
Mc 6,20 "perché Erode temeva Giovanni, sapendolo giusto e santo, e vigilava su di lui; e anche se nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri."
Lc 1,5-6 "Al tempo di Erode, re della Giudea, c’era un sacerdote chiamato Zaccaria, della classe di Abìa, e aveva in moglie una discendente di Aronne chiamata Elisabetta. Erano giusti davanti a Dio, osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore"
Lc 2,25 "Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto d’Israele;"
At 10,22 "Il centurione Cornelio, uomo giusto e timorato di Dio, stimato da tutto il popolo dei Giudei, è stato avvertito da un angelo santo di invitarti nella sua casa, per ascoltare ciò che hai da dirgli".
Troviamo pure una variante dell’uomo giusto, il buono.
Sal 18,26 "Con l’uomo buono tu sei buono con l’uomo integro tu sei integro, con l’uomo puro tu sei puro, con il perverso tu sei astuto."
Qo 9,2 "Vi è una sorte unica per tutti, per il giusto e l’empio, per il puro e l’impuro, per chi offre sacrifici e per chi non li offre, per il buono e per il malvagio, per chi giura e per chi teme di giurare."
Mt 12,35 "L’uomo buono dal suo buon tesoro trae cose buone, mentre l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae cose cattive."
Mt 25,21 "Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone."
Lc 6,43 "L’uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male, perché la bocca parla dalla pienezza del cuore."
Alla luce di tutti questi versetti che parlano di uomini giusti e buoni, si deve per forza interpretare Paolo e, gli altri Libri Sacri, altrimenti si cade nell’errore.
Possiamo quindi affermare coadiuvati da cotanti versetti biblici, che i giusti fra gli uomini ci sono sempre stati, e fra questi vi è, sicuramente, anche, e soprattutto, Maria.
Se consideriamo ad esempio il ruolo di Giovanni il Battista, che fu definito "il più grande tra i profeti" da Gesù in persona, meditando sul perché di quelle parole, sulle motivazioni che sicuramente ci sono e, hanno spinto Gesù ad usare una simile frase, scopriamo che il Battista è il più grande tra i profeti perché, l’ultimo, in riferimento all’insegnamento di Gesù "gli ultimi saranno i primi", poi perché egli ha visto (unico tra i profeti) il Verbo di Dio incarnato, egli predicò per spianare le strade al Signore, subito prima della sua manifestazione pubblica. L’altra particolarità è l’aver ricevuto lo Spirito Santo per mezzo di Gesù quando ancora entrambi erano custoditi nel seno delle loro madri. Maria infatti visitò Elisabetta che era al sesto mese di gravidanza, avendo in grembo Gesù, il piccolo Giovanni sussultò di gioia e fu ripieno di Spirito Santo, tutto questo fa di Giovanni il più grande fra i profeti.
Se quindi Giovanni per tali considerazioni è il più grande fra i profeti, Maria a maggior ragione è la più grande fra tutte le donne, in considerazione del suo ruolo unico ed irripetibile.
Nessuna altra donna portò, né potrà portare in grembo il Verbo di Dio, ella e solo ella allattò, curò ed educò il Verbo incarnato, ella sola le fu madre e le diede la carne. L’ostinato tentativo di declassazione della figura di Maria, definita "semplice donna come tante altre" porta i protestanti (almeno la maggioranza di loro) a sbagliare di netto e oltraggiare la figura di Maria. Ella non è una dea, ma una umile donna, tuttavia è la più grande di tutte, per volere di Dio, così come il Battista fu il più grande tra i profeti. Coloro che stanno leggendo (mi riferisco ai protestanti) con un atteggiamento di sufficienza queste righe, si staranno meravigliando circa l’uso del termine "oltraggiare", diranno: "questo qui, parla addirittura di oltraggio alla figura di Maria, quando invece noi protestanti, o pentecostali la rispettiamo molto…". Il concetto di "rispetto" ovviamente è molto soggettivo, e i protestanti evidentemente non si rendono conto di offendere Maria, soprattutto quando le attribuiscono indirettamente peccati personali, andando a citare i versetti di Paolo "Non c’è nessun giusto, nemmeno uno, non c’è sapiente, non c’è chi cerchi Dio! Tutti hanno traviato e si son pervertiti; non c’è chi compia il bene, non ce n’è neppure uno."
Stando a loro quindi anche Maria, si sarebbe pervertita e avrebbe peccato, se questo non è oltraggiarla che cos’è? Questa loro mancanza di lucidità nell’affrontare certi argomenti, fa aprire gli occhi, a chi li vuole aprire.
Gli ebrei ad esempio (o gran parte di essi) ad oggi, e siamo nel XXI secolo, non vogliono aprirli i loro occhi, e si ostinano a voler difendere i motivi che duemila anni fa li hanno portati a non riconoscere in Gesù il Messia. Uno di questi motivi è sicuramente la questione dell’adulterio (o presunto tale) di Maria. "Nello stesso Corano alla quarta Sura, versetto 155, in una serie di invettive contro gli ebrei, vi si afferma con durezza che essi sono puniti da Dio <<per la loro incredulità e per avere pronunciato contro Maria una calunnia mostruosa>>. La calunnia, cioè, di avere concepito il Figlio nel peccato, rompendo la fedeltà promessa al fidanzato e, per giunta, facendosi mettere incinta da uno straniero. E questo, addirittura nel periodo mestruale, quando per i semiti ogni donna è inavvicinabile perché impura, così da rendere ancora più mostruosa la calunnia. La quale, ricorda il Corano, viene dagli ebrei. E viene, in effetti, sin dagli inizi: ce ne è traccia anche nei Vangeli, come vedremo, e attraverserà tutti i secoli, fino a oggi.
Prendiamo, per esempio, Fratello di Gesù, che ha come sottotitolo <<Un punto di vista ebraico sul Nazareno>> e che, apparso in tedesco nel 1967, ha fama di essere una testimonianza significativa di una nuova, solidale attenzione giudaica verso il cristianesimo. Opera <<dialogica>>, dunque, un piccolo classico dell’ecumenismo, tanto che l’edizione italiana è apparsa presso la Morcelliana, vecchia e illustre editrice cattolica. A pagina 54 della traduzione di questo saggio dell’israelita Shalom Ben-Chorin- prefato con convinzione da un prete, noto teologo – leggiamo: <<Questa oscurità [sulle origini di Gesù] ha condotto gli avversari all’ovvia conclusione di una nascita illegittima. Nel Talmud abbiamo la cosiddetta tradizione di Pandera o Pantera. Un ufficiale romano di quel nome avrebbe sedotto e messo incinta una certa Myriam, fidanzata di Giuseppe, e il frutto di questo peccato sarebbe stato Gesù. Nel rapporto, per lo meno distanziato , di Gesù con sua madre, che egli non interpella mai se non come "donna", potrebbe riflettersi la dolorosa coscienza di un’origine illegittima. Gesù non onora sua madre e nega il suo padre corporale, dato che evidentemente egli sapeva di una provenienza illegittima e straniera, non ebraica>>.
Si noti, in queste parole di Ben-Chorin, quell’<<evidentemente>> finale, in cui si dissolve il tono ipotetico tenuto sino lì. Una sicurezza sconcertante, confermata anche dalle pagine che questo ebreo contemporaneo dedica alle nozze di Cana, dove le parole di Gesù alla madre sarebbero addirittura <<spaventose>>, il suo atteggiamento sarebbe <<ingiurioso>>. E questo, secondo Ben-Chorin, per il solito motivo: il <<complesso>> di quel <<giovane predicatore vagante>>, ossessionato dalla nascita non solo illegittima, ma pure vergognosa.
Come si vede, anche dietro questo scrittore israeliano di oggi, presentato come uno dei massimi esponenti della <<nuova apertura ebraica>> verso il cristianesimo, c’è l’ombra che sta dietro alle parole di Giovanni (8,41) <<Gli risposero i Giudei: noi non siamo nati da prostituzione!...>>. Stando a molti esegeti, questo sarebbe un palese quanto velenoso riferimento alle voci diffamatorie che sarebbero state messe in circolazione negli ambienti ostili al Nazareno. Voci che, nate subito, subito avrebbero contrassegnato la polemica del giudaismo contro il cristianesimo nascente.
Le comunità ebraiche della Diaspora provvidero a diffonderle ovunque, come sappiamo da Celso che, polemizzando con i <<nazareni>> in nome della civiltà classica e del suo Olimpo, già verso il 180 le mette in bocca a un giudeo. Il quale accusa Gesù di avere avuto una madre che, messa incinta dal soldato Pantera, sarebbe stata cacciata dal marito e, dopo avere errato qua e là, avrebbe partorito nel nascondimento e nella vergogna. Tertulliano, scrivendo poco dopo, nel 197 (e informandosi tra gli israeliti dell’Africa romana), conferma anch’egli la calunnia, con l’aggravante che Maria sarebbe stata non solo un’adultera ma, senza mezzi termini, una prostituta, una quaestuaria.
La calunnia confluì poi in quelle che Charles Guignebert, il noto critico radicale della storicità dei Vangeli, definì – e con imbarazzo - <<le ingiuriose cattiverie contro Maria rilevate nel Talmud>>. Anche qui, in queste raccolte fondamentali per il giudaismo post-biblico, Gesù è chiamato ben Pantheras, il figlio di Pantera. Come spiega Joseph Klausner, ebreo, docente all’Università di Gerusalemme e che scrisse (in ebraico) un famoso studio sulle origini del cristianesimo, dietro l’invenzione del nome di quel presunto soldato c’era una beffa in più. Poiché, cioè i cristiani affermavano che Gesù era <<figlio della Parthénos>>, la Vergine, con un gioco di parole gli ebrei cominciarono a chiamarlo <<figlio di Pantheras>>. Anagramma, o quasi, di cui i calunniatori erano particolarmente soddisfatti, visto che (come è stato provato) quel nome era plausibile, essendo assai diffuso fra le truppe romane. Inoltre, in greco pànther è la nostra <<pantera>>, che, come tutti gli altri animali selvatici, provocava negli ebrei un misto di paura e di repulsione: l’odiato Gesù, insomma, era figlio di un’orribile bestia…In altri passi, sempre nel Talmud, alle caratteristiche negative di Maria è aggiunta quella del mestiere: la parrucchiera. Dunque, legata a una professione la cui moralità era allora ben dubbia e che molti consideravano impura. Insomma, una intoccabile". (cfr. V. Messori, Ipotesi su Maria)
I protestanti potevano cogliere al volo l’occasione, per declassare ulteriormente Maria, perché non lo hanno fatto? In fondo si appellano proprio al parere "autorevole" degli ebrei in materia di canone biblico, per escludere i 7 libri del Vecchio Testamento dalla loro Bibbia.
Autorevole, senz’altro, e fazioso di sicuro, il parere degli ebrei, che pur di discreditare i cristiani le hanno provate tutte, architettandole in maniera sapiente e ben orchestrata.
In tal senso è quantomeno sospetto il fatto che abbiano deciso di rimettere mano al loro canone biblico, intorno al 90 d.C. escludendo, manco a farlo apposta, 7 libri che i cristiani avevano nella loro Bibbia, quella dei Settanta. Quando dico che i protestanti vedono e capiscono solo quello che gli conviene lo dico a ragion veduta quindi. La mancanza di coerenza si vede un po’ in tutta la loro linea apologetica, solo chi conosce poco, -o non è interessato a conoscere- lo sviluppo della loro dottrina, li segue.
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