I doni dello Spirito Santo Catechesi - Cristiani Cattolici: Pentecostali Apologetica Cattolica Studi biblici

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I doni dello Spirito Santo Catechesi

Catechesi seconda parte

I DONI ORDINARI DELLO SPIRITO SANTO

“Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; contro queste cose non c’è Legge” (Gal 5, 22-23)
I doni ordinari dello Spirito Santo vengono elargiti a tutti i battezzati che vivono in stato di grazia (che cioè non hanno commesso peccati mortali o che si sono confessati dopo averne commessi).
Essi si sviluppano e si potenziano durante il cammino di fede, ci attestano in maniera concreta che lo Spirito Santo abita in noi templi viventi di Dio (cfr. 1Cor 3,16).

I doni ordinari sono sette: Sapienza, Intelletto, Consiglio, Fortezza, Scienza, Pietà, Timor di Dio (cfr. Is 11,2).

SAPIENZA: E’ il dono che perfeziona la virtù della carità e risiede nello stesso tempo nell’intelletto e nella volontà perché effonde nell’anima luce ed amore. Questo dono permette di scrutare le realtà di Dio riuscendo a vedere in tutti gli accadimenti quotidiani la sua presenza e la sua volontà. In virtù di questo dono anche i fatti più drammatici (lutti, guerre, sciagure, ecc.) vengono vissuti nella fede riuscendo a vederne il disegno e la mano di Dio. E’ una vera e propria conoscenza infusa di come opera Dio.

INTELLIGENZA: Questo dono concede vere e proprie illuminazioni inerenti le realtà della fede cristiana e dei relativi dogmi dandone un’assoluta certezza e senso di gaudio su chi le sperimenta.
Questo dono si distingue da quello della scienza perché l’oggetto è molto più vasto: non si limita alle sole cose create ma si estende a tutte le verità rivelate facendoci penetrare il loro intimo significato, senza però svelarcene del tutto il mistero.

Ecco che una semplice parola sentita, un’esperienza vissuta o un passo del Vangelo ci forniscono un’illuminazione che sentiamo proveniente con certezza da Dio. Molti Santi hanno improntato tutta la loro esistenza sulla singola illuminazione ricevuta in un determinato contesto.

CONSIGLIO: Questo dono permette di discernere la strada giusta da seguire in condizioni di dubbio riguardo alle scelte morali. La coscienza personale risulta guidata e consigliata riguardo a ciò che è bene fare e a ciò che non lo è. Particolarmente utile nei momenti della vita in cui è necessario prendere scelte importanti.

FORTEZZA: E’ un dono che da alla volontà un impulso ed una energia che la rendono capace di operare superando tutti gli ostacoli e le prove della vita. In particolare concede forza nel promuovere ed attuare i principi della fede anche nelle avversità e nelle persecuzioni. Senza cedere a compromessi mondani, questo dono da al cristiano la marcia in più che consente di affermare le realtà di Dio in ogni circostanza e senza timori.

SCIENZA: Similmente alla scienza umana che cerca di spiegare i principi che gravitano intorno ad un fenomeno, il dono della scienza rende partecipe il cristiano della presenza creatrice e vivificante di Dio su ogni cosa esistente, vedendone solo in Lui il vero artista. La contemplazione di un fiore, di un cielo, di un paesaggio, di un fenomeno, fanno sperimentare un esaltante senso di gioia per la certezza che dietro a tutto ciò sta il Creatore di tutte le cose che è Dio. Si sperimenta in maniera naturale la subordinazione di ogni cosa al suo Creatore (allo stesso modo in cui San Francesco chiamava naturalmente fratelli e sorelle tutti gli elementi del creato).

PIETA': Questo dono orienta ed alimenta l’esigenza di ricorrere a Dio perché sentito come vero ed unico Padre buono e provvido. Credere realmente che Dio ci ama in modo paterno non può che trasmettere forza, pace e gioia. Dio sviluppa per riflesso in noi la capacità di vedere negli altri la sua immagine infondendo una nuova capacità di amore verso i fratelli sentiti realmente come figli dello stesso Padre.

TIMOR DI DIO: Non si tratta di paura e tremore nei confronti di Dio ma di un senso di reale nudità e piccolezza rispetto a Colui che è immenso ed onnipotente. Ciò spinge ad avere un rapporto di amoroso rispetto e subordinazione nei confronti di colui che ci è Padre ma che alla fine ci giudicherà anche in base alle azioni compiute. Dio è buono ma è anche forte e potente perciò il nostro rapporto con Lui deve necessariamente essere sincero e contrito qualora si dovessero manifestare delle mancanze nei suoi confronti.

La coabitazione dello Spirito Santo in noi sviluppa gradualmente le tre virtù teologali: fede, speranza, carità (cfr. 1Cor 13,1-13) ed i frutti dello Spirito che sono: amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza e dominio di se (cfr. Gal 5,22).

[1] La nascita dell’uomo nuovo, rigenerato in Cristo e abbeverato dallo Spirito Santo, si delinea in un’esistenza segnata da una dimensione “cruciforme”, di orientamento verticale verso il Signore e orizzontale verso i fratelli. Si stagliano poi tre caratteristiche riconducibili al grande comandamento dell’amore: l’amore per Dio (fede-pietà); il rispetto della propria dignità personale di tempio di Dio (temperanza-castità) e l’attenzione al prossimo (giustizia-misericordia). Anima e corona della santità è l’amore, che risplende nella gioia della comunione e della speranza.

Al contrario, l’uomo vecchio è fondamentalmente basato e centrato su se stesso; il suo male originario è la mancanza di relazione filiale con Dio. Principio della vita peccaminosa è l’essere “carne”, il dipendere cioè solo da se stessi. Da questa radice perversa spuntano due virgulti maligni apparentemente opposti: la superbia come auto-affermazione dell’io e l’accidia come coscienza della propria nullità. Da un lato, la presunta forza dell’uomo che idolatra se stesso e dall’altro la sua estrema fragilità che lo induce a disperare. Dal medesimo tronco si dipanano poi le altre caratteristiche dell’uomo della carne: dalla debolezza dell’accidia fa riscontro l’intemperanza, come incapacità di dominare se stessi nella frenetica ricerca di sicurezza e di piacere (gola-lussuria), mentre alla superbia segue l’ingiustizia come disprezzo di Dio (idolatria) e del prossimo (avarizia). Anima e corona della vita peccaminosa è l’assenza di amore che si esprime in modo passivo come indifferenza verso gli altri e in modo attivo come odio (o ira) ed è contrassegnata dalla tristezza della solitudine e della disperazione.

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