Eucaristia Comunione sulle mani o in bocca - Cristiani Cattolici: Pentecostali Apologetica Cattolica Studi biblici

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Eucaristia Comunione sulle mani o in bocca

Catechesi seconda parte
Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 01/12/22Già nell’antichità si faceva! da ALETEIA.ORG

Ricevere la comunione sulla mano è un rito dalle radici antichissime, sospeso nel Medioevo e ripreso dopo la riforma liturgica del Concilio Vaticano II come "opzionale" rispetto alla ricezione del Corpo di Cristo direttamente sulle labbra.
Come spiega ad Aleteia don Roberto Gulino, docente di Liturgia alla Facoltà teologica dell'Italia centrale,  «la storia ci insegna che nei primi secoli era normale, sia in Oriente,  sia in Occidente, ricevere il corpo di Cristo durante la celebrazione  eucaristica direttamente sulle mani». Il liturgista dice che sono  numerose le fonti che testimoniano questa prassi.
La lettera di papa Cornelio
Una lettera di papa Cornelio (251-253) che descrive le violenze usate a Roma da Novaziano, scismatico, sui propri adepti al momento della comunione (lettera riportata da Eusebio di Cesarea nella Storia ecclesiastica, VI, 43, 18); il testo spiega come il boccone consacrato venisse ricevuto nelle mani e quindi portato alla bocca dal fedele: “Etenim  (Novatianus) oblatione facta, portionem singulis dividens, dum eam  tradit, miseros homines, benedictionis loco, jurare cogit, manus suas  qui portionem accetti, ambabus suis manibus comprehensas retinens, nec  prius dimittens quam jurari ista dixerint, ipsis enim utor illius  verbis…”.

Le indicazioni di Cipriano
Cipriano, nella sua opera intitolata De lapsis, al capitolo 26, specifica che il fedele riceve il pane eucaristico sul palmo della mano, lo tiene nel palmo chiuso e, una volta tornato al posto, si comunica; chi non segue tale prassi, corre il rischio di essere sacrilego: “…sacrificio a sacerdote celebrato, partem  cum ceteris ausus est latenter accipere, sanctum Domini edere et  contrectare non potuit, cinerem ferre, se, apertis manibus, invenit…”.
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Cirillo e la mano destra
Cirillo di Gerusalemme, nella V Catechesi Mistagogica, descrive precisamente: “Accedendo alla sacra Mensa, non ti presentare con le palme distese e le dita disgiunte; ma  collocando la sinistra a guisa di trono sotto la destra che deve  raccogliere il Re, e tenendo la destra raccolta e concava, ricevi il  Corpo di Cristo, rispondendo: Amen. E dopo aver cautamente  santificato i tuoi occhi col contatto del sacro Corpo, mangialo, badando  attentamente che nessuna parte di essa vada dispersa; chè, se ne  lasciassi perire qualche frammento devi reputare d’aver perduto una  parte delle tue stesse membra”.
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Teodoro e Agostino
Teodoro di Mopsuestia, nell’Omelia VI, ricorda di porre le mani una sopra l’altra a forma di croce: “…dexteram enim extendit  quisque ad recipiendam oblationem, quae datur; supponit autem ei sinistram…”; Agostino, all’interno dello scritto Contro la Lettera di Parmeniano, II, 13, indica che il corpo del Signore va ricevuto “coniunctis manibus”.

Il velo di Cesario
Cesario di Arles riporta, nel testo della sua Opera, I,  che alle donne non era permesso ricevere l’Eucaristia sulla mano, ma era necessario utilizzare un velo bianco, forse lo stesso con cui si coprivano il capo: “Omnes  mulieres quando ad altare veniunt, linteola nitida exhibeant, in quibus  sacramenta Christi accipiant; et bene et juste faciunt…”.
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Sulle labbra e in ginocchio
Questo uso di ricevere la comunione sulle mani, evidenzia don Roberto, «è attestato fin verso il IX secolo (l’Ordo Romanus IX, al numero 11, ne riporta ancora l’indicazione rubricale) quando gradualmente si giunge a ricevere la comunione sulle labbra, ed in ginocchio,  per sottolineare la grandezza (e la realtà!) della presenza  sacramentale del Signore nell’Eucaristia in un periodo in cui, sia per  la scarsa preparazione teologica del clero, sia per la mancata  conoscenza del latino nei fedeli, si formano numerose questioni  sull’effettiva presenza reale nel Santissimo Sacramento».
In realtà la storia della liturgia testimonia come sin la tendenza a  restringere sempre più la distribuzione della Comunione sulla mano e a  favorire quella sulla lingua nasca all’epoca dei Padri della Chiesa,  per evitare al massimo la dispersione dei frammenti eucaristici e  favorire la crescita della devozione dei fedeli.
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La riforma liturgica del Vaticano II
In seguito alla riforma liturgica del Concilio Vaticano II, attraverso l'Istruzione Memoriale Domini  promulgata dalla S. Congregazione per il culto Divino il 29 maggio  1969, la Chiesa ha lasciato alle singole Conferenze Episcopali la  possibilità di richiedere la facoltà di introdurre l'uso di ricevere la  Comunione sulla mano.
In Italia tale prassi è stata richiesta dalla Conferenza Episcopale  nel maggio 1989 ed è entrata in vigore il 3 dicembre dello stesso anno.  Il testo dell'Istruzione sulla Comunione eucaristica, datato 19  luglio 1989, circa la modalità di questo ulteriore modo di ricevere  l'ostia consacrata spiega: «Particolarmente appropriato appare oggi  l'uso di accedere processionalmente all'altare ricevendo in piedi, con  un gesto di riverenza, le specie eucaristiche, professando con l'Amen la  fede nella presenza sacramentale di Cristo. Accanto all'uso della  comunione sulla lingua, la Chiesa permette di dare l'eucaristia  deponendola sulla mano dei fedeli protese entrambe verso il ministro,  (la sinistra sopra la destra), ad accogliere con riverenza e rispetto il  corpo di Cristo. I fedeli sono liberi di scegliere tra i due  modi ammessi. Chi la riceve sulle mani la porterà alla bocca davanti al  ministro o appena spostandosi di lato per consentire al fedele che segue  di avanzare. Se la comunione viene data per intinzione, sarà consentita  soltanto nel primo modo» (n° 14-15).
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