Giovanni il battista non era misericordioso troppo duro - Cristiani Cattolici: Pentecostali Apologetica Cattolica Studi biblici

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Giovanni il battista non era misericordioso troppo duro

Catechesi seconda parte
"Ma Giovanni il battista era un tipo “accogliente”?
Oggi avremmo tanto bisogno di uno come lui che parlava chiaro senza mezzi termini. Dato che chiamò “covata di vipere” un gruppo di farisei che si presentarono a lui presso la fortezza di Betabara sul Giordano (Matteo 3:7), direi di no.

“Oggi Giovanni il battista verrebbe bollato come “fariseo” e destituito, bollato come un profeta troppo duro, uno che allontana i giovani, gli adulteri, gli omosessuali… insomma uno privo di misericordia, perché oggi siamo pieni di maestri misericordiosi e accoglienti, che dimenticano la parola “conversione” cioè cambiamento di vita, e guai a farglielo notare, bollano come “fariseo” chiunque osi “giudicare” gli errori del prossimo, siano essi anche perniciose eresie, hanno in pratica trasformato il peccato di ignavia (uno dei sette vizi capitali) in Virtù, quindi non sarebbe giusto far notare ad un fratello che sta sbagliando, meglio farsi gli affari propri tanto siamo tutti peccatori, quindi tutti zitti che è meglio, dovremmo quindi modificare anche la Bibbia in quei versetti che ci insegnano che se vediamo un fratello sbagliare, di chiamarlo in disparte e avvertirlo, se non vuole ascoltarci chiamarlo davanti  a due testimoni e se continua davanti all’assemblea, se non ci ascolta sia allontanato dalla chiesa, ecco questi versetti andrebbero cancellati dalla Bibbia, perché non ci dobbiamo permettere di giudicare nessuno.” (ndr)

Giovanni non fa marcia indietro sul suo messaggio. Non “adatta pastoralmente” Levitico 20:21. Non razionalizza il fatto che Erode si trova in una “situazione impossibile” e che allontanare Erodiade potrebbe rivelarsi pubblicamente difficile per lui. Egli “rimproverò Erode tetrarca a causa del suo matrimonio con Erodiade, moglie di suo fratello, e di tutte le altre cose cattive che aveva fatto” (Luca 3:19). Questo lo portò in prigione e, infine, alla morte.  (Sabino Paciolla)

Poiché l'”accoglienza” sembra essere un’ossessione contemporanea di alcuni ecclesiastici...
I Vangeli ci presentano Giovanni che appare sul Giordano “predicando un battesimo di pentimento per il perdono dei peccati” (Luca 3:3). La prima parola che esce dalla sua bocca (e che, in seguito, sarà ripetuta testualmente da Gesù) è “Pentitevi!”. (Matteo 3:2). In seguito, Giovanni dà consigli pratici a coloro che rispondono a questa chiamata (Luca 3:10-14). Il pentimento per i più abbienti significava condividere i propri beni. Per gli esattori delle tasse, significava non imbrogliare sulle tasse. Per i soldati, significava non maltrattare gli altri o brontolare per il salario.

Si noti, tuttavia, l’ordine in cui Giovanni “accoglieva” le folle che venivano da lui. Non iniziò con la “valutazione della loro esperienza di vita”. Non tenne alcun “dialogo” sui metodi contemporanei di estorsione fiscale, o meglio di riscossione, né una “sessione di ascolto” con quei soldati stanchi di essere presi a calci da coloro che stavano crocifiggendo prima di poter conficcare loro dei chiodi nei piedi.
Sapeva qual era il suo messaggio e lo ha esposto, prendere o lasciare. Si può notare che Marco prefigura quel messaggio come “l’inizio della buona novella su Gesù il Messia” (Marco 1:1).

Giovanni inizia con un richiamo al pentimento. “Pentitevi!” è la traduzione di Μετανοεῖτε, che letteralmente significa “cambiare idea” o “cambiare modo di pensare”.

Giovanni è chiaro: il pentimento inizia con il ripensare al modo in cui si comprende il significato e lo scopo della vita. Come lo intendete voi, non come lo intende il suo messaggio. Siete voi, non la Buona Novella, a dover cambiare. La Buona Novella misura voi. Non siete voi a misurare il suo messaggio.

Giovanni non pensava nemmeno che quel messaggio fosse inapplicabile al sesso.
Mentre Giovanni parlava di ciò che oggi potremmo chiamare “etica sociale” – il corretto trattamento dei contribuenti, dei civili o dei poveri – si esprimeva anche sull’etica sessuale.

In effetti, “diceva la verità al potere”. Definì il tetrarca Erode Antipa un adultero e sua moglie un’adultera. (Ve lo immaginate oggi un prete che dicesse in faccia ad un politico, magari ad un capo di governo con il bunga bunga che era un adultero? Oggi andava a finire che destituivano Giovanni il battista, troppo duro nel parlare, in quel modo si allontanano i fedeli eh. (ndr)

Secondo gli standard odierni, si potrebbe dire che Giovanni perse la testa. Giovanni chiarì che la Legge dell’Antico Testamento considerava il “matrimonio” di Erode con Erodiade come un adulterio incestuoso ed esigeva uno standard più elevato da chi pretendeva di governare il popolo di Dio, Israele.
Giovanni ha forse parlato con Erode prima della sua predicazione pubblica? Questo non si sa. Ma, nella sua vita di Cristo, l’autore polacco Roman Brandstaetter (un ebreo divenuto cattolico durante la Seconda Guerra Mondiale e profondamente imbevuto di tradizione giudaica dal nonno rabbino) presenta Giovanni come un oggetto del fascino di Erode, quindi non esclude tali scambi precedenti. Ma è un po’ come il peccatore che frequenta la chiesa ma non vuole fare l’ultimo passo verso il pentimento.

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