Salvezza cristiana fede opere catechesi | Dottrina salvezza
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La salvezza si ottiene per opere o per grazia?
Questo argomento lungamente dibattuto attraverso molti secoli, e soprattutto dopo la nascita del protestantesimo, è tuttora un punto di divisione dottrinale tra cattolici romani e protestanti in genere.
Questi ultimi sostengono la salvezza per sola fede, mentre la Chiesa cattolica insegna la salvezza per fede e opere, le opere serviranno come metro di giudizio. Tutti saremo giudicati in base alle nostre opere, la nostra fede deve essere operante nella carità e non vuota senza opere.
Gal 6,7-8 "Non vi fate illusioni; non ci si può prendere gioco di Dio. Ciascuno raccoglierà quello che avrà seminato. Chi semina nella sua carne, dalla carne raccoglierà corruzione; chi semina nello Spirito, dallo Spirito raccoglierà vita eterna. E non stanchiamoci di fare il bene; se infatti non desistiamo, a suo tempo mieteremo."
Non dimentichiamo però che Cristo è il Padrone della messe, e quindi dà ad ognuno secondo la Sua volontà, come al ladrone che in punto di morte gli diede la salvezza, senza la necessità di opere. Ricordiamo in tal senso la parabola del padrone della messe, che ad ogni operaio prometteva la paga giornaliera, anche a quelli che furono ingaggiati nel pomeriggio diede la stessa paga. Coloro che furono ingaggiati all’alba si lamentarono, ma il padrone gli fece notare che a loro non stava togliendo nulla, tuttavia era libero di regalare la stessa paga anche a chi lavorava solo poche ore.
Mt 20,1-16 "«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Accordatosi con loro per un denaro al giorno, li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano sulla piazza disoccupati e disse loro: Andate anche voi nella mia vigna; quello che è giusto ve lo darò. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano là e disse loro: Perché ve ne state qui tutto il giorno oziosi? Gli risposero: Perché nessuno ci ha presi a giornata. Ed egli disse loro: Andate anche voi nella mia vigna. Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: Chiama gli operai e dá loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensavano che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero un denaro per ciascuno. Nel ritirarlo però, mormoravano contro il padrone dicendo: Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo. Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse convenuto con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene; ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te. Non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono? Così gli ultimi saranno primi, e i primi ultimi».
Il ladrone fu ricompensato da Gesù allo stesso modo di come lo furono altri discepoli che credettero per tutta la loro vita, e quindi lavorarono molto di più per la fede in Cristo. Ma la salvezza accordata al ladrone rappresenta una eccezione, non deve essere per noi la regola per oziare tutta la vita, e metterci a fare i cristiani solo allo scadere del nostro tempo, oppure i convertiti della domenica.
La salvezza promessa al ladrone appeso in croce, serve a farci capire che a decidere è sempre e solo Gesù! La nostra fede deve essere in ogni caso operante, e mai oziosa, perché ciascuno alla fine raccoglierà ciò che avrà seminato come dice s. Paolo in Galati 6,7-8.
Ef 6,5-8 "Schiavi, obbedite ai vostri padroni secondo la carne con timore e tremore, con semplicità di spirito, come a Cristo, e non servendo per essere visti, come per piacere agli uomini, ma come servi di Cristo, compiendo la volontà di Dio di cuore, prestando servizio di buona voglia come al Signore e non come a uomini. Voi sapete infatti che ciascuno, sia schiavo sia libero, riceverà dal Signore secondo quello che avrà fatto di bene."
In Mt 12,36 leggiamo "Ma io vi dico che di ogni parola infondata gli uomini renderanno conto nel giorno del giudizio; poiché in base alle tue parole sarai giustificato e in base alle tue parole sarai condannato»."
Viene da chiedersi, e la fede? I protestanti ribattono e insistono che basta la sola fede, leggendo versetti come questi o si rimane perplessi, oppure si rafforza ancora di più la convinzione che la Bibbia si deve interpretare bene. Se ci si ferma solo a questo versetto, si può intendere che bastino le sole opere, anzi le sole parole, per essere condannati o assolti da Dio. Se ci fermiamo ad alcuni versetti della lettera ai Romani, magari intenderemo che basti la sola fede per essere salvati.
E’ evidente, invece che servono sia la fede che le opere, l’una non può fare a meno delle altre, tranne che in condizioni del tutto particolari, come il ladrone che in punto di morte ottenne la salvezza per sola fede. Ma l’eccezione non costituisce una regola, in quella circostanza il Padrone della messe, ha deciso così, lo può fare, è Lui il Padrone, ma questa appunto è una situazione eccezionale. Non significa di certo che noi cristiani possiamo spassarcela peccando tutta la vita, per poi pentirci in punto di morte e ottenere la salvezza. Ecco perché è necessaria una corretta interpretazione.
Eb 6,10 "Dio infatti non è ingiusto da dimenticare il vostro lavoro e la carità che avete dimostrato verso il suo nome, con i servizi che avete reso e rendete tuttora ai santi."
Ai protestanti evidentemente basta la sola lettera ai romani, e la prima parte di quella ai Galati, per asserire la salvezza per sola fede, io sto dimostrando che sbagliano, riportando numerosi versetti che rafforzano la tesi cattolica, di salvezza per fede e opere.
Lc 16,1-9 "Diceva anche ai discepoli: «C’era un uomo ricco che aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: Che è questo che sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non puoi più essere amministratore. L’amministratore disse tra sé: Che farò ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ho forza, mendicare, mi vergogno. So io che cosa fare perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua. Chiamò uno per uno i debitori del padrone e disse al primo: Tu quanto devi al mio padrone? Quello rispose: Cento barili d’olio. Gli disse: Prendi la tua ricevuta, siediti e scrivi subito cinquanta. Poi disse a un altro: Tu quanto devi? Rispose: Cento misure di grano. Gli disse: Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta. Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.Ebbene, io vi dico: Procuratevi amici con la disonesta ricchezza, perché, quand’essa verrà a mancare, vi accolgano nelle dimore eterne"
Qui Gesù non sta lodando l’amministratore disonesto in quanto tale, né la disonestà, bensì il curare i rapporti con gli altri, il crearsi amici che possano aiutare nel momento del bisogno. Notiamo infatti che l’amministratore si procurò degli amici tramite la sua disonesta ricchezza. Queste opere di bene, pur fatte da un uomo disonesto, gli procurarono degli amici. Gesù ci raccomanda di procurarci degli amici che ci accolgano nelle dimore eterne. Tutto questo deriva dalle nostre opere di carità.
In ultima analisi le buone opere scaturiscono dalla nostra fede in Cristo Gesù, tutte le nostre opere saranno il metro di giudizio che Dio userà per assegnarci la destinazione eterna.
Lc 19,5-10 "Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». In fretta scese e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti ormoravano: «È andato ad alloggiare da un peccatore!». Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch’egli è figlio di Abramo; il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto»."
Qui vediamo che sono proprio le opere a riparare i danni si Zaccheo, quest’ultimo promette di dare la metà dei suoi beni ai poveri, non si limita a dire "Signore io credo in te…ma agisce, opera" Appena finito l’episodio di Zaccheo, ritroviamo Gesù che racconta una parabola riferita ad un uomo di nobile stirpe, che affida dei talenti ai suoi servi per farli fruttare. Anche qui vediamo la fede operante, sono le opere che dimostrano la nostra fede, non le parole.
Ecco cosa ci dice s. Agostino riguardo all’argomento:
"Quando dunque l'Apostolo dice che, a suo avviso, l'uomo è giustificato per mezzo della fede senza le opere della legge, non lo sostiene perché, una volta accolta e professata la fede, le opere della giustizia siano trascurate, ma perché ciascuno sappia che può essere giustificato per mezzo della fede, anche senza aver prima compiuto le opere della legge. Queste infatti seguono la giustificazione, non la precedono. Di questo argomento, però, non è necessario che ne discuta più a lungo in questa opera, soprattutto perché su di esso ho di recente pubblicato un libro assai esteso che si intitola Lo Spirito e la lettera. Poiché dunque questa convinzione aveva visto la luce in quei tempi, altre lettere, quelle degli apostoli Pietro, Giovanni, Giacomo e Giuda, si rivolgono principalmente contro di essa, per sostenere con energia che la fede senza le opere non è di alcun giovamento.
Anche Paolo, del resto, definì salvifica e veramente evangelica non una fede qualunque con la quale si crede in Dio, ma quella le cui opere procedono dalla carità: La fede, così dice, che opera per mezzo della carità. Da qui l'affermazione che quella fede che ad alcuni sembra sufficiente per la salvezza, non giova a nulla, di modo che dice: Se possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, io sono un niente. Invece là dove opera una carità ispirata dalla fede, senza dubbio si vive bene, perché Il compimento della legge è la carità Giacomo poi è così avverso nei confronti di quanti presumono che la fede senza le opere valga per ottenere la salvezza da paragonarli addirittura ai demoni. Dice infatti: Tu credi che c'è un solo Dio? Fai bene; anche i demoni lo credono, e tremano.
Che cosa si sarebbe potuto dire di più vero e in modo più breve ed incisivo? Anche nel Vangelo infatti leggiamo di questa confessione dei demoni quando proclamarono Cristo Figlio di Dio e da lui furono rimproverati, cosa che fu lodata da Pietro nella sua professione di fede. Fratelli miei, domanda Giacomo, che giova ad uno dire di aver la fede, se non ha le opere? Forse che quella fede potrà salvarlo?; e ancora: Perché la fede senza le opere è morta. Ecco fino a qual punto dunque s'ingannano quelli che si ripromettono la vita eterna sul fondamento di una fede morta! Perciò bisogna esaminare con diligenza come interpretare quel passo, veramente difficile da comprendere, dove l'apostolo Paolo dice:
Nessuno infatti può porre altro fondamento oltre quello già posto, cioè Gesù Cristo. Ora, se uno costruisce sopra a questo fondamento con oro, argento e pietre preziose, oppure con legno, fieno e paglia, l'opera di ciascuno si renderà manifesta qual è; infatti il giorno del Signore la farà conoscere, poiché si rivelerà nel fuoco e il fuoco proverà la qualità dell'opera di ciascuno. Se l'opera che uno costruì sul fondamento resisterà, costui ne riceverà la ricompensa; ma se l'opera finirà bruciata, sarà punito; tuttavia egli si salverà, ma come attraverso il fuoco. Secondo alcuni questo passo deve essere interpretato come se quelli che sembrano edificare sopra questo fondamento con oro, argento e pietre preziose sono coloro che, alla fede che riposa sul Cristo, aggiungono le opere buone; quelli invece che sembrano edificare con fieno, legno e paglia, sono coloro che, pur avendo la medesima fede, agiscono male.
E ne concludono che anche questi ultimi possono essere purificati come per mezzo delle pene del fuoco, in modo da ottenere la salvezza, per merito del fondamento. La legge (mosaica) sopraggiunse, perché abbondasse la colpa, ma laddove è abbondato il peccato ha sovrabbondato la grazia , come se avesse detto che il peccato giova alla sovrabbondanza della grazia. Per risolvere la difficoltà risponde: È assurdo! e soggiunge: Noi che già siamo morti al peccato, come potremo ancora vivere nel peccato? Cioè: "Avendoci la grazia fatto morire al peccato, se vivessimo in esso, che altro faremmo se non essere ingrati alla grazia?" " (cfr, S. Agostino).
Alcuni attribuiscono alle parole di Paolo evidenziate qui sopra in grassetto, valore salvifico assoluto, cioè essendo cristiani battezzati, quindi morti al peccato, non possono più vivere nel peccato per effetto della grazia, e quindi più o meno automaticamente sono salvati. I salvati per grazia, devono però perseverare con fatica fino alla fine dei loro giorni, altrimenti finiranno all’inferno.
Lc 21,19 "Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime."
La perseveranza nella grazia come si misura? Basta dire di credere in Gesù Cristo? No, bisogna dimostrarla quotidianamente con le opere.
"Tu che ti glori della legge, offendi Dio trasgredendo la legge? Infatti: Il nome di Dio è bestemmiato per causa vostra tra i pagani, come sta scritto. La circoncisione è utile, sì, se osservi la legge; ma se trasgredisci la legge, con la tua circoncisione sei come uno non circonciso. Se dunque chi non è circonciso osserva le prescrizioni della legge, la sua non circoncisione non gli verrà forse contata come circoncisione? E così chi non è circonciso fisicamente, ma osserva la legge, giudicherà te, che, nonostante la lettera della legge e la circoncisione, sei un trasgressore della legge. Infatti giudeo non è chi appare tale all'esterno e la circoncisione non è quella visibile della carne, ma giudeo è colui che lo è interiormente e la circoncisione è quella del cuore, nello spirito e non nella lettera; la sua gloria non viene dagli uomini, ma da Dio. Qui fa vedere manifestamente in che senso dice:
Ti glori di Dio. Perché, se un vero giudeo si gloriasse di Dio come vuole la grazia, che non viene data per i meriti delle opere, ma gratuitamente, la sua gloria verrebbe da Dio e non dagli uomini. Al contrario costoro si gloriavano di Dio come se avessero meritato, essi soli, di ricevere la sua legge, secondo le parole del salmo: Così non ha fatto con nessun altro popolo, non ha manifestato ad altri i suoi precetti. E credevano d'essere con la propria giustizia fedeli esecutori di questa legge di Dio, benché in realtà ne fossero piuttosto trasgressori.
Perciò la legge provocava su di essi l'ira di Dio, abbondando il peccato, che veniva commesso scientemente da loro. Perché anche quelli che si attenevano ai precetti della legge, ma senza l'aiuto dello Spirito della grazia, agivano per timore di pena e non per amore di giustizia. Perciò agli occhi di Dio non c'era nella loro volontà quello che agli occhi degli uomini appariva nella loro attività, ed erano invece ritenuti colpevoli di ciò che Dio li sapeva più disposti a fare, se l'avessero potuto fare impunemente. Dice poi circoncisione del cuore, cioè volontà pura da ogni concupiscenza illecita, e questa si ha non dalla lettera che insegna e minaccia, ma dallo Spirito che aiuta e risana. Perciò la gloria di costoro non viene dagli uomini, ma da Dio, che mediante la sua grazia dona di che possano gloriarsi. Di Dio si dice: Nel Signore si glorierà la mia anima. A Dio si dice: Sei tu la mia lode.
Non così coloro che a Dio vogliono dare la lode di essere uomini, ma a se stessi la lode di essere giusti. L'Apostolo dichiara: In virtù della legge nessuno sarà giustificato, perché la legge mostra soltanto che cosa fare o evitare e spetta poi alla volontà eseguire quello che la legge ha indicato: così l'uomo non si giustifica per imperio di legge, ma per libero arbitrio. la giustizia di Dio indipendente dalla legge è quella che Dio conferisce al credente mediante lo Spirito della grazia senza l'aiuto della legge, cioè senza che il credente sia aiutato dalla legge. Mediante la legge Dio ha mostrato all'uomo la sua infermità, perché con la fede ricorresse alla sua misericordia e guarisse.
La grazia lo giustifica gratuitamente, cioè senza meriti precedenti da parte delle sue opere, altrimenti la grazia non sarebbe più grazia. La grazia non ci viene data, perché abbiamo già fatto opere buone, ma perché le possiamo fare: cioè non perché abbiamo già osservato la legge, ma perché la possiamo osservare. Dice infatti: Non sono venuto per abolire la legge, ma per darle compimento; di lui è stato detto: Vedemmo la sua gloria, gloria come di Unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità. È la gloria della quale è detto: Tutti hanno peccato e hanno bisogno della gloria di Dio. È la grazia della quale dice di seguito: Giustificati gratuitamente per la sua grazia.
Chi non è giusto usa dunque legalmente della legge per diventare giusto. Quando lo è diventato, non usi più della legge come d'un veicolo, essendo già arrivato, o meglio, per adottare la similitudine dell'Apostolo, non usi più della legge come d'un pedagogo, essendo già stato educato. Le opere non precedono la giustificazione. Ma dobbiamo vedere perché l'Apostolo dice: Quando i pagani, che non hanno la legge, per natura agiscono secondo la legge, essi, pur non avendo legge, sono legge a se stessi; essi dimostrano che quanto la legge esige è scritto nei loro cuori. I pagani di cui sta parlando Paolo sono i credenti cristiani, che non appartengono al popolo ebreo. Per natura agiscono secondo la legge, perché sono stati rinnovati dallo Spirito Santo con il battesimo.
L'Apostolo dunque, quando accennò ai pagani che osservano per natura quello che prescrive la legge e portano scritto nel cuore il dettame della legge , volle far intendere quelli che credono nel Cristo. Il fatto che essi non arrivano alla fede preceduti dalla legge come i giudei, non ci deve dare il pretesto di distinguerli da coloro (gli ebrei) nel cui cuore il Signore, promettendo per mezzo del Profeta il Testamento Nuovo, disse che avrebbe scritto le sue leggi (non dimentichiamo che i primi cristiani erano tutti ebrei, a cominciare dagli apostoli, ndr). Infatti, come dice l'Apostolo, per l'innesto praticato all'oleastro, essi pure (i gentili) appartengono al medesimo olivo, cioè al medesimo popolo di Dio " (cfr, s.Agostino – Spirito e lettera)
Indubbiamente l’uomo con tutte le sue buone opere non sarebbe capace di salvarsi da sé, ma viene salvato da Gesù che ha versato il suo sangue sulla croce, per la salvezza degli uomini, ed è risorto sconfiggendo la morte. Senza l’opera salvifica di Gesù l’uomo sarebbe perso in eterno. Purtroppo quando si parla di salvezza con molti fratelli separati ci si capisce poco, i pregiudizi la giocano da padrone; molti accusano noi cattolici di credere all’azione salvifica delle opere, affermano cioè che la Chiesa cattolica ci insegni la salvezza per opere.
"Il fatto che la salvezza dell’uomo passi attraverso la fede in Cristo non significa che Paolo teorizzi un cristianesimo senza rettitudine, in cui la fede si "mangia" la morale, e il peccato si confonde con la virtù. Le lettere di Paolo contengono risposte molto nette e anche molto dure a molteplici problemi morali, che riguardano il divorzio, il pudore, l’onestà la carità verso gli indigenti, l’amore tra i membri della Chiesa, il lavoro, l’uso del danaro e così via" (cfr, Il Timone n.74). Soprattutto dalla Lettera ai Romani invece i protestanti traggono la teoria della salvezza per sola fede, sbagliando. Se coloro che ci accusano della salvezza per opere, andassero a guardarsi la dottrina cattolica, (il catechismo) si accorgerebbero che sbagliano nel giudicarci.
La Chiesa di Roma afferma che la base di ogni cosa è la fede, la base della nostra salvezza è la fede in Cristo Gesù. La salvezza ci è stata donata gratuitamente da Gesù, tuttavia se quando saremo giudicati, le nostre opere cattive, saranno portate a nostra accusa, le nostre opere buone, saranno portate a nostro merito. Le opere buone saranno indicate come il frutto della nostra fede, ma la fede è un dono di Dio, quindi la nostra salvezza proviene sempre da Lui, noi non saremmo capaci di operare il bene se non fosse Dio a proporcelo.
Mt 25,31-46 "Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me.
Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. Anch’essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l’avete fatto a me. E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna".
Un’ulteriore conferma la troviamo in Mt 7,21
"Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demòni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome? Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità.
Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande»."
Qualcuno potrebbe obiettare:
Se stamane io so di non aver rinnegato il Signore, ma so che il Signore è ancora in me, per quale motivo dovrei dubitare della Salvezza, oggi?
Ecco, chi fa queste affermazioni si mette esattamente nella posizione di coloro che dicevano continuamente "Signore, Signore…" ma consideravano inutile dare da mangiare a chi aveva fame o dare da bere a chi aveva sete. E quindi… non lo facevano. Costoro erano davvero convinti di non aver rinnegato il Signore ma il loro comportamento testimoniava contro di loro. Se oggi parli male di un tuo conoscente, sei sicuro di avere la salvezza per la tua sola fede?
Attenzione a leggere e meditare bene le parole di Gesù, in questi versetti appena sopra. Gesù si rivolge e rimprovera chi ha profetato, cacciato demoni e compiuto molti miracoli, oggi chi ha questi doni si sente un perfetto cristiano, anche avendo uno solo di questi doni, spesso ci si sente buoni cristiani. Chi oggi ha il dono di compiere miracoli? Qualcuno, solo in pochi possiedono questo magnifico dono di Dio, eppure Gesù dice che nonostante questo tipo di dono, si può perdere la salvezza, se non si mette in pratica la Parola di Dio nella vita di ogni giorno.
I protestanti sono invece convinti che difficilmente possono perdere la salvezza, perché basta la sola fede, dalla quale scaturirebbero automaticamente le buone opere. Se funzionasse davvero così, Gesù rimproverò inutilmente i suoi discepoli, ma la verità è che occorre impegno e aver assimilato veramente la Parola di Dio, per metterla in pratica, non basta dire Signore Signore, noi abbiamo profetato e guarito nel Tuo nome. Oggi moltissimi protestanti si sentono salvati, e ci commiserano come perduti (noi miseri cattolici, ciechi) solo perché si auto convincono di capire bene la Parola di Dio, figuriamoci se dovessimo parlare con un protestante che abbia il dono di guarigione….
Ci vorrebbe una sorta di tappeto rosso, per accoglierlo, e dovremmo supinamente annuire, ad ogni suo insegnamento.
Cosa vuol dirci Gesù in Matteo 7,21?
La fede da sola salva? Continua.... abbiamo preferito interrompere qui il testo per non appesantire ulteriormente il caricamento della pagina, potete scaricarlo per intero cliccando sopra l'apposito pulsante ad inizio pagina, o sulla scritta Continua.