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Vera Chiesa cristiana cattolica - Tradizione successione apostolica

Confutazioni al Protestantesimo
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La vera Chiesa di Cristo Gesù
Successione Apostolica e Tradizione


Inizio col dire che questo è uno dei capitoli più lunghi che troverete in questo sito, probabilmente stancherà molti di voi, alcuni dopo le prime pagine si annoieranno, ma sono sicuro che i fratelli veramente interessati all’argomento lo finiranno di leggere. Vi consiglio di leggerne poche pagine per volta, così non fiaccherete la vostra resistenza alla lettura.
Conoscere quale sia oggi la vera Chiesa di Gesù Cristo non è difficile, tuttavia ci si imbatte in concetti diversi di intendere la Chiesa, che tendono a confondere il cristiano.
I protestanti infatti sono molto interessati ad annullare l’importanza e la validità della successione apostolica che da sempre contraddistingue la Chiesa cattolica romana dalle altre chiese cristiane.

La domanda che ogni cristiano si dovrebbe porre è:
"Cosa cambierebbe nella mia fede in Cristo se non ci fossero stati i testimoni oculari della risurrezione di Cristo?" La domanda non è di secondaria importanza, innanzitutto perché Cristo stesso ha voluto che ci fossero i testimoni della Sua risurrezione, e poi perché non credo proprio che senza testimoni oculari qualcuno avrebbe potuto offrire la propria vita, facendosi uccidere pur di non rinnegare la predicazione cristiana, incentrata proprio sulla risurrezione di Cristo Gesù. Il centro gravitazionale di tutto il cristianesimo è proprio la risurrezione, senza di essa vana è la nostra fede, dice s. Paolo.

I primi cristiani conoscevano bene, oltre agli apostoli, la lista dei cinquecento e oltre, fratelli che videro Gesù risorto, durante i quaranta giorni. Esistevano i nomi dei testimoni dunque, e s. Paolo ribadisce che mentre lui scriveva la sua lettera ai Corinti, alcuni di questi testimoni erano ancora vivi, a garanzia di verifica, chiunque poteva andare ad interrogare quei testimoni per appurare la veridicità della risurrezione.
I nomi dei testimoni, ben identificabili, sono da sempre serviti a garanzia della verità. Ecco, questa è la Tradizione cristiana, che si tramanda di testimone in testimone, senza di essa non sarebbe esistita nemmeno la Bibbia con il Nuovo Testamento.

Cosa significa essere cristiani? Basta solo dire di credere in Gesù Cristo, e serve anche una condotta di vita secondo i Suoi insegnamenti?
Oggi esistono moltissimi cristiani, di denominazioni diverse, che in buona fede credono di essere i soli veri cristiani, perché considerano le grazie di Dio che ricevono nelle loro comunità e personalmente come la conferma che sono sulla giusta strada. Ma è davvero così?

Funziona veramente così?

La misericordia di Dio è talmente grande che vedendo la buona fede di molti esaudisce le loro richieste in preghiera, ma non significa di certo che conferma la loro dottrina.
Già, perché a ben guardare anche tra i pentecostali anti-trinitari, ad esempio avvengono miracoli e grazie, significa forse che Dio ha rinunciato alla SS. Trinità, confermando le eresie di tali pentecostali?
No, le grazie e i miracoli accordati da Dio, a costoro non sono affatto di conferma dottrinale, ma soltanto atti misericordiosi da parte dell’Eterno.

Consideriamo ad esempio i versetti di Matteo 15,21-28

"Partito di là, Gesù si diresse verso le parti di Tiro e Sidone. Ed ecco una donna Cananèa, che veniva da quelle regioni, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide. Mia figlia è crudelmente tormentata da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola.

Allora i discepoli gli si accostarono implorando: «Esaudiscila, vedi come ci grida dietro».  Ma egli rispose: «Non sono stato inviato che alle pecore perdute della casa di Israele». Ma quella venne e si prostrò dinanzi a lui dicendo: «Signore, aiutami!». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore, disse la donna, ma anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». Allora Gesù le replicò: «Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita."

Ecco, abbiamo visto un esempio di grazia accordata ad una cananèa, che sappiamo tutti non essere ortodossa nella fede ebraica, anzi, come tutti i cananèi praticava alcune eresie.
La grazia o il miracolo di guarigione accordatogli da Gesù, verso la figlia malata, è voluto significare una conferma verso la dottrina cananèa?

No, ma solo la manifestazione della infinita misericordia di Dio, che si intenerisce verso chiunque lo prega e crede in Lui in buona fede.

"La Chiesa cattolica si ritiene il centro gravitazionale del movimento cristiano nei secoli. Ciò può sembrare indecente vanagloria, ma è necessario dirlo se, in effetti, c’è solo un Cristo e quindi solo una Chiesa. Di conseguenza, in
Lumen Gentium, si asserisce che tutta la grazia cristiana che è possibile trovare al di fuori dei confini istituzionali della Chiesa cattolica gravita verso l’unità con essa. Nel Vangelo di Giovanni (17,11), Gesù prega che i suoi discepoli <<siano uno>>, e che lo siano visibilmente <<affinché il mondo creda che tu mi hai mandato>> (17,21). Il punto non è convincere tutti i cristiani a diventare cattolici, ma spiegare, in breve, ciò che pensa la Chiesa cattolica sull’argomento e analizzare alcune delle interessanti questioni sollevate da questa visione. Se si crede che Cristo intendesse una comunità di discepoli in qualche modo permanente, e una lettura imparziale del Nuovo Testamento non lascia dubbi in proposito, sembra assai improbabile che  non avesse in mente la forma che avrebbe dovuto avere quella comunità.

La Parola di Gesù Cristo non è solo un messaggio piovuto all’interno del maelstrom della storia, lasciando tutti liberi d’interpretarlo e organizzare associazioni religiose fra coloro che concordavano con una data interpretazione. I racconti dei quattro Vangeli sono ricchi d’istruzioni date da Gesù su ciò che i discepoli dovevano fare e su che tipo di comunità dovevano essere dopo la sua ascesa al Padre. Lui scelse gli apostoli e, fra gli apostoli, scelse Pietro come centro di questa unità. Nei Vangeli Pietro viene sempre presentato per primo.
A Pietro Gesù raccomandò di fortificare i suoi fratelli nella fede (Lc 22,32) ma, ovviamente, non tutti i cristiani concordano su ciò che s’intenda, sia in teoria che in pratica, con comunità apostolica unica intorno a Pietro. Molto prima che ci fosse un libro come il Nuovo Testamento sul quale non essere d’accordo, la Chiesa degli albori decise che il marchio di continuità nell’insegnamento e nella vita dei cristiani era <<apostolicità>>. La Chiesa è identificata dalla dottrina detta apostolica e da persone chiamate apostoli. Ovviamente quella che oggi riconosciamo come Chiesa cattolica non è apparsa improvvisamente dal nulla.

La sua è una storia lunga e complicata, ricca di eroica fedeltà così come d’infamia e intrigo, che ha portato il gruppo di discepoli che per primi ricevettero lo Spirito Santo a Gerusalemme, nel giorno di Pentecoste, a diventare la Chiesa di oggi della Roma papale. Nei primi secoli ci furono tumulti e conflitti sulle eresie e sui contro movimenti. Questi conflitti vennero risolti gradualmente e con grande fatica da parte dei vescovi, successori degli apostoli, riuniti in concili. Ci furono molte questioni da risolvere: quali fra le scritture che si proclamavano apostoliche erano vere e andavano incluse nella raccolta (chiamata <<canone>>) che oggi riconosciamo come Nuovo Testamento? Questa questione era ancora dibattuta nel III secolo e lo fu anche successivamente. Gesù era vero Dio e vero uomo, la Seconda Persona della Santa Trinità coeguale al Padre e allo Spirito Santo? Oppure era solo un uomo simile a Dio, o forse Dio fintosi uomo?

Difficilmente le
questioni potevano essere più fondamentali: andavano al cuore del credo cristiano su Dio, sulla storia umana e sulla speranza di salvezza. Per quanto riguarda questioni davvero grandi, come la natura trinitaria di Dio e la divinità di Gesù Cristo, la maggioranza dei cristiani concorda con quella che viene chiamata la Grande Tradizione, a volte descritta come l’opinione della Chiesa delle origini, vale a dire che la maggioranza dei cristiani accetta come autorevoli i primi sette concili ecumenici, o assemblee universali, che presero il nome dalle città in cui si riunirono i vescovi. Cioè dal concilio di Nicea del 325 al concilio II concilio di Nicea del 787" (cfr, lo Splendore della Verità, ed. Lindau).
Il nome di "Chiese" è stato attribuito dal Concilio Vaticano II a quelle orientali (gli ortodossi), pur separate dalla piena comunione con la Chiesa cattolica, in quanto "hanno veri sacramenti e soprattutto, in forza della successione apostolica, il Sacerdozio e l’Eucaristia, per mezzo dei quali restano ancora uniti con noi da strettissimi vincoli". Per questo, "meritano il titolo di "Chiese particolari o locali", e sono chiamate Chiese sorelle delle Chiese particolari cattoliche".

Per gli stessi motivi, la qualifica di "Chiese" non è stata attribuita alle comunità nate dalla Riforma protestante. "Secondo la dottrina cattolica, queste Comunità non hanno la successione apostolica nel sacramento dell’Ordine, e perciò sono prive di un elemento costitutivo essenziale dell’essere Chiesa. Le suddette Comunità ecclesiali, che, specialmente a causa della mancanza del sacerdozio ministeriale, non hanno conservato la genuina e integra sostanza del Mistero eucaristico, non possono, secondo la dottrina cattolica, essere chiamate ‘Chiese’ in senso proprio".

E’ nell’umana natura tentare di scalzare il potere altrui, di qualunque natura esso sia.
A ben ricordare anche gli apostoli dibattevano al seguito di Gesù su chi tra loro fosse il più grande, e chi dovesse sedere accanto a Lui nel regno dei cieli.
Gli eretici di tutti i tempi mal sopportavano l’autorità legittima dei vescovi, tentando in tutti i modi di scalzarli dal loro potere di governo ecclesiale.
Facendo leva sui difetti di alcuni vescovi, gli eretici riuscivano talvolta a convincere larghe fasce di popolazione, predicando con livore la loro dottrina che differiva da quella insegnata da Cristo e gli apostoli. Ogni gruppo eretico presentava delle varianti dottrinali, che inficiavano la genuinità della Buona Novella, trasformando talvolta la stessa figura di Cristo.

Ma, gli eretici antichi, sono gli antenati degli odierni protestanti?
Direi di no, perché a ben guardare non presentavano la stessa dottrina, anche se ogni serio studioso sa che non si può parlare di un’unica dottrina eretica, in opposizione a quella degli apostoli. Esistevano molteplici dottrine, ognuna della quali presentava delle particolarità, differendo dal Vangelo a volte in maniera sfumata, sottile, ma non per questo meno pericolosa per la genuinità della fede. Oggi ci sono gruppi protestanti che riesumano ed adottano antiche questioni dottrinali, come gli avventisti del settimo giorno, che prendono a prestito alcune nozioni dai catari e dagli ariani, i testimoni di Geova fanno man bassa proprio nelle dottrine ariane, i seguaci del reverendo Moon prendono a prestito alcune parti del Talmud ebraico per annullare la figura del Messia, sostituendola con quella dello stesso reverendo, il quale si crede il vero Messia. Insomma a ben vedere la situazione è complessa, ed è frutto dell’orgoglio dell’uomo, che pur di non stare sottomesso all’autorità costituita, cerca di delegittimarne l’autorevolezza con elucubrazioni e  rielaborazioni dottrinali di ogni tipo.

Le dottrine protestanti infatti  pur contenendo frammenti di verità presentano pesanti alterazioni che non sempre sono visibili ad un primo esame.
Se a questo aggiungiamo il fatto che anche loro sbagliano sul piano umano, beh, non resta ombra di dubbio, "il mio fustino non lo cambio con altri due…", come recitava una famosa pubblicità.
La questione della successione apostolica e quindi della Sacra Tradizione cristiana, da secoli dibattuta da protestanti e cattolici, trova terreno avverso nei diversi siti Internet di matrice protestante, che spesso tentano di demolirne la storicità e la purezza cristiana, inquinandola con tradizioni umane che diventano difficili da distinguere e separare dalla sana dottrina per coloro che non conoscono la storia del cristianesimo. Molti cristiani ad esempio non riescono a focalizzare bene la Sacra Tradizione, mischiando spesso il sacro con il profano. E’ utile conoscere le accuse mosse dai fratelli protestanti, per meglio poter rispondere e, indirizzare l’analisi biblica su ciò che viene detto e scritto nei molti siti e libri protestanti, confrontandolo con gli insegnamenti cattolici.

I fratelli pentecostali ad esempio sono convinti di essere i soli veri cristiani, spinti dai loro pastori, che avrebbero ricevuto il mandato ministeriale direttamente da Dio. Non metto in dubbio la  buona fede di molti pastori che dedicano la loro vita alla comunità, predicando Cristo, ma sbagliando in diversi punti fondamentali come l’Eucaristia ad esempio. Essi sono davvero convinti di aver ricevuto il mandato da Dio, ma in realtà è solo la loro personale buona volontà a fargli abbracciare il ministero pastorale.

In Atti 15,24-25 leggiamo:
"Poiché abbiamo sentito che alcuni di noi sono venuti a turbarvi con discorsi che hanno sconvolto i vostri animi, senza che noi avessimo dato loro alcun incarico, abbiamo ritenuto concordemente di scegliere alcuni uomini e di mandarli a voi con i nostri carissimi Bàrnaba e Paolo…"

Evidentemente la comunità di Gerusalemme, con gli apostoli e gli anziani disapprovava che alcuni cristiani
"…alcuni di noi…" erano andati a predicare senza la loro autorizzazione, e per giunta in maniera non ortodossa, infatti i loro ascoltatori rimasero turbati.
Poi leggiamo
"…senza che noi avessimo dato loro alcun incarico…", qui si capisce chiaramente che il ministero di pastore, o di predicatore, non era frutto di sogni, visioni o buona volontà personale, ma doveva essere affidato dagli apostoli o dai vescovi. Nei versetti sopra indicati leggiamo un chiaro rimprovero a coloro che predicavano senza aver ricevuto nessun mandato dagli apostoli o dagli anziani. Contemporaneamente vediamo che sono solo gli apostoli a scegliere alcuni uomini e a mandarli ad evangelizzare.

Ne deduciamo che le modalità di incarico dei pastori presso le comunità pentecostali o protestanti in genere, non rispecchiano quelle bibliche.
I protestanti definiscono, Chiesa, la comunità universale dei cristiani, ovunque essi si trovino geograficamente o comunitariamente. Non distinguono bene però tra chiesa organizzata, quindi con gerarchie atte a far rispettare la
disciplina ecclesiastica e la dottrina biblica, e chiesa composta da tutti i credenti. O magari ad alcuni conviene non distinguere. Bisognerebbe pure vedere a quali credenti si riferiscono quando parlano di Chiesa di Cristo Gesù, visto che tra di loro esistono enormi divisioni, anche sul piano dottrinale. Ad esempio la dottrina pentecostale è molto diversa da quella luterana, ed anche tra i pentecostali esistono diverse dottrine, come quella degli antitrinitari. In questa "chiesa universale" composta dai credenti, non c’è posto per i cattolici, che vengono considerati "quelli del mondo" cioè pagani e, in ultima analisi persone da evangelizzare.

Vogliono a tutti i costi ignorare le gerarchie ecclesiastiche della Santa Romana Chiesa asserendo che nella vera Chiesa cristiana non c’erano e non ci sono gerarchie. Ma è un assunto vero e corretto?
La Bibbia stessa ci indica diverse gerarchie sia quando si riferisce alla Chiesa terrena, parlando di diaconi, presbiteri ed episcopi, sia quando parla della Chiesa celeste, menzionando Serafini, Cherubini, Angeli, Arcangeli, Potenze, Principati, Potestà Dominazioni, ognuno con compiti ben precisi e diversi l’uno dall’altro. Pertanto i pastori pentecostali che sono contro le gerarchie predicano un altro vangelo. Le chiese appartenenti al primo protestantesimo, come le valdesi, le luterane e le anglicane, le gerarchie invece le hanno, ma ovviamente non vogliono sottomettersi alla Chiesa di Roma, per non perdere quello che hanno, cioè il potere decisionale.
E’ evidente che questo capitolo è strettamente collegato a del primato petrino, invito i lettori pertanto a leggere anche quest’ultimo.


LA PIETRA D’INCIAMPO

"Ed essi gli domandarono: Chi sei dunque? Elia? (Gv 1, 21) Sapevano, infatti, che Elia avrebbe preceduto il Cristo. D'altronde nessuno, presso i Giudei, ignorava il nome di Cristo. Non immaginavano che Gesù fosse il Cristo, ma non avevano mai dubitato della sua venuta. E mentre erano nell'attesa della venuta di Cristo, inciamparono in lui presente, come si inciampa in un'umile pietra. Infatti quella pietra era ancora piccola, allora, ma già staccata dalla montagna senza intervento d'uomo, secondo la testimonianza del profeta Daniele: il quale appunto vide la pietra staccarsi dal monte da sola. Ma che cosa dice, dopo, Daniele? E crebbe quella pietra, e diventò un monte grande, e riempì l'intera faccia della terra (cf. Dn 2, 34-45). La vostra Carità rifletta su ciò che dico: alla vista dei Giudei, Cristo si era già staccato dal monte. Il monte significa il regno dei Giudei. Ma il regno dei Giudei non aveva riempito tutta la faccia della terra. Da lì si staccò questa pietra, perché lì avvenne la nascita temporale del Signore.

E perché dice il profeta, senza l'azione di mani? Perché la Vergine partorì il Cristo senza intervento d'uomo (cf. Lc 1, 34). Questa pietra, dunque, staccata dalla montagna senza intervento di mani, era già davanti agli occhi dei Giudei, ma non era appariscente. E non poteva essere altrimenti, perché non era ancora cresciuta questa pietra, né aveva ancora riempito il mondo come ha manifestato poi nel suo regno,
la Chiesa, per mezzo della quale ha riempito tutta la terra. Poiché dunque Cristo non era ancora cresciuto, essi inciamparono in lui come in una pietra, e accadde ad essi ciò che era stato scritto: Chiunque cade su questa pietra si sfracellerà, e colui sul quale essa cadrà lo stritolerà (Lc 20, 18). Prima sono caduti sull'umile pietra, che poi cadrà sopra di loro dall'alto; e li stritolerà dall'alto dopo averli prima sfracellati con la sua umiltà. Hanno inciampato in lui, e sono rimasti sfracellati; non stritolati, ma sfracellati, perché li stritolerà quando sopraggiungerà nella sua gloria. I Giudei però sono in qualche modo scusabili, perché inciamparono nella pietra che ancora non era cresciuta. Ma che dire di coloro che hanno urtato contro la montagna stessa? Sapete bene di chi intendo parlare. Coloro che negano la Chiesa diffusa in tutto il mondo, non inciampano in un'umile pietra, ma nella montagna stessa: perché la pietra è cresciuta fino a diventare una montagna. I Giudei, ciechi, non videro l'umile pietra: ma quale cecità non vedere la montagna!" (cfr, S.Agostino)

I protestanti dovrebbero chiedersi se Cristo Gesù aveva questa idea così confusa e frammentata nel suo concetto di Chiesa.
Nella Bibbia vediamo che Gesù non si limita a raccogliere attorno a sé le folle, ma recluta dei discepoli, un "piccolo gregge" (Lc 12,32) con il quale instaura un tipo di vita così intimo e familiare da considerare ogni suo membro come "fratello", "sorella" e "madre" (Mc 3,33-35; Lc 8,21; Mt 12,50). Di questa cerchia si prende cura in modo particolare, rivelando loro <<i misteri del regno>> (Mt 13,11; Mc 4,11; Lc8,10), avvertendoli dei pericoli molto concreti a cui andranno incontro (Mt 10,16-42), insegnando loro una preghiera caratteristica e quindi un culto loro proprio (Mt 6,9-13). Non c’è dunque soltanto un vasto uditorio, una eco lontana della sua predicazione, con qualche persona che gli sta accanto per aiutarlo – come la segreteria di un telepredicatore-, perché si costruisce una convivenza così stretta con coloro che credono in Lui da essere descritta con i termini della parentela di sangue. La tentazione facile e, a portata di mano, è di lasciar scivolare tutto nell’ambito del "puramente spirituale", del "simbolico". Oppure, la tentazione di pensare che questo sia successo per il tempo limitato della sua vita terrena. Certamente ciò non risulterebbe in sintonia con un piano divino che trova il suo fulcro nel Dio fatto uomo. Ci sarebbe come una interruzione: Dio si fa Emmanuele (Dio-con-noi) fino al punto di assumere in tutto e per tutto la nostra natura e quindi la nostra carne, per poi lasciare che il rapporto con lui ritorni al piano in cui era prima. Vediamo invece che Gesù si preoccupa che la cerchia dei suoi discepoli abbia una struttura, sia organizzata e possa quindi avere una continuità nella storia: per questo sceglie i dodici, e per questo promette che le porte degli inferi non prevarranno mai sulla Sua Chiesa. A quanto pare questa promessa secondo i fratelli protestanti non fu mantenuta,
visto che, secondo loro, la vera Chiesa ricomparve con il protestantesimo, se fosse vero significherebbe che ci fu un tempo in cui scomparve, e quindi la promessa di Gesù Cristo fu vana, le porte degli inferi, in qualche data non meglio precisata avrebbero prevalso contro la Chiesa di Cristo. Qualcuno tenta di identificare questa data con l’epoca di Costantino; questi a detta di molti protestanti inquinò il cristianesimo con culti pagani, trasformandolo in un grande culto sincretico. Ma accadde davvero questo?

"Flavio Valerio Costantino nacque in una data imprecisata tra il 273 e il 280, in Serbia. Sebbene sua madre, santa Elena, fosse cristiana, fu allevato nella religione del padre, Costanzo Cloro, che era un adoratore del sole. Il culto del Sol Invictus era una religione sincretica e monoteista. Cioè anche se pagano Costantino non fu mai politeista. La storia narra che nel 312 Costantino si trovò nel pieno di un confronto con Massenzio. L’esercito di Costantino era molto più esiguo di quello del suo nemico, ma marciò comunque vero Roma, scontrandosi in varie occasioni con l’avversario e cercando di minarne la forza. Li sgominò tutti. Quando fu vicino alla città eterna per affrontare Massenzio gli capitò una cosa strana. Si tratta della famosa visione che gli ordinò di incidere sugli scudi dei suoi soldati il simbolo della croce prima di dare inizio alla battaglia. Costantino disse alle truppe di scrivere sulle protezioni le lettere X e P, le iniziali della parola Cristo in greco. Il giorno seguente si scontrò con l’esercito di Massenzio nella battaglia di Ponte Milvio e lo sconfisse, diventando il padrone assoluto dell’impero romano d’Occidente. L’anno seguente proclamò, insieme con l’imperatore d’Oriente, l’editto di Milano, in cui si riconosceva pubblicamente la legalità della religione cristiana. Costantino però nonostante le sue simpatie per il cristianesimo rimandava continuamente il battesimo. Siccome sapeva che il battesimo aveva anche l’effetto di cancellare tutti i peccati,
con molta probabilità aveva calcolato battezzarsi in punto di morte.

In quell’epoca esistevano diverse sette cristiane, ma tranne quella dei donatisti a Cartagine e poco dopo quella degli ariani, erano tutte minoritarie. Costantino le conosceva perché intendeva difendere il cattolicesimo dai suoi nemici. Nel 313 l’imperatore promosse a Roma la celebrazione di un sinodo di vescovi, e fu lo stesso anno in cui condannò anche la setta donatista. Quando nel 323 Costantino sconfisse l’imperatore d’Oriente Licinio, divenne il padrone assoluto di tutto l’impero. In quel momento la setta ariana faceva furore a Oriente. L’imperatore promosse la celebrazione di un concilio che risolvesse la questione e proclamasse l’ortodossia cattolica. Il concilio si celebrò nel palazzo imperiale di Nicea, riassunto della dottrina cristiana, in cui si dichiara la natura del Figlio di Dio:
<<Generato non creato dalla stessa sostanza del Padre>>. Formula cui aderì con entusiasmo anche Costantino, benché più avanti si sarebbe avvicinato agli ariani, per le macchinazioni di sua sorella e di alcuni vescovi ariani, per la sua poca chiarezza d’idee.

I cristiani in quel periodo uscivano dalle catacombe, abituati alle persecuzioni e disposti a morire per Cristo, nello slancio di lottare per la purezza della fede.
Costantino non innovò né modificò la dottrina di una Chiesa allora temprata dalla persecuzione e con una chiara consapevolezza della propria identità. Inoltre, i cristiani come avrebbero potuto accettare in un simile contesto una religione che mescolasse Cristo con il paganesimo? I martiri avevano forse dato la propria vita perché si versasse l’acqua del paganesimo nel vino del vangelo? Chiunque dice che Costantino tentò di modificare la dottrina cattolica è falso. Fu invece Costanzo, il figlio di Costantino, a tentare di alterare la dottrina cristiana quando divenne padrone dell’impero. Per fare questo perseguì i cattolici ortodossi, che si opposero tenacemente e, guidati da sant’Atanasio, mantennero inalterata la fede. Costanzo riuscì a portare in auge l’eresia ariana, ma non riuscì né a eliminare né a modificare la dottrina cristiana. Le porte degli inferi non hanno mai prevalso contro la Chiesa! (cfr, Jose Antonio Ullate Fabo, Contro il codice da vinci Sperling e Kupher editori)

Qualcuno come Dan Brown, ma anche tra i pastori protestanti, asserisce che la simbologia pagana è presente in quella cristiana, "nel cristianesimo cattolico non c’è nulla di originale".
Rispondiamo che
il cristianesimo non si presenta come una religione "originale" ma come la vera religione. Si tratta di un particolare importante, perché è un’incongruenza giudicare la religione cristiana secondo criteri che valgono soltanto per la società consumistica attuale. La nostra società apprezza più di ogni altra cosa ciò che è "assolutamente nuovo". La religione cristiana non si vergogna di adottare e inglobare elementi iconografici propri di tradizioni religiose diverse, dal momento che, come di san Paolo, "tutto quello che è buono vi appartiene".

Il cristianesimo appare totalmente diverso rispetto all’ebraismo per l’incarnazione di Dio, e rispetto alle altre religioni perché è
l’unica che non ricorre al mito. Nelle altre tradizioni ci sono storie mitiche che presentano un dio che muore e rinasce, ma Cristo è Dio e uomo, viene ucciso realmente e resuscita di fronte a testimoni. In altre parole, il cristianesimo è l’unica religione che reclama la storicità di ciò che predica. I protestanti invece tendono sempre a sradicarlo dalla storia, per poterne manipolare meglio i contenuti, e indirizzare i loro fedeli verso dottrine parzialmente cristiane. La Chiesa è sopravvissuta grazie allo Spirito Santo, e alla promessa di Gesù, le porte degli inferi non hanno mai prevalso contro di Essa, ma senza una struttura gerarchica organizzata i fedeli non avrebbero mai avuto nessun punto di riferimento.
Nella Bibbia vediamo che anche i dodici (poi undici) si preoccupano di tramandare questa struttura organizzata. Che bisogno c’era di scegliere Mattia come sostituto di Giuda iscariota, se la struttura gerarchica era destinata a scomparire?

Tutti gli apostoli erano consapevoli di dover morire, di conseguenza il loro numero era destinato a diminuire progressivamente fino a scomparire, perché quindi preoccuparsi di scegliere un sostituto di Giuda?

E
perché preoccuparsi di scegliere uomini di fede provata come Timoteo, Tito, Filemone, Clemente, Lino ecc.., se la struttura gerarchica era destinata a lasciare il posto alla chiesa dei credenti senza più gerarchie?
La risposta è semplice, intuitiva, logica, semplicemente perché la Chiesa aveva, e avrebbe sempre avuto bisogno di una struttura organizzativa che tenesse le redini, e potesse decidere in caso di controversie o dispute tra credenti, potesse insomma rappresentare un organo autorevole che fungesse da guida sicura per tutti i credenti.
Ma siamo poi così sicuri che nelle comunità protestanti non esistono gerarchie?


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